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Capitolo 30: Quegli occhi di ghiaccio...

Leggete i ringraziamenti alla fine, ci tengo molto.
🦋

Hellen

Cammino per i corridoi con lo scopo di trovare la mia stanza.
Il risultato? Mi sono persa.
Non so neanche se sono nel dormitorio femminile o maschile, in questo momento.

Entro in una stanza a caso e mi chiudo dentro per prendere fiato.
Ho praticamente corso sulla rampa di scale e ora ho il fiatone.
Questa dovrebbe essere la mia camera...almeno credo, le stanze sono tutte uguali qui. Se non fosse camera mia pensa che figura di merda!

Mi siedo sul letto ma... Questo non è il mio profumo.

Sento un odore particolare, molto fresco e allo stesso tempo così familiare.
Sento anche il solito odore dei maschi alpha: menta e tabacco. Non ho dubbi ora, non è camera mia.

Sul letto c'è un foglio e una foto.

Prendo la foto e noto tre bamzbini, due maschi e una femmina, ho la sensazione di averla vista già, ma dove?
La bambina sembra...Juliet?
E l'altro bambino è Oliver?

Aspetta, aspetta...non può essere!

Mi affretto a leggere l'altro foglietto e ora si, che non ho davvero più dubbi.

"Tessera studente della Washington Accademy
Nome: Erick Wilson
Data di nascita: 13/08/2006
Genitori: Dimitri Wilson, Beatrice Wilson.
Corso: primo anno accademico, studio Meccanica.
Data di scadenza della tessera: 13/08/2025

Meccanica?
Ma Erick non studia al classico biomedico?

Mannaggia alla mia curiosità, ma prendo in mano un foglietto che trovo a terra, perché si, devo indagare.

Il foglio è un'altra tessera di Erick, dice le stesse identiche cose ma cambia soltanto il nome del corso, qui c'è scritto "Classico Biomedico" e non solo, alla fine c'è scritto anche "Iscrizione del corso annullata".

Probabilmente suo padre non lo sa ed è stato Erick di nascosto ad aver annullato l'iscrizione.
Ecco perché non lo vedevo nella classe accanto!
Chissà dov'è la classe di meccanica...

All'improvviso la porta si apre e io cerco in tutti i modi di rimettere tutte le carte al proprio posto.

Erick Wilson si presenta come mai l'ho visto prima: è ubriaco e con i capelli scombinati, ha molti graffi sul viso e lo sguardo è perso nel vuoto.
I miei occhi cadono sulla sua camicia sbottonata che mette in risalto i suoi muscoli, chissà quanto si allena per avere un fisico così perfetto...
Rimango ammaliata dalle sue labbra carnose, poi scendo con lo sguardo e ammiro di nuovo i suoi pettorali e i muscoli scolpiti, sposto lo sguardo sulle sue mani così perfette, grandi e con qualche vena più sporgente. Una la tiene sulla fronte in segno che gli duole la testa, l'altra la tiene sul petto ma stretta in un pugno.

Cazzo Hellen, non lasciarti ammaliare da lui.

Erick sbatte la schiena contro la porta, causando un rumore assordante nella stanza, lui sembra non avermi ancora visto, si lascia andare completamente contro la porta ma rimane con lo sguardo rivolto verso il basso e le labbra carnose dischiuse per cercare di respirare, anche se affannosamente.

Rimango a fissarlo, anzi, a fissare tutti i suoi tratti più belli.
Che stupida che sono!

All'improvviso, senza che io possa accorgermene in tempo, lui alza gli occhi e il suo sguardo gelido mi trafigge in un istante.
Le pupille si dilatano velocemente e i suoi occhi si caricano di odio.

«che cazzo ci fai qui?!» urla scattando verso di me, non appena vede che ho in mano ancora una tessera me la strappa violentemente e la getta a terra.

«cos'è che non ti è chiaro? Tu non devi avvicinarti a me!» afferma deciso e si dirige verso la finestra, la apre e all'istante l'aria fresca di settembre entra nella stanza.

«scusami, Erick...mi ero persa e sono entrata qui pensando che fosse la mia stanza, cioè ho tirato a indovinare...» dico cercando di giustificarmi.
«e anche se fosse così...ti sembra normale intrufolarsi in una stanza a caso e frugare tra le cose degli altri? Lo potevi notare benissimo che questa non era la tua stanza!» dice incazzato.

In effetti ha ragione, mi sento una stupida.

Comincio a tremare come una foglia. Erick ha questo incredibile potere di mettermi paura anche con il suo solo sguardo.
Voglio credere che, però, alla fine ci sia del buono in lui...spero.

«scusa, scusa! Davvero, ora vado via» dico frettolosamente, ma non appena arrivo alla porta e sto per abbassare la maniglia, il ragazzo mi blocca richiamandomi.

«hai letto quello che c'era scritto nella tessera?»
«quale delle due?» chiedo ingenuamente, ma poi porto le mani sulle labbra, che stupida! Ora si che ha la conferma che le ho lette, almeno prima avevo la facoltà di lasciargli il dubbio.

Stranamente Erick fa una risatina nervosa e si volta lentamente fulminandomi sul posto con i suoi diamanti blu.

«bene...allora oltre a essere un'orfana che si crede chissà chi, sei anche una ficcanaso da quattro soldi»
Dio mio quanto odio il modo in qui dice la parola "orfana", la dice con tanto disprezzo e odio, fa capire che è una cosa di cui io me ne dovrei vergognare a morte.

«anche se io non ho mai avuto un padre e una madre, almeno sono cresciuta in un ambiente sereno e felice, cosa che non posso dire di te, se sei arrivato al punto tale di voler scappare come un codardo» dico guardandolo negli occhi e cercando di non fare trasparire la mia paura.

«come hai detto?» chiede in modo cagnesco, avvicinandosi di più a me.
«hai sentito bene. Pensa un po', hai odiato casa tua perché non era il tuo ambiente, perciò, invece di affrontare la situazione, sei scappato via. Hai cercato di essere libero per tanti anni, ma sei tornato all'improvviso, forse mosso dai tuoi sensi di colpa? O perché tenevi a Oliver e volevi essere vicino alla tua famiglia? Non lo so, fatto sta che i tuoi genitori sono così contenti di riaverti con loro...peccato che non sanno che li stai tradendo di nuovo. Tra biomedico e meccanica c'è una grande differenza, sai?» sputo con tanto disprezzo.

«tu si, che ti credi chissà chi, quanto in realtà collezioni eventi che ti rendono solo una nullità» sputo fuori, penso che solo ora sto liberando i miei pensieri dopo tutte le umiliazioni che mi ha detto fino ad ora.

Lui mi prende il braccio e me lo stringe forte, ma non fa tanto male.

«sta bene attenta a come parli, Cleopatra. Tu non sai niente di me, e non ti conviene dichiararmi guerra così, ne usciresti solo distrutta. Ti sto avvertendo Cleopatra, e per questo devi ringraziarmi» dice assottigliando gli occhi in due lame di ghiaccio.

Ora mi chiedo da dove ho trovato il coraggio di dire tutte quelle cose.

Erick Wilson da su i nervi.
E ammetto, che mi dispiace dire questo su di lui.

Il ragazzo si avvicina sempre di più, siamo quasi corpo a corpo, inclina il capo verso di me e poi si abbassa per raggiungere il mio viso.

Solo ora sto notando che ha delle lentiggini che gli arricchiscono il viso da dio che ha.
Cristo Santo, è bellissimo.

Si avvicina al mio orecchio e lo sento dischiudere le labbra.
«stai attenta con me, Cleopatra, io amo la competizione» sussurra.
«anche io la amo» dichiaro convinta.

Vedo un ghigno malizioso fare capolinea sul suo viso.
Una strana luce illumina la sua faccia, ed è inquietante, sta provando...adrenalina. Tanta adrenalina.

«bene, allora che i giochi abbiano inizio» dichiara.
«sono un'esperta di giochi» dichiaro anche io.
Lui fa schiocchiare la lingua sul palato e chiude gli occhi. «e invece no» dice convinto.

Minuti di silenzio passano veloci e io e Erick continuiamo a fissarci negli occhi.
Lui tiene la schiena dritta, ora mi rendo conto di essere nana, praticamente io gli arrivo sotto il collo. Erick inclina il capo un po' verso di me per osservare il mio viso, mi sento a disagio.

«vuoi restare qui? Hai una bella faccia tosta, Cleopatra» dice con voce fredda, ma allo stesso tempo con un pizzico di malizia.

Cerco la maniglia della porta e, non appena la trovo, la abbasso con mano tremolante e scappo.

Scappo lasciando il lupo nella sua tana.

Erick Wilson, in un attimo, è riuscito a lasciarmi un'impronta sull'anima.

Il giorno dopo.

La lezione è appena cominciata, il professore sta cominciando a spiegare la lezione di latino, ma io più provo a seguire il discorso del prof, più penso a Erick e ai suoi occhi gelidi.

Impugno la matita e provo a prendere appunti, ma niente. Gli occhi di Erick fanno capolinea sul foglio bianco del quadernino e improvvisamente un brivido percorre la mia schiena.

Come faccio a togliermelo dalla testa?

Quando Oliver parlava di lui, io lo dipingevo come un bravo ragazzo.
Ma ora...ho capito che non è così.

«Hellen!» mi richiama sotto voce Juliet.
«si?»
«è la terza volta che ti chiamo e non rispondi, tutto ok?» chiede preoccupata. Io annuisco guardandola negli occhi.
«di cosa hai bisogno?» chiedo scacciando i pensieri.
«mi puoi prestare una gomma? E comunque...sicura di stare bene? Hai gli occhi lucidi» continua.

È per colpa di tuo fratello, July.

«ma no, sto benissimo!» dico sorridendo.
«Juliet e Hellen Wilson, state attente!» ci richiama il prof.

Ritorno con gli occhi sio foglio e comincio a scrivere i verbi in latino.

Ma quegli occhi...quelli non vanno via.

💚

Steve

«dove cazzo è l'aula?!» urla Simon mettendo una mano tra il suo ciuffo ramato.

Io, Robin e lui siamo dei completi cretini. È da una settimana che siamo in questa scuola e nemmeno abbiamo memorizzato dove cavolo è l'aula.

«mi ricordo che fosse accanto a quella di meccanica» annuncia Robin spalancando gli occhi.
«proviamo» rispondo con la speranza che abbia ragione.

Controlliamo. Tecnico. Finalmente!

Sbircio dalla fessura per controllare quale professore c'è a quest'ora. Cazzo, matematica.

«entriamo, siamo in ritardo di dieci minuti!» dice Simon aprendo la porta e colpendo il mio povero naso.

Sbatto contro la porta dell'altra aula, quella di meccanica.

Che fortuna oggi!

Metto una mano sul naso dolorante ancora con la schiena contro la porta dell'aula di meccanica.
Peccato che anche quest'ultima si apre facendomi balzare in aria.

Tutte a me oggi, tutte a me!
Simon me la paga, comunque.

«ma sei coglione o cosa?» chiede ridacchiando un ragazzo e velocemente si allontana lasciando una nuvola di fumo nell'aria .
Suppongo che abbia una sigaretta in mano, non posso vederlo bene perché ho la vista annebbiata dal tanto dolore.

«mi esce sangue?» chiedo quasi piangendo.

Nessuno risponde, tutti concentrati a osservare la sagoma del ragazzo in lontananza. Sono quasi scioccati e io, non curandomi più del dolore, comincio a mettere a fuoco la figura.

«non lo vedo bene, chi è?» chiedo.
«è...è...» comincia a balbettare Robin.
«è chi? Parlate, cazzo!»
«Erick Wilson» annuncia.

Ah. Ma... Erick non faceva il biomedico? Che ci fa a meccanica?

«che cazzo ci fa Erick qui?» chiede Simon con la sua solita delicatezza.

«come cazzo faccio a saperlo?» rispondo io strizzando gli occhi quando sento di nuovo un dolore lancinante.

«lo dobbiamo dire a qualcuno? Nel senso...in questa settimana non ho mai visto Erick da nessuna parte, mentre ora spunta all'improvviso in una classe che non è la sua. Sta prendendo in giro tutti, per questo penso che dobbiamo avvisare quanto meno Juliet» ipotizza Robin in un momento di lucidità. Strano, visto che è sempre ubriaco.

«ma Juliet lo odia e non gli importa niente di lui» risponde Simon guardandoci dubbioso.
«e invece secondo me è importante diglielo» rispondo.
«dire cosa?» chiede una voce femminile alle mie spalle.

Mi volto e trovo Hellen, Candice e...Juliet.

«ecco...» cerco di trovare le parole giuste, Hellen guarda l'aula di meccanica con gli occhi sgranati, come se conoscesse già questo segreto.

«ehi riccioli d'oro!» esclama una voce maschile con ironia. A quanto pare non c'è ne bisogno di spiegarle nulla...

«Erick?!»
«ah, ora conosci il mio nome, Juliet?» chiede Erick ghignando. Juliet sembra in procinto di tirargli un pugno da un momento all'altro.

«che ci fai qui? Il biomedico è dall'altra parte» dice Juliet indicando la strada giusta.
«oh, lo so... è solo che...» comincia a giustificarsi tra una risatina nervosa e l'altra.

Il muro impassibile di Erick sta crollando. Ora capisco. Nessuno doveva sapere, soprattutto Juliet.

«questa è l'aula di informatica, questa meccanica e questa...oh, ma guarda un po' chi c'è! La mia cara sorellina, la mia cara cugina, i tuoi fratelli e anche quei contadini da quattro soldi.» tuona Rosline lanciando uno sguardo di sfida a tutti, soprattutto a Hellen.

Da dove è spuntata ora questa?

Rosline sembra una vipera in tutto e per tutto.
Il suo sguardo è così tenebroso che fa venire i brividi, per non parlare dei suoi ghigni improvvisi...che paura che fa!

All'improvviso la rossa posa gli occhi su Erick che sembra non aver visto prima, infatti i suoi occhi si illuminano di una luce diversa.

«oh, Erick! Lui è mio cugino, Erick Wilson. È davvero bellissimo, non trovi?» che leccaculo.

Ma a chi sta facendo queste presentazioni?
Rosline si mette a braccetto con Erick e finalmente spunta la figura di Madeline che era nascosta dietro di lei.

Per mia sorpresa Erick alza gli occhi al cielo, come se fosse scocciato dalla cugina.
Come biasimarlo!
Mi dispiace, Erick...ora sei la sua preda.

«vieni qui, presentati!» esclama la cugina.

Ovviamente non può presentarsi Madeline perché già si conoscono, ma allora chi?

Madeline si fa da parte e allora lì la vedo.
Con la divisa della scuola, i suoi capelli d'oro e il suo bel cul...il suo bel portamento.

«Erick, lei è Selene Robinson»

Ciao, Lovers!💙
Ecco qui il capitolo 30, per me è un bellissimo traguardo. Non mi sono mai arresa e ho sempre creduto in Hellen e tutti gli altri, quindi essere qui a scrivere addirittura il capitolo 30 è davvero un'emozione bellissima.
Ma non mi fermo qui, ovviamente. Non voglio essere sbrigativa, se no non capite nulla, perciò aspetterete qualche capitolo e finalmente scoprirete tutti i segreti dei Wilson e di ogni personaggio. Quindi vi chiedo di restare con me fino alla fine di questo viaggio.💙
E ne approfitto anche per ringraziarvi per le 1,12k di letture! Sono così contenta, è un sogno! Vvb💙💙
A presto con il capitolo 31!🎀💙

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