Capitolo 14.
«Amore come mai non eri al letto?» ebbene sì avevo passato tutta la sera in salotto con la televisione accesa senza però seguire i programmi che passavano. Ogni volta che cercavo di mettere un problema da parte eccone un altro che piombava davanti ai miei occhi rendendomi la vita piena di domande inutili, in fin dei conti.
«Kayl è stato qui?» gli chiesi e lo vidi chiaramente in difficoltà. Doveva solo provare a inventarsi una balla e sarebbe morto seriamente.
«Perché me lo chiedi?» andò verso il frigorifero evitando di guardare i miei occhi.
«Perché non mi rispondi? Cosa c'è, devi nascondermi qualcosa?» chiusi violentemente il frigo sentendo che al suo interno era caduto qualcosa ma poco mi importava guardare cosa fosse successo. Ero un fascio di nervi pronta ad esplodere.
«No non ti nasconderei mai niente. E calmati, perché sei così arrabbiata?» non funzionava, nessuno riusciva a svincolare il discorso quando ero arrabbiata, e solo il tentativo mi mandò ancor di più su tutte le furie.
«Si è venuto» ammise infine.
«Perché non me lo volevi dire?» chiesi cercando di calmarmi leggermente.
«Ho detto: perché non me lo volevi dire?» continuai ad alzare la voce.
«Doveva essere una sorpresa» disse tutto d'un fiato e feci fatica a distinguere le singole parole.
«Una sorpresa? E in cosa consisteva questa "sorpresa"?» scandì bene l'ultima parola mimando delle virgolette. Non mi sarei bevuta questa scusa tanto banale quanto falsa.
«Beh, volevamo organizzare una festa prima delle vacanze... per te»
«E cosa si dovrebbe festeggiare?» incrociai le braccia al petto fulminandolo con lo sguardo.
«Per te, per noi. Sono tre anni che ci conosciamo e che stiamo insieme»
«L'anniversario di fidanzamento? Ma smettila non abbiamo mai festeggiato queste cose»
«Si invece, siamo sempre usciti insieme e ti ho sempre portato nei nostri posti preferiti. Scusami se non ci siamo scambiati un regalo» stava per caso facendo passare la colpa su di me?
«Ti sto solo dicendo... ah lasciamo perdere» me ne andai da quell'ambiente diventando fin troppo carico di tensione. Mi infilai nella prima stanza che trovai scoprendo che si trattasse del bagno. Mi ero dimenticata che ci fosse la vasca e non esitai un attimo prima di attivare il getto per riempirla.
Riempii la vasca di acqua calda aggiungendoci tanto di quel sapone da formare uno strato spessissimo di schiuma. Ma il mio relax non durò quanto sperassi.
«Abby, dobbiamo andare a lezione. Su ti accompagno» bussò alla porta che, precedentemente ebbi la prontezza di chiudere. Non risposi e iniziai a eliminare tutta la schiuma che era rimasta attaccata al corpo.
«Ti prego rispondimi, mi sto preoccupando» era veramente preoccupato si sentiva dal tono di voce che aveva assunto ma non gliela volevo dare vinta tanto facilmente, doveva inginocchiarsi e chiedere perdono. Così però stavo decisamente esagerando.
«Mi dispiace è colpa mia. Se non ti piace l'idea posso dire a Kayl di cancellare il programma e magari faremo qualcosa di più semplice se lo vorrai» aveva vinto. Aprii la porta e lo trovai appoggiato allo stipite con gli occhi da un'altra parte. Appena si accorse di avermi davanti mi abbracciò sussurrandomi all'orecchio: «Non farlo mai più mi hai fatto preoccupare»
«Si va bene ma ora andiamo» ero improvvisamente diventata fredda e non sapevo se quello che mi aveva detto era la verità o meno. Lo superai aspettando che si preparasse. Uscimmo dall'appartamento e andammo verso la macchina senza parlare e ogni volta che ci provava lo fermavo con uno sguardo. Ero ancora arrabbiata dopo tutto.
«Chi si vede?» cazzo quella voce la conoscevo fin troppo bene e proprio in quel momento dovette comparire.
«Jonathan» ringhiò Jason con fare protettivo.
«Taylor» Jonathan evitò completamente Jason e si concentrò su di me.
«Matthison» gli sorrisi soddisfatta e lui ricambiò soddisfatto, più gli davo retta e poi era felice.
«A ciao Low»
«Quanto ancora dobbiamo andare avanti così?» chiesi sarcastica. Stava diventando una pagliacciata se non lo fosse già diventata.
«Dobbiamo parlare» ricordò Jonathan rivolgendosi questa volta a Jason.
«Abby vai in macchina» ma cosa?
«No perché?»
«Ti prego» le suppliche non servivano, si era già dimenticato cosa era successo poche ore prima?
«No ho detto»
«Vai in macchina» mi fulminò con lo sguardo e andai in macchina rassegnata. «Anche noi dopo dobbiamo parlare» ghignai verso Jason prima di sbattere la portiera dell'auto.
Cercai di scoprire, leggendo il labiale, cosa si stessero dicendo capendo però solo pochi tratti di conversazioni.
"Non potrai mai vincere"... "Non devi intrometterti"... "Vedremo amico, vedremo" il loro spettacolino si concluse così e Jason tornò in macchina più arrabbiato che mai.
«Cosa è successo?» gli chiesi, non aveva senso essere arrabbiati in due e tantomeno urlarci contro frasi che non pensavamo veramente. Mi ritrovavo ad abbassare il mio orgoglio, almeno in quelle situazione.
«È un bastardo. È uno stronzo che combina solo problemi e vorrei fargli chiudere quella dannata bocca che si ritrova sulla faccia» colpì il volante lasciando sfogare tutta la sua rabbia. Qualunque cosa sia successa, per aver fatto arrabbiare un tipo come Jason, Jonathan l'aveva combinata davvero grossa.
«Oh lo so bene» commentai sottovoce.
«Cosa?» mi chiese con il respiro affannoso per la sfuriata.
«Niente stavo pensando ad alta voce»
«Ti dirò tutto ma tu promettimi che starai lontana da lui, non sai cosa è capace di fare e potrebbe farti del male a livello fisico» non c'era alcun problema, infondo stargli lontana era anche un mio piano per sopravvivere, non avrei dovuto rinunciare a niente. Però cosa aveva portato Jason per dare a Jonathan del violento. Probabilmente c'erano cose che io non sapevo, ma qualcosa dentro di me che mi avvertiva di stare in allerta sulle parole appena udite.
«E Thomas» mi stava chiedendo decisamente troppo.
«Non mi chiedere di stare lontana da Thomas, è un mio grande amico e non ti permetto di portarmelo via» non aggiunse altro e mise in moto il motore portandomi all'istituto.
Lo salutai con un segno di mano senza scambiarci neanche un bacio come eravamo soliti fare. Per la prima volta ci trovavamo in imbarazzo e la cosa peggiore è che il nostro rapporto stava prendendo una strana piega. Nascondeva delle cose che non voleva farmi sapere. Stava succedendo la stessa cosa che con Kayl.
«Abby» il grande sorriso di Thomas mi regalò un po' di felicità e serenità.
«Ehi» lo salutai.
«Qualcosa non va?» come potevo pretendere di non ricevere la domanda fatale, soprattutto da un amico come lui. Iniziai a parlargli dell'accaduto di ieri senza nominare Jonathan. Non potevo permettermi di rovinare il loro rapporto di fratellanza che aveva abbastanza problemi anche senza il mio intervento.
«Potrebbe andare meglio» conclusi riconducendomi alla domanda che mi aveva fatto.
«Jason è sempre stato un ottimo amico ma con il tempo ci siamo distaccati per via dei corsi differenti e per il gruppo di amici che aveva. Ma era un mio problema e fui io ad allontanarmi; ci rimase male e per molto tempo cercò di riallacciare i rapporti. Come sai di lui ci si può fidare ed è sempre disponibile per le persone a cui tiene, e tu sei al primo posto.» disse finendo di bere il suo caffè.
«Per qualunque cosa sai dove trovarmi. Ora dovremo andare a lezione» si alzò dal tavolo ed io lo seguii a ruota. Prima lezione, chimica ma non ero mentalmente pronta per affrontarla di prima mattina. Durante la lezione non ascoltai neanche mezza lezione e non mi preoccupai di prendere gli appunti, limitandomi a disegnare qualche scarabocchio e colorare i quadratini.
L'ora non passava mai e sembrava proprio che il tempo si fosse fermato. Mi accasciai sul banco nascondendomi con la figura del ragazzo che avevo seduto davanti. Dopo minuti eterni la campanella suonò e con fare annoiato mi alzai dal posto riordinando le mie cose.
Seconda lezione, culture straniere e sapevo bene chi avrei potuto incontrare. Infatti appena entrai lo vidi in tutta la sua stronzaggine seduto vicino al mio solito posto. Lo odio...
Mi sedetti e aspettai l'inizio della lezione senza degnargli di uno sguardo.
«Non si saluta?» chiese sarcastico ma io non gli risposi.
«Scommetto che quello stronzo di Low ti ha detto di starmi lontano. Non è così? Ha così tanta paura di perderti»
«Come se mi tu mi potessi avere. E poi sono cose che non ti riguardano. Nessuno vuole spiegarmi tanto vale rimanere in silenzio» sussurrai l'ultima frase concentrandomi nuovamente su un punto indefinito della lavagna.
Non aggiunse altro ma sentivo il suo sguardo bruciarmi sulla pelle. A differenza delle altre volte in cui mi ritrovavo ad essere osservata, quella volta provai un leggero imbarazzo e arrossì. Speravo con tutta me stessa che la lezione finisse al più presto per poter scappare via da Jonathan, ma un'altra parte voleva rimanere per scoprire la causa di quelle emozioni alla bocca dello stomaco.
«È andato tutto bene» il mio amico mi aveva finalmente raggiunto e ci prendemmo una pausa nella caffetteria vicino. Sarebbe stata l'ultima lezione, ma non mi sentivo in vena di seguirla.
La campanella ci avvertì della fine della pausa e Thomas fu costretto ad andare a lezione lasciandoli sola alla caffetteria ma mi disse di non preoccuparmi per gli appunti e che me li avrebbe passati lui senza problemi.
Finii di bere il mio frappé al cioccolato e mi godei la pace che caratterizzava l'istituto durante le ore di lezioni. Ma non durò per molto.
«Cosa vuoi Jonathan?» chiesi sbuffando. Mi aveva preso per un polso e portata dietro uno degli edifici marrone scuro. Lo odiavo ogni secondo di più.
«Da te? Niente, ma il mio lato buono mi ha spinto a cercarti per avvertirti» lato buono? Lui? Ma dove?
«Avvertirmi?»
«Si, avvertirti, metterti in guardia, come ti pare. Non lo dico tanto per stare con te entrambi ci odiamo e non ne vedo un motivo»
«Si si va bene, arriva al dunque» tagliai corto dato che mi stava ripetendo cose che già sapevo bene.
«Il dunque è che dovresti stare più attenta alle persone che hai intorno, guardati le spalle ogni tanto. So cose che tu neanche immagini.» non sapevo come replicare e una parte di me gli stava credendo davvero.
«Prendila come un consiglio da amico» se ne andò lasciandomi interdetta con la bocca spalancata.
Fanculo Jonathan e la tua capacità di convincere le persone...
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