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Capitolo 13.

Avevo fatto la scelta giusta? Era questa la domanda che continuava a ripetersi nella mia testa a cui cercavo dispersamente di rispondere.

«Abby su alzati» erano minuti se non ore che Clara provava a convincermi di alzarmi dal letto. Ma chi vuole abbandonare le coperte calde e morbide per ritrovarsi nel mondo reale con quattro gradi sotto lo zero? Nessuno e di certo neanche io.
Secondo me le persone coraggiose si vedono proprio la mattina, dovrebbero dargli una medaglia per il coraggio che hanno per compiere quel gesto.
«Non voglio» mi tirai le coperte su fino a coprirmi la testa cercando di convincerla a lasciarmi andare almeno quella volta.

«Sai che ti voglio bene vero?»
«si ma perché questo doma-» prima che potessi finire la frase mi ritrovai la faccia al contatto con il pavimento gelido. La mia amica si era appena trasformata in Hulk o cosa?
Di mala voglia e con la luna storta mi alzai dal pavimento ed insieme a me, anche il mio dito medio fu fiero di mostrarsi.

Una volta che riacquistai un po' di lucidità dal sonno, mi iniziai a preparare svuotando il borsone sopra il letto.
«Abby se vuoi farti una doccia, non esitare ad usare il bagno che hai in camera» cosa potevo chiedere di meglio?

Andai nel bagno della stanza rivelandosi molto più grande di quanto pensassi. Essendo la vecchia camera della sorella, non ci ero mai e dico mai entrata in tutti quegli anni che la conoscevo. Era accogliente e tutto l'opposto di Clara, invece di avere il rosa come colore dominante, li prevaleva di gran lunga il verde marino. Il bagno, infatti, aveva il pavimento ricoperto di piastrelle verdi acqua e sulle pareti era presente una sfumatura di colore dal blu scuro che si andava a schiarire con un celeste molto più chiaro simile al bianco.

Entrai dentro la doccia molto spaziosa e aspettai che il getto d'acqua si trovasse alla giusta temperatura per non finire congelata. Mi rilassai completamente lasciandomi invadere dall'acqua bollente. Dopo aver finito la doccia, tornai nella camera da letto per vestirmi e truccarmi.

«Abby sto andando a lezione, ci vediamo più tardi» mi avvertii Clara.
«Va bene buona giornata»

Finii di asciugarmi i capelli lasciandoli sciolti dietro le spalle. Fortunatamente le lezioni non sarebbero iniziate presto quella mattina e avevo tutto il tempo per me, per prepararmi e per viziarmi come meglio potevo.

Uscii di casa e come prima tappa di quella giornata mi aspettava il buon e dolce cappuccino con panna insieme al piatto di pancakes ricoperti di cioccolato, da Tastes.

Finii di mangiare e giunse anche l'ora di andare a lezione ed ero più raggiante che mai. Stavo decisamente diventando pazza se ero felice di andare a lezione.
«Buongiorno» mi salutò Thomas rimanendo interdetto per il mio sorriso mattiniero.
«C'è una ragione precisa per questo sorriso mattutino?» aggiunse.
«Diciamo che mi sono ritagliata del tempo per me senza pensare a quello che sta succedendo in questi giorni»
«Sei andata dalla tua amica allora?» mi chiese ancora più sorpreso. Era strano che dessi retta a ciò che mi dicevano le persone e, ancor di più che per una volta non avevo agito secondo la mia cocciutaggine.

«Si» annuì «Proposito ti ho portato il tuo dolce alla crema preferito. Sono passata da Tastes questa mattina e ho pensato che ti sarebbe potuto piacere mangiarne uno a colazione.» sogghignai e gli passai la bustina bianca ancora calda per via del dolce.
«O Dio si, ti adoro Abby» in men che non si dica e ancora prima che potessi parlare, Thomas aveva già addentato il suo bottino sporcandosi di crema.
«Sembri proprio un bambino» Risi.
«Nessuno può resistere alla bontà di questa delizia»

Andammo a lezione scoprendo che il professore era in ritardo e che probabilmente non sarebbe arrivato in tempo. Questo ragazzi, è un piccolo esempio di gioia nella vita, non potete neanche immaginare cosa si provi.
La giornata proseguì molto spedita e anche le lezioni erano meno pesanti del solito. Avevo anche avuto uno scontro indiretto con Jonathan, ma ero troppo felice per rovinarmi la giornata in modo così banale.

«Hai da fare questo pomeriggio?» mi chiese Thomas nel mentre ci dirigevamo verso la biblioteca per prendere qualche libro di testo utile per
lo studio.
«Credo di no» sussurrai una volta entrati.
«Vorresti venire a casa mia per studiare?» sarebbe stato fantastico ma così sarei andata contro il mio stesso destino. Se avessi incontrato Jonathan come sarebbe finita quella volta? Di certo non con un accordo di pace. Perché dovevo andarmi a cercare ulteriori problemi? Si trattava di Jonathan e con lui si avevano solo che problemi.
«Non ci sarà mio fratello, ha un appartamento tutto suo e quel giorno è stato un caso che lo incontrassi» mi rassicurò sottovoce, venendo però ammutolito dalla bibliotecaria.
«Il caso non esiste» commentai tra me e me.

Mi ero fatta convincere e non sapevo davvero come ci fosse riuscito. In casa non c'era nessuno e con nessuno intendevo il creatore di problemi, chiamato anche Jonathan. O OcchiGrigi.
Ben presto finimmo di studiare senza distrarci più di tanto.

Una volta terminato con lo studio iniziammo a parlare e cercai di ricevere risposte sulle mie domande riguardanti Jonathan, anche se non mi importasse più di tanto. Era la curiosità a parlare per me.

«Mi dispiace» disse semplicemente facendomi capire che non avrebbe avuto senso intraprendere quell'argomento dato che non mi avrebbe risposto.
«Che farai durante queste vacanze?» chiesi cambiando discorso.
«Non lo so ancora e tu?»
«Dovrei partire con la mia famiglia per la montagna» sbuffai annoiandomi solo al pensiero.
«Non ne hai voglia?»
«Sono anni che non ne ho voglia, ma mio padre non vuole capire»
Rimanemmo in silenzio per un po' girovagando tra i canali del satellite per trovare qualcosa di bello da vedere.
«Proposito» iniziò Thomas lasciando la TV ferma su un canale dove sembrava che stesse per iniziare un film di azione. Fantastico il mio genere preferito, pensai.

«Partirò per Orlando fra due settimane»
«Orlando? In Florida e-e perché?» ero entusiasta per il mio amico ma mi ero affezionata molto e sapevo già che mi sarebbe mancato. Ero così, mi affezionavo alle persone e appena si allontanavano un po' ne sentivo immediatamente la mancanza. Succedeva con Clara, come per Jason e Thomas... e soprattutto con Kayl.

«Si, ci passo ogni anno dagli ultimi tre anni e non mi stanco mai di quella città.» disse contento alzandosi dal divano su cui eravamo seduti per recarsi in cucina.
«Pop corn e patatine o dolci come gelato, palline di cioccolato e Kit Kat?» mi chiese tornando con una carrellata di schifezze sia dolci che salate.
«E quanto ci rimarrai?»
«Una settimana. Quindi dolce o salato?»
«Palline al cioccolato» mi tirò il pacchetto ed io lo afferrai al volo pronta per divorare quelle delizie.
Lui invece optò per le tortillas con la salsa piccante ed ogni tanto tra un cioccolatino e l'altro, gliene prendevo una manciata.
«Facciamo schifo» Risi.
«Tu di gran lunga più di me. Non avevo mai visto nessuno alternare il dolce al salato» disse per poi scoppiare in una risata.
«Lasciami in pace» il film si era rivelato molto interessante e non poche volte mi ero trovata a saltare sul divano urlando contro il televisore. Thomas stava morendo dal ridere ma non potevo farci niente.

Regola numero 1: mai far vedere un film d'azione ad Abby Taylor soprattutto dopo aver mangiato un'intera confezione di cioccolatini, rischio di iperattività.
Ero, e sono tutt'ora, una vera e propria bambina quando si tratta di film. Mi ritrovo a emozionarmi ed entrare nel vivo del film cominciando a saltellare e commentare ogni cosa che succede nella trama.

Dopo aver passato un intero pomeriggio in compagnia di Thomas, tornai da Clara dove trovai ad aspettarmi Jason.
«Amore» allargò le braccia aspettando che mi ci tuffassi al loro interno.
«Come mai qui?» lo abbracciai forte e ci scambiammo un veloce bacio facendo sfiorare solamente le nostre labbra.
«Sono venuto a prenderti ti voglio mostrare una cosa»

Regola numero 2: mai tenere Abby Taylor sulle spine potrebbe diventare irritante e insistente.

«Dove?» iniziai a dondolarmi sulle punte con la curiosità alle stelle. Fanculo Jason e il suo modo di parlare per misteri.

Prendemmo la sua macchina e durante il tragitto rimase in silenzio mentre io cantavo, con tutta la mia tonalità da campana, ogni canzone che passasse alla radio. Mi stavo iniziando a chiedere del perché del suo atteggiamento, di solito era solare durante i tragitti in macchina e si divertiva quando lanciavo le note più stonate, ma non quella volta. Era così da quando avevamo passato il secondo semaforo trovato sfortunatamente rosso. Che abbia visto qualcuno di sua conoscenza?

«Qualcosa non va?» gli chiesi accarezzando il suo braccio teso. Non rispose e continuò il suo silenzio che non prometteva niente di buono.
Jason stringeva con forza il volante come se fosse preoccupato per qualcosa ma non esitai a chiedere ne a investigare, glielo avrei chiesto più tardi non appena si fosse calmato.
«Dove siamo?» aveva parcheggiato l'auto di fronte un vecchio palazzo di mattoni e la zona in cui ci trovavamo non dava grande sicurezza.
«Ho preso un appartamento e magari...» prese un mazzo di chiavi dalla tasca anteriore dei jeans lasciando la frase in sospeso.
«Magari?» lo spronai a continuare ma non rispose e si limitò a sorridere. Beh almeno si era calmato. Inserì le chiavi nella serratura e dopo svariati tentativi trovò quella corretta.
Spalancò la porta e davanti agli occhi mi si presentò un appartamento molto diverso da come me lo aspettassi. Era sullo stile moderno bianco e nero e l'arredamento dava la sensazione di lussuoso che mi fece completamente dimenticare la zona in cui era situata. Mai giudicare un libro dalla copertina, cara Abby.

«Non so, se tu vorrai, un giorno potrai venire ad abitare qui. Qui con me» un enorme sorriso mi spuntò sulle labbra appena elaborai ciò che aveva detto. Era così divertente con le goti arrossate, una mano dietro la nuca e gli occhi che guizzavano da una parte all'altra senza incontrare i miei. Mi avvicinai al suo viso obbligandolo a guardarmi negli occhi.
«Credo sia perfetto» lo baciai e inizialmente lo sentii rigido ma mano a mano si lasciò andare mettendo le mani intorno alla mia vita.

Le ore seguenti passarono tra carezze, baci rubati e serie di film. Mano a mano sentii gli occhi pesanti e anche Jason se ne accorse. Mi prese in braccio e mi coricò sul letto per poi avvicinarsi e avvolgermi con un braccio.
«Buonanotte» mi sussurrò. Mi accoccolai maggiormente al suo corpo e cercai di cadere nel sonno.

1:34...2:03...2:37... il tempo scorreva lento e non riuscivo proprio ad addormentarmi. Facendo attenzione, mi alzai e riuscii a non svegliare Jason che ormai era andato. Andai in cucina e provai a prendere un the caldo per rilassarmi. Ma anche quel rimedio non funzionò. Vagai per l'appartamento studiandolo nei minimi dettagli con la poca luce che entrava dalle finestre aperte. Era tutto così ben curato e facevo fatica, per qualche motivo a me sconosciuto, vedermi insieme a lui all'interno di quello spazio per condurre una vita di famiglia. Per quanto lo amassi, non vedevo un nostro futuro.

Con la mia sbadataggine mi scontrai contro un mobile dal quale cadde un piccolo oggetto. Pregai tra me e me che Jason non si fosse svegliato e le mie preghiere furono ascoltate.
Raccolsi l'oggetto sbrigandomi a metterlo al suo posto ma qualcosa mi bloccò. Il cuore cominciò a martellarmi nel petto e avevo quasi paura che si sentisse per quanto era forte.
Strinsi quel piccolo oggetto tra le mie mani confermando i miei dubbi.

Non c'era alcun dubbio, era lui. Cosa ci faceva il portafortuna di Kayl nell'appartamento di Jason?

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