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16- Lettera

Era passata quasi un ora da quando le ragazze si erano avviate, ma non erano riuscite a trovare nessuno.
Nel frattempo Remus, Sirius e Peter erano andati nella Stamberga Strillante a parlare.

-Hanno sbagliato è vero, ma secondo me vanno perdonate

-Remus ma cosa dici. Io non ho intenzione. Capisci che ci hanno mentito per tutto il tempo?

-Felpato calmati, è curiosità pura. Tutti noi li avremmo fatto. Anch'io la penso come Remus.

Continuarono quella discussione fin quando Peter e Remus non decisero di tornare al castello. Sirius invece ebbe la stessa idea di James: si trasformò in Animagus ed entrò nella foresta proibita. Annusò l'aria e cominciò a scondinzolare. Aveva sentito l'odore di James. Prese a correre veloce, voleva raggiungere l'unico che lo capisse. Sapeva bene che quello che avevano detto Remus e Peter era vero, ma ora era troppo arrabbiato per poterlo ammettere e voleva qualcuno con cui arrabbiarsi insieme ed essere sostenuto. Corse a perdifiato finché non trovò James nella zona nord della foresta, seduto su un tronco sottoforma umana, rivolto verso uno laghetto sotto i suoi piedi. Si trasformò anche Sirius in forma umana e raggiunse l'amico

-Che c'è Felpato, non riesci proprio a stare senza di me?

-No, ho pensato ancora tu per la disperazione di non vedermi te ne fossi scappato.

-Sei proprio un cretino

-Parli tu. Come hai intenzione di agire?

-Ho chiuso Felpato. Hai vinto tu la scommessa.

-Ehi andiamoci piano. Anch'io sono molto arrabbiato con Marlene ma non è il caso di farla così grave- disse Sirius capendo al volo la situazione.

-Sirius, non capisci. Le sono andato dietro per 6 anni, sono cambiato per lei e ora che credevo di riuscirci scopro che non ci ho capito niente. Basta, mi sono stufato. Ho deciso di dimenticarla.

-Come vuoi tu. Questo vuol dire una cosa.

James fece spallucce

-Come cosa? Adesso puoi spassartela con chi ti pare- disse Sirius facendo l'occhiolino. Odiava la Evans, odiava tutti i suoi modi altezzosi e stupidi. Odiava il suo carattere superficiale che giudicava arrogante. Lei non sapeva niente di niente, nulla. E giudicava sempre dalle apparenze e per sentito dire. Ma la cosa che odiava di più della rossa era il fatto che facesse soffrire il suo migliore amico. Nessuno aveva il diritto di farlo soffrire. James aveva fatto tanto per Sirius, davvero tanto e lui si sentiva perennemente in debito. Sapeva di avere un amico speciale e sapeva anche  che avrebbe dato la vita per lui e che lui avrebbe fatto lo stesso.

-Ma si dai- disse James con un sorriso.
Si trasformarono nuovamente, perché era poco prudente attraversare la foresta proibita sottoforma umana, e corsero fino all'uscita della foresta.

Nel frattempo al castello Emmeline e Mary avevano trovato Remus e Peter e si erano scusate vivamente per il loro atteggiamento, dicendo che, è vero che avevano fatto tutto ciò per curiosità di scoprire i loro segreti, ma era anche vero che tutti i momenti passati insieme non gli avevano fatto in malavoglia. Entrambi i Malandrini le avevano perdonate per quello che era successo, certamente non senza aver detto come si fossero sentiti. Lily e Marlene vagavano ancora in giro per il castello alla ricerca dei due mori. Non sapevano più dove cercare e si erano fermate un attimo in sala grande.

-Marls, guarda!

James e Sirius stavano camminando scherzando e ridendo mentre imboccavano l'inizio delle rampe di scale.
La bionda vide e capì al volo: bisognava sbrigarsi.
Corsero fino a star dietro ai due ragazzi
-James, Sirius! -gridarono all'unisono.

I due ragazzi si guardarono negli occhi e si scambiarono rassicurazione prima di voltarsi e scoprire le ovvie proprietarie delle voci. Sia James che Sirius avrebbero riconosciuto tra mille quelle voci.

-Diteci - disse Sirius con tono normale

-Dobbiamo parlarvi. Ora.

-Va bene, seguiteci.

Salirono fino nella stanza delle necessità che per l'occasione era diventata una stanza rossa con un camino, delle poltrone e dei divani. Si sedettero e le ragazze cominciarono.

-Ragazzi, volevamo soltanto

-Aspetta Marlene, se stai per dire quel che credo, risparmiati il fiato, non ho voglia di ascoltare la storiella di ragazzine ficcanaso che per ottenere ciò che vogliono hanno pensato bene di usare i ragazzi. Fa troppo male, non ve ne rendete conto, ma noi ci siamo davvero legati a voi. È stato proprio bello sentire che fosse tutta una messa in scena.

-Sirius...

-Sirius cosa? - a parlare era stato James

- James ti ci metti pure tu?

-Pure tu? Lily tu non hai idea. - non voleva rivelarle tutto, solo accennarle qualcosa e farla sentire uno schifo, proprio come si sentiva lui in quel momento -non hai idea di cosa si provi. -

Pensò: -Credevo che tu fossi riuscita ad andare oltre le apparenze, credevo che in questi 6 anni avesti capito qualcosa, invece sai cosa ti dico?- lanciandole uno sguardo intenso e disse soltanto:
-Hai ragione tu. Hai vinto tu. Da oggi ho chiuso. - e detto ciò uscì dalla stanza delle necessità.

-Ragazze, avete fatto davvero male, è stato un colpo molto duro. Mi dispiace di essermi illuso - e uscì anche lui, lasciando Marlene e Lily a riflettere sui propri errori.

Quel giorno qualcosa si ruppe nel rapporto tra ragazzi e ragazze, qualcosa che con difficoltà sarebbe tornata apposto. Quella cosa era la fiducia. Mentre da una parte c'erano Remus e Peter che avevano fatto pace con Emmeline e Mary e continuavano a frequentarsi, dall'altra c'erano  Sirius e James. Nonostante successivamente avessero detto "facciamo pace", Sirius era ancora un po' distaccato, mentre James ignorava totalmente la presenza di Lily, rivolgendole solo di striscio qualche ciao quando capitava.
Lily sentiva una sensazione oppressiva che le diceva di andare da James e gridargli le sue più sincere scuse, facendoli capire che lei aveva visto come fosse cambiato il suo atteggiamento. Il suo orgoglio però le impediva di muoversi e perciò la situazione rimase tale per due settimane di seguito anche perché il preside aveva annunciato che per due settimane per l'appunto le ronde erano sospese.

-James

-Mh?

-Cosa farai?

-Non lo so. Sono sicuro che proverà a parlarmi e a chiedermi scusa. Forse la perdono

-Sarebbe la scelta migliore

-Fratello pensaci. Magari potresti essere suo amico e spassartela lo stesso.

-Hai ragione Felpato. Vado

Mentre scendeva James pensava a cosa avrebbe fatto. Dato che, come al solito era in anticipo, si mise comodo su uno dei divani della sala comune e attese che la rossa scendesse

-Ciao

-Sera- disse il ragazzo

Cominciarono a camminare senza né guardarsi né rivolgersi la parola finché Lily non accelerò il passo e non si mise davanti a James.

-Ehi, sei impazzita?

-No. Basta. Dobbiamo parlare.

-Come vuoi.

-James ascolta, mi dispiace tanto per quello che è successo, non mi sono avvicinata così tanto a te perché volevo scoprire il vostro segreto, ma perché ho visto che sei cambiato. Sei maturato e ho scoperto un James diverso, non il solito cretino arrogante che vuoi sembrare sempre, mi sei sembrato anche più divertente e come vedi abbiamo amiche smesso di litigare. Quindi per favore scusami e perdonami.

-Lily...io... si. Ti perdono. - non riusciva a dirle altro, non voleva starle lontano o essere costretto ad evitarla, voleva solo tornare al rapporto di prima.

Da quella sera le cose si sistemarono e sembrava esser tornati alla normalità, cosa che non piacque tanto ai professori che dovettero subire numerosi scherzi da parte del quartetto più acclamato di Hogwarts che finalmente era tornato in armonia con tutti.
I rapporti con le ragazze si erano ristabiliti completamente e James aveva ripreso a prendere in giro Lily Evans per farla arrabbiare.

Una domenica mentre facevano colazione la Sala Grande fu pervasa da gufi che, come ogni giorno, portavano posta a tutti. Stranamente quel giorno c'erano tutti, compresi i Malandrini, che di solito dormivano fino a tardi. Tutto era regolare fin quando un gufo lasciò cadere una lettera, assieme alla gazzetta del profeta che le arrivava tutti i giorni, proprio davanti a Lily, attirando l'attenzione di tutti. Marlene curiosa come una bimba piccola, era seduta affianco a Lily e la guardava con uno sguardo divoratore di notizie. Voleva sapere chi scrivesse alla sua amica.

Lily prese la lettera e lesse sopra:

Per Lily Evans, Hogwarts

Ciao scherzo della natura,
si, sono proprio io Petunia. Stai tranquilla, non voglio sapere come stai, né se stai con qualche altro mostro come te. Volevo semplicemente invitarti al mio matrimonio, che si terrà tra una settimana esatta a Little Whinging nella chiesa del paese, non è stata un idea mia ma dei nostri genitori, non vorrei ti montassi troppo la testa. Se decidi di venire, mettiti qualcosa di decente che si abbini e non faccia capire agli altri che genere di mostro tu sia.
Con seccatura,
Tua NON sorella, Petunia.

Marlene lesse con orrore quelle righe e guardò Lily. Poteva vedere tutta la sua disperazione e delusione.

- Chi ti scrive Lily? - chiese ignara Alice

-Nulla di importante, solo faccende babbane- rispose lei facendo un sorriso finto
James se ne accorse e fece un occhiata a Sirius che ricambiò: qualcosa non andava.

-Scusate ragazze, salgo a prendere una cosa in dormitorio

-Sicura di stare bene?- le chiese in un sussurro Marlene

-Ho bisogno di stare sola- disse lei di rimando.

Ancora una volta James notò lo scambio di informazioni e gli parve strano, inoltre la Evans non sembrava se stessa.
Quando si alzarono tutti, con una scusa si allontanò e consultò la mappa del malandrino. Di Lily non c'era traccia nel castello, provò a cercare il suo nome fuori e lo trovò nei pressi del lago nero, vicino all'inizio della foresta proibita.
Arrivato sul posto la vide di spalle contro un albero con stretta in mano la lettera che aveva ricevuto prima. Voleva avvicinarsi ma poi sentì un singhiozzo, seguito da un altro, è un altro ancora. Lily stava piangendo. Gli balenò un idea.

Lily era di schiena contro l'albero e continuava a rileggere quelle poche righe che la facevano stare ancora più male. Cosa aveva mai potuto fare per meritarsi questo? Era peggio che venire torturati. Cosa aveva fatto di male da meritare questo trattamento da sua sorella? Col tempo non ci aveva fatto più caso. Era passato tanto tempo.
Una cosa la distolse dai suoi pensieri: un fruscio di foglie dalla parte della foresta la fece mettere allerta.
Vide un cespuglio molto grande muoversi, e poi subito dopo un maestoso cervo sbucare da dietro. L'animale alzò la testa mostrando le sue corna imponenti e si avvicinò alla ragazza. Lei sussultò per la presenza di un animale così meraviglioso.
L'animale si sdraiò di fianco a Lily e rimase fermo, fissandola negli occhi. La rossa ebbe l'idea di conoscere anche molto bene quegli occhi ma non ci pensò più di tanto in quanto si trattasse solo di un animale.
Il cervo fece un cenno col muso alla lettera
-Ti riferisci a questa? Me l'ha mandata mia sorella, sai, lei mi odia e mi ha invitata al suo matrimonio solo per richiesta dei nostri genitori. Non so perché ce l'abbia con me, so solo che mi considera un mostro. - lacrime cominciarono a bagnare il viso della ragazza- non sapevo neanche che fosse fidanzata e ora vengo a sapere che si sposa. È tutto così assurdo. Come il fatto che io parli con un animale-

Il cervo alzò la testa e fisso Lily dritta negli occhi.
Le trasmise sicurezza e forza e tra quegli occhi marroni Lily avrebbe giurato di aver visto delle linee che ricordassero degli occhiali.
James non poteva credere alle sue orecchie. Non sapeva nulla della sorella di Lily e gli dispiaceva un sacco.
Lily parve comprendere i sentimenti rassicuranti che le stava trasmettendo il cervo e lo ringraziò.
Poi il cervo si alzò e dopo un altro lungo sguardo se ne andò nella foresta proibita.
James si concentrò come ogni volta nella forma umana, svuotò la mente e si ritrovò nel suo corpo. Uscì dalla foresta e come sapeva, trovò Lily ancora vicino a quell'albero.

-Lily, tutto bene?

-James- disse lei - abbastanza, ma tu da dove sbuchi?

-Ero in giro

-Per la foresta?

-Beh si, ci sono un sacco di creature interessanti

-Prima è venuto qui una creatura meravigliosa: un cervo con un portamento e delle corna maestose, è stato magnifico averlo vicino!

-Ma dai, non mi dire! - disse il ragazzo richiamando tutta la sua forza di volontà per non fare toni ironici, né per ridere.

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