Ciao, Soul.
Per quanto possa sembrare assurdo, sto scrivendo queste parole nella speranza che tu un giorno possa leggerle.
Beh, come va? Come te la passi nel "regno" del Sommo Shinigami? Fammi sapere al più presto, per favore.
Qui fa un freddo cane e non c'è nessuno che possa tenermi al caldo, salvo il mio giaccone.
Sì, siamo a Dicembre. È notte, e quella maledetta luna sghignazzante non fa altro che fissarmi e trasmettermi angoscia. Tuttavia, qualcosa di positivo c'è: il Natale.
Mancano solo due giorni e non sto più nella pelle!
Te lo ricordi, Soul? La neve, le luci multicolori, il Sommo che si travestiva da Babbo Natale per ascoltare le richieste dei bambini... pff, almeno era credibile. E poi c'ero io: perennemente incazzata e su di giri.
Mi rannicchiavo in un angolo e non volevo che nemmeno un pizzico di quella festività mi contagiasse (un po' come il Grinch).
Non mi rendevo conto di quanto il Natale potesse essere bello e magico appunto perché, come ben sai, mamma se n'è andata via di casa il 25 Dicembre di dieci anni fa.
Sapeva del tradimento di papà da molto tempo prima, però... l'unico motivo per cui era rimasta ancora per un po' ero io.
Può sembrare strano, ma credimi se ti dico che ancora mi ricordo ogni singola parola presente nella sua lettera di addio.

❝ Maka, tesoro, sono la mamma.
Spero che tu abbia già aperto il regalo che ti ho fatto! Ti è piaciuto? Non è il massimo, lo so, ma le sciarpe sono molto utili: servono per tenerti al caldo nei giorni freddissimi come questo. Inoltre quella lì è speciale: l'ho realizzata con le mie mani solo per te. Ci ho messo dentro tutto l'amore che un genitore possa dare al proprio figlio... o alla propria figlia, in questo caso.
Puoi già incominciare a mettertela! Credo che abbia il mio odore e che possa farti tanta compagnia. Immagina che al suo posto ad avvolgerti ci sia io, in un rassicurante ed eterno abbraccio.
Avrai mie notizie al più presto.
Non preoccuparti e sii felice, perché per me non esiste regalo natalizio più bello del tuo sorriso.
Baci, Kami. ❞

Quella carta... sapeva di lacrime. E non mi riferisco solo a quelle di mamma, ma anche alle mie.
Avevo custodito gelosamente quella lettera e ad ogni Natale me la rileggevo, percependo il nulla: era come se ogni cosa attorno a me si sgretolasse e non esistesse più.
Ma tu no.
Tu c'eri sempre e comunque.
Mi afferravi per un polso e mi dicevi in modo molto diretto e privo di tatto di farla finita. Ci restavo malissimo, ma avevi ragione: dovevo divertirmi ed assaporare il più possibile la tua presenza, prima che quest'ultima svanisse. E così, dopo tanti capricci ed un paio di Maka-chop sanguinolenti, eccola: la stella in cima all'albero. Quante fatiche per metterla, quella figlia di una sgualdrina. Sebbene mi spazientissi e non poco alla fine diventava anche divertente, perché era una cosa che facevamo insieme. Io sulle tue spalle e tu sotto, con le gambe vacillanti.

"Quanto ti ci vuole ancora?"

"Insomma, Soul! Abbi pazienza!"

"Tutto ciò è molto poco fico..."

E il vischio? Era sotto quel simbolo d'amore che ci eravamo scambiati le prime effusioni.
Ancora oggi, se mi tocco le labbra, sento le tue sopra e non solo: le sensazioni contrastanti a mettere in subbuglio il corpo, le farfalle nello stomaco ed il cuore scalpitante.
È... così ingiusto. Quanto vorrei darti un altro bacio, in questo momento.
Molta gente dice che si capisce di amare davvero qualcuno quando lo si perde, ma io ho la sensazione di aver cominciato ad amarti a partire dalla prima volta che ci siamo conosciuti. E stiamo parlando di quando avevamo cinque anni.
Mi sento... così patetica.

-

"Ciao, Soul! Che stai facendo?"

"Ah, Maka! Sto costruendo un mega-castello Lego... così, se le cose incominceranno ad andare male tra di noi, potremmo distruggerlo!"