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P.O.V. MARIA
Il gruppetto che ci trovammo davanti era composta da tre ragazze un ragazzo,solo una di loro era davanti Domenico, nonchè la ragazza che aveva probabilmente urlato quegli insulti poco prima.
Mi avvicinai,mettendomi proprio di fianco a Domenico,mentre Fortuna era alla sua destra ma più indietro.
Lui era un tipo grosso non molto alto, portava gli occhiali da sole che si abbinavano bene con l'atteggiamento che portava di superiore. La ragazza alla sua destra aveva dei lunghi capelli bianco tinti raccolti in una treccia,era alta e slanciata ma non aveva granchè di bei vestiti. Non stava guardando direttamente noi,ma per lo più la sua amichetta che ci aveva rivolto parola.
Mentre l'altra ragazza si posizionava più distante da noi, quasi leggermente spaventata,ma guardava noi con l'occhio di sfida sottolineato con la peggior linea di trucco che abbia mai visto. Aveva i capelli biondi finemente legati in una coda alta,non spiccava per altezza ma non era certamente bassa. Lei io e Domenico infondo la conoscevamo, si chiamava Alessandra e veniva in classe con noi.
Infine vi era la piccola regina, aveva il sopracciglio fine alzato in tono di sfida,mentre guardava più Domenico che me o Fortuna, questa aveva dei bei capelli rosso fiammante e dei morbidi occhi color nocciola ad accompagnare lo sguardo perfido.
"Senti che ne dici di levarti dai coglioni e basta?" presi di petto la situazione, guardando negli occhi la piccola rossa.
"Perchè non ti levi tu invece? Qui comando io",sorridendo trionfante la ragazza disse,continuando a guardare Domenico. E ciò per qualche motivo m'infastidiva fin troppo.
"Senti,tro-" "Non abbassarti al suo livello Maria, non ha neanche il diritto di ricevere una risposta",la voce di Domenico era calma e pacata, mentre scambiava lo sguardo che la ragazza le rivolgeva.
P.O.V. DOMENICO
Sentii una presa salda la maglietta,le unghie lunghe e rifatte della ragazza avrebbero potuto stracciarla in niente probabilmente.
E avevo il suo viso vicino al mio,ma non mi stava facendo paura,e continuavo a tenere questa maschera di noncuranza,che la faceva tanto arrabbiare.
La presa si faceva più forte e ora tirava leggermente, quasi a graffiarmi il retro del collo con l'etichetta della tshirt.
Quando questa si allentò leggermente,notai la mano di Fortuna che stringeva il polso della ragazza completamente. La pelle rosea era diventata di un bianco rancido intorno alle salde dita della mora,mentre le sue nocche tremavano alla forza esercitata.
"Toccalo e ti faccio vedere che fine faccio fare ai vestiti firmati e dove ti ficco i tacchi",tagliente come una sciabola, la minaccia di Fortuna le fece perdere qualunque segno di forza,lasciando completamente la maglietta, e allontanandosi da me.
Alessandra prese per la mano la ragazza,e seguite dagli altri due si allontanarono tra bisbigli e minacce per noi.
P.O.V. MARILENA
"Senti io adesso non ho tempo per le tue cose e i tuoi giri di parole,"dissi fermandomi,io, lei e Salvatore stavamo raggiungendo tutte coloro che erano rimaste o a casa p al bar"Ho una cosa da fare,salitami le ragazze".
Rimase un po sbigottita e tentò di cercare spiegazioni ma ormai mi ero già allontanata,e di avviò per la sua strada con lui.
Era da un po che mi sentivo con questo ragazzo,era gentile e premuroso,fin troppo aggiungerei. A tratti sapeva dov'ero e cosa facevo e mostrava una personalità folle e possessiva che subito nascondeva.
Ma non lo avevo mai visto dal vivo,talvolta in chat talvolta in chiamata.
Ci eravamo messi d'accordo per la gelateria poco vicino la mia scuola,che a quanto pare per lui non era difficile da raggiungere nonostante non fosse del luogo.
Tutte queste piccole cose,mi avevano portato al punto di volerlo incontrare, come se tutte le bugie e gli inganni i inducessero solo sempre di più a scovarli tutti e rinfacciarglieli.
Ogni volta che mi scriveva fremavo all'idea di coglierlo nel sacco con un'altra delle sue menzogne, e ormai stava diventando una piccola ossessione.
E l'idea di incontrarlo dal vivo mi intrigava sempre più.
Ero ormai di fronte all'entrata quando una voce dietro di me a me sconosciuta richiamò il mio nome.
"Marilena,ti prego non caderci pure tu".
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