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Una promessa per la morte


Due Pacificatori la scortarono fuori dall'edificio e si ritrovò davanti ad Euer, che aveva dipinta in volto un'espressione indecifrabile.

Lo prese per mano, non avendo parole per descrivere quello che stava provando e, insieme a lui, si diresse verso il treno per Capitol City.

Milly Botuline li aspettava davanti alla porta, con un sorriso radioso che le tendeva le labbra stupidamente colorate di arancione.

"Andiamo ragazzi! Non vorrete fare notte" squittì, facendoli salire e chiudendosi lo sportello alle spalle.

I due, ancora senza lasciarsi, s'incamminarono per un corridoio illuminato, sotto i piedi una moquette porpora.

Arrivarono in una sala abbastanza grande e rimasero a bocca aperta.

Ovunque, in ogni centimetro quadrato, erano appoggiati vassoi di cibo: dolce, salato, frutta, verdura. Le bevande erano allineate su una mensola sulla destra e a sinistra si allungava un tavolo argento.

Annie guardò il ragazzo che ancora teneva in mano, mentre sentiva un languorino nello stomaco.

Non aveva intenzione di mangiare, non ciò che le offriva Capitol City.

Li consideravano come degli animali da ingrasso?

Con la poca dignità che ancora le rimaneva, fece per passare lo scompartimento, ma Euer la trattenne.

"Dovremmo mangiare, An" le disse, indicandole le cibarie.

La ragazza lo fissò basita. "Non ho fame" rispose, rigida. Quando lui fece per ribattere, lo anticipò. "Ho bisogno di un bagno caldo" aggiunse, guardando Milly.

La donna si aprì in un sorriso splendente. "Ma certo, cara!" esclamò radiosa, guidandola tra i corridoi.

In realtà Annie non aveva nessuna intenzione di fare un bagno, ma le sarebbe andato bene tutto che non fosse stato rimanere nella stessa stanza con Milly, Euer e oggetti di Capitol City.

Arrivarono davanti alla sua cabina e poi la donna la lasciò.

Finalmente la ragazza poteva stare da sola a riflettere.

Non aveva nessuna intenzione di vincere gli Hunger Games. Si sarebbe limitata a parteciparvi. Il suo vero obiettivo era quello di tenere in vita Euer, farlo vincere. Si sarebbe dovuta allenare, una volta arrivata a Capitol City. Avrebbe dovuto sfruttare qualsiasi momento per studiare gli avversari, per prepararsi.

Si sedette a bordo del letto e rimase immobile per un tempo infinito con la testa piena di pensieri confusionari: varie tattiche di combattimento, il volto di sua sorella, Finnick che la respingeva.

Era tutto troppo compresso. Le sembrava quasi impossibile che una singola persona potesse racchiudere tante preoccupazioni.

Fu solamente quando l'orologio-sveglia che aveva di fianco che iniziò a trillare le due, che si alzò e si decise di uscire.

Per poter aiutare il ragazzo, aveva bisogno di cibo, per irrobustirsi e non poteva assolutamente permettersi di mancare di rispetto a Capitol City.

Uscì e si chiuse la porta alle spalle. Fece qualche passo ma andò a sbattere contro qualcuno che era uscito da una stanza all'angolo.

"Mi scusi!" esclamò.

Poi ogni suo muscolo si paralizzò, realizzando chi era la persona che aveva urtato.

Finnick Odair la guardò, interrogativo.

"Annie, che ci fai qui?" le domandò.

"Avevo bisogno di un bagno" rispose rigidamente, tenendo una buona distanza tra il suo corpo e quello del ragazzo.

Capì, osservando le iridi verdi di Finnick, che aveva notato la sua freddezza. Ma non poteva continuare questo capriccio, non con gli Hunger Games alle porte. Aveva bisogno dei suoi due mentori per aiutare Euer.

Finnick si girò e fece qualche passo verso la cabina ristorante.

"Finnick!" lo chiamò Annie.

Lui si girò e la guardò interrogativo.

"Ti devo parlare" gli disse raggiungendolo. Ormai era fatta, non poteva più tirarsi indietro.

Il ragazzo capì che doveva essere qualcosa di importante, quindi la scortò fino alla sua stanza e chiuse la porta, per evitare che qualche strana telecamera o microfono potesse incastrarla.

Annie fece qualche passo avanti e indietro, torcendosi le mani e mordendosi il labbro inferiore.

"Ho bisogno del tuo aiuto" affermò, avvicinandosi ad un finestrino.

"Beh, logico. Sei stata sorteggiata per gli Hunger Games. È normale aver bisogno di una mano per vincere" replicò Finnick, fissandole la schiena.

"Questo è il problema. Io non voglio vincere".

Al ragazzo servirono alcuni secondi per capire esattamente la frase che gli aveva appena detto e quando ci fu riuscito, il cuore perse qualche battito.

"Come?!" esclamò.

Finalmente Annie si voltò per guardarlo, ma non c'erano lacrime nei suoi occhi, solo determinazione e un'infinita tristezza.

"Euer deve uscire vivo dall'arena. Ho fatto una promessa" gli spiegò.

Era consapevole che non fosse l'idea dell'anno ed era logico che un mentore avesse il compito di tenere in vita un proprio tributo, ma se questo chiedeva di morire.. beh, non poteva fare nulla per impedirlo.

Il volto di Finnick andò a fuoco per la collera. Sbatté una mano sul tavolo e le si avvicinò, con un'espressione furiosa sul volto. "Una promessa?! Non esistono promesse negli Hunger Games! Oppure non si fanno!!" esclamò.

"E' una mia scelta!!". Anche Annie alzò la voce. Non gli doveva importare quello che pensava.

"Ogni tributo deve pensare a rimanere in vita! L'obiettivo è quello di uscire vivi dall'arena!" gridò lui.

"Ogni tributo deve pensare per e io ho scelto così! Ma non posso fare da sola. Ho bisogno di un aiuto". Ora la voce era diventata implorante.

Non era sicura che, se l'avesse chiesto a Mags, lei le avrebbe detto di si.

"Non posso, Annie" disse Finnick, guardandola con un'espressione indecifrabile.

La ragazza spalancò gli occhi. Aveva bisogno di quell'aiuto.

"Ti prego, Finnick! Mi devi aiutare!!" esclamò, afferrandogli un braccio. "Ti prego"

"Annie, non posso farlo" ripeté lui, rifiutandosi di guardala ancora.

Non poteva chiedergli questo. Tutto, ma non di morire nell'arena.

La ragazza si arrabbiò, divenne davvero furiosa. Perché non voleva aiutarla?! Sarebbe stato anche più semplice! Non avrebbe nemmeno dovuto seguirla più di tanto, sapendo che non avrebbe vinto.

"Odair!" ringhiò "Me lo devi! Per tutto quello che ho fatto!!" gridò, frustrata.

Ma il ragazzo continuava a scuotere la testa, ripetendo che non poteva.

La rabbia montò nel petto di Annie alla velocità della luce. Non poteva credere che fosse così egoista!

"PERCHE' NON PUOI?! PERCHE'?? SEI UNO STUPIDO, UN IDIOTA. NON TI IMPORTA DI NESSUNO A PARTE CHE TE STESSO! IO CI HO PROVATO, HO PROVATO A CAPIRTI E TUTTO CIO' CHE HO RICEVUTO E' STATA UNA PORTA IN FACCIA! PERCHE'?? TI ODIO, TI O..."

Ma il fiume di parole velenose venne bloccato di colpo quando il ragazzo prese il volto di Annie tra le mani e le labbra sulle sue.

Lei spalancò gli occhi, colta di sorpresa, ma non si mosse, col cuore che batteva a mille.

Quando Finnick si allontanò leggermente dalle sue labbra, Annie sentì un vuoto alla bocca dello stomaco.

"Ecco perché non posso lasciarti morire nell'arena" le sussurrò sulle labbra, ancora stringendola

Il cervello di Annie urlava a pieni polmoni di staccarsi, tirargli uno schiaffo e poi andarsene, sbattendo la porta.

Il cuore, invece, prese il sopravvento e le comandò di passargli una mano dietro il collo e attirarlo nuovamente sulle sue labbra.

Finnick, che già si aspettava una reazione sconvolta e rabbiosa, rimase spiazzato quando si ritrovò nuovamente a baciare la ragazza.
Aveva delle labbra così calde, morbide. Come se fossero fatte esattamente per posarsi sulle sue.
Fece scendere le mani sui suoi fianchi, avvicinandole il corpo al suo, sentendone il tepore e lasciando che il profumo gli inebriasse la mente.
Sentì le mani fresche della ragazza allacciarsi dietro il suo collo, affondare nei capelli, tirargli qualche ciocca.

Era tutto così spontaneo e dolce che impiegò qualche minuto per ricordarsi delle parole di Mags.

Si staccò all'istante, improvvisamente arrabbiato con sé stesso, con Snow e pure con Annie, che aveva risposto al bacio, al poso di andarsene e fargli capire che non ricambiava.4

Così era tutto più difficile.

La ragazza lo guardò interrogativa, ancora troppo vicina per fargli tornare la completa lucidità in mente.

L'unica cosa che Finnick voleva in quel momento, era riprendere a baciarla, sollevarla, prenderla in braccio, accarezzarla, baciarla di nuovo.

"Non.. Annie.." disse, chiudendo gli occhi "..noi non.. possiamo" concluse in un soffio.

Vide ogni singola espressione cambiare nel volto della ragazza: sorpresa, confusione, tristezza e rabbia.

Annie si staccò con forza, mettendo una distanza notevole tra i due. Lo guardò indignata, con i pungi serrati.

"Sono venuta a chiederti un favore e non hai accettato. Mi hai fatto più male tu in una settimana che qualsiasi altra persona in tutta la vita"  sibilò, prima di andarsene.

"Annie!!" urlò Finnick, ormai alla porta.

Tirò un calcio alla sedia, rovesciandola. Afferrò un vaso sul tavolino e lo scagliò a terra, mandandolo in mille pezzi.

Gridò alla sua immagine riflessa nello specchio.
Lo stava facendo per lei, la stava salvando e lei gli urlava addosso.
Pensò che se ci fosse mai stato un amore più difficile del mondo, allora era il suo.

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Annie entrò nella cabina-ristorante, trovandoci Euer che mangiava un panino farcito.

"Ehi" la salutò. Non gli bastò molto per capire che c'era qualcosa che non andava.

"Annie, tutto okey?" chiese, alzandosi e andandole incontro.

La ragazza annuì, distrattamente, e si avvicinò al buffet, riempiendosi il piatto di cibo.
"No, non va tutto bene" commentò il ragazzo, mettendole una mano sulla sua.

Annie lo fissò. "Ho litigato" spiegò "Con Finnick"

Che cos'avrebbe guadagnato a mentirgli? Non gli avrebbe detto della promessa, ma del resto si. Non potevano allontanarsi proprio in quel momento.

"Mmh.. e perché?" volle sapere lui, addentando anche l'ultimo pezzo del tramezzino.

Le labbra erano increspate in un sorrisetto, cosa che fece scandalizzare la ragazza. "Mi ha baciata" replicò lei, guardandolo truce.

Euer ridacchiò sotto i baffi, quasi strozzandosi col pane.

Annie rimase letteralmente basita ed indignata. Si aspettava una qualsiasi altra reazione, ma non quella!

"Non ridere! Ti ho appena detto che mi ha baciata!" ripeté.

Euer allora scoppiò a ridere, divertito dal suo comportamento.

"Smettila!! Non è per niente divertente!" esclamò Annie.

"Sì, invece" annuì lui, sogghignando "Mezzo Distretto aveva fatto una scommessa su di voi. Se fosse successo anche solo qualche ora fa, sarei ricco!" spiegò.

La ragazza registrò le parole poco per volta. "Stai.. scherzando, vero?" domandò scandalizzata.

"No, per niente! Non scherzerei mai sui soldi" rispose seriamente, scuotendo il capo. "Devi assolutamente provare queste.. olive, credo. Sono buonissime!" le disse, porgendogliene una.

La ragazza la fissò come se fosse uno scarabeo particolarmente brutto. Poi l'afferrò e la mise in bocca tutta piena. "L'ho fatto solo perché ho fame. Non perché me l'hai detto tu" borbottò.

Scoprì che con Euer era riuscita a dimenticarsi per un attimo di Finnick, cosa che per il momento rappresentava la cosa più importante per Annie.

Si erano comportati esattamente come avrebbero fatto a Distretto, al diavolo gli Hunger Games!

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