Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Tributi del Distretto 4

EHI RAGAZZI!!!
AVVISO.. NON MI UCCIDETE PER QUELLO CHE HO SCRITTO, PRIMA DI TUTTO PERCHE' SAREBBE CONTROPRODUCENTE, VISTO CHE POI NON AVRESTE PIU' CHI VI SCRIVE LA STORIA.
INOLTRE, IMPORTANTE, TUTTO CIO' CHE SUCCEDE A FINNICK DI STRANO IN QUESTO CAPITOLO, SARA' SPIEGATO NEL PROSSIMO!! NON MANGIATEMI! E' UNA BRUTTA FORMA DI OMICIDIO.. CHIAMATO CANNIBALISMO. INOLTRE LA CARNE UMANA NON è NEMMENO MOLTO BUONA E VI ASSICURO CHE MI TROVERESTE UN PO' ACIDELLA! ;)
BEH, CHE DIRE.. LACRIME A PALATE! (IO NE HO VERSATE TANTISSIMEEEEEE)

BUONA LETTURA DEI 70esimi HUNGER GAMES E POSSA LA FORTUTA SEMPRE ESSERE A VOSTRO FAVORE

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Tributi del Distretto 4

Il primo pensiero di Annie, appena aprì gli occhi fu: è lunedì. Oggi c'è la mietitura.
Rimase immobile nel letto, le mani intrecciate dietro alla testa, ad osservare le centinaia di venatura sul soffitto.
Non poteva far a meno di chiedersi chi sarebbero stati quell'anno.
Eliah? Nereyde? La figlia del panettiere? Ocean? Lei?..
Tutti quei pensieri la sconvolgevano; aveva assolutamente bisogno di una buona doccia calda.
Si infilò sotto il getto bollente e rimase a fissare le piastrelle davanti al suo naso per quasi mezz'ora, quando la voce di Ocean la fece sobbalzare.
"Muoviti, che devo farla anche io" le disse da dietro la porta.
Evidentemente la sorella aveva avuto la sua stessa idea.
Quando uscì, si guardarono per alcuni istanti e vide riflessa la sua stessa paura nelle iridi argentee di Ocean.
Poi si separarono ed Annie scese in cucina, dove l'aspettavano i suoi genitori, entrambi seduti al tavolo, con le mani che circondavano delle tazze fumanti.
"Ben svegliata, tesoro" l'accolse sua madre, sorridendole dolcemente.
La figlia non disse nulla a quel sorriso tirato e così finto. Si limitò a sorridere a sua volta, accomodandosi e prendendo una tazza di the.
Era tutto così freddo, irreale.. spaventoso.
"Ho preparato un dolce per Mags, da portare con sé a Capitol City" continuò la donna, per smorzare la tensione.
"Che pensiero.. gentile" fece Annie, fissando il pacchetto rosa sulla mensola.
Non disse Finnick, la ragazza lo notò. Entrambe sapevano che quello era l'ultimo giorno che i due ragazzi avrebbero avuto per stare insieme fino alla Mietitura successiva.
"Vuoi portarglielo?" chiese la madre "Io davvero non riesco a far combaciare i tempi."
Annie la fissò con un espressione interrogativa sul volto. La donna non aveva mai niente da fare il giorno della Mietitura. Quelle poche ore erano sfruttate al massimo dalla famiglia Cresta, ogni secondo diventava basilare, per non perdersi neppure un attimo con le figlie.
"Ma..?"
"Per favore, Annie; non è molto lontano" intervenne il padre.
A quel punto la ragazza capì e trattenne un sorriso mesto: le stavano dando una scusa per poter passare il poco tempo che le rimaneva insieme a Finnick.
Si alzò e andò a prepararsi in camera, mettendo un vestito blu notte e pettinandosi i capelli in una treccia di lato, abbastanza semplice ma molto bella.
Il vestito per il pomeriggio la scrutava con perfidia dalla sedia su cui era appoggiato e quasi riusciva a sentirne il sussurro crudele: puoi vestirti come vuoi, ma alla fine ci sarò solo io con te.. e ti scorterò fino al palco, quando chiameranno il tuo nome.
Scosse la testa per cacciar via i brutti pensieri ed uscì di casa.
Come da copione, le strade erano quasi deserte. Solo alcuni vecchi che non avevano più nessuno da piangere, camminavano lentamente sul ciottolato, ma anche le loro espressioni tradivano la preoccupazione e il nervosismo imminente.
Percorse la distanza con la torta stretta al petto ed il cuore a mille. Era euforica, perché avrebbe rivisto Finnick, ma al contempo agitata: era consapevole che sarebbe stata l'ultima giornata che avrebbe potuto trascorrere con il Mentore fino alla Mietitura successiva.
Si chiese se fosse mai esistito un amore -se quello era amore- più sfortunato di così.
Bussò alla porta e non dovette aspettare molto prima che Finnick spalancasse la porta.
Si fissarono per attimi nei quali l'unica cosa che si mosse furono i capelli della ragazza, accarezzati dalla brezza tiepida che si alzava dal mare.
Gli occhi del ragazzo erano cerchiati di nero e tradivano la sua notte insonne.
Le restituì uno sguardo che le gelò il sangue nelle vene: in quegli occhi verde mare non riusciva a scorgere nient'altro che rassegnazione ed un'infinita tristezza, ma più di tutto, una sconcertante neutralità, come se quella che aveva davanti non fosse altro che una sconosciuta.
Inoltre, anche se la camicia era stata allacciata fino all'ultimo bottone, Annie scorse dei lievi graffi alla base del collo. Rabbrividì, sperando vivamente di essersi sbagliata.

"Ciao" lo salutò, con un mezzo sorriso.

Era lì, a meno di un metro da Finnick e tutto quello a cui riusciva a pensare era che non aveva proprio nulla da dirgli: tutte le frasi che le erano vorticate per la mente fino a qualche istante prima si erano polverizzate, volate via sulla scia del lieve vento del lunedì mattina.
Tra l'altro, nessuna di quelle sarebbe stata sufficiente per spiegare cosa realmente stavano provando entrambi.
Lei aveva il peso della Mietitura che le incombeva sulle spalle; lui il dovere di prendersi cura di un ragazzo o una ragazza che probabilmente sarebbe morto nelle settimane successive.
Forse sarebbe stato un addio; probabilmente per sempre, o solo per un lungo periodo dal quale ne sarebbero usciti comunque distrutti.
Siccome lui non accennava a salutarla, Annie tese il pacchetto davanti a sé, abbozzando un sorriso lieve "E' per Mags" spiegò all'occhiata interrogativa di Finnick.
Come se l'avesse chiamata, la donna apparì da dietro le spalle muscolose del ragazzo, ancora in vestaglia e con una tazza in mano.
Annie avvampò, a disagio.
Non aveva pensato che li avrebbe potuti disturbare in un giorno in cui anche loro -o forse, loro più di tutti- avevano solo bisogno di tranquillità e solitudine.
Mags le prese il sacchetto dalle mani, rivolgendole uno sguardo intenso.
Nonostante la ragazza avesse sempre avuto problemi a comprendere il linguaggio silenzioso della donna, in quel momento comprese immediatamente veva capito le parole celate dietro a quegli occhi verdi e saggi.

Vai a casa. Passa il tuo tempo con i genitori.

Percepì come un pungo di fuoco in fondo alla gola, così forte ed opprimente che faticava a respirare.
Sbatté le palpebre velocemente, sperando si scacciare la patina soffusa che le sfocava la vista.
"Allora.. io vado" balbettò, cercando di non far tremare la voce.
Scese le piccole scalette e si affrettò ad allontanarsi dalla casa, percependo la scia bollente delle lacrime sulle guance.
"Annie" la chiamò Finnick, ma la sua voce le arrivò lontana, segno che il ragazzo era ancora in piedi appoggiato allo stipite della porta.
Non si voltò; non voleva che la vedesse piangere. Non voleva che la vedesse in quel modo, a causa sua.
Perché era colpa sua. Non aveva fatto nulla. A malapena le aveva parlato, quasi fosse stato infastidito dalla sua presenza.
Come poteva essere stata così stupida? Come poteva essersi illusa di piacergli veramente?!
Era Finnick Odair, il play-boy, il Casanova. Quello che giocava con le persone, che si divertiva a Capitol City. Che non si affezionava a nessuno.
Le scappò un singhiozzo strozzato dalle labbra e dovette fermarsi ed appoggiarsi ad un tronco.
È uno stronzo, pensò.
Da quel giorno in cui gli aveva ferito uno zigomo con un sassolino, aveva incominciato ad avvicinarsi a lui e quello gli aveva permesso di ferirla.
Perché mentre lui si era divertito, lei si era innamorata. Non voleva sentirsi in quel modo, non voleva soffrire.
Star male significava essere deboli: lui l'aveva indebolita. Non avrebbe dovuto fidarsi, conoscerlo ed affezionarsi.
Chissà quante bugie le aveva raccontato.
Avrebbe voluto strapparsi il cervello, le viscere e tutti gli organi che la stavano uccidendo lentamente.
L'aveva invitato a casa sua, la sera prima, come se fosse uno di famiglia.
Famiglia..
La parola ebbe la forza di farla smettere di piangere.
Era lunedì, il giorno della Mietitura e doveva passarlo con la sua famiglia, la sua vera famiglia.
Si asciugò le lacrime con rabbia e tornò a casa, dove l'aspettavano delle persone che non l'avrebbero mai fatta soffrire.



"Il tuo vestito è più bello del mio" disse Ocean, guardandosi allo specchio.
Annie la fissò, senza rispondere. Era la cosa più stupida che avesse mai sentito in tutta la sua vita.
Sua sorella era nata per portare l'abito che aveva indosso: rosa pesca, a canottiera, con spalline spesse. Un nastro dello stesso colore la chiudeva in vita e da lì la gonna scendeva a balze morbide fino alle ginocchia.
"Sembro un bombolone" sbuffò, per la centesima volta.
"Ma smettila!" esclamò Annie, allacciandosi il nastro sotto il seno.
Tutto, nel suo vestito, la soffocava. Non le piaceva, avrebbe solamente voluto bruciarlo.
"Ma guarda le maniche.." fece di nuovo la sorella.
La maggiore le si fiondò di fianco, con gli occhi fiammeggianti e si mise accanto, davanti allo specchio.
Entrambe osservarono le proprie immagini riflesse, che le osservavano meditabonde e lievemente arrossate sulle guance.
"Sei bellissima, Ocean. Guardati" indicò Annie.
Finalmente l'altra si acquietò un poco.
Le realizzò una bella acconciatura, che le partiva dall'attaccatura dei capelli e si diramava in tante treccioline nere.
Annie decise che avrebbe tenuto i suoi sciolti ad eccezione di una sola treccia che le tirava indietro la ciocca davanti.
"Ho fatto uno strano sogno, stanotte" disse ad un certo punto Ocean, guardando un punto fisso davanti a sé.
Le mani della sorella tremarono leggermente. Non era una novità. La notte prima della mietitura, Ocean sognava di venir pescata per gli Hunger Games.
"E' solo un sogno" rispose tranquillamente Annie.
Nonostante ci credesse davvero, il solo pensiero che la sorella potesse essere scelta come tributo, le faceva venire la nausea.
Non poteva.
In quel momento, suonò la campana.
Una.. due.. tre volte.
Era il segnale: tutti i ragazzi si sarebbero dovuto dirigere fuori dalle loro case e si sarebbero dovuti dirigere verso il centro della piazza, per la Mietitura.
"Annie" gemette Ocean, impaurita.
La sorella maggiore la prese per mano e le sorrise. "Tranquilla. Ci sono io".
Ed era una promessa.




Erano tantissimi, radunati davanti ad un palco di legno, sul quale Milly Botuline avrebbe estratto i nomi dei due tributi.
Ocean si avvicinò velocemente ad Euer, posandogli dolcemente le labbra sulle sue, in un saluto che sarebbe potuto essere un addio. Lui le cinse i fianchi con le braccia e la strinse a sé, come se fosse la cosa più preziosa e fragile del mondo.
Eliah guardò Annie e le sorrise. Le sfiorò delicatamente un braccio per rassicurarla e la ragazza rispose con un sorriso tirato e nervoso. Le si affiancò all'istante Nereyde, accompagnata dalla sorella gemella, facendo scendere la propria mano in quella dell'amica e stringendole le dita con forza: lei ci sarebbe stata, qualunque cosa sarebbe successa.
Glauco, nella folla di genitori e ragazzi fuori età per gli Hunger Games, osservò gli amici con la fronte corrugata dalla preoccupazione e le braccia conserte.
Di fianco a Milly Botuline si trovava un grosso schermo, sul quale veniva proiettato il filmato usuale degli Hunger Games.
Dopo averlo visto, la piazza piombò nel silenzio più assoluto.
Nella mente rivedeva una scena, che si ripeteva all'infinito da quando la sorella era entrata nell'età per i Giochi: chiamavano Ocean e la sorella arrancava disperata verso il palco. Nessuno muoveva un dito ed Annie era costretta ad osservare la sorella morire negli Hunger Games, con il rimorso di non aver potuto fare nulla per una sua debolezza.
Debolezza.

"Prima le signore" fece Milly, saltellando verso la boccia contenente i nomi delle ragazze.

La mano di Milly frugò tra le tesserine.
Il cuore di Annie iniziò a battete freneticamente. Una parte del suo cervello registrò l'immagine di Finnick seduto sul palco, con le gambe incrociate, che fissava la donna.

Non sono debole.

Milly ne afferrò una, tenendola tra le unghie laccate di rosso e la estrasse lentamente.
Ormai le pulsazioni le invadevano le orecchie di Annie, che temette che il cuore potesse uscirle dal petto. Aveva paura che non avrebbe sentito il nome, che non avrebbe potuto fare nulla per Ocean.

Volontaria

La donna si avvicinò al microfono e sfoderò un sorriso luminoso.
Il dolore al petto era quasi insopportabile.

Non Ocean Cresta. Non Ocean Cresta. Non Ocean Cresta.

"Annie Cresta".

Rilasciò tutta l'aria che aveva trattenuto, quando Milly Botuline pronunciò il nome del Tributo.
Non era Ocean.
Ricollegò il tutto solo quando il grido di sua sorella la fece tornare alla realtà.
Non avevano detto Ocean Cresta, no.
Quindi, perché stava urlando?
Avevano chiamato qualcuno che conosceva?
Si concentrò sulle parole della sorella, che urlava da un'altra fila.
Le orecchie le ronzavano e ci mise un attimo per capire ciò che stava dicendo.
"NO! Annie no!!".
Annie.
Non stava chiamando il nome di qualcun altro. Stava dicendo il suo nome.
La voce squittente di Milly fece tornare completamente alla realtà la ragazza.
"Annie Cresta? Dove sei bambina?" la chiamò nuovamente.
Era lei.
Avevano chiamato lei.
Il nome sul foglietto di carta nelle mani della donna di Capitol City era il suo, non quello di Ocean.
La cosa avrebbe dovuto spaventarla, nausearla. Invece tutto ciò che provò fu un senso di sollievo.
Avevano chiamato un'altra persona, non Ocean.
Camminò tra le file con naturalezza, come se avesse aspettato quel momento per tutta la vita. Le sue gambe procedevano meccanicamente.. non le stava controllando.
Stupidamente una parte del suo cervello ripensò al pensiero che aveva fatto sul vestito, su quello che le aveva detto.

Puoi vestirti come vuoi, ma alla fine ci sarò io.. e ti scorterò fino al palco, quando chiameranno il tuo nome.

Paradossalmente, il primo pensiero che fece dopo che l'ebbero chiamata, fu rivolto al suo vestito azzurro.
Era uno stronzo pure lui. Doveva ricordarsi di dirlo ad Ocean. Non doveva mettere i vestiti azzurri. Erano stronzi.
Si riscosse quando una mano le accarezzò il braccio.
Incrociò lo sguardo addolorato di Nereyde. "Mi dispiace" le disse.
Annie abbozzò un sorriso. Le fece una carezza e proseguì verso il palco.
Alle sue spalle Ocean ancora gridava.
Finnick la stava fissando, con gli occhi spalancati e le mani strette sui braccioli della sedia. Accanto a lui, Mags le rivolse un'occhiata dispiaciuta.
Sapeva che non sarebbe tornata? Forse, in fondo, lo sapeva pure lei.
Si avvicinò a Milly Botuline che le diede una pacca solidale sulla spalla.
"Un bell'applauso per il tributo femmina del Distretto 4!" esultò al microfono.
I ragazzi batterono le mani fiaccamente. Tutti la conoscevano e tutti le volevano bene.
Fu in quel momento che vide Ocean: avvinghiata alla gemella di Nereyde che le sussurrava qualcosa all'orecchio.
"Ora, il tributo maschio" fece la donna, estraendo il biglietto.
"Euer Kramp".

Euer Kramp.
Fu in quel momento che Annie fu attraversata da una fitta di dolore che le mozzò il fiato.
Lei conosceva quel nome. Lo aveva sentito per quasi un anno, ripetuto dalla voce di sua sorella.
Era il ragazzo che stava sempre a casa loro, che le portava i dolci e che la faceva ridere, imitando le varie professoresse. Era il ragazzo dalle mani tanto grandi che aveva subito conquistato la simpatia di Annie.
No.
No. No. No. NO.
"NO!!" urlò.
Qualcuno l'afferrò da dietro e la tenne stretta, per evitare che facesse qualche assurdità.
Un Pacificatore?
"NO! NO VI PREGO! NO" gridò, con le lacrime agli occhi.
Addio al buon proposito di fare buona figura con Capitol City.
Vide il ragazzo che si staccava dalla folla e procedeva verso di lei, pallido in volto.
"PER FAVORE! EUER NO!!".
Strattonò la persona che la tratteneva, ma le braccia erano troppo forti, quasi come quelle di.. Finnick.
"FINNICK LASCIAMI!" ringhiò "QUALCUNO SI DIA VOLONTARIO!!!".
Al suo urlo si sovrappose quello della sorella.
I ragazzi del Distretto 4 si guardarono, ma nessuno aprì la bocca.
Euer salì le scale, con il volto che aveva ripreso il suo normale contegno.
Annie scoppiò a piangere ed il tributo l'abbracciò, scansando Finnick che si ritrasse.

"Signore e signori, i due tributi del Distretto 4. Annie Cresta e Euer Kramp"

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro