Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

"Non sei di mia proprietà"

Buona lettura...

e possa la fortuna sempre essere a vostro favore

<>

Per tutta la durata di mercoledì, Annie non aveva fatto che pensare all'arrivo di Eliah, che le avrebbe chiesto di andare alla Festa del Raccolto con lui.

Tra l'altro, quasi nessuno chiedeva alle ragazze di accompagnarlo ad una festa del genere. Questo agitava ancora di più la ragazza.
Sapeva si sarebbe sentita in imbarazzo davanti a tutto il Distretto che vociferava che, oltre ad aver accettato l'invito del ragazzo, passava molto tempo in compagnia di Finnick. Non che fosse contenta, anche se sembrava proprio che il Casanova di Capitol City apprezzasse averla intorno.

La sera del giorno prima, dopo il turno di lavoro, l'aveva raggiunta per strada e si era offerto di riaccompagnarla a casa, con la scusa del buio.

"Non ho quattro anni" aveva risposto lei piccata.

Il ragazzo aveva sorriso beffardo "Sei ancora comunque piccola per camminare da sola la sera".

A quel commento le guance di Annie si erano colorate di rosso per la rabbia. "Abbiamo solo due anni di differenza!" aveva esclamato indignata.
Non sopportava questo comportamento iperprotettivo da parte di Odair. "Inoltre mi so difendere benissimo da sola!" aveva continuato col naso per aria ed un'espressione orgogliosa.

Al che, Finnick era scoppiato a ridere di gusto. Ci aveva messo un minuto buono per calmarsi, ma ancora aveva gli occhi che luccicavano sia per le lacrime che per il divertimento.

Annie si era offesa per quella mancata fiducia e, senza preavviso, aveva iniziato ferocemente a prenderlo a pugni sulle spalle. Nemmeno a dirlo, dopo trenta secondi già era stanca e i muscoli le facevano male.

Il ragazzo aveva ghignato, apparentemente senza provare il minimo dolore.

Al che, Annie si era arresa e aveva messo il broncio. "Solo perché hai dei muscoli di ferro. Ad un qualsiasi altro ragazzo avrei fatto male" aveva commentato altezzosa.

"Certo, saresti stata letale" aveva annuito lui, ancora ridacchiando. Poi il volto gli si era illuminato. "Muscoli di ferro, eh?" le aveva chiesto beffardo.

La ragazza era avvampata di nuovo. Arrossiva troppo frequentemente con lui, non andava bene questo. Per niente.

"Non vantarti e frena il tuo ego spropositato" aveva replicato per rimediare al danno.

"Ah ecco, mi sembrava strano" aveva fatto lui con un sorrisetto.

La ragazza aveva sbuffato. "Fammi andare a casa, Odair. In questo giorni in cui ci sei tu faccio più tardi io che il vecchio Gededia in stampelle".

"Tutto quello che vuoi, raggio di sole" le aveva detto, accarezzandole velocemente la guancia.

Davanti a casa, l'aspettavano i suoi genitori.

"Fantastico, sei un genio Odair" aveva sussurrato lei rabbiosamente.

Sua madre, appena l'aveva vista col ragazzo, aveva rilassato impercettibilmente le spalle e fatto la cosa più orribile del mondo di Annie.

"Vuoi fermarti a cena, caro?".

Il volto della figlia era sbiancato e si era voltata verso di lui con gli occhi spalancati, scuotendo impercettibilmente il capo.

Finnick aveva sorriso gentilmente e leggermente divertito dalla reazione di Annie.

Per un momento, il più orribile dell'universo, la ragazza aveva seriamente pensato che avrebbe accettato.
Poi, con un cenno della mano, aveva rifiutato. "Mi scusi, signora. Ma Mags mi aspetta per la cena e non credo sarebbe molto felice di mangiare da sola".

La risposta aveva riportato i battiti cardiaci della ragazza alla normalità.

<>

Annie aveva preso in considerazione la possibilità che Finnick si nascondesse in giro per il Distretto 4 e, quando passava lei, sbucasse fuori con quel suo sorrisetto sghembo sul viso.

Poi, immancabilmente trovava la scusa per avvicinarsi a lei, per abbracciarla, attirarla vicino, per passarle un braccio intorno alle spalle.

Ormai Annie aveva anche smesso di provare a svincolarsi, ben conscia che lei, contro i muscoli forti di Odair, non avrebbe mai vinto.
Come volevasi dimostrare, quel giorno, mentre tornava dalla Piattaforma, verso le cinque di pomeriggio, una voce troppo conosciuta la fece sbuffare.

"Ehi bellezza!" la chiamò Finnick raggiungendola, con il suo sorrisetto sensuale stampato in volto.
Su quella faccia, Annie avrebbe con piacere stampato la suola della sua scarpa. Invece si fermò e aspettò che lui la raggiungesse.

"Come siamo gentili" la salutò.

"Odair" rispose Annie, alzando gli occhi al cielo.

Il ragazzo ridacchiò "Ho anche un nome, sai?" commentò.
"Certo, ma non fa lo stesso effetto" replicò lei.

Come al solito ricevevano occhiate stupite da ogni dove; la stavano facendo diventare parecchio paranoica.

"Lo penso pure io. Odair ha qualcosa di cattivo mentre Finnick è davvero molto sexy".

Questa volta fu il turno di Annie, a ridere. Che assurda cavolata!

"No, davvero!" protestò il ragazzo. "Ora ti faccio vedere" disse, parandosele davanti.

Lei si fermò, incrociò le braccia al petto e assunse un'espressione scettica.

Il sex-simbol le si avvicinò pericolosamente e le prese le spalle con le sue mani grandi e calde e arrivò ad una distanza minima dal suo volto.
Annie avvampò di vergogna ed imbarazzo e subito cercò di divincolarsi: erano in mezzo alla strada ed era ovvio che li stessero guardando!
Ma lui la tenne stretta e, con espressione seria disse: "Odair".

Tra di loro aleggiò il silenzio per qualche istante, prima che la ragazza scoppiasse a ridere. Aveva ragione, era proprio brutto da dire da solo!
Soprattutto con quella faccia cupa, sembrava un'imprecazione in un'altra lingua.

Capì, dal sorriso del ragazzo, che era divertito dalla sua reazione.

Quando smise di ridacchiare, annuì per fargli capire di proseguire.
A quel punto, lui la riavvicinò a sé, ma al posto di parlarle davanti, accostò la sua bocca all'orecchio della ragazza e poi: "Finnick" sussurrò con voce calda.

Senza un apparente motivo, Annie rabbrividì e mille brividi bollenti le scivolarono lungo la spina dorsale.
Alzò gli occhi verdi fino ad incontrare quelli di Odair, che intanto si era ritratto leggermente.
Si guardarono per istanti interminabili, ora il sorrisetto di Finnick era scomparso. Ancora la teneva per le spalle, ma inconsciamente la tirò leggermente più vicina e i loro nasi si sfiorarono.

Quando ormai mancava solo un soffio tra di loro, qualcuno si schiarì la voce dietro di loro.

Si staccarono di botto, lei rossa come un pomodoro maturo e lui, a sorpresa di Annie, leggermente più colorito sugli zigomi.

Con orrore, la ragazza constatò che, esattamente a qualche metro da loro, stava Eliah, che li guardava interdetto.

"Ho interrotto qualcosa?" domandò il ragazzo, fissandoli con espressione lievemente accigliata.

Lei si lisciò distrattamente la gonna e sistemò i capelli con apparente noncuranza, anche se le sue gambe iniziarono a tremare. Il momento più atteso -e meno desiderato- del giorno era arrivato.

"No, ma va" gli sorrise gentile.

Al che, il volto di Eliah si distese in un'espressione più tranquilla. "Sono venuto per domani. È tutto confermato?" domandò.

Cosa poteva dirgli lei, se non 'sì'?
Tra l'altro non avevo avuto scelta, dato che per colpa di sua sorella, tutto il Distretto, compreso Eliah, sapeva che avrebbe accettato.

"Ehm.. Sisi, tutto confermato" disse tra i denti, cercando di imporsi un cipiglio tranquillo.

Il ragazzo rilassò le spalle impercettibilmente, poi salutò Annie e fece un cenno a Finnick e se ne andò con un sorriso soddisfatto in volto, che invece si polverizzò da quello della ragazza.

Per tutto quel tempo, Finnick era rimasto silenzioso in disparte, con le mani affondate nelle tasche dei suoi pantaloncini color sabbia.
Quando Eliah se ne fu andato, guardò Annie con un sopracciglio inarcato.

La ragazza scoprì che non voleva assolutamente far sapere dell'invito ad Odair. Era un pensiero stupido, ma l'agitava ancora di più dell'idea della festa con Eliah.

"Nulla di che" sviò, sperando che l'accettasse come spiegazione.

Con un'alzata di spalle, Finnick le fece capire che non aveva mangiato la foglia.

Sospirò di sollievo e continuò a camminare verso casa.

Arrivati davanti alla porta, si salutarono -lui con un magnifico sorriso seducente ed una carezza sulla guancia. Lei con un piccolo schiaffo alla mano di Finnick e una smorfia che avrebbe dovuto essere un sorrisetto-.

Appena mise la mano sul pomello della porta, questa si aprì, ma dall'interno, rivelando Ocean.

La ragazzina la fissò per un decimo di secondo, poi il suo sguardo passò a Finnick, dietro, e gli occhi le si illuminarono.

"Ciaaao" salutò, esibendo un sorriso fantastico.

Si lesse sul volto del ragazzo, dapprima sorpresa, poi sconcerto ed infine dolcezza.

"Ehi!" rispose, con voce calda e sensuale.

Le guance di Ocean andarono a fuoco.

Annie si voltò per incenerirlo con lo sguardo. "Non anche con lei" sibilò.

Fece per entrare, ma la voce della sorella la impalò al suolo, ghiacciandola. "Allora hai accettato l'invito di Eliah per la festa del raccolto di domani".

Non era una domanda.

La ragazza si voltò in tempo per vedere gli occhi di Finnick spalancarsi leggermente e poi tornare normali, solcati solamente da un'ombra.
Le parole le si riversarono dalle labbra come un fiume in piena. Non sapeva nemmeno perché gli stava dando una spiegazione, ma voleva che capisse che non era stato intenzionale. Eppure, nessuna di quelle, fece sparire la scheggia nera dagli occhi del ragazzo.

"Tranquilla Cresta! Non sei mica di mia proprietà. Puoi andare alle feste con chi vuoi" esclamò Finnick con un sorriso.

Le orecchie di Annie si ovattarono: sentì flebilmente Ocean che diceva qualcosa, ma non afferrò il significato.
Si accorse che la sua mano si alzava per salutare, senza però che lei glielo avesse ordinato.
Si diresse in cucina automaticamente, si sedette al tavolo e iniziò a pulire il pesce per la cena.
Un ronzio si propagava per la sua mente, rendendola incapace di ragionare.
Improvvisamente le parole di Finnick le comparvero davanti agli occhi:

Tranquilla Cresta! Non sei mica di mia proprietà. Puoi andare alle feste con chi vuoi.

C'era qualcosa di tremendamente sbagliato. Qualcosa che stonava nel tutto.

L'aveva chiamata per cognome.

Da quando si erano incontrati, o da quanto ricordasse, non l'aveva mai fatto.
Aveva usato il suo nome, l'aveva storpiato fino a renderlo quasi irriconoscibile, ma era sempre stato Annie.

Mai Cresta.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro