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Capitolo undici. - "Sei stata invitata!"

Florence, Italy.
Year 2017.

Situata nel suo studio, Keana stava scrivendo l'ennesimo invito. Era il mese di maggio e il caldo iniziava a farsi sentire.

Keana stava invitando dei colleghi di altre case di moda per il suo ventiduesimo compleanno. Era davvero entusiasta di tutto ciò.

Dopo aver chiuso l'ultima lettera, iniziò a scrivere le informazioni sul retro della lettera, chi indirizzate per Milano, Francia e addirittura Stati Uniti.

Keana sapeva benissimo chi invitare.

Non vedeva l'ora di tornare all'azione in modo da poter provarci con lei. Il bussare della porta la fece sobbalzare. Non appena alzò la testa, disse un semplice "avanti" in modo che la lastra di legno si aprisse.

«Disturbo?»

«No, Iglesias.» disse lei sorridendo. «Mi fa piacere che tu sia qui, ti stavo per chiamare.» ammise Keana mentre faceva segno all'altra ragazza di sedersi davanti a lei.

La giovane le diede ascolto. «Allora, perché sei qui?»

«Niente di importante, volevo chiederti se ti andrebbe di prendere un caffè insieme a me.» disse lei.

«Vedo che non è importante come cosa, o almeno, non importante rispetto a ciò che ho da dirti.» la guardò.

«Uhm, dimmi pure.»

«Visto che sei la mia segretaria, vorrei che spedisse tutti questi inviti.» disse Keana. «Non penso sia un lavoro difficile, eh Veronica?»

«Non mi prendere per stupida, so benissimo il lavoro che faccio.»

«Penso che sia l'unica cosa di cui sei portata.» disse prendendola in giro.

«Non sottovalutarmi.» disse Veronica difendendosi.

Veronica Iglesias era la la segreteria di Keana Issartel.

Vero poggiò lo sguardo sulla scrivania e vide le lettere. «Quindi?»

«Quindi niente, cosa farai, porti queste alla posta e le fai spedire.» disse lei. «Voglio che siano tutti presenti, specialmente Cabello e Jauregui.»

«Non ti arrendi, eh?»

«Da quando Keana Issartel si arrende per ciò che vuole? Pensavo sapessi.» disse ferita la donna.
«Lo so, era una battuta.» disse Veronica alzandosi per poi mettersi dietro alla sua amica.

Le mani di Iglesias toccarono le spalle di Issartel, facendola rilassare. «Uhm.»

«Beh, mi piace tutta questa grinta.»

«Anche a me, sinceramente.» disse fiera del suo carattere. «Sappiamo benissimo che se qualcosa andrà storto, io dirò tutto.»

«La storia tra Adam e Clara?»

«Già.»

«Sai qualcosa di nuovo?» chiese Iglesias curiosa.

Keana rimase a rifletterci su. «Sì. Mio padre ha notato che Adam è lì in Francia, sempre con Clara.» disse. «Li ha notati una volta mesi fa.»

«Tipo?» le chiese Iglesias.

«Non lo so, Vero, metti che fosse Novembre del 2016.» sussurrò.
«Uhm, capisco.»

«Vorrei solamente vederla soffrire.»

«Lauren?»

«Se sta con una di basso livello come Camila, sì.» disse Keana alzandosi. «Lauren non merita una così, merita qualcuno di importante.»

«Saresti tu?» la guardò negli occhi e Issartel sorrise.
«Ovvio.»

Veronica prese una busta e iniziò a mettere lettera per lettera al suo interno. «Hai veramente una bella scrittura.»

«In effetti.» la guardò. «Dopo che finisci di spedire le lettere, possiamo andare a prenderci questo benedetto caffè. Ne ho bisogno.»

Veronica annuì e abbandonò la stanza, Keana guardò fuori dalla grande vetrata con concentrazione. Si trovava al ventesimo piano, le sue pupille scorrevano non appena vedeva come le macchine passavano lì sotto.

Sarebbe stata una stronza, ma era giusto così. Non appena vide Veronica camminare verso la macchina, sorrise soddisfatta.

Si erano conosciute al parco, Keana aveva iniziato a provare un certo interesse con quella donna. Erano diventate come delle scopamiche.

Keana aveva assunto Veronica come segretaria, pagandola profumatamente. Era un'ottima segretaria, il che Issartel non poté far altro che essere fiera di lei.

Passò mezz'ora e Veronica si recò nuovamente sul posto di lavoro di Keana Issartel.

«Keana, sono io.» disse entrando. «Ho portato tutto ciò che serviva.» disse Iglesias mentre si tolse gli occhiali da vista firmati Ray Ban. «È andato tutto liscio come l'olio.»

«Perfetto.» disse sorridendo Issartel. «Andiamo?»

«Sì, certo.» sorrise l'altra e uscì dalla stanza nuovamente. Il silenzio veniva interrotto dallo sbattere dei tacchi. Keana amava quel rumore.

Le due ragazze scesero lungo le scale, con tutta la calma del mondo. «Era da un paio di giorni che non bevevamo un caffè insieme.» disse Iglesias e Keana sorrise.
«In effetti.»

«Secondo te Lauren verrà?» la guardò e Keana alzò le spalle.

«Penso di sì, sarebbe un peccato che non venisse, non credi?» ricambiò lo sguardo. «Non avrei la possibilità di provarci con lei.»

«Uhm, sei sicura?»

«Beh, ovvio. Lauren è stato il mio primo e vero amore, lasciarla nelle mani di qualcun'altra, non mi va.» disse seriamente Keana arrivando al piano terra.

Veronica la raggiunse dopo un ultimo gradino. «So benissimo che è stato il tuo primo e vero amore.»

«E perché fai domande di cui sai già la risposta?» la guardò.
«Giusto per fare conversazione, Keana.» disse piano Vero e Issartel si passò una mano sulla fronte.

Dopo aver abbandonato la sede, le ragazze andarono verso un piccolo bar lì giù.

«So benissimo che non è una colazione.»

«Possiamo considerarla come pausa al lavoro.» disse Keana sedendosi. «Per me, un caffè e un croissant ripieno al cioccolato.»

Veronica andò al banco a chiedere un caffè e un cappuccino. Intanto prese due croissant e li portò al tavolino. «Ecco qua.» poggiò sul tavolo il croissant al cioccolato avvolto dal travagliolo.

«Grazie, Vero.» sorrise Keana accavallando le gambe. «È un posto tranquillo, questo. Mi piace davvero tanto.» disse.

«In effetti, hai ragione.» sorrise Veronica sedendosi di fronte a lei. «Non è neanche lontano dalla nostra sede.»

«Già.» disse Issartel sorridendo per poi prendere un pezzetto di croissant. «È squisito.»

Ad una certa arrivò il barman a portare l'ordinazione. «Ecco qui, signorine.» sorrise lui mentre servì il caffè a Keana e il cappuccino a Veronica.

Dopo essersene andato, Keana iniziò a mangiare il croissant insieme alla sua amica. «Mi piace questa canzone.» disse guardando il televisore che stava riproducendo "American Teen" di Khalid.

«Khalid è davvero bravo, lo adoro.» disse Iglesias con fare soddisfatto.
«Non pensavo che lo ascoltassi.» disse Keana alzando le sopracciglia. «È... Wow.»

«Sì, esatto, wow.» rise l'amica.

«Cazzo, io mi sono innamorata di questo posticino.» confermò Issartel.

«Beh, e se ci venissimo ogni giorno? Ci stai?»

«Uhm, sì, ci sta.» sorrise.

DUE SETTIMANE DOPO A PARIGI...

Le mani calde di Lauren accarezzavano il corpo nudo della sua compagna. «È stata una bella giornata, non credi?» chiese la donna più grande.

«Sì, abbastanza.» commentò con felicità la piccola. «Adoro quando urli il mio nome.» Lauren rise e la donna al suo fianco la guardò un po' male.

La maggiore si accoccolò al corpo di Lauren e sorrise. «Mi piace quando i nostri corpi sono così... Uniti.»

«Già, è bello averti qui vicino a me.» disse Lauren con voce roca per poi baciarle la testa. «Hai un corpo veramente perfetto.»

«Sono felice che apprezzi tutto questo.» disse.

«Sai che mi piace giocare sporco con te.» commentò Jauregui.

La donna le diede un bacio sulle labbra e Lauren ricambiò per poi poggiare una mano sulla natica destra. «Mi piace ciò che tocco.»

«Sai che il mio corpo è il tuo.» disse per poi lasciarle un caldo bacio sul collo.

Ad un tratto, si sentì un bussare alla porta. «Mh, chi è?»

«Freddie, signorina Jauregui.» dalla voce sembrava felice. Lauren buttò un sospiro e coprì entrambi i corpi con il lenzuolo.
«Vieni.»

L'uomo aprì la porta ed entrò dentro la grande camera di Lauren. Dopo essersi avvicinato, sorrise. «Salve signorina Watwood.»

«Ciao Freddie.» sorrise la donna e Lauren girò lo sguardo verso il maggiordomo.
«Dimmi, cosa succede?»

«Oh, nulla di che. È arrivata una lettera indirizzata a lei.»

«Ah, interessante.» sorrise Lauren con tenerezza. «Chi l'ha mandata?»

«La sua amica, Keana Issartel. Sembra un invito.» disse lui guardando la lettera per poi consegnarla. «Vi lascio leggere in pace.» disse lui per poi andarsene.

«Keana Issartel?» chiese la ragazza stendendosi di lato.
«Sì, una ragazza.» disse Lauren. «Non ricordo quasi niente di lei. Era mia amica.»

«Capisco.» sussurrò lei. «Che dice?»

Lauren iniziò ad tagliare la busta, per poi aprire il biglietto. -Ha ragione Freddie, è un invito. -

"Carissima Lauren Jauregui,
sei stata invitata al mio
ventiduesimo compleanno che si terrà a Firenze.
Ovviamente, puoi invitare due amici.
Spero vivamente che accetterai l'invito, ci tengo moltissimo.
Non vedo l'ora che verrai, ti aspetto il 28/06.
P.S. Inoltre, ci sarà da festeggiare anche la mia prima sfilata che si terrà il 07/07.
Ti aspetto con ansia!
-Keana Issartel."

«Vedo che posso venire ad accompagnarti, no?» la guardò la ragazza.
«Hai ragione.» sorrise Lauren.
«Chi hai pensato di far venire?» chiese Watwood.
«Ho pensato al mio collega, Shaun Ross.»

«Perfetto.» sorrise.

Lauren le diede un bacio a stampo.

INIZIO DI UN FLASHBACK, SEI MESI PRIMA.

Lauren era appena tornata da una lunga giornata di lavoro. Il suo respiro era affaticato.

«Che stress.» disse lei mentre chiuse la porta alle sue spalle. Dopo essersi massaggiata la tempia, decise di andare in camera sua. Verso luglio sarebbe riuscita a farsi una casa tutta sua.

Lauren viveva ancora con i suoi genitori, era quasi stufa. Non vedeva che i lavori finissero.

Clara, con lei, era sempre la solita rompi scatole. Lauren non sopportava più ogni suo singolo comportamento.

Dopo essersi messa il pigiama decise di mettersi il giubbotto in pelle, dalla sua borsa prese una Marlboro rossa e il suo amato accendino.

Una volta uscita, andò a sedersi sul muretto non molto lontano da casa.

Amava fumare sempre per le 12:00 A.M., fumare durante la notte, lo considerava divino.

Ad un tratto, la ragazza dagli occhi verdi notò una donna mettersi proprio davanti a lei.

Era la stessa donna di un mese fa.

«Ciao.» sorrise.

«Ciao, le serve qualcosa?» chiese Lauren.
«Nulla di che, mi andava di parlare con te.»

«Ah, capisco.»

«Sei quella di quel locale?» chiese.
«Sì, proprio io.» disse Lauren. «Qual'è il tuo nome?»

«Jenny Watwood.» disse.
«Sembri una modella.» disse Lauren e la donna sorrise.
«Hai ragione, hai indovinato. Ho sfilato per Gucci, per Versace...»

«Interessante.» sorrise Lauren. «Sei da sola?»

«Sì.»

«Che ne dici se finisco di fumare ed entri con me in casa?» chiese Lauren mentre accese la sigaretta.
«Sto tornando a casa mia adesso.» disse Jenny con fare tenero.

«Ah, capisco.» disse Lauren. «Va bene. Ci vediamo domani?»

«Va bene, dolcezza.» sorrise la grande per poi spostarsi da lei.

Da quel momento, era nato qualcosa.

FINE DEL FLASHBACK...

«Lauren.» disse Jenny scuotendo la mano davanti a lei. «Amore?»

«Mh.» la guardò dopo essere stata buttata giù dalle nuvole. «Dimmi.»

«Ti vedevo pensierosa.» sussurrò.
«Ah, scusami...» disse Lauren. «Stavo pensando al nostro incontro, Jen.»

«A che pensavi?»

«A quanto è stato bello quel giorno.» disse Lauren sorridendo. «Mi piace ricordare la tua felicità e la mia. Ero così stupita del fatto di averti incontrata.»

Jenny strinse dolcemente il corpo di Lauren. «Dalla volta che ti ho vista al locale, mi sono posta delle domande. Ero curiosa di sapere chi fossi.»

«Ora sai chi sono.»

«Sì, l'amore della mia vita.» sorrise e la compagna fece altrettanto.

«Sei veramente carina con me. Mi piace lavorare per i tuoi abiti.» disse fiera Jenny. «Non avevo mai lavorato prima d'ora per... Insomma una linea moda così alta come la Louis Vuitton.»

«Ora stai con me.» disse piano Lauren con voce roca. «È questo quello che conta.» sorrise e le diede un bacio sulla guancia.

«Cazzo, non credi sia ora di andare a lavoro?» chiese Jenny dopo aver controllato l'orario.

«Ancora no, è presto. Mi manderà un messaggio Shaun.»

«Per dirti di muoverti?» chiese pensierosa e lei sorrise.
«Sì.»

«E se ti dicessi io di muoverti?» le chiese nuovamente.
«So che non vorresti. Insomma, tu non vivi senza di me.» disse Lauren guardandola.

«Hai ragione, mi hai colta nel sacco, come sempre.» sbuffò Jenny per poi ridacchiare.
«Non dovresti stupirti.» rise Lauren dolcemente. «Mi ami veramente tanto.»

«Hai ragione.» sorrise lei e le diede un bacio sulla guancia.

Ad una certa il cellulare iniziò a vibrare. «Ecco qua, questo è Shaun con i suoi messaggi.» disse la piccola alzandosi dal letto.

«Ciao, bel culo.» disse Jenny guardando il fondo schiena di Lauren.
«Questo "bel culo", come lo chiami tu, lo avrai dopo.» disse Jauregui per poi andare a prepararsi.

A LOS ANGELES...

Camila era seduta su una delle sue poltrone del suo studio, non aveva niente da fare, stava sfogliando giusto una rivista.

Il bussare alla porta la fece cadere dalle nuvole. «Avanti.»

La porta si aprì quasi timidamente, non appena Camila vide dei capelli biondi e ondulati, sorrise. «Ciao Cheechee.»

«Buongiorno, Camila.» disse timida e Cabello sorrise. Dinah stava lottando da troppi mesi contro la sua timidezza. Doveva ammettere che con Camila si riusciva a fare tutto.

Era una ragazza veramente dolce ma anche triste. Dinah aveva un certo rapporto con il suo capo ed era bellissimo così. «Come stai?»

«Bene, tu invece?»

«Bene.» sorrise Hansen e Camila fece lo stesso.
«Mi è arrivata una lettera, sta mattina.» iniziò Camila. «Non l'ho aperta perché volevo dare un'occhiata insieme a te.» sorrise.

«Davvero?» chiese indicandosi. «Aspettavi me?»

«Sì, esatto.» disse Camila prendendo la lettera vicino a sé. «Siediti qui vicino a me.» disse Camila indicando il divanetto a fianco. Dinah si mise a sedere.

Camila aprì la lettera con calma. «È da parte di Keana Issartel.»

«Keana Issartel, la stilista e modella Gucci?»

«Sì, lei.» sospirò Camila al pensiero. «È un invito.»

«Leggilo, su.»

"Cara Camila Cabello,
sei stata invitata al mio
ventiduesimo compleanno che si terrà a Firenze.
Ovviamente, puoi invitare due amici.
Spero vivamente che accetterai l'invito, ci tengo moltissimo.
Non vedo l'ora che verrai, ti aspetto il 28/06.
P.S. Inoltre, ci sarà da festeggiare anche la mia prima sfilata che si terrà il 07/07.
Ti aspetto con ansia!
-Keana Issartel."

«Wow.» commentò Camila. «Beh, non andrò.» sussurrò e Dinah la guardò.
«Perché?»

«Perché... No.» disse con dolore. «Keana Issartel non la sopporto, non la voglio vedere.»

«Perché?»

«No, Dinah.» la guardò. «Non so se ci andrò.»

Dinah sospirò e mise una mano sulla sua spalla. «Andrà bene e poi, puoi invitare qualcuno.» disse lei sorridendo. «Posso venire io con te, che ne dici?»

«Tu? Davvero?» la guardò Camila.

«Posso essere timida, ma non voglio vederti così. Noi due andremo a Firenze e spaccheremo il culo a tutti!»

Camila rise forte e la guardò con tenerezza. «Grazie Cheechee.»

«Di niente, Chancho.» le fece l'occhiolino.

Camila sorrise con tenerezza e poggiò la testa sulla sua spalla. «Mi ricordi qualcuno, sai?»

«Davvero?»

«Sì, quando abitavo a Cojimar avevo un'amichetta.» iniziò Camila. «Si chiama Ashlee Juno.» sorrise con malinconia. «Non so cosa stia facendo ora, se abbia un lavoro o altro...»

«Da quanto tempo non la vedi?» chiese.
«Sedici anni.» disse Camila facendo i conti.
«Merda, è davvero tanto.»

Camila sospirò. «Non preoccuparti.» disse. «Va tutto bene.»

«Va bene. Quindi, che farai?»

Camila decise di assumere un'espressione seria. «Ci vado e tu verrai con me.» disse. «Insieme a Penny.»

«Vorresti portarti dietro pure lei?»

«Sì, penso sia giusto così.» disse Camila. «Ho un buon rapporto con quella donna. È anche molto attraente.»

«Ti piace?»

«No...» sospirò. «Ho occhi solo per una donna.»

Dinah sorrise e le diede una pacca sulla spalla. «Ah sì?»

«Già.» disse piano Camila. «Una bellissima donna.» sorrise.
«Chi?»

«Non la conosci.»

«Potrei.» le sorrise.
«Lauren Jauregui.» spiegò lei.

«Cosa?»

«Sì, lei.» ammise Camila. «Quella donna che venne il giorno in cui vi ho conosciute.» disse.
«Sì, ho capito.» disse Dinah.

«Che ne pensi?»

«Cioè?» la guardò senza capire e Camila rimase un po' in silenzio.
«Di Lauren, mi vedresti con lei?»

«Sì.» disse.
«Come?»

«Cosa, come?» alzò le sopracciglia sorpresa.
«Davvero?»

«Secondo me sì, vi ci vedo.» disse Dinah alzandosi dal divanetto. «Non vedo l'ora che ci sia il Guess Fashion Show SS17. Voglio proprio sfilare con indosso le tue creazioni.»

«Mi piace questo tuo, come dire... Interesse?»
«Mettiamola così.» sorrise Dinah. «Ora sono anche curiosa di questo evento che si terrà a Firenze.»

«Cazzo, Keana è veramente una donna tosta.» disse Camila toccandosi la fronte. «Mi fa male solo a pensarci.»

Dinah sorrise. «Keana è riuscita a trovare una giusta avversaria, o?»

«Mettiamola su questo campo.» disse Camila sorridendo. «Una giusta avversaria che non si arrende poi così tanto facilmente.»

«Non credi che sia giusto così?» chiese Dinah e Camila annuì ripetutamente.
«Ovvio. Non mi tiro più indietro davanti alle sfide. La vecchia Camila è morta quando un pezzo del suo cuore è volato via. Adesso c'è una Camila piena di energia e di voglia di lottare.»

«Ad ogni guadagno, cosa ne stai facendo dei soldi?»

«Ho deciso di metterli da parte come facevo da piccola.» disse. «Ho imparato da mio padre che se si mettono le cose fa parte, puoi fare tante cose.»

«Tipo?»

«Visto che mio padre non c'è più, ho deciso di iniziare a conservare il guadagno per cose ospedaliere.» disse Camila con convinzione.
«Ogni due mesi mi recherò negli ospedali della zona per lasciare qualcosa ai mal capitati, che siano grandi o piccoli.»

«Mi piace il tuo modo di vedere le cose, Camila.» disse Dinah.
«Grazie, è tutto ciò che posso. Vedere il sorriso delle persone meno fortunate di noi, è la cosa più bella che potesse accadere.»

«Lo so, immagino che sia una grande soddisfazione. Mi piace davvero tanto tutto questo.»

«Mi fa piacere che stai dalla mia parte e che mi supporti.» disse Camila poggiando una mano sul suo petto. «Sono veramente felice che questo legame si stia stringendo così tanto.»

«Anch'io sono felice di questo, Chancho.»

27/06/2017
Florence

I jet privati erano appena arrivati a destinazione. Lauren insieme a Jenny e Shaun scesero da lì con molta grazia.

La ragazza dagli occhi verdi stringeva la mano della sua donna con tenerezza, intanto si guardava intorno come se stesse cercando qualcuno.

Lauren era impassibile che avrebbe compiuto vent'anni. Non aveva chiesto nessun regalo e nessun festeggiamento. Odiava quel giorno.

L'attenzione dei tre venne attirata dall'arrivo di un secondo Jet. Tre persone vestite in modo elegante scesero da lì. Intanto, le loro valigie vennero caricate su una piccola auto bianca.

Gli occhi verdi si Lauren brillarono non appena riconobbe il corpo di Camila.

«Lauren?»

Jauregui stava continuando a guardare in quella direzione.

«Amore, che guardi?» chiese Watwood non capendo.
«Niente, quella ragazza la conosco.» disse Lauren.

«Chi è?»

«Karla Camila Cabello.»

Ad un tratto, le tre ragazze si avvicinarono a loro e Camila rimase a bocca aperta davanti a Lauren.

Entrambi i respiri si mozzarono. Dinah notò una leggera tensione tra entrambe. Penny intanto, guardava Jenny.

«Ragazze, lì c'è la nostra limousine.» disse Shaun rivolto a Jenny e Lauren.
«Sì.» rispose Jauregui allontanandosi da Camila che rimase senza parole. «Andiamo.»

I tre ragazzi andarono via, verso la macchina nera. Dopo essere saliti andarono verso l'hotel.

Camila sospirò. «Andiamo.» si spostò e le due ragazze la seguirono a ruota. Il dolore che stava provando in quel momento era tanto.

Dinah la seguì e una volta arrivate nella limousine entrarono dentro.

Penny rimase vicino a Dinah, silenziosa come sempre. La polinesiana osservava Camila che stava lontana dalle due.

Dinah sospirò e Camila mantenne lo sguardo fermo su un punto preciso. La sua amica poté sentire tutta quella rabbia salire.

«Che hai?»

«Niente.» disse Camila guardandola. «Vorrei solo rimanere a pensare. Sapevo che non dovevo venire qui.»

«Andiamo, Camila.» disse Penny e la cubana sbuffò.
«Lasciatemi la mente in pace.»

«Va bene.» disse Dinah e Penny sospirò.

Il viaggio percorso era silenzioso, Camila guardava fuori dal finestrino. I suoi occhi nocciola si fiondavano sui visi dei bambini contenti. Non avevano mai visto una limousine.

Ogni tanto pensava al passato, a quanto vorrebbe tornare bambina.

Una volta arrivata in hotel e dopo aver ricevuto le chiavi, andò a cercare la sua stanza. Dopo averla trovata, notò come Lauren stava aprendo la sua porta.

«Lauren.» la chiamò Camila.
«Karla Camila Cabello.» sorrise girandosi. «Non pensavo di trovarti qui.»

«E invece.» disse la piccola sorridendo. «Buon compleanno.»

«Ti sei ricordata?» chiese Lauren guardandola con stupore.
«Non posso dimenticare un giorno così importante per me.»

«È davvero carino da parte tua.» disse Lauren sorridendo.
«Vuoi uscire con me?» chiese Camila e Lauren sospirò.

Le due ragazze vennero interrotte dalla presenza di Jenny. «Amore, vedo che hai trovato la camera.» si avvicinò.

Lauren sospirò passandosi una mano tra i capelli. «Mh.» Camila fece un passo indietro.

«Che ne diresti di "innagurare" questa stanza?» chiese Watwood con fare provocante nel mentre con la coda dell'occhio osservava la cubana più piccola.

Il cuore di Camila ebbe una fitta. Dinah intanto era entrata nella sua stanza senza dire nulla.

Erano tutte in stanze diverse.

«Jenny, non ora, vorrei stare un po' con Camila.»

«Perché? Scusa, vieni con me.» disse baciandole la guancia mentre ogni tanto continuava a guardare la ragazza.

La cubana strinse le labbra. «Vai Lauren.» disse Camila.

«Ci vediamo dopo...» disse con tono rassicurante e venne portata in camera da letto.

Camila rimase davanti alla porta e sospirò. Dopo essersi messa una mano sulla fronte, andò in camera sua.

Tutti sarebbero rimasti in quell'hotel per una settimana. Camila sapeva benissimo che sarebbe stata una settimana infernale.

La ragazza iniziò a sistemare la sua roba nell'armadio. Intanto i pensieri le stavano divorando la mente.

Le ore passarono lente e Camila stava riposando sul suo letto in solitudine. Il cellulare vibrò e Cabello aprì gli occhi spaventandosi. Notò un messaggio da parte di Lauren.

Era fuori dalla sua porta.

«Avanti.» disse la cubana e la porta si aprì.

«Ciao Camila, disturbo?» chiese Jauregui chiudendo la porta alle sue spalle.
«No, non disturbi.» disse lei mentre si sfregava l'occhio sinistro. «Piuttosto, che ci fai qui?»

«Sono venuta per salutarti in modo decente...» sussurrò. «Mi dispiace per prima, non so per quale motivo si sia comportata così...» disse Lauren e Camila negò.

«Sei fidanzata?»

«Sì, da sei mesi.» disse Lauren mentre si mise seduta sul letto.
«E perché sei da me quando la tua ragazza è di là?»

«Sta dormendo. Volevo un po' di pace...» disse piano e Camila socchiuse gli occhi. «Mi dispiace.»

«Non pensavo ti mettessi con una donna, non dicevi di essere etero?»

«Ci ho pensato tantissimo. Quella donna mi ha fatto battere il cuore dalla prima volta.» disse Lauren. «Eravamo insieme.»

«Io e te?» la guardò Camila.
«Sì, io e te. Eravamo al locale. Avevo incrociato lo sguardo con il suo e ho visto l'amore.»

«Perché non mi sono resa conto di nulla?»

«Perché stavi guardando le Strippers che si muovevano in modo perfetto.» disse Lauren.
«Ah, ecco.» disse Camila al ricordo.
«Shottina.» disse Lauren.

«Eh?»

«Shottina. Ricordo che avevi bevuto e ti sei ubriacata.» disse Lauren ridacchiando.
«Perché mi chiami Shottina?»

«Sarà il tuo soprannome.» disse Lauren facendole l'occhiolino. «Ora vedi di sorridere.» sussurrò poggiando una mano sulla sua guancia.

«Non posso, Lauren.» disse Camila allontanando il viso dal palmo della mano. «Non posso essere felice.»

«Perché?»

«Perché non posso, cazzo!» quasi urlò. «Lauren, la felicità non è sempre presente. Specialmente in questi casi.»

«So che la felicità non è presente...» sussurrò. «Mi spieghi che ti succede? Ti ha lasciata qualcuno?»

«No, cazzo. Sei tu il problema.»

«Io?» chiese indicandosi e i suoi occhi diventarono di un verde spento.
«Sì, tu! Cazzo, non sarei dovuta venire qui a Firenze, avevi dovuto rispondere con un "no, non vengo".»

«Non capisco perché tutto questo, Camila.»

«Karla.» la corresse con freddezza. «Non chiamarmi Camila.» disse sempre lei e Lauren abbassò un po' la testa.
«Perché devo chiamarti così? Io e te siamo amiche.»

«Non siamo amiche, Lauren. Noi siamo sconosciute.» disse con nervoso.

«Io non capisco perché tutto questo casino! Non so cosa ti stia passando per la mente.» iniziò Lauren. «Vorrei poter entrare dentro la tua testa per esplorare ogni tuo pensiero.»

Camila rimase ad ascoltarla.

«Siamo mesi che non ci vediamo, che non parliamo e che non ci sorridiamo. Camila, fammi capire, perché sono il tuo problema?»

«Lauren, tu non capiresti.»

«Camila, io sento il tuo dolore espandersi, lascia che entri dentro di te e che prenda il controllo della tua mente.»

«Lauren, è impossibile.»

«Nulla è impossibile, Camila. Se tu lo vuoi, puoi fare tutto. Puoi farti aiutare da me.»

«Mi stai mettendo in croce così, smettila.»

«Non la smetto fin quando tu non mi dirai cosa ti succede nella tua testa.»

«Lauren, tu mi piaci.»

OH YEYEYEYEYE

Eccoci all'undicesimo capitolo. È finalmente spuntata la donna tanto attesa. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Come reagirà Lauren a questa confessione tanto importante?

Cosa succederà in questa settimana? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!

Se il capitolo vi è piaciuto, fatemelo sapere con un voto e un commento.

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-BeingAsAnHurricane.

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