Capitolo 3
Anno 2008.
Il giorno dopo, il nostro incontro, non ci fu, perché ero a casa con la febbre piuttosto alta.
Eppure, lo sognavo e lo pensavo anche mentre dormivo; probabilmente mi stavo innamorando.
Ad un tratto, il mio cellulare vibrò sul comodino, dove l'avevo lasciato, svegliandomi dal mio sonnellino.
Rabbrividii, perché probabilmente mi stava salendo la febbre, di nuovo.
Lo afferrai e feci scivolare un dito sullo schermo, per sbloccarlo.
Era un messaggio su whatsapp, di un numero che non avevo segnato in rubrica.
La curiosità prese il sopravvento sul mal di testa e gli occhi che bruciavano, per la temperatura alta e così, iniziai a leggerlo:
"Ciao, sono Haiden. So che non hai segnato il mio numero e spero che non ti dispiaccia il fatto che la tua migliore amica, Dakota, mi abbia dato il tuo. Ho saputo che stai poco bene, per colpa della febbre. Avrei voluto invitarti ad uscire quest'oggi, ma visto che sei malata, credo che sia fuori discussione. Rimettiti presto, ci vediamo!"
Cosa, cosa, cosa?
Era Haiden?
E voleva invitarmi ad uscire?
Stupida e maledetta febbre.
Riflettei un momento e poi gli scrissi, sapendo che probabilmente mi stavo scavando la fossa da sola e mi ci stavo anche sotterrando, contemporaneamente:
"Ciao Haiden. No, tranquillo, non mi dispiace affatto che Dakota ti abbia dato il mio numero. Mi dispiace che non possiamo uscire, ma se vuoi, puoi venire a casa mia. E' vero, non sono nelle migliori condizioni, ma se non ti annoi e ti và di parlare, puoi venire tranquillamente. Fammi sapere!"
Se accettava, mi sarei dovuta subito alzare dal letto, per vestirmi almeno un po' più decentemente e truccarmi un pochino.
Di certo, non mi sarei fatta vedere da lui con il pigiamone con gli orsetti, il trucco inesistente sul mio volto e i miei capelli rossi, scompigliati come mai prima d'allora.
Poi dovevo pur risaltare i miei occhi grigi con un filo di eyeliner.
Dopo pochi minuti, il mio cellulare vibrò ancora, così mi affrettai per leggere la risposta di Haiden:
"Certo, vengo sicuramente, se non do eccessivamente fastidio ai tuoi genitori. Va bene per le 17?"
Ma come poteva minimamente pensare che avrebbe dato fastidio?
Beh, ai miei genitori, non lo sapevo, ma a me poteva solo fare più che piacere!
"Va bene per le 17 e non dai fastidio, tranquillo! A più tardi, Haiden... c: "
Inviai e come risposta mi arrivò un bacino e un pollice all'insù.
Probabilmente significa:"Okay, ti mando un bacio.".
Mi alzai dal letto, anche se era molto presto e iniziai a vedere cosa dovevo indossare e come truccarmi; se fossi stata sul letto, mi sarei addormentata e addio incontro pomeridiano con Haiden.
~♡~
Erano le 16:55, a breve, sarebbe arrivato Haiden.
L'avevo detto anche a Jacopo e Dakota; mentre il primo era felice per me, ma quasi indifferente, la mia migliore amica stava per andare in defibrillazione.
Ormai sembrava che non pensasse più a me e a Jacopo come coppia, ma a me e Haiden.
Almeno una relazione tra me e Haiden, era più verosimile, mentre tra me e Jacopo, era praticamente impossibile!
Voleva che le raccontassi tutto una volta che lui se ne fosse andato e così la salutai, promettendole che non avrei omesso nemmeno un piccolo particolare.
Nemmeno il tempo di posare il cellulare, che suonarono al campanello.
Corsi veloce giù per le scale, ma mio fratello maggiore, Logan, arrivò prima di me e così aprì lui la porta al mio posto.
Salutò Haiden, che prontamente si presentò e poi chiese di me.
Mi vide poco più dietro, alle spalle di Logan, e così il suo viso si illuminò con un sorriso.
Logan lo fece passare e quando mi fu abbastanza vicino, mi disse semplicemente:"Ciao...".
Ricambiai il saluto, arrossendo leggermente e lo invitai a seguirmi di sopra, in camera mia.
Non potevo stare per molto alzata, dovevo riposare.
Così, appena entrati in camera, mi infilai sotto le coperte e lui si sedette accanto a me, sul letto.
Sorrisi e dissi:"Allora, come stai?".
"Tutto bene. E tu? La febbre è calata?".
"Si, ma forse sta salendo di nuovo, perché inizio a sentire freddo...", sorrisi timidamente e lui ricambiò, facendomi sentire benissimo, come se non fossi mai stata malata, quel giorno.
~♡~
Parlammo per tutto il tempo, di varie cose, dopodichè mi raccontò un po' di sè.
"Io mi sono trasferito da pochissimo tempo, da Vancouver. Sono arrivato qui, a metà Agosto.
Siamo venuti qui, perché mia madre ha la sua famiglia su quest'isola. Sai, mio padre è morto a Giugno...", fece una pausa e io mi sentii morire per lui, così lo rassicurai, mettendomi a sedere ed accarezzandogli un braccio.
"Ehi, Haiden, immagino quanto possa farti male. Se vuoi, non raccontarmelo. Infondo ci conosciamo anche da pochissimo tempo!".
Ma lui scosse la testa, dicendomi:"Ariel, te lo racconto perché è come se ti conoscessi da molto più tempo e perché dai tuoi occhi, ho capito che posso fidarmi di te.", mi sorrise e il mio cuore si sciolse a quelle parole.
Lui continuò:"Ha fatto sicuramente molto male, ma mi rimane molto di lui, per prima cosa il fatto che io sono la sua fotocopia e poi, questa collana...".
Mi mostrò la collana che io stessa avevo recuparato, quando l'aveva persa sul sediolino e sorrisi a quel ricordo, del giorno prima.
"Quest'elefantino, rappresenta la famiglia, rappresenta me, mio fratello, mia sorella e mia madre. Ne comprò una ad ognuno di noi e ne aveva una anche lui, perché sosteneva che quando andava in guerra, oltre a portarci con lui nel cuore, ci sentivamo uniti con quella collana. Difatti, l'elefantino, rappresenta la famiglia, in un certo senso. Gli elefanti, sono gli unici animali che non abbandonano mai la propria famiglia!", concluse con un sorriso e io rimasi affascinata dalle sue parole.
Dopo qualche secondo di silenzio, mi chiese della mia, di famiglia e così gli raccontai che i miei ormai, non andavano più molto d'accordo per colpa della crisi economica, e aggiunsi che io, in realtà, non mi ero mai trovata benissimo con mia madre, mentre amavo alla follia mio padre.
Poteva sembrare strano, ma era così. Odiavo il carattere di mia madre, il suo essere viziata e pretendere le cose da mio padre, che purtroppo non poteva fare nulla, per dargliele.
~♡~
Parlammo ancora per un po', dopodichè, lui diede uno sguardo al suo orologio da polso e mi disse:"Sono le 19:30. Tra poco voi dovete cenare e anch'io devo tornare a casa per lo stesso motivo, quindi vado!", mi sorrise e si alzò dal letto.
Mi alzai a mia volta, ma prima che potessi mettere i piedi a terra, mi fermò con un gesto della mano e si chinò.
Per un attimo, chiusi gli occhi e mi preparai all'impatto delle sue labbra rosse e sicuramente calde, sulle mie.
Ma non successe; semplicemente mi baciò la fronte.
Gli sorrisi comunque, mentre il cuore rallentava i battiti e la mia testa realizzava che sarebbe stato eccessivamente presto, baciarmi quel giorno.
Inoltre, probabilmente voleva solo farsi un'amica, nemmeno gli piacevo e io mi stavo solo illudendo.
Cosa potevo mai saperne, io?
Si voltò e se ne andò, dicendomi, ancora una volta:"Ci vediamo, sirenetta Ariel!".
Chiuse la porta di camera mia alle sue spalle e lo sentii ridacchiare.
E così io pensai:"Ciao, principe Eric, ci vediamo. Spero presto!".
Mi distesi di nuovo sul letto e pensando a quanto avevamo parlato, a tutto quello che ci eravamo detti (anche cose piuttosto private) e a come ci eravamo trovati in sintonia insieme, scrissi subito a Dakota.
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