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28th october
9:16 am

Quando Luhan si svegliò, il sole già brillava ed entrava dalla finestra, leggermente velata dalla tenda, e illuminava tutta la stanza.
Si era ritrovato al bordo del letto quindi si girò, pensando di trovare Sehun accanto a lui, ma non fu così. L'altro lato del materasso, infatti, era vuoto e freddo, per giunta. Ciò voleva dire che il moro se n'era già andato da un po'.

Vedendo poi un biglietto appoggiato sul cuscino accanto a lui, si tranquillizzò: era già capitato che Sehun fosse stato costretto a svegliarsi presto, magari perché suo padre aveva bisogno di lui al negozio.
Si mise seduto, stropicciandosi gli occhi, e prese quindi quel piccolo foglietto piegato in quattro, iniziando a leggerlo.

'Giorno.
Spero di non essere stato io a svegliarti quando sono uscito.
Vorrei davvero poter rimanere lì con te,
ma credo sia il caso che me ne vada.
Non voglio essere la causa di un litigio tra
te e i tuoi genitori.
Non ti sto abbandonando, non lo farei mai, ma penso che, se stiamo lontani per qualche tempo, ti sarà più facile chiarire con loro.
In oltre, non credo di essere esattamente simpatico a tua madre, quindi se non sono nei paraggi magari lei si sentirà più a suo agio.
Se hai bisogno di me, sai dove trovarmi,
e ricorda che io ci sarò sempre per te.
Ti amo.

Prese un respiro frustrato, cercando di trattenere le lacrime anche se gli occhi gli bruciavano. Più che triste, era arrabbiato.
Arrabbiato sia con Sehun, che non aveva capito il vero problema, che con i suoi genitori, che erano una piaga costante nella sua vita.

Ora capiva perché Sehun gli era sembrato così distaccato, la sera prima: aveva già deciso tutto. Aveva già in mente di andarsene e aveva solo cercato di distrarlo, portandolo a letto.

Sapeva che l'altro ragazzo non aveva nulla se non buone intenzioni, ma lui era convinto che allontanarsi non fosse la scelta migliore in questo momento.
Il maggiore lo stava praticamente lasciando da solo ad affrontare i suoi genitori, ma, nonostante ciò, non poteva biasimarlo: non avrebbe augurato a nessuno di avere a che fare con loro.
In quanto suoi genitori, erano un suo problema, lo sapeva, quindi non poteva obbligare Sehun a rimanere. Ma da solo non sapeva se poteva farcela.

Non sapeva cosa fare. Doveva chiamarlo? Doveva andare da lui?
Prese il cellulare per vedere se ci fossero delle notifiche da parte di Sehun, ma non c'era nessun suo nuovo messaggio o chiamata persa. Ma del resto, erano appena le nove del mattino, quindi si disse che magari il moro stava ancora dormendo e non doveva preoccuparsi: di sicuro lo avrebbe chiamato prima o poi.

Dopo essersi lavato e vestito e aver fatto colazione, si sedette sul divano, a pensare a cosa fosse meglio fare ora.
Di certo non sarebbe tornato in Cina con i suoi. Ma, come si suol dire, parli - o meglio, pensi, in questo caso - del diavolo e spuntano le corna, così lui sentì il citofono suonare, ed era certo fossero loro. Si alzò per andare a rispondere e lì le sue certezze furono confermate.
Con un pulsante, aprì la porta della palazzina e, una volta che ebbero salito le scale, li fece entrare.

— Hai fatto le valigie? — la donna non perse tempo e andò dritta al punto.

— N-no, ecco, io... — prese un respiro poi, senza balbettare, rispose: — No, non le ho fatte. —

— E perché? — chiese lei, che si stava già alterando.

A questo punto, il marito decise di intervenire in aiuto del figlio: — Magari potremmo dargli qualche giorno di tempo, per salutare i suoi amici, non pensi, cara? — suggerì, con voce calma e ragionevole.

Lei guardò Luhan negli occhi, che, dopo aver ringraziato il padre, la stavano praticamente supplicando.
— Un giorno solo — sentenziò.

Il ragazzo in risposta mormorò un «grazie» ma venne nuovamente interrotto dalla madre.

— A proposito, dov'è quel ragazzo? — domandò, facendo correre gli occhi per tutta la stanza, in cerca di Sehun. Credeva si fosse nascosto da qualche parte come la prima volta, ma si sbagliava.

— Lui... Non lo so. Se n'è andato — rispose il castano, prima alzando le spalle come se non gli importasse, poi abbassando lo sguardo, sconsolato, cercando di alleviare il bruciore agli occhi.

— Stai mentendo? — domandò lei, abbassandosi un po' sui tacchi per guardarlo in faccia. Gli appoggiò una mano sulla spalla, e l'altra sulla guancia del figlio, cercando di fargli alzare lo sguardo, ma lui si rifiutò e negò, scuotendo la testa.
— Tesoro, mi dispiace — disse, abbracciando Luhan — Ma io lo sapevo che non potevi fidarti di uno come lui. Da quanto lo conoscevi? —

— Da circa un mese — rispose lui, facendo del suo meglio per non singhiozzare.

— E davvero pensavi che sarebbe rimasto con te? Oh, Han, eravate poco più di due estranei, non potevi fidarti di lui così ciecamente e farlo entrare in casa tua in questo modo. Lascialo perdere, tanto non tornerà: le persone sono fatte così. È inutile che rimani ad aspettarlo. Torna a casa con noi, tesoro. —

Il ragazzo non rispose, aspettò solo che se ne andassero dopo che gli ebbero lasciato il biglietto dell'aereo - stampato lì, a casa di Luhan - e le etichette di imbarco per le valigie.

Una volta rimasto solo, si risedette sul divano e guardò quel biglietto, sul tavolino in soggiorno. Li prese in mano ed iniziò a leggere ciò che c'era scritto sopra, ovvero il nome della compagni a di volo, il luogo di partenza e la destinazione, l'orario di partenza, il numero del suo posto e via dicendo.

Cercò di non pensare alle parole di sua madre, ma gli era alquanto difficile. Quelle frasi gli erano entrate nelle sue orecchie e sembravano come essersi impresse nella sua testa, senza possibilità di poterle ignorare.

Non era possibile che lo avesse abbandonato, si diceva, Sehun non lo avrebbe mai fatto, ne era certo.
Però era anche vero che si conoscevano da un mese e stavano insieme da ancora meno. Forse avevano davvero affrettato le cose e Sehun si era pentito delle decisioni che aveva preso.
No, non poteva essere così.
Era stato Sehun a chiedergli di uscire, ed era stato lui il primo a dire «ti amo».
Non poteva essere tutta una bugia.
Ma, d'altro canto, Sehun era più piccolo di lui, e magari non si sentiva pronto ad impegnarsi e aveva sfruttato questa occasione per prendere le distanze.
No, non era possibile che si fosse pentito appena dopo tre giorni.
O magari si era semplicemente sentito in obbligo nei suoi confronti solo per l'incidente.
No, no, no, non era così.

Doveva solo smetterla di pensarci e farsi venire dubbi, che era esattamente ciò che voleva sua madre. Lei gli aveva detto quelle cose solo per farli allontanare ancora di più. Lui doveva solo darsi una calmata.
Sehun lo avrebbe chiamato prima o poi, ne era sicuro. Doveva solo aspettare. Calmarsi e aspettare.
Voleva che fosse il minore a chiamarlo, così per essere sicuro che gli importasse davvero di lui. Non vai a cercare una persona che ti dà fastidio; quelle le eviti. Per questo voleva che Sehun lo chiamasse.

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volevo solo dirvi che i capitoli alla fine sono 11 più l'epilogo (penso di essermi dimenticata di dirlo prima, idk)

e niente, mi stavo dimenticando di aggiornare (effettivamente non so nemmeno se dovevo farlo oggi o domani ma okay)

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