✿²
27th october
12:36 am
I suoi genitori lo riaccompagnarono a casa con il taxi che avevano prenotato. Era mezzanotte passata, quindi cercò di essere il più silenzioso possibile mentre apriva la porta di casa, visto che probabilmente Sehun stava già dormendo.
Mise il suo giubbotto sull'attaccapanni all'ingresso, poi si diresse in camera sua, facendo sempre attenzione a non fare rumore.
Come aveva previsto, il moro si era già addormentato avvolto tra le coperte del letto da una piazza e mezza.
Pure Vivi dormiva, sul suo cuscino viola in un angolo della camera.
Dopo aver preso il pigiama da sotto al cuscino, andò in bagno a lavarsi e cambiarsi. Una volta pronto, tornò nella sua stanza in punta di piedi per non svegliare nessuno.
Si infilò piano sotto le coperte, accanto a Sehun, ma ogni suo sforzo diventò vano quando vide il moro, sveglio, girarsi verso di lui.
— Scusami, non volevo svegliarti — disse, comunque a bassa voce, mentre si accomodava sul materasso.
— Fa niente — rispose l'altro, il cui sorriso venne smorzato da uno sbaglio — Com'è andata? —
— Bene — e il castano non disse altro mentre il minore si limitò ad annuire.
— Non volevo che fosse così il nostro primo giorno di convivenza — aggiunse Luhan, con rammarico, dopo un breve silenzio.
Il corvino sospirò, avvicinando il corpo del più grande al suo, stringendolo dolcemente tra le sue braccia — Abbiamo tutto domani per stare insieme — lo confortò, baciandolo sulle labbra.
— Cos'hai fatto mentre non c'ero? — chiese il cinese, una volta sciolto il contatto tra le loro labbra.
— Niente di che, ho ordinato una pizza come ti avevo detto poi ho guardato un po' di televisione — rispose, con la voce impastata dal sonno.
— Domani, per rimediare, andiamo a cena noi due — affermò deciso il maggiore.
— Mi stai invitando ad un appuntamento? — domandò malizioso il più giovane, mettendosi sopra al castano e iniziando a baciargli il collo.
— Non avevi detto che non dovevo affaticarmi? — gli ricordò Luhan, mettendo una sua mano dietro la schiena del corvino.
— Per una volta possiamo fare uno strappo alla regola — rispose, infilando una mano sotto la maglietta del più grande. Poi, con la testa, salì fino alle labbra del maggiore, dando vita ad un bacio, dapprima dolce e casto, ma che andava ad intensificarsi di più ad ogni secondo.
— Ti amo — disse il più basso, aggrappandosi all'altro con entrambe le braccia.
L'altro rispose solo ricongiungendo ancora le loro labbra, dopo che tutti e due avevano ripreso fiato.
Intanto, anche i genitori di Luhan stavano tornando a casa - o meglio, in hotel -. Erano ancora seduti in taxi, imbottigliati nel traffico di Seoul, quando Jingfei cominciò a sbuffare in un palese tentativo di attirare l'attenzione del marito.
— Qualcosa non va, cara? — chiese lui, infine, ma pentendosi immediatamente della sua decisione, anche se sapeva che sua moglie ne avrebbe parlato ugualmente.
— Credo che Luhan ci abbia mentito — affermò, seria — Anzi, ne sono convinta — aggiunse.
— Cosa intendi? — domandò, non sapendo se prenderla sul serio o considerare ciò che stava per dire come i discorsi di una madre iperprotettiva.
— Sono sicura che ci fosse qualcuno in camera sua, prima. —
— Quando lo siamo venuti a prendere, dici? — La donna annuì, così continuò: — Ma aveva detto che lo aveva chiamato un suo amico, no? —
— E come faceva a rispondere alla chiamata se il suo cellulare era in soggiorno, sul tavolino? —
Lui a questo punto non seppe più come controbattere così lasciò sua moglie libera di riprendere la parola: — Poi hai visto gli scatoloni? E i peli di cane sparsi sul pavimento? Luhan non ha un cane; ce lo avrebbe detto. C'è qualcosa che non va, fidati di me. —
— Pensi che abbia una relazione? — ipotizzò il padre.
— È probabile. —
— Beh, meglio per lui. Ormai ha quasi ventott'anni, è ora che si trovi una ragazza — fu la risposta di Angùo, che era sinceramente felice per il figlio.
— È qui che ti sbagli. Non era una ragazza nella stanza. Era la voce di un ragazzo, quella che ho sentito. E anche lui ha detto che lo aveva chiamato un amico e non un'amica. —
Lui rifletté un po', poi rispose: — Potrebbe esserci una spiegazione. Non dobbiamo saltare per forza a conclusioni affrettate, ma fidarci di nostro figlio, non credi? Sono sicuro che non è come pensi — cercò di rassicurarla.
— Spero davvero tu abbia ragione — commentò lei, in fine, con tono pieno di preoccupazione.
---
volevo solo dirvi che ho deciso di aggiornare un giorno sì e uno no perché vorrei finire di pubblicarla prima di natale, visto che l'ho già scritta tutta nelle bozze
e niente, ci vediamo al prossimo capitolo
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro