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16th october
6:32 am

Sehun si svegliò la mattina dopo, sentendo sbattere la porta d'ingresso, così si alzò per andare in salotto a controllare Jongin. L'altro ragazzo però se n'era già andato senza dire nulla.
Non aveva neanche voglia di scrivergli per chiedergli dove fosse andato, anche perché non aveva idea di dove avesse lasciato il cellulare la sera prima.
Aveva deciso che avrebbe passato tutta la giornata all'ospedale, senza nessuna distrazione, quindi il telefono non gli serviva.
Andò in bagno per sciacquarsi la faccia e si cambiò solo la maglietta, tendendo i pantaloni del giorno precedente.

Uscì di casa senza neanche fare colazione: avrebbe preso un caffè dalle macchinette nella sala d'attesa.
Preferì prendere l'ascensore, non volendo ancora passare dalla tromba delle scale dopo l'altra sera.
Camminò fino al bar di Kyungsoo, dove aveva lasciato parcheggiata la sua moto, non facendo attenzione ad evitare le pozzanghere che si erano formate durante la notte. Per fortuna, aveva smesso di piovere, ma il cielo era ancora grigio e nuvoloso e nell'aria c'era ancora una pesante umidità, oltre al solito odore di gas di scarico delle auto.

Erano le otto di un sabato mattina, quindi non c'era molto traffico, visto che tutti avevano già iniziato a lavorare. Se non fosse stato per i semafori, sarebbe arrivato in pochi minuti. Arrivò davanti dall'ingresso principale dell'ospedale, che la sera prima non si era reso conto essere una struttura così grande. Sotto la luce del giorno, non gli sembrava neanche lo stesso posto.

Entrò, dirigendosi subito verso l'ascensore in fondo al corridoio a sinistra rispetto all'ingresso e salì al secondo piano. Camminò velocemente, senza guardare niente o nessuno, anche se sentiva delle voci provenienti dalle altre stanze del piano. Non rallentò il passo finché non raggiunse la 215, la camera di Luhan. Si fermò sulla soglia della porta di metallo grigio opaco, cercando ancora una volta il coraggio per entrare. Una volta aperta, gli sarebbe piaciuto vedere che l'altro ragazzo stava bene. Ma, egoisticamente, sperava che non si fosse ancora svegliato così da poter essere presente in quel momento. Voleva essere con lui la prima volta in cui riapriva gli occhi dopo l'incidente.

Guardò per un lungo minuto la maniglia, prima di decidersi ad afferrarla e abbassarla.
Si trovò davanti Luhan, le cui condizioni, a prima vista, non erano migliorate di molto. Avvicinandosi, constatò invece che la carnagione di Luhan era almeno un po' meno pallida, grazie alla flebo.
Si accomodò poi, per così dire, sulla sedia accanto al letto, che non era stata spostata.

Più lo guardava e più pensava che Luhan fosse bellissimo. Probabilmente - anzi, sicuramente - non era il momento adatto, ma non si era mai fermato così tanto a tempo ad osservarlo. Non dal vivo, almeno, visto che aveva tenuto una sua foto sul comodino, una di quelle ricavate dal photoshoot.
Si sentiva fortunato ad averlo, e non avrebbe accettato di separarsi da lui. Gli mancavano già i suoi sorrisi e la sua voce. Gli mancava anche come il suo volto assumeva quella buffa espressione, quasi esagerata, mentre rideva. Si era innamorato di Luhan sotto tutti i suoi aspetti, e gli mancava ogni minimo dettaglio del maggiore. Avrebbe voluto anche solo stare in silenzio a guardarlo negli occhi - quegli occhi scuri così belli - e vedere le sue guance arrossire dopo avergli sussurrato che era stupendo. Poi avrebbe preso il suo volto tra le mani e lentamente portarlo verso di sé, per baciarlo dolcemente.

Senza che se ne accorgesse, lacrime di nostalgia avevano cominciato ancora una volta a bagnargli le guance. Se ne rese colto solo quando una di esse gli cadde sulla mano. Allora si asciugò il volto con le maniche del maglione.

Rimase un'ora fermo così, con la mano destra di Luhan stretta fra le sue, poi la fame e la stanchezza accumulata iniziarono a farsi sentire. Così, con malavoglia, lasciò la stanza per dirigersi nella sala d'attesa, dove aveva già individuato un distributore automatico e una macchinetta per le bevande calde.
Prese un caffè espresso e un pacchetto di Oreo, poi tornò di nuovo in stanza.
Lì si stupì di trovare la porta spalancata, visto che lui era sicuro di essersela chiusa alle spalle quando era uscito. Sbirciò timorosamente all'interno della camera per vedere poi un'infermiera riempire la sacca della flebo, dentro alla quale ora non c'era più sangue ma un liquido trasparente giallognolo che era probabilmente un insieme di vitamine diluite per nutrire Luhan, visto che non poteva mangiare.
Bussò sullo stipite della porta per far girare la donna, la quale successivamente gli fece segno che poteva entrare rivolgendogli un sorriso lievemente accennato ma pur sempre gentile.
Lui la salutò sussurrando un "buongiorno" che lei ricambiò. Era la stessa che gli aveva detto di uscire la sera prima, ne era sicuro, ed era possibile che anche lei l'avesse riconosciuto.

— Si sveglierà presto? — le chiese, non riuscendo più a stare zitto; aveva bisogno di saperlo.

— Le sue condizioni non sono gravi, quindi dovrebbe riprendersi nel giro di pochi giorni. –

— Grazie — le disse, ricevendo in cambio un altro sorriso premuroso dalla donna che, finito di riempire la flebo, uscì dalla stanza, lasciandolo di nuovo solo con Luhan.

— Spero che questi giorni passino in fretta — gli disse, pur essendo pienamente consapevole che l'altro non poteva rispondergli.

— Mi manchi già, lo sai? — prese un respiro profondo, per evitare di piangere, poi, cercando di sforzare le labbra in un sorriso amaro, continuò:
— Vedi cosa mi fai? Non riesco neanche più a stare meno di ventiquattro ore senza di te. —

— Ho una cosa davvero importante da dirti, — riprese, dopo una pausa — ma voglio farlo solo quando sarai sveglio, quindi non farmi aspettare troppo — continuava ad obbligarsi a sorridere ma intanto gli occhi gli si stavano inumidendo sempre di più.

Si era seduto di nuovo sulla sedia accanto alla brandina, ed era rimasto a guardare Luhan, parlandogli di tanto in tanto. Ora che il suo colorito era quasi tornato alla normalità, sembrava come se stesse solo dormendo. Un sonno molto pesante, però, perché, non importava quanto Sehun potesse parlare forte, lui non si svegliava in nessun modo.

All'ora di pranzo, alle due, decise di uscire per prendere una boccata d'aria. Magari anche qualcos'altro da mangiare, visto che gli Oreo non gli erano bastati.

— Esco per qualche minuto. Non più di una mezz'ora, promesso — lo avvisò, ma, anche questa volta, nessuna risposta.
Lo lasciò lì da solo, tanto Luhan non se ne sarebbe andato da nessuna parte.


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anche questo capitolo l'ho spezzato a metà perché era troppo lungo

mi dispiace davvero se la storia stia diventando magari noiosa o monotona, sorry
ma è quasi finita, quindi tranquilli ahah

eh niente, buon halloween
(avrei voluto scrivere qualcosa a tema ma non avevo realizzato che fosse già arrivato il 31 fino a ieri... già, sono tarda)

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