Capitolo X
<<Ehy!>> urlò ansimando.
Lucy si girò di scatto. Riconosceva quella voce. <<Gray!>> lo salutò lei con la mano, ed Erza la imitò. <<Ce ne hai messo di tempo!>> disse Erza ad Happy. <<Bene, tutti in marcia!>> continuò. Così s'incamminò lasciando indietro gli altri tre.
<<Ma sai almeno perchè sei qui?>> sussurrò Lucy a Gray. <<Sì, ma... Sapete almeno dov'è?>> Erza si fermò. Poi riprese a camminare più velocemente: <<C...certo che lo so!>>
Camminarono per tutta la giornata. Si fermarono solo al tramonto, in un boschetto vicino al villaggio. Erano tutti sfiniti, e non ci volle molto prima che si addormentassero, tranne per Lucy, che restò sveglia tutta la notte. Continuava a pensare a Natsu, continuava a sentire quelle parole che le rivolse in punto di morte. Quella frase le rimbombava nella testa, e lei non ne poteva più. Ogni volta che sentiva quella frase il senso di colpa aumentava. Pensare che lui fosse stato ucciso per colpa sua avrebbe ucciso pure lei. Nella sua testa le immagini di Natsu trafitto, poi sotto le macerie continuava a ripetersi costantemente, fino al punto in cui le chiedeva perdono: poi ricominciava tutto daccapo. Non sapeva più che fare, le testa le scoppiava.
Si diceva ormai da troppo tempo che la sua vita senza Natsu sarebbe stata inutile, sarebbe stata uno stupido passatempo senza senso. E si ritrovava spesso a pensare che se lui fosse morto sarebbe potuta morire anche lei. Non trovava un senso alla sua esistenza, da troppo tempo ormai si domandava quale fosse il suo posto nel mondo. Poi pensava alla sua sfortuna. Perchè se non è sfortuna, cosa può essere? E' sempre stato così, si diceva. Io ci provo a non avere paura, invece rovino sempre tutto, sempre. Si diceva che portava sfortuna, sì, perchè ogni volta che una persona le voleva bene lei se ne andava, spesso moriva. Prima la madre, il padre, Aquarius, e ora Natsu. Per l'ennesima volta aveva rovinato tutto.
A quel punto pianse. Pianse con gli occhi chiusi, le lacrime che scendevano velocemente sulle guance e poi si infrangevano sulla sua pelle. Allora mise la testa fra le ginocchia e continuò a piangere in silenzio. Il suo pianto era così.
Poi si sentì una mano sulla spalla. Sussultò. Sentiva che era Natsu, lo sperava, lo sapeva. Poi si girò. Ma non c'era nessuno. A quel punto lei si alzò di colpo e iniziò a correre. Non sapeva dove andava, l'unica cosa che voleva era scappare, aveva voglia di restare da sola a bagnarsi delle sue lacrime, di affogare nel suo senso di colpa. Quindi corse nel bosco in tutta fretta, si graffiava le gambe, la faccia, spesso cadeva inciampando sulle radici, eppure correva accompagnata dalle lacrime che continuavano a scendere, poi rimanevano in aria e subito dopo cadevano sulle foglie, come gocce di rugiada. Lì iniziarono anche i singhiozzi e pianse forte, come una bambina, talmente forte che pensò la potessero sentire anche da lì, ma continuò a piangere comunque. era da troppo tempo che non lo faceva, e ne sentiva il bisogno. Aveva così tante lacrime da versare, che credeva una notte non bastasse.
Corse per un tempo che le parve infinito, sempre accompagnata dalle sue amiche lacrime.
Poi arrivò ad un grande albero. Ci si appoggiò con la faccia, battè i pugni sul tronco delicatamente, prima forte e poi piano. Scivolò sul tronco, ritrovandosi seduta a terra. Il suo pianto ora era calmo, più debole. E si sentì dannatamente in colpa di aver pianto per così poco. Sapeva di non poter rimediare con le lacrime, ma voleva almeno dimostrare che ci teneva.
Poi si sentì stringere sui fianchi. Lei rimase immobile, le lacrime continuavano a scendere silenziose, smise di respirare. Era un abbraccio. Allora lei si voltò, ma non c'era nessuno. Agitò le braccia con tutte le forze che le erano rimaste, ma come previsto colpì solo l'aria. Lì iniziò di nuovo a piangere rumorosamente. Non era per la paura che versava le sue lacrime. Anzi, quell'abbraccio era confortante. Era caldo, vero, ma allo stesso momento finto. Sì, insomma, non c'era nessuno... Eppure lei l'aveva sentito. Prima la mano sulla spalla, poi l'abbraccio.
Sentiva che si stava avvicinando. Non aveva paura comunque, probabilmente era un brutto scherzo della mente, ma si appiattì comunque contro l'albero, tenendo il respiro e fermando momentaneamente le lacrime.
Poi una carezza. Una mano le era appena passata sulla guancia con delicatezza. Poi ricominciò a piangere.
Un sussurro vicino al suo orecchio. La stessa frase ripetuta più volte. All'iniziò non capì cosa dicesse, le sembravano parole incomprensibili, poi si scandirono.
"Non piangere"
Parole così semplici. Una frase così lunga. Eppure a lei parve una frase di un dio. Le lacrime cessarono. I singhiozzi pure. Le guance si asciugarono in fretta.
La mano che era poggiata sulla sua guancia e che la accarezzava se ne andò insieme alle lacrime.
<<Aspetta! Non andare!>> ma lui già non c'era più.
<<Non piangere>> Natsu parlava da solo, nella sua cella. Prima di questo aveva già messo una mano in aria. Poi aveva abbracciato il nulla. E poi aveva pronunciato quella frase. Poi sentì le parole. <<Aspetta! Non andare!>> ma lui era sfinito, e se ne andò velocemente.
Sorrise.
*******************
SPAZIO AUTRICE
Salve genteeee C:
Un capitolo tutto per voi ❤ Scritto con sottofondo la canzone "Un cuore in due", di Francesca Michielin uwu
Ragazzi quanto vi adoroooo ❤ Non ci sono parole per esprimere la mia gratitudine, ma è più grande di una nave (?)
Ne approfitto per dirvi ancora che ho pubblicato il mio primo capitolo di "Ti ricordi? ||" E in copertina c'è un occhio molto secs (?)
Okaaay, mi dileguo.
Anzi, no. Scrivete qui sotto tutto tuttoo quello che volete uwu
Graziee ❤
Al prossimo capitolo! ❤
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro