|Laughter| |Lev Haiba|
Era una fresca mattina di fine aprile, il leggero vento che soffiava si portava dietro qualche petalo di delicati fiori rosa insieme al loro dolce profumo. All'alba il sole era sorto timidamente, rilasciando i suoi raggi lentamente e lasciando che i loro colori dorati tingessero il cielo, illuminando le soffici nuvole dietro cui si nascondevano.
Durante questa tranquilla e profumata mattina gli allenamenti della squadra di pallavolo del liceo Nekoma si stavano svolgendo come al solito, con solo una piccola differenza.
L'allenatore Nekomata quel giorno sembrava ancora più sorridente del solito.
Non che il suo buon umore fosse un qualcosa di cui stupirsi. Nekomata era infatti sempre stato un uomo sereno, raramente agitato o arrabbiato, e anche quando i suoi tratti più maliziosi e competitivi, che parevano essere un tratto distintivo anche nel capitano della squadra, venivano fuori, era in grado di nasconderli con un sorriso innocente. Quella mattina però, sembrava ancora più allegro del solito e i componenti della squadra non poterono far altro che chiedersene il motivo.
L'allenamento continuò senza intoppi, accompagnato dal vento che di tanto in tanto portava con sè qualche petalo e dal canticchio sporadico di Nekomata, che pareva distrarsi sempre più, fino a quando una voce femminile non s'intromise bruscamente nella routine dell'allenamento mattutino.
"Zio Yasu!"
L'intera squadra si girò verso la porta, stupita dall'urlo improvviso, giusto in tempo per vedere una ragazza spuntare e abbracciare di slancio il vecchio Nekomata. I ragazzi prima spalancarono gli occhi e poi aggrottarono le sopracciglia, confusi.
Non avevano mai sentito nessuno chiamare il loro coach con tanta intimità da addirittura abbreviare il suo nome.
Continuarono a guardare interdetti la scena, notando come il sorriso di Nekomata si fosse espanso e stesse quasi brillando mentre ricambiava l'abbraccio di quella misteriosa ragazza, ridendo piano.
I sussurri iniziarono a spargersi per la palestra, tutti i ragazzi confusi, fino a quando Kenma non si avvicinò a Kuroo, mantenendo gli occhi fissi sui due che si aabbracciavano.
"Kuroo, ma quella non è [T/n]?"
Il corvino distolse lo sguardo dalla scena solo per guardare Kenma con un sopracciglio alzato.
"Eh? Non mi sembra proprio, e poi lei non abita in un'altra città?"
"A me pare proprio lei."
Kuroo indugiù per un secondo su Kenma, che non aveva smesso di guardare la ragazza per un solo secondo, e poi ritornò a osservarla, questa volta più attentamente.
Quando Nekomata e la ragazza si furono separati dall'abbraccio, Kuroo si concentrò ui lineamenti della ragazza e una lampadina si accese.
Ma si, era proprio [T/n]! Certo, i [l/c] capelli [c/c] ora erano più lunghi, ed era decisamente più alta dall'ultima volta che l'aveva vista quasi tre anni prima, ma il suo viso sorridente era impossibile da dimenticare.
Il corvino aspettò con discrezione che i due finissero di salutarsi prima di avvicinarsi a [T/n] e poggiarle il braccio sulla testa, come spesso faceva quando erano più piccoli, prima che lei si trasferisse.
"Chi non muore si rivede, eh [T/n]?"
Coperta per un momento dal braccio di Kuroo, che ancora la superava in altezza di almeno quindici centimetri nonostante fosse cresciuta notevolmente in quei tre anni, [T/n] cercò di spostare dalla sua testa il braccio e anche i capelli che le erano finiti davanti agli occhi e, quando ci riuscì, rivolse il volto in alto verso il corvino, sorridendo gioiosa dopo aver visto il suo vecchio amico d'infanzia.
Kuroo a sua volta, quando rivide i grandi occhi [c/o] di [T/n], brillanti e colmi di vita, gli parve di tornare indietro di anni, quando erano ancora ragazzini e giocavano tutti e tre, insieme con Kenma.
"Tetsu!"
[T/n] gli saltò al collo ridendo, proprio come faceva quando erano piccoli, e abbracciò pure lui.
"Hei! Vacci piano, tigre! Non sei più uno scricciolo!"
Kuroo non riuscì a trattenere una risata accogliendola tra le sue braccia. Dopo tre anni che non si vedevano, doveva ammettere che era proprio felice di rivederla e di risentire la sua risata.
Per lui era come una sorellina, una bambina a cui stare dietro, piena di vita e allegria.
Quando l'abbraccio finì, [T/n] lo guardò con un sopracciglio alzato, ma sempre con il sorriso sulle sue labbra rosa.
"Ti consiglio di non scherzare sul peso di una ragazza se hai intenzione di trovartene una!"
Kuroo si lasciò sfuggire una risata di scherno.
"Ti informo che le donzelle cadono ai miei piedi."
[T/n] rise.
"Si, certo. Come dici tu, don Giovanni."
La ragazza distolse lo sguardo da Kuroo per guardarsi attorno, notando tra le tante facce sconosciute un viso familiare, e fu subito nuovamente emozionata.
"Kenma!"
Abbracciò di slancio pure lui, intrappolandolo nella morsa delle sue braccia, lasciandogli nessuna via di scampo considerando anche il fatto che, ormai, era diventata ben più alta di lui.
Stranamente però, come constatò tutto il resto della squadra, sempre più interdetta dal susseguirsi degli eventi, Kenma non oppose alcun tipo di resistenza, ma la lasciò fare... Per i primi otto secondi. Poi, iniziò a tirarle pacche sulla schiena, cercando di risvegliarla mentre Nekomata e Kuroo se la ridevano alle sue spalle.
"[T/n]... Così mi schiacci.."
"Oh! Scusa, Kenma. Mi sono lasciata un pò prendere!"
Solo un pò? passò per la testa della squadra, ormai ferma lì ad assistere a quella riunone da quasi cinque minuti buoni.
"Ma che cosa hai fatto ai capelli?"
"Li ho tinti."
"Ma dai? Pensavo fosse una parrucca guarda."
[T/n] ridacchiò, facendo spuntare un sorriso sulle labbra di Kenma.
"Anche tu sei cambiata."
"Dici? Ma neanche tanto, dai!"
"Kuroo a momenti neanche ti riconosceva." Disse Kenma, spostando lo sguardo su Kuroo, che fino a quel momento aveva mantenuto un sorrisetto sulle sue labbra.
"Come sarebbe a dire?" [T/n] si voltò con le braccia incrociate verso Kuroo, cercando di mantenere la serietà, anche se il suo tono di voce era abbastanza divertito.
"No, non è vero!"
"Si che è vero."
Kuroo si precipitò verso il biondo, tappandogli la bocca con una mano.
"Smettila di dire stupidaggini." Sorrise Kuroo, nel panico.
E mentre Kenma scuoteva l'indice a destra e a sinistra e [T/n] rideva allegra ricordando i vecchi tempi, Nekomata si faceva avanti per spiegare la situazione alla squadra, che ormai aveva perso le speranze.
"Ragazzi, lei è [T/n], mia nipote. Oggi mi aveva avvertito che sarebbe passata a trovarmi dato che oggi sarà il suo primo giorno qui al Nekoma..."
"Ti trasferisci qui?!" La voce di Kuroo, sospresa, interruppe Nekomata.
"..Lei, Tetsurō e Kenma si conoscono sin da bambini, quindi spero vogliate perdonare l'interruzione improvvisa."
I ragazzi annuirono, ora più a loro agio, per poi spostare ancora una volta 'attenzione sulla ragazza che si era fatta avanti, abbassandosi in un inchino.
"Scusate lìinterruzione! Probabilmente sarà stato imbarazzante per voi. In ogni caso, è un piacere conoscervi, sono [T/n] [T/c]!"
I ragazzi si inchinarono a loro volta per salutarla, con una persona a spiccare più degli altri con la sua voce piuttosto alta ed eccitata.
"Piacere di conoscerti!"
[T/n] alzò le sopracciglia nel sentire l'entusiasmo del ragazzo.
Era di sicuro la persona più alta che avesse visto nella sua vita, sembrava un albero. I suoi capelli lisci erano di un particolare color grigio e i suoi lineamenti spigolosi con i suoi occhi affusolati affascinavano particolarmente [T/n], che più tempo passava a guardarlo più le appariva come un gatto.
Infine, la [c/c] sorrise allegra al ragazzo e si voltò nuovamente verso Nekomata.
"Ora devo andare, devo trovare la mia classe. Ci vediamo presto, zio!"
Nekomata sorrise annuendo.
"Certo, cara. Vai pure."
[T/n] sorrise un'ultima volta, salutando infine Kuroo e Kenma prima di scomparire dietro alla porta, lasciando la squadra al suo allenamento.
La giornata era giunta al termine, gli studenti che facevano parte dei club scolastici avevano appena finito le loro attività e ora si stavano dirigendo verso casa, stanchi dopo una giornata impegnativa. Lev Haiba si lasciò scappare uno sbadiglio mentre camminava verso il parcheggio per le biciclette con le gambe indolenzite. Il venticello che tirava da quella mattina gli scompigliò i capelli e gli ridiede un pò di energie. Lev inspirò a fondo la dolce aria intrisa del profumo dei fiori e tirò fuori le chiavi della sua bicicletta quando sentì dei rumori provenire da dietro il piccolo parcheggio.
Gli sembrava di sentire dei tonfi e una voce che sembrava chiamare qualcuno. Preso dalla curiosità, si avvicinò lentamente alla fonte del rumore, cercando di non dare troppo nell'occhio.
Dietro al parcheggio c'era un minuscolo parco con un albero e un piccolo orto di cui il club di giardinaggio si prendeva cura; proprio lì Lev, nascosto dietro alla siepe che separava il parcheggio dal parchetto, vide la nipote di Nekomata saltare con le braccia protratte verso uno dei rami dell'albero, chiamando "Micio!" e Lev si ritrovò a sorridere.
La trovava molto carina, sempre sorridente ed allegra, non sembrava nemmeno aver avuto nessun problema a farsi dei nuovi amici, lo aveva visto durante la pausa pranzo quando per caso era passato davanti alla sua classe.
Non sembrava aver alcun tipo di malizia, ma anzi, l'aveva vista così genuina e spontanea che gli faceva spuntare un sorriso soltanto guardarla ridere.
Senza pensarci troppo si alzò in piedi, allontanandosi dal suo nascondiglio per avvicinarsi a lei.
"Hei!" La salutò sorridente, facendo finta di averla appena vista.
[T/n] si voltò verso di lui e quando lo vide il suo viso sembrò risplendere dal sollievo.
"Ciao!"
Lev le si avvicinò quanto bastava per capire la situazione. Su uno dei rami sotto al quale [T/n] stava saltando c'era un gattone nero, che dall'ombra delle fronde guardava entrambi con i suoi taglienti occhi ambrati.
"È tuo quel gatto?" Le chiese Lev, indicando il gatto sul ramo.
[T/n] sorrise imbarazzata, volgendo lo sguardo verso il gatto.
"A dire il vero, no... È solo che quando mi sono avvicinata per accarezzarlo è scappato sull'albero.."
Lev tornò a guardare il gatto e, ancora una volta senza pensarci troppo, lasciò cadere per terra il borsone per l'allenamento e si rimboccò le maniche.
"Che fai?" [T/n] si accigliò, non capendo le sue intenzioni. Questo finchè Lev non iniziò ad arrampicarsi sull'albero.
"Ma cosa fai! Scendi o ti farai male!" Il suono della sua voce preoccupata a malapena raggiunse Lev, troppo concentrato nella sua missione per poterle dare ascolto.
Non gli ci volle troppo date le sue gambe lunghe e la sua agilità per avvicinarsi quanto bastava al ramo su cui il gatto stava appollaiato. Gli occhi ambrati del gatto si fissarono su di lui, annoiati, sembrava sul punto di addormentarsi.
Stranamente, con lui i gatti erano sempre stati molto tranquilli, quindi quando Lev avvicinò un braccio per accarezzarlo quello non si mosse di un centimentro, godendosi anzi le coccole mentre [T/n] ancora richiamava Lev, pregandolo di scendere, preoccupata.
Quando Lev riuscì a prendere il gatto, ancora intontito dal sonno e dalle coccole del ragazzo, si calò attentamente giù dall'albero, con grande sollievo della [c/c], che però si lasciò scappare un piccolo urlo quando vide Lev scivolare e cadere tra i cespugli attorno all'albero dopo aver mancato con il piede un ramo.
[T/n] si precipitò con il cuore in gola verso i cespugli, ma prima ancora che potesse inginocchiarsi all'altezza di Lev, lui era già bello che in piedi, qualche foglia tra i capelli e un pò di terra sull'uniforme sportiva, con il gatto tra le braccia, tranuillo ma con uno sguardo che sembrava quasi imbronciato.
"Stai bene?"
Lev le sorrise smagliante, quasi non fosse mai caduto da un albero, e annuì allegro.
"Si, certo!"
Il suo tono sereno tranquillizzò la ragazza, permettendole di soffermarsi di più sul viso di Lev.
Prima, in palestra, non aveva potuto notare da lontano i suoi occhi verdi, quasi del colore degli smeraldi, e ne rimase incantata. Sembravano veramente delle gemme splendenti.
Ma guardando i suoi bellissimi occhi, si rese anche conto della terra che aveva sulla guancia e sorrise.
"Aspetta, sei tutto sporco!"
Lev ridacchiò tranquillo. "Non ti preoccupare!"
[T/n], mentre tirava fuori un fazzoletto dalla borsa, lo guardò con un sopracciglio alzato.
"Sul serio? Sei appena caduto da un albero, è ovvio che mi preoccupi!"
Gli si avvicinò con il fazzoletto in mano e gli pulì la guancia, per poi togliergli le foglie dall'uniforme e dai capelli.
Lev nel mentre si lasciava fare, abbassandosi un poco per permetterle di pulirlo.
Gli piaceva come lo toccava, aveva un tocco delicato, gentile, niente in confronto a tutte le botte che si prendeva sul culo agli allenamenti.
Si sentiva quasi come un gatto che veniva coccolato.
"Ecco fatto!"
Lev si riprese dal suo momento di spaesatezza e si rialzò dritto, notando come lo sguardo della ragazza fosse fisso sul gatto.
"Adesso è tranquillo, puoi accarezzarlo."
[T/n] alzò lo sguardo verso di lui, incerta.
"Non so... Vedi, ironicamene i gatti non riesco ad avvicinarli. Ogni volta che ci provo, scappano, è come se avessi addosso un repellente." Rise un pò, ma Lev poteva vedere che la cosa non la faceva stare bene.
Ci pensò su per un attimo prima di sorriderle tranquillamente.
"Adesso però ci sono io! Di solito piaccio molto ai gatti, quindi magari se lo accarezzi non scapperà. Prova, dai!"
[T/n] lo guardò incerta, ma venne incoraggiata dal suo sorriso e dai suoi occhi sicuri e, anche se ancora molto sulla difensiva per paura che il gatto saltasse addosso a qualcuno dei due, avvicinò la mano verso il suo muso e riuscì ad accarezzarlo senza difficoltà.
Il suo viso si illuminò e le uscì di bocca una risata. Era la prima volta che toccava un gatto!
Sorrise smagliante, volgendo lo sguardo verso Lev, come fa un bambino quando vuole far vedere una cosa a qualcuno, e Lev le sorrise a sua volta, avvicinandosi di più a lei con il gatto.
[T/n] riuscì persino a sentire il gatto fare le fusa prima che il gatto decidesse che era ora di andarsene, scendendo con tranquillità dalle braccia di Lev nascondendosi poi tra i cespugli fra i quali era caduto prima con il ragazzo.
I due lo guardarno andarsene e poco dopo [T/n] iniziò a saltare felice, aggrappandosi poi al braccio di Lev, continuando a saltellare.
"Hai visto? Hai visto? Non mi era mai successo! Era così carino! Ha fatto pure le fusa!"
Lev rise senza filtri davanti alla sua eccitazione per un gatto e continuò a ridacchiare fino a che non si fu calmata.
"Grazie, Lev! Certo, non c'era bisogno che ti arrampicassi e poi cadessi dall'albero, però grazie!"
Vederla così felice fece battere forte il cuore di Lev che continuò a sorridere, quasi gli facevano male le guance.
"Di niente! Possiamo venire qui anche domani se vuoi!"
Vide i suoi occhi risplendere dalla felicità.
"Davvero? Si!"
"Allora va bene!"
"Ah, comunque il tuo nome me l'ha detto prima Tetsu."
I due presero a camminare verso il parcheggio delle bici e poi verso casa, continuando a parlare e a ridere come mai prima d'ora. A Lev facevano davvero male le guance per aver riso così tanto, ma non gli dispiacque affatto, gli era piaciuto molto passare del tempo insieme a lei.
La trovava genuina, felice come pochi, in grado di godersi fino in findo anche le piccole cose.
Gli piaceva come la sua risata gli riempiva le orecchie e gli faceva battere il cuore, allegro e spensierato ogni volta.
Si sentiva vivo, pieno di energie solo stando insieme a lei.
E anche dopo l'ultimo sorriso che si scambiarono quella sera, continuarono a sorridere e a ridere insieme, diffondendo la loro allegria come i fiori nel vento.
Dedicata a Creepy_Gaia_89
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