|Comfort| |Kōtaro Bokuto|
You're so golden
- Harry Styles.
Pioggia.
Ne cadeva così tanta che ogni goccia si confodeva nell'alluvione e cadeva così forte che il rumore era assordante. Ogni piccola goccia si scontrava con violenza contro il terreno, riunendosi con le altre sorelle in una pozza d'acqua unica. Ovviamente tutto questo davanti all'università di [T/n], appena uscita dall'ultima lezione della giornata.
Il cielo era grigio, oscurato da giganteschi comulonembi ruggenti e colmi di pioggia da sprigionare, mentre una leggera brezza aveva iniziato a soffiare, quasi intenzionata a raggelare le ossa. [T/n] stava lì, sotto al portico appena fuori dall'entrata dell'università, incredula davanti al brutto scherzo che madre natura le aveva riservato. Aveva letto quella mattina che ci sarebbe stata pioggia nel pomeriggio, certo, ma pensava sarebbe stata una pioggerellina leggera, di certo non un alluvione del genere. Si morse l'interno guancia annusando l'aria. Come se non bastasse, la pioggia il suo infimo lavoro lo fa in fretta, quindi bastarono quei venti minuti dopo l'inizio del temporale perchè l'aria si inumidisse ed appesantisse. [T/n] non odiava la pioggia, le piaceva guardare i temporali da dentro casa, al caldo, con una tazza di the a riscaldarle le mani, le piaceva anche l'odore di cui l'aria si impregnava dopo un acquazzone, ma se c'era una cosa che le faceva girare le palle era l'umidità, quella non la sopportava e mai l'avrebbe fatto.
Quel giorno i capelli le stavano anche bene: le era parso quasi come un miracolo come quella mattina, per truccarsi, si era raccolta parte dei capelli [c/c] con una molletta e, una volta finito di truccarsi, si era accorta quanto bene quella acconciatura fatta così per caso le stesse bene e aveva deciso di tenerla per tutta la giornata. Questa doveva essere la sua punizione per aver avuto fortuna quella mattina, la pioggia doveva essere una qualche punizione divina o puttanate simili.
Sospirò, sentendosi una folata di vento sbatterle in faccia, congelandole il naso.
"Ma porca troia, sempre a me 'ste cose, c'è io non so ma ti pare possibile.." Mormorò nel mentre che cercava le sue cuffie nello zaino, continuando a borbottare fra sè e sè.
Il solo pensiero di dover fare il tragitto di ritorno verso casa senza ombrello la faceva incazzare perchè, anche se quel giorno si era messa una giacca lunga di simil pelle, non aveva nemmeno il cappuccio, quindi sarebbe di sicuro tornata a casa zuppa e incazzata.
Si infilò le cuffie con uno sbuffo e fece partire la musica, coprendo all'improvviso l'assordante scrosciare della pioggia, per poi guardare davanti a sè il diluvio universale caderle davanti agli occhi. Alzò gli occhi al cielo e, anche se ancora esitante, si buttò sotto la pioggia.
Quando la pioggia fredda la colpì mezzo secondo dopo la bocca le si aprì d'istinto per la sorpresa e prese un grande respiro, ma non si fermò e continuò a camminare a passo spedito mentre i capelli, che le si erano arruffati nel mentre che aspettava sotto al portico, si bagnavano piano piano, di goccia in goccia.
Qualche goccia le andò in viso e fu costretta a coprirsi gli occhi con una mano per evitare di essere accecata. Iniziò a rabbrividire, sentendo di più ora il vento che soffiava sui suoi vestiti bagnati. Continuava a camminare a passo spedito, sperando di arrivare a casa il prima possibile, ma doveva ammettere che, anche se non era stata per niente contenta di rischiarsi una bronchite, le piaceva particolarmente camminare sotto la pioggia con la musica a mille nelle orecchie. Forse farlo con un ombrello in mano sarebbe stato meglio, ma anche inzupparsi aveva il suo fascino, e quasi si stava divertendo.
Cercò di affrettarsi attraverso il viale alberato che la separava dal centro della città; la primavera stava per arrivare e gli alberi attorno a lei stavano già iniziando ad avere i primi boccioli, mentre altri erano già ricoperti da sgargianti fiori rossi, scossi leggermente dal vento primaverile.
Il loro profumo era coperto dall'acre odore della pioggia, ma i loro brillanti colori contrastavano il grigio di quel pomeriggio, attirando la sua attenzione, facendole spuntare un piccolo sorriso.
[T/n] amava guardarsi attorno e vedere la natura cambiare, le piaceva notare i particolari e godersi ciò che la circondava ogni tanto. In quel momento, con la pioggia, i riflessi della luce nelle pozzanghere, i fiori rossi appena sbocciati, l'odore del temporale e la musica nelle orecchie, le parve di essere l'unica al mondo; era una ambientazione così surreale che quasi si scordò di avere un corpo fisico.
Infatti non sentì affatto la pioggia smettere di scontrarsi contro il suo corpo e, prima di quello, con la musica nelle orecchie, non sentì nemmeno il suo nome venir urlato un paio di volte. Fu il suo fidanzato a riportarla alla realtà.
"[T/n]! Ti sto chiamando da cinque minuti!" Kōtaro le tolse le cuffie, sorprendendola e facendole fare un piccolo salto, portandosi una mano al petto, ma non appena vide il dolce viso del suo fidanzato tirò un sospiro e fece un grande sorriso, notando solo in quel momento il grande ombrello che Kōtaro stava reggendo sopra di loro.
"Oh, mio salvatore!" Esclamò drammaticamente, portandosi il dorso della mano destra alla fronte, imitando una qualche donzella dell'ottocento.
Kōtaro rise, sfilandosi la giacca per poi metterla in testa alla fidanzata, sfregandole i capelli in un goffo tentativo di asciugarglieli.
"Ti sto inseguendo da almeno 5 minuti gridando il tuo nome, da quando sei così veloce?"
La [c/c] sorrise con le guance e il naso rossi per il freddo mentre si stringeva addosso la giacca a vento di Kōtaro, rimasto con una felpa pesante addosso.
"Scusa, mi ero incantata." Era una cosa che le succedeva spesso, si perdeva a guardarsi attorno, a pensare a qualcosa ed era come se perdesse ogni altro senso.
Kōtaro le sorrise dolcemente, conoscendola ormai come il palmo della sua mano, e le tolse i capelli bagnati dal viso prima di scoccarle un leggero bacio sulle labbra gelide.
"Forza, forza," Disse prendendola per mano "dobbiamo sbrigarci a tornare a casa prima che ti prenda qualcosa!"
La mano di Kōtaro era grande e calda, il solo contatto aveva fatto venire i brividi sulla schiena a [T/n], ma sentire il suo calore pervaderla le dava conforto, così tanto che per un secondo le era passata per la mente l'idea di addormentarsi.
Si appoggiò al braccio del fidanzato mentre camminavano a passo spedito, mano nella mano, sotto la pioggia primaverile. Aveva ancora tanto freddo, i capelli le si erano appiccicati al viso e quasi non si sentiva più il naso, ma era colma di una gioia indescrivibile, ed avere il fidanzato lì accanto a lei le scaldava il cuore. Quel semplice momento sotto la pioggia ad osservare la natura tutt'attorno a lei le aveva dato così tanta felicità che sentiva sarebbe stato uno spreco non condividerla con Kōtaro, così lo fermò.
"Kō, aspetta un attimo."
Kōtaro si voltò verso di lei, confuso nel vederla tirare fuori le sue cuffie dalla giacca.
Ridacchiò.
"Ma che fai?"
"Aspetta un attimo!" Rise anche lei, infilando le cuffie nell'attacco del telefono e mettendosene una.
"Mettiti questa." Kōtaro inclinò la testa, interdetto, ma non se lo fece ripetere due volte e si infilò l'auricolare con un sorriso sulle labbra.
"Prima mi sono incantata a guardarmi attorno con la musica nelle orecchie, no? Ed è stata una figata pazzesca, ti giuro è stato bellissimo, devi provare."
Kōtaro rise con una nuova luce negli occhi, mettendosi spalla contro spalla con la fidanzata.
"Va bene, cosa devo guardare?" Disse, iniziando già a guardarsi attorno mentre [T/n] gli sistemava la cuffia, prendendosi un momento per guardarlo da vicino.
Era così bello averlo con sè. Kōtaro era così curioso, aperto ed allegro che da quando si era infilato nella sua monotona vita tutto era cambiato, lei in primis. Gli era così grata che non avesse obbiettato all'idea di mettersi le cuffie e che le avesse dato retta che quasi le venne da piangere. Avere Kōtaro vicino era così confortante che ogni preoccupazione si sgretolava a terra come una goccia di pioggia.
[T/n] sorrise ampiamente, gli occhi lucidi e fece partire la prima canzone in coda nella playlist.
"Puoi guardare qualunque cosa attiri la tua attenzione."
Gli occhi di Kōtaro guizzavano da una parte all'altra quasi come quelli di un predatore alla ricerca della preda, fio a quando non si posarono su un passerotto su un ramo in fiore, che si scrollava la pioggia di dosso.
"Guarda!" Sussurrò, come se il passerotto potesse sentirlo.
[T/n] ridacchiò, indicando poi la pozzanghera sotto l'albero, notando il riflesso, movimentato dalle gocce di pioggia, del passerotto.
I due sorrisero, continuando ad indicare qualunque cosa li incuriosisse, incantandosi davanti ad ogni piccolo particolare, non sentendo nemmeno più il freddo pungente. E con le labbra rosse, nel mezzo di una risata, [T/n] scoccò un bacio sulle labbra di Kōtaro, sorridendogli poi dolcemente, accarezzandogli la guancia con le mani gelide.
Kōtaro le sorrise di rimando con gli occhi che brillavano, toccandole una mano con la sua, calda, e avvicinandola a sè con l'altra, lasciando cadere a terra l'ombrello per baciarla un'altra volta, esponendoli entrambi alla pioggia. L'ombrello cadde a terra, iniziando a raccogliere pioggia, il passerotto iniziò a pulirsi le ali, qualche petalo rosso cadde a terra e la vita continuava attorno a loro due, uniti in quell'abbraccio, che invece si sentivano gli unici al mondo, con la musica appena udibile e il freddo appena percepibile in confronto al calore che emettevano i loro corpi insieme. Kōtaro si scostò per riprendere aria, iniziando subito dopo a scoccarle baci a stampo dovunque vedesse una goccia di pioggia, venendo poi fermato con una risata da [T/n].
La musica ricominciò a riecheggiare nelle loro orecchie e [T/n] prese per mano Kōtaro, iniziando a muoversi goffamente da destra verso sinistra, canticchiando le parole della canzone, mentre Kōtaro la guardava divertito, iniziando ad imitarla poco dopo, facendole fare una piroetta, ignorando tutto attorno a loro.
"Golden.. ta ra ra ra ta ta ra.." Continuavano ad interrompersi con delle risate a cuor leggero, ballando sotto la pioggia mentre il cielo tuonava, mano nella mano, sprigionando un confortante calore dall'unione delle loro mani, sempre unite.
Non mi ero resa conto che scrivere mi liberasse così tanto che quasi mi sono messa a piangere scrivendo questa shot. Bokuto è sempre stato e sempre sarà il mio comfort character, lo adoro e sono convinta che una persona con un carattere simile al suo tirerebbe fuori il meglio di me. Questa storia diciamo che è un po' ispirata a me, insomma in questi giorni non ha piovuto ma la mia vita ormai è monotona, non so più cosa fare, e questa è una fantasia che mi è venuta in mente stasera, pensando a come sarebbe bello se qualcuno così esistesse. Poi vabbè la storia della molletta vi giuro che è vera ieri sono andata in giro sono con quella.
Comunque, a questo punto non credo farò più richieste, ma solo cose che mi ispirano, mi sono resa conto che non devo scrivere per altri, ma per me stessa, è una cosa terapeutica per me, che non so come esprimere le mie emozioni, poi se ciò che scrivo piace agli altri che ben venga, due piccioni con una fava, però per prima cosa devo fare le cose che fanno stare bene me, e scrivere senza che mi faccia venire limiti di tempo o ansie è una di quelle.
Scusate quindi per questo mini sfogo o mini cheneso e grazie per la lettura!
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