Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

➥[005]

"Nella tana del lupo, e dell'hacker"

Nella periferia di Seoul, si trovano vecchi edifici frutto di politiche industriali non andate a buon fine lasciati a loro stessi, scheletri di un passato luminoso, simbolo del fallimento. Negli ultimi anni tali zone sono state soggette a progetti di riqualificazione territoriale che hanno avuto il merito di ridare nuova vita a questi complessi convertendoli in sofisticati loft.

In uno di questi vecchi edifici, fatto di mattoni rossi e grandi finestroni dall'aspetto per nulla raccomandabile, una ragazza minuta con i capelli rosa raccolti sulla sommità del capo impastava una pasta frolla profumata al limone, mentre nell'aria si diffondevano gli acuti della Regina della notte di Mozart. Indossava una lunga maglia di Superman sbiadita e dei vecchi e comodi leggings neri, ai piedi delle ciabatte di Sdentato, la furia buia di Dragon trainer.

Di fronte a lei, un ragazzo dai capelli castano scuri, muoveva agilmente le dita sulla tastiera del portatile appoggiato sul tavolo, il leggero sorriso che sfoggiava sulle labbra non sembrava accordarsi alla scritta sulla sua t-shirt: odio tutti.

Jelo sollevò i suoi occhi bicolore dall'impasto e guardò suo fratello ghignare davanti lo schermo, l'occhio dorato esprimeva curiosità, l'occhio nero sembrava invece esprimere una certa perplessità circa i pantaloncini con una fantasia di banane gialle che indossava. Diede gli ultimi tocchi alla pasta frolla, poi l'avvolse nella pellicola e la mise a riposare in frigo, andando poi a lavarsi le mani per rimuove i resti d'impasto.

Taehyung continuava a sghignazzare. Incuriosita si avvicinò a lui per cercare di capire cosa lo divertisse così tanto.

«Che stai facendo?» gli chiese avvicinandoglisi di soppiatto.

Suo fratello alzò di scatto lo sguardo dal computer gradandola sorpreso, doveva essersi così immerso in quello che stava facendo da non essersi accorto dei suoi movimenti.

«Niente» fu la risposta immediata e categorica.

La ragazza, per nulla convinta, si sedette di fronte il fratello e appoggiò il mento sulle mani guardandolo insistentemente. Aveva questa particolare capacità che Taehyung non riusciva proprio a spiegarsi ma a cui finiva sempre per soccombere. Si metteva lì e lo fissava sorridente, senza proferire parola e il ragazzo, senza rendersene conto, iniziava a parlare. Non era facile dirle di no, per nulla. Se voleva sapere qualcosa si attaccava come una piattola addosso e non mollava la presa finché non otteneva quel che voleva.

Quindi perché procrastinare qualcosa di invitabile?

Di mala voglia inizio a spiegarle perché passasse il suo pomeriggio a deridere un detective della polizia di Seoul che probabilmente lo stava maledicendo dall'altro lato della città.

Jelo lo ascoltava attenta, cogliendo sfumature nascoste tra le parole apparentemente noncuranti di Taehyung. Suo fratello era intrigato da quella storia.

«... e messo questo annuncio, pessimo davvero, solo per chiedere il mio aiuto»

«A cosa gli servi tu?» gli domandò curiosa.

Taehyung riportò lo sguardo sullo schermo e rispose laconico. «Non riescono ad aprire una pendrive».

Jelo lo guardò perplessa, certo la polizia non era esattamente un esempio di efficienza, ma quanto meno avrebbe dovuto essere in grado di aprire una pendrive, anche se protetta da password. Taehyung, interpretando correttamente la sua espressione, sorrise e si ritrovò, suo malgrado, a difendere il detective.

«A quanto pare, appena la pendrive viene inserita, mette fuori uso il computer» le spiegò.

Alla ragazza si illuminarono gli occhi, adorava le cose che distruggevano altre cose. «Ma dai?!? Non vedo l'ora di vederla! Chissà come l'hanno creata e cosa innesca la distr...»

«Ferma, ferma, ferma. Non la vedrai» la interruppe prontamente il fratello. Meglio evitare che si facesse strane idee.

La sorella a quel deciso diniego mise il broncio e si alzò in piedi di scatto. «Perché?!»

Taehyung alzò teatralmente gli occhi al cielo emettendo un sospiro esasperato. «Perché, ovviamente, non ho accettato».

«Dovresti!» esclamò Jelo per nulla soddisfatta dalle risposte che stava ricevendo.

«Con la polizia? Io? Un black hat? Non penso proprio».

Suo sorella doveva essere impazzita se credeva davvero che un black hat come lui potesse collaborare tranquillamente con le forze dell'ordine.

«Se ti ha contattato vuol dire che non è un problema per loro a quanto pare e poi nessuno dei tuoi crimini è perseguibile legalmente, nessuno ha delle prove contro di te» gli fece notare lei.

«Non funziona così. Entrare in contatto con loro mi esporrebbe troppo e inoltre, il detective, qualche prova potrebbe avercela. Ho fatto un giro nel suo computer ed ho trovati molti dati riguardanti V, ossia io. Ho cancellato tutto ma sono sicuro che è stato abbastanza intelligente per fare delle copie». Scese un breve silenzio dopo che ebbe pronunciato quelle parole. Nessuno era mai risalito a lui e che a riuscirci fosse stato un detective che adesso sembrava voler il suo aiuto... non era rassicurante.

Taehyung era sospettoso di natura e non aveva alcuna fiducia nelle persone. Tutti nascondevano qualcosa, senza alcuna eccezione. Il web era un ottimo posto dopo trovare i segreti vergognosi della gente. Ad esempio, non era poi così facile risalire agli autori dei messaggi lasciati su siti per le confessioni. Così come era facile scoprire qualche kink sessuale scavando nella cronologia di un browser. Le persone erano molto più esposte di quanto credevano. L'unico modo per tenere un segreto al sicuro era non parlare, mai.

Che questo detective fosse riuscito a mettere insieme tutte quelle informazioni su di lui non gli piaceva per niente. Non era tranquillo. Per questo l'aveva contattato.

«A maggior ragione è il caso che tu lo ricontatti». Sua sorella interruppe i suoi pensieri per guardarlo con serietà.

«Che vuoi dire?» le chiese confuso.

Jelo tornò a sedersi di fronte a lui puntandogli gli occhi bicromatici addosso. «Devi capire cosa sa e cosa ha esattamente in mano. La pendrive potrebbe essere un buon espediente per ingraziartelo».

Ricambiò scettico il suo sguardo. «Tu vuoi solo mettere le mani sulla chiavetta».

«È vero» confermò la sorella senza alcuna remora, «ma voglio anche restare qui. A Seoul. So già che inizierai a farti mille paranoie su questa cosa e alla fine prima che me ne renda conto ci ritroveremo a fare i bagagli e trasferirci di nuovo. Quindi, ti prego, cerca di risolverla in un altro modo... per me?»

Jelo non aveva torto, Taehyung lo sapeva. Era fatto così, non poteva fare a meno di allentarsi quando qualcosa si avvicinava troppo a loro e alla loro vita.

Lui, in Corea, non è che ci volesse tornare ma Jelo aveva tanto insistito e lei aveva finito per accontentarla. Le aveva fatto promettere però che al primo segno di pericolo avrebbero fatto armi e bagagli e avrebbero lasciato quel paese senza discutere.

E avrebbero collezionato il loro ventiquattresimo trasferimento.

Sospirò per rilasciare la tensione che non si era nemmeno reso conto di aver accumulato. Le aveva anche promesso che questa volta ci avrebbe provato, a restare.

«Comunque non posso» le fece presente. «Dovrei andare fisicamente lì per analizzare la pendrive».

E a Taehyung non piaceva incontrare gente. Anzi, a Taehyung non piaceva la gente.

Jelo lesse preoccupazione negli occhi di suo fratello, certo che sapeva che lui non poteva recarsi lì di persona, ma ciò non voleva dire che non avrebbe potuto metterci le mani su quella pendrive.

La ragazza normalmente non avrebbe fatto pressioni su di lui affinché facesse qualcosa che non voleva, ma Taehyung in quei giorni si era mostrato ancora più insofferente e annoiato, quelle battute scambiate con il detective gli avevano risollevato il morale e inoltre poteva vedere chiaramente che quel problema apparentemente irrisolvibile lo incuriosiva parecchio, altrimenti che senso aveva il fatto che aveva cercato in ogni anfratto degli archivi online della polizia per scoprirne qualcosa di più.

«Non ci devi andare di persona, se decriptarla è veramente così difficile da rendere necessario l'aiuto di un hacker, probabilmente, se la imponi loro come condizione, accetteranno di consegnartela temporaneamente» provò a proporgli.

L'incertezza attraversò gli occhi del ragazzo, l'idea lo allettava parecchio.

«Non accetteranno mai, è una prova ufficiale ed è fondamentale per la risoluzione del caso» negò comunque.

«Tu chiediglielo, male che vada il detective simpatico ti dirà di no» provò di nuovo a fargli cambiare idea. Jelo non era una che si arrendeva facilmente.

Taehyung alzò un sopracciglio perplesso. «Tu che ne sai che è simpatico?»

«Perché hai riso come un deficiente per venti minuti buoni grazie a lui e tu non ridi quasi mai».

«Ridevo della sua stupidità e comunque sempre gentile tu».

«Seeeenti, io lo faccio per te. Ora, la vuoi la tua crostata preferita sì o no?»

Lui annuì con un cenno del capo. Certo che la voleva.

«Allora muoviti a contattare il tuo detective».

«Non è il mio detective».

Ciononostante, Taehyung mandò quel messaggio. C'erano davvero poche cose che sua sorella non era in grado di fare, ovviamente manipolarlo non era una di quelle. E nemmeno la crostata al limone.

Detective, sei pronto ad ascoltare le mie richieste?

***

Quella sera, tornato a casa, Hoseok ebbe a malapena il tempo di riordinare prima che la sua fidanzata bussasse alla porta.

Maledicendo sottovoce Yoongi si limitò a far sparire il portatile e andò ad aprire.

Hyejin era bella come sempre, con i lunghi capelli castani sciolti ad incorniciarle il viso minuto e delicato, la figura magra e slanciata che si stagliava nella cornice della porta illuminata dalle luci del corridoio. Le diede un leggero bacio sulla guancia e sorridendole si fece da parte per farla entrare.

Lui e Hyejin si erano conosciuti ad un incontro combinato organizzato dalle loro madri, entrambe a quanto pare, desiderose di vederli accasati.

Hoseok non aveva avuto nulla in contrario, d'altronde con il suo lavoro raramente riusciva ad incontrare qualcuno con cui riuscire ad immaginare di costruire una famiglia. L'uomo era andato a quell'appuntamento senza particolari aspettative ma dopo aver passato una piacevole serata a chiacchierare, entrambi si erano trovati d'accordo con il continuare a vedersi e così erano passati sette mesi.

Ormai stavano insieme e si trovavano bene. Heyjin, come in quel caso, passava spesso da casa sua la sera dopo aver smontato dal suo turno dall'ospedale e gli portava del cibo fatto in casa per poi passare la notte da lui.

Se Hoseok avesse dovuto descrivere la loro relazione, l'avrebbe paragonata ad un libro già letto che si ritorna a rileggere con piacere sapendo già tutta la storia. Per lui era l'ideale potersi ritagliare qualche ora a settimana in compagnia della sua dolce fidanzata e smettere di pensare a tutto quello che vedeva a lavoro.

La loro era una routine collaudata oramai, dopo aver mangiato il cibo cucinato da Heyjin, se ne stavano sul divano a vedere qualche commedia romantica, o meglio Hoseok cercava di seguire il film ma finiva inevitabilmente con l'appisolarsi, e poi facevano l'amore. Rilassati e appagati, si addormentavano. Hoseok non vedeva alcun motivo per cambiare quello stato di cose, certo un giorno si sarebbero sposati, immaginava, ma quel momento gli sembrava sempre così lontano da non preoccuparsene più di tanto.

«Com'è andata la tua giornata?» gli chiese sorridente Heyjin mentre tirava fuori i contenitori del cibo fuori dalle buste.

«Nulla di speciale, stiamo ancora lavorando sullo stesso caso ma siamo bloccati ad un punto morto». Hoseok non aveva voglia di parlare di lavoro con lei, preferiva che quelle parti della sua vita restassero separate, che il suo tempo con Heyjin fosse la sua oasi di pace in mezzo al deserto.

«Ora non ci pensare, vieni a sederti ho preparato il tuo piatto preferito».

Hoseok, come ogni volta che Heyjin andava a fargli visita, scacciò le preoccupazioni per il lavoro e si sedette a tavola, pronto a gustarsi del buon cibo e a passare qualche ora rilassante e tranquilla.

Quella volta però le cose andarono diversamente.

Hoseok decise di dare la colpa al film noioso che Heyjin aveva scelto di vedere dopo aver mangiato.

Sdraiato sul divano con la sua fidanzata non riusciva a smettere di pensare al caso su cui stava lavorando, e in special modo, non riusciva a smettere di pensare a come poteva convincere V a collaborare con loro. Frustrato da quella situazione, ed essendo convinto che l'hacker fosse l'unico in grado di aiutarli, prese il cellulare tra le mani; avrebbe cercato di contattarlo anche se il numero risultava ormai disabilitato ma sbloccando lo schermo notò un messaggio non letto.

Detective, sei pronto ad ascoltare le mie richieste?

V lo aveva ricontattato. Eccitato si alzò dal divano e lasciò Heyjin concentrata a guardare il film per dirigersi nella sua camera da letto.

Sì.

Aspettò con impazienza una sua risposta spostandosi irrequieto da un lato all'altro della stanza.

Ce ne hai messo di tempo a rispondere.

Hoseok si lanciò sul letto e si sistemò sui cuscini, sarebbe riuscito a convincerlo.

Ero occupato, ma dimmi cosa vuoi?

Mi hai incuriosito detective, ma ho delle condizioni, se non verranno accettate allora non se farà nulla.

Cosa hai in mente?

Dovrai spedirmi la pendrive detective e mandarmi foto delle ossa.

Scordatelo.

Allora ciao.

Aspetta!

Potremmo incontrarci solo io e te e lavorarci, se non vuoi venire alla stazione di polizia.

Detective, anche tu sei un poliziotto. Inoltre a me la gente non piace e tu sei una persona.

Grazie al cazzo, che ti aspettavi che fossi, una zucchina?

Linguaggio. È così che si esprime un pubblico ufficiale?

Non sono in servizio. Quindi vediamoci così potrai sbloccare quella maledetta pendrive.

Niente da fare, o me la spedisci, o sarai destinato a distruggere tutti i computer in possesso della polizia. Non me ne starò seduto a farmi fissare mentre ci lavoro su.

Ti ho detto che ci saremo solo io e te. Non avrai niente da temere.

Mia cara zucchina, gli umani non mi piacciono. E nemmeno le verdure impertinenti.

Perché tu cosa saresti? Un cetriolo?

La tua ragazza sa di questa tua ossessione per le verdure dalla forma fallica?

Mio caro cetriolo, in effetti la scelta non vederci ha senso, perché potrei infilartela su per il culo una zucchina.

Se stai cercando di allettarmi con bollenti promesse non funziona, ma ti do una dritta: generalmente quello che infila qualcosa sono io.

Non stavolta.

Detective questa conversazione non sta andando da nessuna parte, se escludiamo il manifestarsi del tuo feticismo per le verdure dalla forma allungata. La mia non era una proposta. Se vuoi la mia collaborazione dovrai spedirmi quella pendrive.

Tu piccolo figlio di...

Impossibile inviare il messaggio, questo numero non è attivo.

Hoseok lanciò infastidito il cellulare sul letto; come avrebbe fatto a convincerlo se ogni volta cambiava numero?!? E aveva parlato di zucchine e cetrioli? Davvero? Con un cadavere steso su un freddo tavolo da autopsia che aspettava di ricevere un'identità? Si stava rincoglionendo, non c'era altra spiegazione.

Venne distratto da un leggero bussare alla porta, Heyjin la socchiuse leggermente e fece capolino da dietro di essa.

«Hoseok tutto bene?»

«Sì, scusami. Era una questione di lavoro». Si alzò dal letto e una volta raggiunta la prese tra le braccia baciandola sulle labbra.

«Il film è finito?»

«Sì».

«Beh che ne dici di fare qualcosa di più interessante ora?»

Heyjin si limitò a sorridere e a ricambiare il suo bacio.

Più tardi, quella stessa notte, con la sua fidanzata stretta tra le braccia, Hoseok si ritrovò di nuovo a pensare a quell'hacker. Non importa quanto tempo ci sarebbe voluto, l'avrebbe convinto a collaborare con loro. Districandosi dall'abbraccio, prese il cellulare e aprì la chat.

Pur sapendo che il numero non era più attivo mandò lo stesso un messaggio. Sperando si non star per fare una cazzata e fottersi la carriera.

Ti darò le pendrive ma, se la vuoi, dovrai venire a prendertela dalle mie mani.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro