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Capitolo secondo

Avete presente quando, appena svegli, sapete che c'è qualcosa che non va, ma non ricordate cosa e vorreste semplicemente ritornare a dormire dimenticando le vostre preoccupazioni?
Be', è esattamente così che mi sento questa mattina, quando apro gli occhi.
Certo, mi sento così ogni singolo giorno da quando avevo undici anni, ma oggi la sensazione è più persistente.
<<Madison, alzati, non vorrai fare arrabbiare Nightmare!>> mi grida Avery dal bagno, rispondendo senza saperlo alla mia tacita domanda sul perché oggi mi sento inquieta.
Nightmare; ecco la ragione della mia angoscia.
Ieri l'ho fatto arrabbiare di brutto e non è un tipo molto magnanimo.
Per niente.
Seppellisco la testa nel cuscino e emetto un gemito strozzato.
<<Tutto ok?>> mi chiede la mia compagna, uscendo dal bagno.
Non vorrei dirglielo, ha già molte preoccupazioni di suo, ma devo sfogarmi e perciò le racconto tutto.
<<Sei messa male>> afferma quando finisco di parlare.
<<Grazie per avermi confortato!>>
<<Non sono la persona migliore per consolare le persone. Sei tu quella brava nel capire la gente.>>
<<Vorrai dire che sono io quella intelligente!>>
<<Ma stai zitta>>.
Avery mi dà un pugno scherzoso sul braccio e poi, dopo essermi cambiata velocemente, ci dirigiamo alla mensa per fare colazione.
La mensa è costituita da un'enorme sala dove ci sono piccoli tavolini con sedie spaiate.
Sono quasi tutti occupati e questo significa che siamo una settantina di persone.
E non è poco.
Considerando poi che la maggior parte di loro si è unita a Nightmare spontaneamente, abbandonando i loro cari solo per essere riconosciuti parte di qualcosa, la situazione non è delle migliori.
Io e Avery siamo le uniche che sono qui non di propria volontà, o almeno così sappiamo.
Sospettiamo che ci siano molti altri ragazzi che vorrebbero andarsene, ma non ne siamo sicure e di certo non azzerderemo nulla.
Nonostante lo odi, anche Avery ha paura di Nightmare.
D'altronde, chi non ce l'ha?
Ci sediamo a un tavolino e iniziamo a mangiare, ma veniamo interrotte da Nightmare che entra a passo di marcia nella stanza.
<<Evidentemente doveva andarci lui in guerra, al posto del fratello; è una specie di soldato perfetto>> sussuro a Avery, facendola ridacchiare.
Smette subito, però, quando Nightmare avanza verso di noi e mi apostrofa con aria arrogante: <<Madison Ross!>>.
È già capitato che venisse in mensa, ma non ha mai rivolto la parola a uno di noi in particolare e non sono per niente felice di avere questo primato.
<<S-sì?>> balbetto.
<<Il tuo comportamento di ieri è stato oltraggioso e sono sicuro che saprai bene che molti altri ragazzi se ne sono andati per molto meno>>
Se non fosse per la gravità della situazione scoppierei a ridere.
Andati? Ma chi vuole prendere in giro?
Sappiamo tutti che nessuno lascia vivo questo quartiere; d'altronde Nightmare non può permettersi di essere denunciato.
La condanna per i traditori è la morte e lui ne è a conoscenza.
<<Tu, però, non sei come tutti gli altri, hai molto più potenziale e perciò resterai qui>>.
"Ma che bello" penso, ironica.
Non voglio morire, ma non sopporto più questa situazione.
<<Ci sarà comunque una punizione>> aggiunge e mi sento sprofondare.
L'ultimo ragazzo che è stato punito ha dovuto lavorare diciotto ore su ventiquattro per una settimana.
È quasi morto per la stanchezza.
<<Dovrai scovare un hacker professionista in una settimana e se non ci riuscirai, be', in quel caso, non posso garantirti che mangerai di nuovo qui tra sette giorni>> detto questo se ne va, lasciando tutta la mensa attonita.
Passano cinque secondi di silenzio e poi tutti i ragazzi iniziano a parlare.
Alcuni mi incoraggiano, ma hanno gli sguardi pieni di compassione, mentre altri mi sussurano malignamente che non c'è la farò.
Ma che scoperta!
Piano piano la mensa si svuota e rimango sola con Avery, che non ha ancora detto niente.
Sa che non posso farcela: gli hacker professionisti sono pochissimi e la maggior parte di loro è già stata assoldata dal governo.
<<Come facciamo?>> mi chiede.
<<Tu non c'entri Avery, stanne fuori>> so che mi vuole aiutare, ma in questo momento vorrei semplicemente crogiolarmi nell'autocommiserazione, e anche scoppiare a piangere.
<<Voglio solo aiutarti!>> ribatte.
<<Non voglio il tuo aiuto!>> urlo.
Non è vero, ovviamente, ma non sopporto la sua pietà.
È una persona fantastica e probabilmente non la merito, però non voglio la sua compassione.
<<E allora arrangiati!>> sbotta, perdendo la pazienza.
Poi si alza e mi lascia da sola in mensa.
Ha ragione e io ho torto, come sempre.
Vorrei raggiungerla e scusarmi con lei, ma l'unica cosa che faccio è mettermi a piangere silenziosamente, con la testa tra le braccia.
Questo non significa che mi arrendo; mi concedo solo un attimo per lasciarmi andare.
Ma è solo un attimo (anche se vorrei che durasse di più) e poi mi alzo e mi dirigo alla mia postazione.
Ci sono altre tre persone nella stanza dove si trova il mio computer: Avery, che mi ignora completamente e altri due ragazzi, Robert e Andrew.
Questi ultimi continuano a lanciarmi sguardi carichi di pietà e alla fine della prima mezz'ora di lavoro già non li sopporto più.
Per questo prendo il portatile e mi dirigo in camera mia, sperando che la mancanza di distrazioni mi aiuti a trovare l'hacker che mi ha richiesto Nightmare.

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