Capitolo diciassette
Camila pov
Appoggiai la testa contro lo schienale della mia seduta. Avevo inserito un film che ora si riproduceva sul piccolo schermo, ma non avevo seguito molto la trama, anzi, per nulla.
L'aero volava sopra le nuvole, facendo apparire i paesaggi così distanti che sembravano quasi surreali, l'assenza di persone, impercettibili ad occhio nudo, faceva sembrar sì che la Terra fosse disabitata; che gli unici esseri viventi fossero i presenti su quel volo.
Mi perdevo nella vastità celeste che si espandeva sotto di me, che andava assottigliandosi fino all'orizzonte tondeggiante.
Avevo viaggiato spesso in aereo: per spostarci da un posto all'altro, con il gruppo. Praticamente vivevamo sopra quel colosso che si ergeva leggermente sopra la troposfera, ma poche volte mi ero goduta davvero il panorama.
Avevo iniziato ad ammirare dall'oblò solo durante i viaggi che avevo intrapreso da solista.
Perché non l'avevo fatto prima?
Perché ero impegnata nel bagno di servizio, con Lauren...
«Questo posto è fottutamente stretto.» Inveii Lauren, allargando le braccia per constatare la larghezza minima del bagno.
«Perché continuiamo a fare sesso qui?» Chiese, inarcando un sopracciglio sprovveduta di una risposta.
«Ehm... perché è estremamente eccitante venire ad alta quota?» Provai ad ipotizzare, aggrottando la fronte.
Lauren ci rifletté per qualche istante, poi mosse la testa da una parte all'altra abbastanza soddisfatta della risposta e riprese da dove si era interrotta.
Mi sollevò leggermente da terra per farmi sedere sul lavabo e con un gesto rapido e brusco mi divaricò le gambe, portando subitamente una mano sulla mia intimità già bagnata.
Sorrise compiaciuta, notando come fossi già pronta per lei.
Con due dita spostò l'orlo delle mutandine su un lato ed entrò direttamente in contatto con la mia pelle umida.
Lanciai la testa all'indietro, sentendo una scossa percorrermi il corpo solo per il tocco naturale della sua epidermide contro le mie labbra.
Con la mano disegnò dei cerchi sul mio clitoride, prendendo un lembo della pelle del mio collo fra i suoi denti e tirandolo verso di se.
Gemetti incontrollabile e chissene frega se ci trovavamo su un aereo di linea e c'erano almeno un centinaio di persone sedute oltre la porta.
«Controllati Camz... Altrimenti ci sentiranno.» Sussurrò sensualmente al mio orecchio, passando subito a mordere il lobo di esso per poi lasciare una scia di baci subito dietro.
«N-non... non ci riesco.» Riuscii a dire, respirando affannosamente.
Lauren ridacchiò e continuò la sua lenta tortura, riservando particolari attenzioni al mio clitoride.
Inarcai la schiena, sentendo un brivido percorre interamente il mio corpo.
Lauren rallentò il ritmo, come se non volesse interrompere a breve il suo lavoretto.
Con un dito entrò dentro di me, mentre con il pollice continuò a stuzzicare il punto di prima.
Mi piegai in avanti, immersi la testa nei suoi capelli e rilasciai andare un gemito strozzato che fece sospirare anche lei.
«L-Lauren...» Balbettai in un sospiro mozzato. Non riuscii ad aggiungere altro, in mancanza di ossigeno, ma lei comprese la mia richiesta anche se incompleta.
Aumentò il ritmo del polso, spingendo più in profondità le dita. Sfiorò ogni punto al mio interno, soffermandosi su uno particolarmente sensibile.
Mi aggrappai disperatamente ai suoi capelli, stringendoli in due pugni stretti che mi ritrovai a tirare all'indietro mentre il mio corpo si contorceva e rilasciava gli umori sulla sua mano.
Con lo sguardo, ora rivolto verso l'alto perché aveva reclinata all'indietro la testa per la presa che esercitavo sulle sue ciocche, cercò il mio e quel guizzo che accese i suoi smeraldi mi fece tremare ancora di più.
La voce dell'altoparlante mi avvertì che eravamo appena arrivati. Non mi ero nemmeno resa conto che eravamo in procinto di atterraggio tanto ero immersa nei ricordi.
Se avessi potuto riprendermeli, se avessi anche solo potuto riviverli per un istante; riassaporare le sue labbra, rammentare il suo tocco, demarcare il suono del suo respiro... Avrei dato tutto per un solo istante.
Composi il numero di Sofia, avendole promosso, prima di partire, che l'avrei chiamata appena arrivata.
«Sei atterrata?» Domandò, rispondendo all'avviso di chiamata quasi istantaneamente.
«Sì. Sono ancora in aeroporto. Avvisi tu la mamma?» Chiesi, dirigendomi a fatica verso l'uscita per la calca di persone che pullulava nell'atrio.
«Ceeerto...» Disse, prolungando la parola come se volesse prendere tempo prima di asserire altro.
«Mi saluterai Lauren?» Domandò a tono basso, vergognandosi un po' per quella richiesta, ma non potendo reprimere l'esigenza di porla.
Rallentai il passo, abbassai lo sguardo sulle punte delle scarpe bianche e mugolai per qualche secondo, prima di assicurarle che le avrei portato i suoi saluti.
«Grande! Dille di scrivermi, se le va.» L'eccitazione era chiara nella sua voce e non potei fare a meno di sorridere nel sentirla allegra.
Sofia non si era tenuta in contatto con Lauren da quando avevo lasciato la band, ma ogni volta che la chiamavo non faceva altro che ribadire quanto le mancasse avere una conversazione con la corvina.
Non sapevo mai che rispondere.
La nostra rottura non era colpa di Sofi, ovviamente, ma chissà come sarebbe stato strano per Lauren parlare con la sorella della sua ex...
«Glielo farò presente.» Dissi, varcando la soglia dell'uscita dove mi aspettava una macchina per accompagnarmi al pullman dove mi sarei riunita con le altre.
Mentirei se dicessi di non essere stata felice nel sapere che stavo per rivedere Lauren, ma mentirei anche se omettessi di non essere stata spaventata.
Non sapevo come si erano evolute le cose in mia assenza.
Lauren era tornata con Lucy? Stavano insieme... di nuovo? Oppure era riuscita a perdonarmi e mi stava aspettando?
Un lieve sorriso contornò le mie labbra quando quest'ultimo pensiero raggiunse la mia mente, ma subitamente scrollai quella speranza di dosso. Non potevo permettermi di illudermi, altrimenti sarebbe stato ancora peggio scoprire la verità.
Salii in auto. Per tutto il tragitto non feci altro che ingannare l'ansia ticchettando le dita contro la borsa, o mordicchiandomi la guancia interna.
Ogni metro mi avvicinava a Lauren, ma allora perché mi sentivo ancora più lontana da lei di quando ero distante chilometri?
Arrivai in circa quindici minuti. L'autista mi aiutò a scaricare la valigia, dopodiché rimasi da sola nel parcheggio.
Respirai profondamente, come se fossero passati altri tre anni dall'ultima volta che ero andata via e non solo sei giorni.
Aprii lentamente la porta, facendo capolino per controllare l'interno.
Dinah era seduta sul divano e stava leggendo una rivista di gossip, mentre Normani si stava concentrando sul suo cruciverba e Ally la stava aiutando.
Non c'era ombra di Lauren.
Il mio cuore affondò nel petto: era carico di promesse che si erano già infrante solamente entrando nel pullman e non trovandola li.
Alla faccia del "non illudersi" Camila mi riproverò il mio subconscio machiavellicamente.
«Mila!» Urlò Dinah vedendomi entrare. Sfoggiai il miglior sorriso da repertorio che riuscissi ad abbozzare e le andai incontro a braccia aperte, lasciando la valigia vicino alla porta.
«Sei tornata.» Disse stringendomi nel suo abbraccio. La sua voce risultò quasi sollevata, come se per un secondo avesse creduto il contrario.
«Ecco, bene. Aiutaci a fare il cruciverba.» Mi invitò Normani scocciata, probabilmente non riuscendo a completare una casella.
Risi della sua spontaneità, sentendomi rincuorata nel sapere che le ragazze mi trattavano esattamente come se non me ne fossi mai andata.
«Sì, magari prima disfaccio la valigia e poi...» Non riuscii a finire la frase perché la porta si aprii nuovamente e riconobbi la sua presenza solo dal sospirò pesante che emise facendo un passo all'interno del pullman.
Mi voltai di scatto, trovandola stagliata alle mie spalle.
Indossava un capello nero a casca pendente che le copriva leggermente il volto da una parte, ma lasciava scoperta l'altra guancia colorata con un po' di fard.
Le sue labbra, adesso schiuse per la sorpresa, erano incastonate in un rosso malva che era solita usare.
Mi ricordo come mi divertissi a toglierlo, a modo mio, dopo ogni show...
Indossava un vestito bianco che le lasciava scoperte le gambe ed era rilegato in vita da una cintura marrone.
«Oh, sei.. sei.. beh ciao.» Balbettò, alzando la mano in cenno di saluto.
«Sì...» Mi presi qualche secondo per guardarla meglio. Dio, questo mi rendeva le cose molto più difficili. «Ho... ho anticipato il volo.» Farfugliai, sentendo le guance avvampare per la bellezza che riluceva davanti ai miei occhi.
«Bene, sì.. Molto bene.» Mormorò con quella voce roca che faceva vacillare ogni mia difesa.
Un brivido mi percorse la schiena provocandomi la pelle d'oca.
Solo per la sua dannata voce.
«Com'è andata con Lucy?» Domandò improvvisamente Ally, rendendosi conto troppo tardi delle parole che avevano lasciato le sue labbra.
Si creò un'atmosfera imbarazzante; la tensione si poteva togliere col coltello.
«Ehm.. Bene, grazie Ally.» Ringhiò Lauren a denti stretti, fulminandola con lo sguardo.
La ragazza seduta dall'altra parte della stanza si strinse nelle spalle colpevole, imprimendosi una smorfia sul volto che pareva rassomigliare a delle scuse sottaciute.
«Vado a disfare la valigia.» Dichiarai, capendo che la mia presenza era sconveniente al momento.
Forse Lauren aveva bisogno di parlare con le sue amiche e io mi ero ripromessa che avrei fatto di tutto per garantire la sua felicità, perciò lasciai la stanza con una scusa plausibile.
Al mio seguito si aggiunse Dinah, la quale preferiva confortare me mentre le altre due si occupavano dell'altra corvina.
Aprii la cerniera della valigia, trovando le boccette di shampoo, sopra tutti i vestiti accatastati in malo modo, e iniziai a rimettere a posto.
Dinah si sedette dentro la cuccetta, distendendosi leggermente sul materasso per non sbattere la testa contro la parte alta fatta di legno.
«Allora... Com'è andata questa "redenzione"?» Domandò, usando le dita per figurare le virgolette.
Mi girai verso di lei, lanciandole uno sguardo di disappunto per il modo in cui aveva definito la mia lontananza.
«Tutto bene.» Minimizzai, alzandomi sulla punta dei piedi per riporre le magliette sul ripiano in alto dell'armadio, impiegando più tempo del dovuto per restare voltata di spalle.
«Ho pensato molto...» Aggiunsi con voce soffusa, rilasciando un sospiro.
Dinah emise un mugolio in risposta, poi si spostò verso sinistra facendomi spazio per consentirmi di sedermi.
Mi sistemai al suo fianco, appoggiai la testa contro la sua spalla e sbuffai affranta.
«L'ho proprio persa.» Mi lasciai sfuggire involontariamente.
Emisi dei suoni soffocati, cercando di rimangiarmi quello che avevo appena detto, ma era troppo tardi.
«Lo sai che non l'hai mai persa veramente.» Mi consolò Dinah, accarezzandomi gentilmente i capelli.
«Non c'è modo che possa riaverla..» Sentenziai, sentendo un nodo formarsi alla gola «Ma va bene così. Spero che Lucy sappia darle ciò che non sono riuscita a darle io.» Ammisi onestamente.
L'unica cosa che mi auguravo era che qualcuno, Lucy o chi sarebbe venuto dopo, riuscisse a renderla felice.
«Aspetta, voglio farti vedere una cosa...» Dinah alzò leggermente il busto verso l'alto per sfilare il telefono dalla tasca dei jeans.
La guardai, aggrottando le sopracciglia confusa. Aprì una nuova pagina su internet, digitò velocemente qualcosa e poi cliccò sullo schermo dello smartphone, facendo partire subito una musica di sottofondo.
Avvicinò il telefono a me e fece scivolare un braccio attorno alle mie spalle, offrendomi la sua spalla come appoggio.
Delle vecchie immagini di me e Lauren si frapponevano sul telefono, poi spezzoni di video recuperati da interviste varie apparvero sullo schermo.
«Ehmm... Dinah, dimmi che non hai appena cercato camren.» Dissi retoricamente e venni subito zittita dalla ragazza al mio fianco.
«Shh... Non contraddire il capitano.» Dichiarò con voce altezzosa e fiera, come se si fosse appena incaricata di svolgere un compito estremamente importante.
«Voglio mostrati che certe cose non si perdono mai.»
Guardammo quasi tutto il video.
La canzone che suonava di sottofondo, annessa alle immagini che scorrevano davanti ai miei occhi, mi rese sensibile.
Era così chiaro, così visibile l'amore che ci tramandavamo con uno sguardo che era logico le persone avessero dedotto qualcosa.
Ridemmo nei momenti buffi, mi rattristai in quelli più cupi e mi rallegrai osservando prima una Lauren,e dopo me stessa, ingelosite.
«Ma che diavolo state facendo?» Ally aprì bruscamente la tenda, cogliendoci alla sprovvista.
Entrambe sobbalzammo per lo spavento ed, oltre a sbattere la testa contro il legno, Dinah fece cadere il telefono sul letto, perdendolo di vista.
La musica continuava ad andare, le voci si sovrapponevano, al che Ally dedusse fosse un video che riguardava l'intero gruppo e chiamò a gran voce le altre, invidiandole a raggiungerci.
«Venite!» Gridò volata verso la cucina dove le altre due stavano ancora parlando.
Io e Dinah ci guardammo terrorizzate. Nonostante la polinesiana tentò di allontanare Ally, non ci riuscì e in poco tempo anche Normani e Lauren si aggregarono a noi.
«Oh, cazzo.» Imprecai vedendo la corvina sbucare dal corridoio. Mi inginocchiai sul letto e tastai la superficie cercando di trovare il telefono prima che potessero capire di che cosa trattasse realmente.
«Dinah trova quel fottuto aggeggio e spegnilo!» Le ordinai in preda all'isteria, sollevando le coperte per trovare lo smartphone che emetteva una musica più sensuale adesso, più romantica.
«Scusate, ma... Che diamine di video state guardando?» Chiese Normani, udendo lo stesso ritmo leggero.
«Cazzo non è niente!» Inveii Dinah, tastando sotto il cuscino «Andatevene!» Gridò esasperata, continuando la ricerca.
«Tu e le tue brillanti idee.» Suonai sarcastica, scendendo con un balzo dal letto per controllare meglio di non aver lasciato nessun angolo inesplorato.
«La prossima volta che ti viene in mente qualcosa, ricordami di non assecondarti!» Enfatizzai l'ultima frase, puntandole il dito contro in maniera intimidatoria.
Sentimmo un colpo. Qualcosa cadde a terra.
Mi voltai di scatto, trovando il telefono di Dinah accanto a me.
Mi piegai per raccoglierlo, ma era troppo tardi.
Lauren l'aveva preso prima di me.
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