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XXII. дорогуша

[18:34]
Dove sei?

[18:35] дорогуша❤️
Sono appena sceso dal treno, ti vedo.

Rivaille posò il cellulare in tasca scuotendo la testa per come aveva salvato Eren nella rubrica.

Il giovane aveva insistito un sacco per farglielo cambiare da "Coglione" a qualcosa di più carino come "Tesoro" in russo.

Alla fine aveva ceduto e lo aveva accontentato.

Il corvino si voltò verso le scale del sottopasso, in attesa del maggiore.

I due giorni in cui erano rimasti divisi erano trascorsi per loro fortuna abbastanza velocemente e il castano dopo due orette in treno lo stava, finalmente, raggiungendo.

Eren gli sorrise lasciando la valigia per accoglierlo allegramente tra le braccia e stringerlo al suo corpo.

Alcune persone li guardarono curiosi o con una smorfia ma non ci fecero caso preferendo continuare a godersi il calore di quell'abbraccio.

Erano davvero insieme, senza più quella distanza che li aveva fatti soffrire ma anche crescere.

Il maggiore aveva imparato quanto quel ragazzo valesse, nonostante tutti i difetti e l'incredibile voglia di attenzioni, che Eren aveva tutta l'intenzione di dargli.

"È una mia impressione o in questi due giorni sei diventato ancora più bello?"

Levi non sorrise, mantenne la stessa espressione seria, ma i suoi occhi brillarono entusiasti per quel complimento.

Quanto amava quelle frasi, rivolte solo e unicamente a lui.

"Sei così egocentrico" gli sussurrò all'orecchio abbassando la mano lungo la curva della sua schiena.

Il più basso strinse la presa attorno al suo collo premendosi al corpo già bello che abbronzato del fidanzato, nonostante fossero solo a luglio.

"Mi ami per questo"

"Non hai nemmeno idea di quanto ti ami"

"Non dire altro se non vuoi che ti scopi qui e subito" ribattè Rivaille lasciando un bacio sul collo del fidanzato che, dopo un altro sorriso, si staccò afferrando la valigia intrecciando le dita con quelle di Levi che gli dedicó a sua volta un leggero sorriso.

Si presero per mano, incuranti degli sguardi altrui, ed uscirono dalla stazione.

Accanto a loro passavano le macchine o persone che correndo si affrettavano per non perdere il proprio treno.

Loro invece erano lì, insieme e tranquilli.

Rilassati.

Senza più fretta o paura di dividersi.

Eren sorrise leggermente al pensiero di essere veramente lì con lui e gli circondó i fianchi con il braccio, accarezzando la pelle morbida sotto la maglietta, poco sopra gli shorts.

"Sono felice" gli sussurrò all'orecchio interrompendo il silenzio che si era creato tra loro.

"Credi che non lo veda?" Rispose l'altro voltando leggermente il viso verso di lui stringendolo a sé allo stesso modo.

Portò nuovamente lo sguardo avanti girando a sinistra mentre le ruote della valigia sfrecciavano sul marciapiede a riempire il loro silenzio.

"Lo sono anch'io"

                                    *

"Togliti le scarpe"

"Agli ordini" rispose Eren con un sorriso anche se parecchio emozionato nel sapere di dover conoscere la mamma di Rivaille.

Erano ormai le sette di sera, avrebbero cenato, passato del tempo insieme per poi (parole di Rivaille) scopare come conigli.

Avevano mesi da recuperare.

"Mamma siamo arrivati" la chiamò il corvino non ricevendo però risposta.

Si tolse le scarpe per poi attraversare l'ingresso svoltando a destra, seguito da Eren che guardava il perfetto ordine della casa (come ci si poteva aspettare).

Il più basso si avvicinò alla tavola, che lui stesso aveva apparecchiato con cura, dove trovò un foglietto di carta strappato alla bel e meglio.

Perdonami Rivaille, sono dovuta scappare: mi hanno chiamata per sostituire una cantante, ordinatevi una pizza. Ci vediamo domani.

Mamma

"Lee" intervenne Eren che aveva a sua volta letto il messaggio.

Rivaille si sentì crollare il mondo addosso.

Glielo aveva promesso e lui ci era cascato di nuovo.

Credeva che la presenza di Eren potesse migliorare Kuchel, facendola stare più con lui, ma per l'ennesima volta si era illuso.

Accartocció il foglio con forza buttandolo nel cestino sotto lo sguardo dispiaciuto del compagno che gli si avvicinò.

Ora aveva capito com'era il rapporto tra lui e la madre e il dolore che doveva provare ogni volta che si ripeteva questa storia.

Gli si avvicinò abbracciandolo da dietro e accostando le loro guance per strusciarle leggermente.

"Amore..." Sussurró al suo orecchio sperando che quel nomignolo lo facesse rilassare.

"Scusami, ti ho fatto stare in ansia per niente. Avrei dovuto immaginarlo che sarebbe finita così" parlò piano e incredibilmente dispiaciuto.

"Pensavo che ci tenesse a incontrarti"

Eren lo fece girare stampandogli un lungo bacio sulla bocca, accarezzandogli gli zigomi perfetti.

Attaccó i loro corpi, approfondendo poi il bacio.

Intrecciò le loro lingue, godendosi il calore delle labbra di Levi e le sue dita da pianista lungo la schiena che gli accarezzavano la pelle per poi infilarsi sotto i pantaloni e i boxer per stringergli il sedere.

"Non preoccuparti per me, piuttosto voglio approfittarne" gli bació lentamente il collo, sentendo la presa sui suoi glutei aumentare notevolmente.

"Ora io e te ordiniamo due pizze, ceniamo guardando la TV e poi ci spostiamo in camera da letto. Mi offro come dessert. Ti piace il mio piano?"

Rivaille si lasciò lambire il collo sospirando quando Eren cominciò a succhiare una porzione di pelle fino a imprimergli un succhiotto.

"Molto" rispose, premendosi il compagno contro i fianchi e strusciando i loro bacini.

Eren avvicinò nuovamente le loro labbra, sfiorandole.

"Per me wurstel e patatine" disse sorridendo per poi allontanarsi ridacchiando e beccandosi un sonoro schiaffo sul didietro da Rivaille che commentó con un: "Proprio come i mocciosi" per poi afferrare il cellulare alla ricerca del numero della pizzeria.

Lanciò uno sguardo a Eren che afferrò la valigia dirigendosi verso le scale per poi guardare il corvino che gli mostrò tre dita per fargli capire di raggiungere la terza stanza.

Ordinò le pizze per poi seguirlo, trovandolo intento a fissare la sua immensa libreria, della quale andava particolarmente fiero.

"Sei fuori di testa, sono tantissimi e in ordine alfabetico!" Esclamò ad occhi sgranati passando un dito lungo i dorsi e constatando l'assenza di polvere.

"Dovresti saperlo che mi piace studiare" rispose passando la mano lungo l'ampia schiena di Eren, fino alla spalla dove si fermò.

"Credo di averlo capito. Siamo così diversi"

"Gli opposti si attraggono" intervenne il più piccolo appoggiandosi al proprio fidanzato.

"Ma amano i propri simili" citó con un ghigno Eren ricevendo uno spintone e uno schiaffo sulla spalla.

"Stronzo" borbottò allontanandosi.

Non fece molta strada, il maggiore lo afferrò e cercò di contrastare i calci e i movimenti di protesta di Rivaille.

Si gettò con lui sul letto abbracciandolo e riempiendogli il viso di baci.

Gli alzò la maglietta mettendovi la testa sotto e fiondandosi sul suo petto che riempì di morsi e baci, avendo ormai capito quando adorasse e pretendesse quel genere di attenzioni.

"Non farò mai più ciò che ho fatto l'anno scorso" promise.

"Ti amo troppo, Rivaille" continuò.

Si appoggiò al suo corpo lasciandosi accarezzare i capelli e godendosi la tranquillità che si era creata.

Era riuscito a distrarlo da ciò che era successo e non poté che sorridere internamente, stringendosi a lui.

Era felice di essere lì con Eren.

Non lo avrebbe più lasciato andare.

                                  *

Eren sbadiglió sonoramente, la gola terribilmente secca bruciava e il buio della stanza gli fece perdere un attimo il senso dell'orientamento.

Afferrò il cellulare scollegandolo dal caricabatterie per poi attivare la torcia.

Rivaille, accanto a lui, dormiva tranquillamente, coperto sino ai fianchi nudi dal lenzuolo leggero, i capelli sparsi sul cuscino e la bocca socchiusa.

Bellissimo.

Raggiunse la valigia, ringraziando l'incredibile ordine del fidanzato (non avrebbe rischiato di inciampare su qualcosa), indossando dei boxer puliti e dei pantaloncini comodi, giusto per scendere e prendersi dell'acqua.

Controlló l'ora, adesso che riusciva a mettere a fuoco ciò che aveva davanti, e scese constatando fossero le due e dieci della notte.

Sbadiglió per poi bloccarsi al suono della porta d'ingresso che si chiudeva e la luce del salotto si accese di scatto.

Vide la donna sobbalzare e portarsi una mano al cuore, non si aspettava di trovarselo davanti ma gli rivolse subito dopo un sorriso.

"Tu devi essere Eren" disse abbassando lo sguardo verso il suo petto scoperto, pieno di segni rossi e morsi e inarcó un sopracciglio.

Eren fece lo stesso.

Cosa credeva?

Che lasciando casa libera al figlio e al fidanzato, entrambi in preda alla voglia essi si limitassero a guardare un film e andare a dormire come bravi bambini?

"Sì, signora Ackerman. È un piacere conoscerla" rispose stringendole la mano, riconoscendo il colore di quegli occhi, uguali a quelli del suo fidanzato.

"Chiamami pure Kuchel e il piacere è mio" posò la borsa sull'attaccapanni dandogli le spalle.

"Mi dispiace non esserci stata questa sera ma credo l'abbiate trascorsa allegramente anche senza di me"

Eren non poté trovarsi più che d'accordo ma non mancò di far notare il fastidio per il comportamento indifferente della donna.

"Sicuramente" parlò. "Ciò non toglie che Lee voleva averla qui con lui, come lei stessa aveva promesso"

"Sono stata chiamata urgentemente" si giustificó nascondendo la seccatura nel sentirsi rinfacciare quella sua ennesima mancanza nella vita del figlio.

"Allora scommetto che durante tutta la vita di Rivaille lei sia sempre stata l'unica speranza per le altre persone così da non poter stare con lui." Ribattè con arroganza per poi indicarle il divano accanto al grande pianoforte bianco e lucidissimo.

"Le va se facciamo una chiacchierata? Magari davanti a una tazza di tè"

Kuchel guardò i suoi meravigliosi occhi verdi, vedendo la determinazione e il fuoco in essi.

Si diresse verso la cucina, ormai seria.

"Spero ti piaccia il tè nero".

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