IX. Solo uno
Erano quattro ore che studiava incessantemente nel suo angolo di biblioteca.
Farlan e Isabel avevano provato a trascinarlo alla SPA, ma lui non aveva la minima intenzione di andarsene prima di aver finito quello stupido libro di un autore inglese di cui non aveva mai sentito parlare.
Sbuffó quando lesse la parte dell'ennesimo tradimento da parte del fidanzato della protagonista, prontamente sgamato in due secondi.
Qualcosa di freddo si posò sul suo collo e girò il viso verso l'oggetto mentre una voce conosciuta lo salutava dall'altro lato.
Si voltò verso Eren ma non poté dire una parola che si ritrovò le labbra occupate dalle sue.
Ricambiò quel bacio posandogli una mano sulla guancia liscia, accarezzandogli poi il collo mentre la lingua di Eren gli schiudeva le labbra prendendo il pieno possesso e controllo della sua bocca.
Dopo più di cinque minuti decisero di staccarsi, ringraziando quell'angolo nascosto di biblioteca.
"Sei sempre a studiare?" Gli porse il cornetto classico con il quale aveva attirato la sua attenzione.
Levi lo prese, nonostante non fosse un vero amante del gelato, almeno non aveva scelto qualcosa pieno di troppi gusti.
Lasciò le carte nel cestino tornando accanto al castano che gli sorrise raggiante trovandosi poi il cornetto sulle labbra.
"Non mi piace il cioccolato, mangialo tu"
Egli obbedì senza perdere l'allegria e rimosse ogni pezzo di cioccolato lasciando che fosse il corvino a tenere il cono.
"Come fa a non piacerti, io lo amo"
"Le cose dolci non fanno per me" detto questo diede il primo morso alla panna e alle noccioline.
Eren gli posò il braccio attorno alle spalle osservando come la lingua del corvino ruotasse attorno al gelato riempiendosi della sostanza bianca per poi essere ingoiata.
Sì, le sue fantasie si stavano dando da fare nella sua mente e cercò di scacciarle prima che un'erezione scombussolasse tutto.
Di certo, però, l'immagine di Rivaille in ginocchio davanti a lui, intento a fargli del buon sesso orale, era una prospettiva fantastica.
Si morse il labbro afferrandogli il mento e lo baciò, leccandogli direttamente dalla bocca la panna e guardando i suoi occhi aperti per la sorpresa.
"Eren" si staccò mugulando il suo nome.
"Mi sto sporcando" in effetti il gelato con quel caldo non poteva non sciogliersi e alcune gocce stavano colando sulle sue dita.
Il maggiore prese un po' di gelato in modo che non continuasse a sporcare l'altro e poi si occupò delle dita, leccando ogni singola goccia con gli occhi pieni di desiderio puntati su un paio di grigi.
"Questa cosa del gelato mi viene da associarla a Boku no Pico"
"Oh mio Dio, Eren che schifo"
Il castano ridacchió finendo il suo lavoro per poi avvicinarsi al suo orecchio accarezzandogli con il palmo il petto.
"Ti va se..." Si bloccò nel sentire la suoneria fastidiosa del suo cellulare interrompere il momento.
Strinse un pugno afferrandolo e portandoselo all'orecchio.
"Che c'è?" Non aveva nemmeno controllato la schermata e se ne pentí amaramente quando udí la voce del signor Smith dall'altro lato.
"Mi perdoni, signore" lanciò un'occhiata a Rivaille che continuava a passare le dita lungo il suo braccio, la spalla e il petto.
Era una tentazione immensa.
"Certo signore, lo farò subito" sospiró "I fuochi d'artificio li ha comprati Mikasa. Hanji mi ha detto che per la festa di martedì è già tutto pronto."
Ascoltò gli ordini di Erwin facendo una smorfia quando capì che avrebbe dovuto lasciare Levi.
"Arrivederla" chiuse la chiamata.
"Devi andare?" Domandò il corvino che nel frattempo aveva concluso il gelato e pulito le mani con dell'amuchina.
"Già" storse la bocca prima che un'idea gli nascesse in testa. "Guardiamo i fuochi d'artificio insieme questa sera?"
Rivaille lo guardò per qualche attimo. Come se avesse avuto scelta, non sapeva resistere a quegli occhi verdi e al suo sguardo carico di aspettative.
Annuì leggermente.
"A mezzanotte meno dieci fatti trovare davanti al laghetto, là non ci va mai nessuno ma è un posto perfetto"
"Va bene"
Il minore si guadagnò un lungo bacio sulle labbra che decisero di non approfondire altrimenti non si sarebbero più staccati.
*
Levi la serata la trascorse con i suoi migliori amici, visto che dopo essersi goduti la loro giornatina romantica, non vedevano l'ora di passare un po' di tempo con lui, finalmente lontano dai libri.
"Allora come va con Eren?" Gli chiese Isabel porgendogli un bicchiere di un alcolico leggero. "Siete molto intimi e in pochissimo tempo ti ha conquistato"
"Già" rispose un po' imbarazzato bevendo quel liquido trasparente dal sapore amaro. "Non pensavo potesse piacermi. Forse allunga un po' troppo le mani, ma non mi dispiace nemmeno questo ad essere sincero" e dentro di sé conosceva anche il motivo.
Farlan sorrise posando il braccio attorno alle spalle della fidanzata, contento che anche il migliore amico avesse trovato qualcuno di importante per lui.
"Se ti piace, non c'è nessun problema se ti spingi più in là con lui" disse Isabel con un immenso sorriso. "L'importante è che tu ti senta pronto"
Rivaille non rispose, troppo imbarazzato per quei discorsi.
Certo, lui ed Eren si conoscevano solo da due settimane: avevano parlato di moltissime cose: delle loro passioni, dei loro gusti della musica che ascoltavano (il gruppo preferito di Eren con immensa sorpresa del corvino erano i Modà) e moltissimo altro.
Levi sapeva che quella sera sarebbe successo; se non fosse stato per la chiamata del signor Smith probabilmente avrebbe accettato la sua mezza richiesta già al pomeriggio.
Si morse il labbro pensieroso: voleva davvero andare a letto con Eren, ne era più che sicuro. Solo ripensare ai suoi occhi, alle labbra, al sorriso, lo mandavano in confusione.
Sarebbe stato bello, lui era sempre dolce, allegro e premuroso nei suoi confronti, tutto il contrario di ciò che era Rivaille.
Forse per questo stavano così bene insieme, si completavano a vicenda.
Accennó un sorriso, gli sarebbe piaciuto che la loro storia avesse un futuro, forse sarebbe stata dura, ma dopo la scuola lui sarebbe tornato volentieri in Italia.
Svuotò il bicchiere per poi alzarsi.
"Ci vediamo domattina" salutò gli amici con un cenno fingendo di non udire il "Buona fortuna" e si diresse fuori con le mani nelle tasche degli shorts.
Doveva ammettere che aveva fatto apposta ad indossarne un paio, aderivano perfettamente al suo fondoschiena.
Si era preparato con cura, aveva messo anche un po' più profumo del solito, sistemato meticolosamente i capelli e addirittura controllato di non avere peli da qualche parte.
Li odiava, odiava averli addosso, gli davano una sensazione di sporco. Eren, per fortuna, si teneva curato (almeno nelle parti che aveva visto lui).
"Ciao"
Rivaille si risvegliò dai suoi pensieri quando udí la sua voce: era già arrivato al laghetto.
"Ciao" rispose tranquillamente raggiungendolo e lasciando che le sue grandi mani si chiudessero attorno ai suoi glutei, stringendoli.
"Speravo ne indossassi un paio" confessò in un sussurro prima di chinarsi per baciarlo, incontrando immediatamente la sua lingua, sentendo così il sapore di alcol.
Tanto meglio.
Sentiva la passione che stava pian piano divampando, a ritmo del movimento delle loro lingue e delle mani sui loro corpi.
Rivaille si fece coraggio, non poteva certo stare fermo, nonostante probabilmente Eren capisse il suo disagio.
Strinse tra le mani il suo sedere, scivolando leggermente per via della stoffa in jeans, cercando di concentrarsi anche sul bacio.
Si staccarono quando il primo scoppio rosso fiammante illuminò il cielo scuro.
L'erba su cui si sedettero era tagliata perfettamente, asciutta e ottima per non sporcarsi.
"Rivaille vorrei chiederti una cosa" disse Eren mantenendo gli occhi sullo spettacolo pirotecnico.
Prese il silenzio del corvino come un invito a continuare.
"Perché studi così tanto? Sembri proprio il ragazzo modello" lo disse nascondendo un po' di irritazione nella voce. In effetti non adorava il fatto che lui fosse così perfetto.
Il minore sospiró anche se poteva fidarsi di Eren; era meglio condividere la propria storia con la persona amata, no? Tutti i romanzi che era stato obbligato a leggere dovevano pur essere serviti a qualcosa.
"Frequento la scuola più famosa dell'Inghilterra, riesco ad andarci solo grazie a delle borse di studio dopo aver superato un test, non ho tutti i soldi che probabilmente immagini. In realtà i miei studi sono pagati dalla regina e siamo poco meno di ottanta che riescono ad entrarvi in questo modo. Inoltre..." Strappò qualche ciuffo d'erba lanciandolo poi nell'acqua.
"Ho sempre cercato di essere il figlio perfetto: bello, atletico, intelligente, bravo a scuola, con degli amici. So suonare bene il pianoforte visto che mia madre voleva che seguissi i suoi gusti e le sue passioni" abbassò lo sguardo al ricordo di tutta la fatica di quegli anni.
"Però in ogni caso lei non c'era mai. Non è mai venuta a prendermi a scuola, non ha mai parlato con un mio professore per sentirsi dire tutte le cose belle che pensavano di me. Non sono mai tornato a casa trovando il pranzo in tavola, non mi ha mai chiesto come fosse andata la giornata. Lei prometteva tanto, mi diceva che la volta dopo sarebbe stata diversa, ma furono sempre parole vuote e promesse non mantenute." Non osava guardare il compagno negli occhi.
"Non l'ho mai vista a una mia esibizione di quello strumento che lei tanto amava. Fui felice nell'andarmene a Londra, ero stanco di promesse fatte al vento" chiuse gli occhi cercando di ingoiare il nodo che gli si era formato in gola.
"Mio padre non l'ho mai conosciuto e l'affetto di una madre non so nemmeno che cosa significhi. Da quel momento è stato difficile per me fidarmi degli altri che sanno solo parlare a vanvera" posò timidamente la mano sulla sua incontrando finalmente il suo sguardo.
"Con te stranamente è diverso e non mi spiego nemmeno il perché" sussurrò imbarazzato. "Di te mi fido, Eren".
Il giovane dai capelli castani era sconvolto.
Non sapeva cosa fare o cosa dire.
Non poteva davvero essersi beccato un ragazzo così.
Alla fine però...lui non aveva fatto nessuna promessa.
Perché avrebbe dovuto sentirsi in colpa?
Con questi pensieri lo baciò per qualche secondo per poi sorridergli.
"Andiamo in camera tua?" Chiese alzandosi e porgendogli la mano.
"Non è più vicina la tua?"
Eren boccheggiò per qualche secondo cercando alla svelta una scusa.
"La mia è tutta in disordine, non ho molto tempo per pulirla"
"Okay, meglio da me" gli afferrò la mano avviandosi con lui.
L'atmosfera, però, non era quella di due persone innamorate...
Ma di una sola.
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