L'inizio
Spesso le persone hanno dei vizi.
Capiamoci bene, c'è chi fuma, chi beve, chi purtroppo preferisce annebbiarsi nella droga.
C'è chi ha il vizio del gioco... ed è proprio da questo, che comincia la storia.
Un vizio. Un' abitudine; diversa dalle altre però. Quando il vizio nuoce agli altri e non solo a noi stessi, non può più considerarsi tale, ma diventa inevitabilmente un male....
Il Conte Dasman non si è mai potuto definire un uomo sfortunato.
La natura, talvolta così avida, ma altre molto generosa, gli aveva donato tutto ciò che gli uomini desiderano.
La bellezza.
Alto, con un fisico muscoloso e scolpito. Folti capelli color cannella, profondi occhi blu, naso diritto e labbra carnose. Le donne si fermavano al suo passaggio e gli uomini lo guardavano con invidia, tutti avrebbero voluto essere anche solo la metà di ciò che era lui. E certamente le donne nel suo letto non mancavano mai.
La ricchezza.
Abitava in un lussuoso castello costruito secoli addietro da un suo avo. Era arroccato su una montagna, spesso osservandolo sembrava che fosse stato scolpito proprio in essa. Gli alti torrioni sembravano sentinelle che osservavano la cittadella ai suoi piedi. Il lusso e lo sfarzo, che spesso raggiungevano l' esagerazione, erano la sua firma.
Ovunque andasse, uno stuolo di persone lo seguiva. Anche se molti di loro non potevano certamente definirsi amici. Anche tra di loro l' invidia era il sentimento comune.
L' intelligenza.
Dono certamente innato, ma che lui aveva saputo sfruttare bene e coltivare, per poter affrontare discorsi, che i più non comprendevano.
Tutto ciò unito, lo rendeva una persona, ammirata.
In più essendo un uomo molto benevolo, non aveva mai avuto delle critiche sul suo comportamento, talvolta altezzoso ed arrogante.
-Lui se lo può permettere- dicevano i poveri paesani quando aveva comportamenti sgarbati.
Si, era un uomo veramente fortunato.
Ma si sa, la perfezione non esiste su questa terra, ci si può avvicinare certo, ma le persone non sono mai completamente esenti da difetti.
Quale sarà mai la sua imperfezione?
Il caro conte, era un uomo calcolatore, amava giocare (soprattutto a un nuovo gioco, inventato da poco, il poker), indipendentemente da chi fosse il suo avversario, lui barava sempre.
Portando le persone sul lastrico, facendo perdere loro persino i vestiti che indossavano.
Perché un uomo tanto ricco, ha bisogno di barare ad un gioco tanto subdolo quanto calcolatore?
Chissà...
Ma spesso, non tutti chiudono gli occhi sui torti subiti.
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