First look
Il locale era gremito di gente, come probabilmente ogni sera. La musica sparata a palla del dj, il vociare delle persone, le luci stroboscopiche e il caldo soffocante, fecero sin da subito venire voglia a Peggy di fuggire via, chiamare un taxi e rifugiarsi a casa, abbandonando la sua amica lì.
«Ashley, mi dici perché mi hai portato qui?» chiese sbuffando e buttandosi sul primo divanetto libero, proprio davanti alla pista da ballo.
«Perché non ti sopporto più, Peggy! Stai continuamente ad autocommiserarti per quell'imbecille, crogiolandoti nella tua depressione.» rispose l'altra, accomodandosi di fianco all'amica.
«Io non sono depressa, e non m'importa assolutamente nulla di cosa fa o pensa Anthony. Non venivo volentieri in certi locali anche quando non ero, felicemente single!» brontolò nuovamente, passandosi una mano nella sua chioma rosso fuoco.
«Ed è qui che sbagli, amica mia! Non puoi stare tutto il giorno in casa a leggere libri e guardare film, devi svagarti ogni tanto. Uscire, conoscere nuova gente.»
«Per tua informazione, ne incontro anche fin troppa di gente al pub e vorrei perlomeno nel mio giorno libero, starmene tranquillamente a casa a fare quello che voglio che in questo caso era finire di leggere "Non chiedermi di amarti", comodamente seduta sul divano di casa nostra.» protestò ancora, mentre una delle ragazze che servivano ai tavoli si avvicinò a loro.
«Cosa vi porto?» chiese, quasi urlando, per sovrastare la musica del locale.
«Per me uno Shirley Temple.» rispose la mora, con lo stesso tono di voce, per poi spostare lo sguardo sull'amica.
«Un Margarita alla fragola.» disse velocemente, vedendo la ragazza in piedi scarabocchiare qualcosa sul taccuino e allontanarsi.
«Ci sarà una volta che non prendi un Margarita?» commentò divertita Ashley, sistemandosi più comodamente sul divano in pelle e accavallando le gambe.
«È un tributo al mio nome... E poi mi piacciono.» commentò l'altra, alzando leggermente le spalle, distratta dalla folla che si muoveva frenetica nell'enorme pista da ballo del locale.
«Comunque dico sul serio Peggy, finalmente sei libera, puoi ricominciare a cacciare!» insistette la mora, assottigliando lo sguardo nel tentativo, molto probabilmente, di cercare il ragazzo più carino in pista.
La rossa sospirò, decidendo di legarsi i capelli per il troppo caldo. Alzò le mani verso la testa e tirò le ciocche rosse, per poi legarle in un abbozzatissimo chignon, con l'elastico che portava, praticamente sempre, al polso.
«Mio dio Ashley, mi conosci da ormai dieci anni: quando mai sono stata cacciatrice?»
«Esatto! – esclamò lei, indicandola con la mano – Non puoi più aspettare di trovare la persona giusta, devi buttarti nella mischia e cercare un bel manzo...» si fermò all'improvviso, come se la voce le si fosse bloccata in gola.
Peggy si voltò nella direzione in cui stava guardando. Un ragazzo, con un paio di jeans e una camicia nera sbottonata dei primi tre bottoni, che mostrava una parte di petto sudato e possente, si stava avvicinando a loro, con un sorriso mostruosamente sicuro e strafottente.
Arrivato proprio davanti a loro si fermò osservandole per un paio di secondi, per poi parlare.
«Come mai due belle ragazze come voi, sono qui a spettegolare e non si sono già buttate in pista?» disse con quella che dava tutta l'impressione di essere la tipica aria da playboy.
«Forse perché preferiamo spettegolare, stando alla larga da certi tipi.» commentò Peggy sbuffando, mentre percepiva chiaramente lo sguardo furioso e ammonitore della sua migliore amica.
A quel commento l'uomo rise: una risata roca e spontanea, che le fece sussultare il cuore, tanto che fu quasi tentata dal chiedergli scusa per quella brusca, e decisamente antipatica, risposta. Prima ancora di poterlo fare, però, l'amica intervenne, alzandosi in piedi.
«Ballo io con te!» esclamò entusiasta, lanciando a Peggy un altro sguardo, come a volerle dire che così imparava ad essere così asociale.
I due si allontanarono, e Peggy li perse di vista quasi subito, in mezzo alla folla di persone che c'erano sulla pista da ballo e che si muovevano a ritmo di musica. Poco dopo, tornò la ragazza del bar con un vassoio, da cui prese i due bicchieri, poggiandoli sul tavolino.
«Grazie» disse appena la rossa, per niente sicura che con quel caos la barista l'avesse sentita. Lei fece un cenno di testa e si allontanò.
Afferrò, quasi con furia, il suo bicchiere, dando un lungo sorso e lasciando che il sapore forte della Tequila le bruciasse la gola; mentre il pensiero che alla fine lui avesse accettato di ballare con la sua migliore amica, la faceva fumare di rabbia. Insomma, capiva perfettamente che lei non era stata affatto carina, rispondendogli a quel modo e non poteva nemmeno pretendere che lui rifiutasse una come Ashley, che era decisamente più attraente e sensuale di lei. Eppure qualcosa continuava a contorcersi nel suo stomaco ogni volta che li intravedeva ballare tra la folla, troppo vicini l'uno all'altra.
Bevve un'altro lungo sorso, cercando di auto convincersi che non aveva bisogno di uno come lui, che pur non conoscendolo lei sapeva benissimo che tipo di ragazzo fosse: uno di quelli stronzi e pieni di sé stessi, che alla prima occasione avrebbero piantato in asso una ragazza per una più carina.
Passarono sicuramente più di venti minuti, prima che Ashley si decidesse a tornare da lei.
«Accidenti se è tanta roba quel ragazzo.» commentò, sedendole di fianco e prendendo il suo drink per poi berne un lungo sorso dalla cannuccia, in modo da dissetarsi, dopo il suo ballo frenetico.
«Sai cosa me ne importa.» sbuffò innervosita, mandando giù un'altro sorso del margarita.
«Ah ah... Certo, come no. – commentò la mora, quasi trattenendo una risata – E io sono la Regina Elisabetta.» continuò prendendola in giro.
«Dico seriamente Ashley...»
«Anche io Peggy! – ribatté subito lei, senza nemmeno darle il tempo di trovare una scusa sensata – Ti conosco: lo vedo dalla tua faccia che ti piace.»
«Cosa?!» urlò sconvolta, voltandosi verso di lei con il bicchiere ancora in mano. L'altra la guardò intensamente, alzando il sopracciglio destro: e l'amica sapeva benissimo che quando quegli occhi color verde oliva la scrutavano in quel modo era davvero difficile mentire. Emise un finto colpo di tosse e tornò ad osservare la pista da ballo.
«Ti sbagli...» disse, quasi in un sussurro, come se sperasse che non la sentisse, ma proprio in quel momento il dj aveva abbassato la musica, per passare ad un'altro brano.
«Ah sì? Allora perché stai continuando a cercarlo sulla pista da ballo? – disse e proprio in quel momento, lo sguardo di Peggy si posò nuovamente su di lui – Anzi no, mi correggo... L'hai già ritrovato...» concluse.
Quella sua frase fece per un'attimo da sottofondo ai due penetranti occhi castani che incrociarono il suo sguardo e quando la sua bocca si piegò in un sorriso, spiccando nella corta barba che gli ricopriva mascella e mento, Peggy comprese che era spacciata.
Scocciata, di quel suo stesso pensiero, si alzò in piedi.
«Dove vai?» domandò l'amica.
«A ballare! Visto che mi hai trascinata qui, almeno mi diverto. E ti dimostro che non ho bisogno di ragazzi per farlo!» dopodiché si allontanò e si buttò in pista, lontano il più possibile dallo sguardo scuro dell'uomo, che riusciva ancora sentire addosso. Ed effettivamente era così.
Lui la seguì con lo sguardo, fino a che non la perse di vista tra la folla. Non ne sapeva veramente il motivo: forse era stato il suo rispondergli con quel tono arrogante, nonostante il suo sguardo trasmettesse incertezza; o forse era semplicemente il fuoco dei suoi capelli sciolti e il suo viso costellato di lentiggini, ma per qualche arcano motivo si sentì fin da subito follemente attratto da lei.
Quando fu sicuro che si fosse allontanata, quasi per istinto, si avvicinò nuovamente al divanetto, in cui era rimasta solo la brunetta.
«Ti dispiace?» chiese, accomodandosi di fianco a lei, esattamente dove prima era seduta la rossa.
«Certo che no! – rispose – Ma ti avviso che Peggy se la prenderà parecchio.» aggiunse.
«Intendi la tua amica?» domandò, facendo quasi il finto tonto.
«Proprio lei. Solitamente è una ragazza dolce e solare, ma se la si prende per il verso sbagliato diventa una furia e, per qualche motivo, tu non le vai a genio.» gli rispose, poggiando un gomito sulle sue gambe accavallate e reggendosi così il mento, mentre lo guardava con quei suoi occhi verde oliva.
«Proprio un bel caratterino.» ridacchiò l'uomo, immaginando come sarebbe stato provarci esplicitamente con lei.
«Ah, puoi ben dirlo. Comunque, come mai sei qui? Proprio ora che lei se n'è andata?» chiese con uno sguardo e un tono talmente maliziosi da farlo sentire quasi a disagio, cosa che era davvero difficile succedesse.
«Ero semplicemente stanco di ballare e sono venuto a fare due chiacchiere.» rispose, sperando che bastasse come scusa e che lei ci credesse abbastanza, ma invece no: anzi roteò gli occhi verso il cielo, come se per l'ennesima volta avesse sentito qualcosa che l'annoiava, come se quella scusa fosse così banale da sembrarle quasi ridicola alle orecchie.
«O forse aspettavi che se ne andasse per chiedermi qualcosa che non volevi sentisse...» aggiunse alla sua frase, sempre con quel tono malizioso che gli fece quasi venire i brividi lungo la schiena. In quello stesso istante, la sagoma della rossa che ballava e si scatenava da sola, attirò l'attenzione di entrambi, distraendoli per un attimo dal discorso.
«Cosa te lo fa credere?» domandò, distogliendo nuovamente lo sguardo dalla rossa, per non tradirsi.
Non era mai stato un grande manipolatore di ragazze, in fondo non aveva tutte queste esperienze nonostante spesso cadevano ai suoi piedi senza che lui facesse nulla, ma per lo meno era sempre riuscito a leggerle come libri aperti, trovandole così scontante e ingenue, così malleabili. Nonostante ciò, quella mora di fianco a lui sembrava diversa, quasi avesse molta esperienza con ogni genere di persona del sesso opposto. Infatti la risposta fu quasi immediata.
«Mah, non so... Forse per via degli sguardi che vi lanciavate? Non sono mica ceca, sai?» disse lei divertita, afferrando il suo bicchiere e prendendo un lungo sorso del drink che conteneva.
«No... A quanto pare no...» rispose con un sorriso, mettendosi più comodo sul divano.
Nonostante gli desse fastidio non riuscire a comprendere perfettamente cosa passasse per la testa di quella ragazza, il non dover flirtare con lei, per poi sbatterle in faccia che gli interessava l'amica, era un punto a suo favore: era sicuro che la rossa non l'avrebbe perdonato mai se solo si fosse azzardato a spezzare il cuore della sua migliore amica.
«Per la cronaca, anche tu piaci a lei... Nonostante non lo ammetterà mai.» puntualizzò la ragazza, un commento che fece tirare le labbra dell'uomo in un sorriso divertito e leggermente compiaciuto.
«Come pensi possa farglielo ammettere?» chiese, sempre con quel tono divertito.
«Ah no! – disse Ashley alzando le due mani in segno di resa – Mi spiace ma questo è un problema tuo... Non m'immischio nelle vicende sentimentali di Peggy... L'ultima volta che l'ho fatto non è finita bene.» puntualizzò.
«Vorrà dire che farò a modo mio...» commentò, prima che lei con estrema classe aprisse la borsa e ne tirasse fuori il cellulare.
«Possiamo però scambiarci i numeri, se vuoi. Così ti avviso quando la porto in giro da qualche parte.» fece.
«Cos'è un cane?» commentò lui, corrugando le sopracciglia, confuso da quell'affermazione.
«Certo che no! Ma, purtroppo per te, ti sei scelto una pantofolara. Anche se in questo momento non sembra...» spiegò la mora, notandola nuovamente che si scatenava in pista.
Mi sono finalmente decisa a riscrivere e ripubblicare questa meravigliosa (sì lo so, è un aggettivo poco modesto, ma la adoro) originale che era partita come un'esperimento. Per chi non lo sapesse, infatti, "Frammenti di noi" (che ora si è trasformato in inglese in "Fragment of us") è stato il mio primo romance originale e non sapendo da dove partire, mi ero affidata a una write challenge, facendone uscire comunque una bella storia.
Mi sono resa conto, però che potevo migliorarla e renderla completamente originale. Perciò eccovi il primo capitolo di una storia completamente rivista, in cui troverete eventi già letti (se vi è capitato di leggere la vecchia storia) ed elementi nuovi.
Prima di lasciarvi ci tengo a precisare che, tutti i luoghi citati in questa storia esistono davvero, anche il locale dove si svolge questo capitolo. Si chiama Club Aquarium e si trova in Old Street a Londra, appunto.
Concludo ricordandovi di seguirmi sulla mia Pagina Facebook "Black Lady's Shadow" e sul mio account Instagram dedicati alla scrittura.
Grazie mille per aver letto questo capitolo.
Kiaretta
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