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Prologo

Christopher ingollò in un solo sorso il costosissimo champagne che aveva nella coppa di cristallo, mentre cercava di concentrarsi su ciò che stava dicendo il suo interlocutore, cosa non facile considerato che era l'uomo più noioso che avesse mai conosciuto. Quando l'attenzione dell'altro fu attirata da un'altra persona, Christopher ne approfittò per defilarsi e uscire sull'enorme terrazzo del lussuoso appartamento dove si stava tenendo quella festa. Anche lì c'erano delle persone, ma riuscì ad appartarsi per stare un po' tranquillo e dalla tasca interna della giacca del completo scuro che indossava, trasse un porta sigarette di platino con sopra incise le iniziali di suo nonno: l'eredità più preziosa che l'uomo gli avesse lasciato. Lo aprì, prese una sigaretta e la accese prendendone un lungo tiro, per poi lentamente soffiare fuori il fumo. Con entrambe le braccia si appoggiò al parapetto in pietra, guardando gli altri edifici illuminati e il cielo sopra New York completamente scuro, senza neanche una stella. Non che non ci fossero, ma le luci artificiali della città ne impedivano la vista. Prese un altro tiro e cambiò posizione poggiando la schiena alla balaustra, guardando al di là delle grandi vetrate aperte. La metà di quelle persone le conosceva soltanto di nome, mentre della restante parte, poteva considerare amici un numero che si poteva al massimo contare sulle dita di una mano.

La cosa non gli dispiaceva; per Christopher l'amicizia era molto importante quindi il detto, "pochi amici, ma buoni", faceva decisamente al suo caso. Soffiò fuori il fumo di sigaretta e strinse in due fessure le iridi color ambra quando la sua attenzione fu catturata da un giovane che teneva banco al centro di un capannello di persone che pendevano dalle sue labbra. Aveva corti capelli biondi perfettamente tagliati, occhi verde smeraldo e un sorriso bianco e aperto. Il suo piccolo pubblico improvvisato rideva alle sue battute, ascoltando ogni parola.

Non era la prima volta che Christopher si imbatteva in quel giovane allegro e bello. Da un po' appariva al fianco di uno dei suoi conoscenti, il proprietario della casa nella quale si trovava in quel momento, un produttore cinquantenne di Broadway, che amava circondarsi di bei ragazzi, cosa nota a tutti. Non conosceva il nome di quel ragazzo, ma aveva intuito cosa fosse, e in un paio di occasioni si era domandato perché avesse scelto un uomo che aveva quasi il doppio dei suoi anni, seppur affascinante e piacente.

Proprio mentre prendeva un altro tiro dalla sigaretta senza distogliere l'attenzione dal giovane, quest'ultimo spostò gli occhi su di lui, incrociandone lo sguardo.

Christopher ebbe la netta sensazione che il suo sorriso si facesse da allegro a malizioso, così decise di contraccambiare curvando appena le labbra, mentre lentamente soffiava fuori il fumo; dopodiché distolse la propria attenzione e si spostò verso un punto più appartato del terrazzo, un po' in penombra e dove il chiasso della festa era meno invadente. Si appoggiò di nuovo alla balaustra con entrambe le braccia. Poco dopo sentì i passi di qualcuno che si avvicinava. Non si mosse e attese che fosse l'altro a parlare per primo.

«La festa la sta annoiando?»

Christopher non si mosse, ma rispose. «Non mi annoio mai alle feste... o quasi.»

«Buon per lei. Io invece il più delle volte mi annoio a morte.»

A quel punto l'altro drizzò la schiena e girandosi incrociò un paio di occhi verde smeraldo. «Eppure la vedo spesso a questi eventi» ribatté, prendendo l'ultimo tiro dalla sigaretta, per poi spegnerla in uno dei posacenere a colonnina sistemati sul terrazzo. Dopodiché infilò entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni scuri e riportò gli occhi nei suoi.

«Non posso dire di no a Oscar» fu la sua spiegazione. «Soprattutto quando organizza feste nella sua casa.»

«Giusto» sorrise con un pizzico di malizia. «Come ti chiami?» chiese passando al tu.

«Leean. Tu invece sei Christopher, esatto?» l'altro annuì. «Posso chiamarti Chris?»

«No.»

«Ok» gli sorrise, poi si avvicinò senza distogliere gli occhi dai suoi e appoggiò una mano sul parapetto di pietra. «Cosa vuoi fare, Christopher?» domandò con tono di voce più caldo.

«So cosa fai» ribatté l'altro.

«È un bene quando le cose sono chiare fin dall'inizio, no?» sorrise Leean.

«Sì, sono d'accordo.»

Il giovane gli sorrise ancora, poi si spostò verso un angolo del terrazzo nascosto dalla casupola in legno nella quale c'era la sauna e poco più in là un'enorme vasca idromassaggio, adesso spenta e vuota.

Christopher guardò un momento verso gli altri invitati, intenti a godersi la serata e ignari di ciò che stava per accadere in quell'angolo buio. Infine raggiunse Leean che trovò appoggiato con la schiena contro la parete di legno più nascosta della sauna. Per qualche secondo i due si fissarono in silenzio negli occhi, poi Leean portò una mano dietro la nuca di Christopher, affondando le dita nei capelli scuri; si protese verso di lui e poggiò le labbra sulle sue, senza esitazioni, andando subito a cercare il contatto con la sua lingua, che non tardò ad arrivare. Non appena le carni calde e bagnate si toccarono, i rumori della festa scomparvero come per magia.

Christopher appoggiò una mano alla parete di legno, mentre con l'altra accarezzava il corpo del giovane, affondando la lingua nella sua bocca, esplorandola e assaporandola. Quando accostò il corpo a quello di Leean, quest'ultimo mugolò e gli circondò il collo con entrambe le braccia, muovendo poi un poco i fianchi contro di lui, facendo in modo che i loro sessi si toccassero, eccitandosi velocemente.

Quando si scostarono per riprendere fiato il giovane sorrise leccandosi le labbra. «Vuoi scoparmi?» domandò schietto e diretto.

«Ti sembro un adolescente che si apparta solo per avere un bacio?» ribatté Christopher.

Il sorriso non scomparve dalle labbra dell'altro, che poi lo baciò ancora mentre infilava una mano nella tasca per prendere il preservativo che aveva con sé.

Dopodiché lo porse a Christopher guardandolo dritto negli occhi. «Lasciamo stare i preliminari, tra poco è mezzanotte e ci sarà il taglio della torta, Oscar mi vuole accanto a lui quando spegnerà le candeline.»

«Allora smettila di parlare e girati» ordinò l'altro, per poi aprire la piccola confezione. Mentre indossava il condom, l'altro aprì i pantaloni abbassandoli insieme all'intimo quel tanto che bastava a scoprire un sedere perfetto.

Christopher si accostò alla sua schiena schiacciandolo contro la parete di legno e con un unico affondo lo penetrò, fermandosi solo un paio di secondi, per permettere all'altro di abituarsi all'intrusione. Leean mosse un poco i fianchi, sospirando e portando una mano sulla natica dell'altro.

Allora Christopher cominciò a muoversi, tenendo entrambe le mani poggiate sulla parete. Ogni volta che inspirava, il profumo dei capelli di Leean gli invadevano le narici, eccitandolo sempre di più e inducendolo a possederlo con vigore, noncurante dei gemiti che l'altro riusciva a contenere con sempre maggior fatica, fino a quando non lo vide mordersi la mano chiusa a pugno, mentre al contempo gli affondava le unghie dell'altra nel muscolo del gluteo, accompagnandolo nelle stoccate decise.

All'improvviso Leean si tese come una corda di violino e per un momento smise letteralmente di respirare, per poi lasciarsi andare a un profondo sospiro di godimento eiaculando il proprio orgasmo. Pochi secondi dopo, all'ennesima stoccata, anche Christopher ebbe il suo appagamento riempiendo il preservativo con il proprio sperma.

Per quasi mezzo minuto nessuno dei due si mosse, poi Christopher si sfilò dall'altro e si ricomposero in silenzio.

Si guardarono negli occhi e Leean sorrise. «Sei bravo.»

«Scommetto che lo dici a tutti» ribatté l'altro. «Quanto ti devo?»

Il giovane gli appoggiò una mano sul petto, lo baciò a stampo sulle labbra e mormorò. «Lascia stare, offro io, avevo voglia di farlo con te. Ora sarà meglio che vada, è giunto il momento della torta» gli sorrise di nuovo. «Grazie» detto ciò si allontanò lasciandolo solo per tornare alla festa.

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