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CAPITOLO V- INFERNO E PAZZIA

Con movimenti quasi spastici si alzò da terra e si guardò intorno esaminando ogni minima cosa che che la circondava.

Cosa era appena successo?

Cercò di ricordare il suono di quella voce per capire se qualcuno le avesse giocato un brutto sherzo,  eppure non le venne in mente nulla.

Nessuno che conoscesse aveva una voce talmente profonda e macabra.

Cominciò a correre lungo un sentiero che attraversava l'intera boscaglia fino ad arrivare vicino casa sua.

Doveva essere rimasta svenuta per circa un'ora, perché il sole stava per tramontare e se fosse sopraggiunta la notte sarebbe stato molto difficile ritrovare la strada di casa.

Frugó in tasca per cercare il cellulare, ma non lo trovò. Doveva sicuramente averlo perso in mezzo al bosco, o quando si era tolta i pantaloncini.

Correva a più non posso cercando di non perdere di vista il sentiero ,ma non ci riuscì.

                               ****

Era sceso il buio su tutto il bosco.

Cara era impaurita.

Aveva freddo e le sue guance erano diventate rosse.

Le piccole mani continuavano a farsi largo tra le piante,i suoi occhi cercavano disperatamente una luce di speranza e i suoi piedi arrancavano disperatamente cercando un appiglio per evitare di cadere sulle immense radici degli alberi che non lasciavano filtrare nemmeno la luce della luna.

Qualcuno a casa si sarebbe pure dovuto accorgere della sua assenza.

La sua unica speranza era la piccola Emily.

Spesso i loro genitori non tornavano a casa a causa dell'intenso lavoro e così era Cara ad accudire la sorellina più piccola, ma l'aveva lasciata sola a casa.

Se non fossi uscita di casa come avrei dovuto fare, tutto questo non sarebbe successo.

Pensava lei.

Era molto agitata e pensava ancora allo strano incubo che aveva appena fatto.

Davvero insolito.

Continuò a procedere nel fitto bosco.

Ormai aveva smesso di correre e aveva incominciato una silenziosa marcia verso una destinazione sconosciuta.

Il bosco attraversava l'isola da Est a Ovest, senza interruzioni.

La ragazza non sapeva come orientarsi.

Se per caso fosse sbucata sul lato Ovest dell'isola , sarebbe rimasta bloccata dall'alta scogliera che s'innalzava per circa venti metri.

Percorse ancora pochi metri e sbucó in un'immensa radura priva di alberi che lasciava che i raggi del sole toccassero il terreno.

Aveva trovato un posto nel quale si sentiva più al sicuro e lontana da quell'orribile presenza che tormentava la sua mente.

La sua paura riaffioró quando vide una strana figura alla fine della radura che se ne stava immobile girata verso di lei.

Cara incominciò a fissarla, quando questa fece un passo in avanti,poi un altro e un altro ancora.

Adesso la luce della luna delineva la figura di una bambina sugli otto anni.

Cara si tranquillizzó,  pensando che come lei la bimba si fosse persa nell'immensa boscaglia.

La bambina vestiva un abitino rosa confetto e le sua piccole caviglie erano cinte da un paio di calzine bianche avvolte a loro volta da un paio di scarpette rosse.

Tutto il vestitino era sporco di terra e di erba. Le scarpette erano infangate e i boccoli dorati erano spettinati e arruffati.

-Ehi tu! Bambina! Cosa ci fai qui?-

Gridò Cara portandosi la mani alla bocca cercando di farsi sentire meglio.

La bambina fece ancora un passo avanti e la luce le illuminò il volto.

Aveva una carnagione pallida e le guance rosee.

La sua espressione sembrava molto tranquilla.

La testa era china verso terra.

Quando la bimba si accinse ad alzare il capo, un'orribile visione sconvolse la mente di Cara.

Non aveva occhi.

I buchi del cranio risaltavano neri incorniciati dalla pelle bianca.

La bambina cominciò a lamentarsi.

-Mi fanno male.-disse lei portando le mani verso la cavità degli occhi e accarezzandone i bordi.

Cara le corse incontro e si inginicchió ai suoi piedi cingendo le sue braccine con le sue mani.

La bimba aveva lo sguardo perso nel vuoto.

-Mi fanno male.- disse ancora la bambina muholando e lamentandosi.

La sua voce sembrava quella di una persona in lacrime, eppure nessuna goccia le stava rigando il viso.

La bambina nonostante tutto non sembrava affatto sconvolta.

-Cosa ti è successo?- le chiese la ragazza , e la bambina , sempre con lo sguardo rivolto verso il nulla,rispose con voce tremante e fievole.

-È stato Lui. Ha preso i miei occhi.-

-Lui? Lui chi? -

-Lui non ha nome. Lui è ovunque. Non ha un volto, non ha un corpo. Non puoi sentirlo. Non puoi vederlo. Ma tu ti può vedere e sentire. Sa chi sei e ti troverà.  Ti ucciderà.-

-Smettila!-

-Lui ha preso i miei occhi solo per divertimento, ma Lui vuole te.  Vuole tenerti con sé per sempre.-

-Per sempre? Non è vero smettila!- ulró Cara inorridita.

PER SEMPRE

La ragazza si rialzó e indietreggió cercando di fuggire all'orribile visione di quella bambina priva di occhi.

Una goccia di sangue toccò terra.

Gli occhi di Cara sembravano piangere lacrime scarlatte.

Posò la mano su un occhio per intingerla nel sangue.

-Lui è qui. Vuole prendere anche te.

È QUI!-

La bambina scoppiò in urlo assordante. Talmente forte che la ragazza dovette portare le mani sulle orecchie per evitare di rimanere stordita.

Sembrava spaventata da qualcosa.

L'urlo era fortissimo. Come poteva una bambina così minuta avere una tale forza?

Cara chiuse gli occhi e corse verso la boscaglia.

Sentiva qualcosa che la seguiva.

Era Lui. L'aveva trovata e ora voleva prendere anche lei.

                                  

                             ****

Svegliati Cara!  È solo un incubo!  Svegliati!

La ragazza aprì gli occhi ancora una volta.

Stavolta si trovava tra le braccia di Jonathan.  Lui la guardava con aria spaventata.

Era lui che la pregava di svegliarsi.

Si guardò attorno . Erano nel bosco.

Cosa era appena successo?

Cara cominciò a pensare di stare impazzendo.

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