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Capitolo 12

Appena fummo abbastanza lontani, rallentai e lasciai che Gandalf mi superasse, in modo da parlare faccia a faccia.

-Qual è il vero motivo per cui ha deciso di aiutare la compagnia di Thorin? - mi chiese aggrottando le folte sopracciglia grigie e portandosi alla bocca la sua lunga pipa.

-La riuscita dell'impresa di Thorin Scudodiquercia è più importante di quanto tu creda Mithrandir ...

-Che cosa intendi dire?- domandò visibilmente allarmato.

-Il ritrovamento della spada di un Nazgûl non è da sottovalutare, qualcosa si muove nell'ombra, qualcosa di pericoloso e malvagio. Infatti molti hanno dimenticato che il capo dei Nazgûl, scomparso con il suo padrone Sauron dopo la grande battaglia a Mordor, per molti secoli dominò le terre che confinavano con Erebor, oltre il Monte Gundabad ...

-Angmar ...

-Esatto, per cui se Erebor dovesse cadere per sempre nelle mani del Male, esso non solo si impadronirebbe di uno dei Sette Regni dei Nani, ma potrebbe rivendicare anche quell'antico reame oscuro e costruire un passaggio attraverso il Deserto Settentrionale. Se ciò dovesse accadere, gli Orchi potrebbero raggiungere le rovine di Angband, rifondando un Regno ancora più potente e malvagio di Angmar.

-Ma affinché ciò che tu dici accada davvero, tutti i servi del Male dovranno essere uniti sotto un unico padrone, un padrone che su sconfitto anni e anni fa ...

-L'unico che in questo momento potrebbe adempiere a quel ruolo è qualcuno che è già in grado di comandare un esercito, qualcuno che nessuno è mai riuscito a catturare, qualcuno che originariamente possedeva una forza pari ai Figli di Ilúvatar, ma che è diventato sempre più potente con il passare del tempo: Davoch.

-Davoch? E come potrebbe il Principe dei Corvi riuscire a radunare ogni Orco, Goblin e Elfo corrotto sotto il suo comando? Per quanto potente sia, non credo che abbia questa abilità.

-Proprio per questo credo che dietro di lui ci sia qualcun altro che muove i fili, come se Davoch fosse solo una marionetta nelle sue mani. Qualcuno che molti credono sconfitto, ma il solo a possedere un potere tale da far ritornare in vita i Nazgûl.

-Quindi pensi che Sauron sia tornato?- mi chiese infine lo stregone.

- Non ho mai creduto che se ne fosse andato dalla Terra di Mezzo. Finché l'Unico Anello non sarà gettato tra le fiamme del Monte Fato, non potrà mai essere sconfitto del tutto.- affermai.

Gandalf rimase in silenzio per qualche istante, ragionando sul da farsi mentre inspirava dalla pipa ed espirava nuvole di fumo.

-Dobbiamo esserne certi prima di fare qualsiasi cosa. Io ti credo Belthil, ma altri potrebbero non farlo, rimanendo ciechi e immobili mentre l'Oscuro Signore prepara la sua mossa.

-Dunque cosa possiamo fare Mithrandir?

-Credo che dovremmo continuare a seguire la compagnia di Thorin, solo così attireremo completamente la sua attenzione e lo obbligheremo a impiegare la sua principale marionetta. A quel punto potremo finalmente catturare Davoch, il quale ci condurrà dritti dal suo padrone.

Annuii con il capo, ritenendo che fosse la cosa giusta da fare. Usare i Nani come esca non era la migliore delle soluzioni, ma era l'unica che avevamo a disposizione.

Gandalf cominciò a incamminarsi verso l'accampamento allestito nel frattempo dai Nani, al centro del quale era stato acceso un piccolo focolare ed attorno erano stati stese delle coperte.

-Aspetta Mithrandir, avrei un piccolo favore da chiederti ...

-Dimmi pure Belthil, sai che puoi sempre contare sul mio aiuto.

-Riguarda il giovane hobbit, Bilbo Baggins ... Non lo conosco da molto e non ho idea di cosa sia successo nelle gallerie delle Montagne Nebbiose, ma so che qualcosa è cambiato in lui. Ti chiedo semplicemente di tenerlo d'occhio, dato che lo conosci da molto più tempo di me e sai meglio di chiunque altro come sia realmente.

Lo hobbit nascondeva qualcosa, ne ero certa. Quello che avevo provato ai piedi del nido delle Aquile era rimasto impresso nella mia mente, potevo ancora sentire la pelle bruciare attorno alla ferita.

Lo stregone grigio fece un profondo respiro, come se già avesse intuito qualcosa e io gli stessi dando un'ulteriore conferma.

-Non lo perderò di vista.- furono le sue ultime parole prima di ritornare dai Nani, i quali stavano già banchettando attorno al fuoco.

Anche se avevo camminato tutto il giorno, non avevo la benché minima voglia di mangiare: avevo troppi pensieri che mi riempivano la testa e il cibo era l'ultima delle mie preoccupazioni. Per cui diressi verso uno degli alberi intorno all'accampamento, dove avrei preparato il mio giaciglio per la notte e mi sarei distesa ad ammirare le stelle.

-Perché non venite a sedervi con noi attorno al fuoco?Non siete affamata?- mi domandò con tono quasi provocatorio Thorin, mentre in mano teneva una coscia di lepre catturata lì intorno.

-Mi dispiace, ma dovrò declinare il vostro invito ... io ... non ho fame ...

-Anche se non avete appetito potete lo stesso sedervi con noi, non credete?

Ormai avevo gli occhi di tutta la compagnia puntati addosso, in attesa della mia risposta.

-D'accordo.

Gandalf mi fece posto accanto a lui su un troco spezzato e ricoperto di soffice muschio, opposto a dove si era seduto Thorin. Durante la cena i Nani intonarono delle canzoni, cantandole a squarciagola in Khuzdul come era loro abitudine. Raccontavano di grandi guerrieri, grandiose battaglie, della birra che sgorgava dalle botti nelle loro imponenti dispense, di preziosi tesori e gioielli. Quest'ultimo canto catturò particolarmente la mia attenzione: parlava di preziosi frammenti di un antico ciondolo proveniente dalle Terre Immortali, conservato nel forziere reale dei Nani dei Colli Ferrosi. Non venne nominato chi donò quelle piccole gemme cristalline, ma io lo conoscevo bene.

Ero stata io a donarle poco prima di lasciare i Colli Ferrosi, come ringraziamento per la generosa ospitalità che i Nani mi avevano riservato. Avevo donato loro i frammenti del ciondolo regalatomi dai Valar, distrutto da Sauron dopo avermi rivelato la verità su di sé e su mio fratello. Una verità da cui i Valar mi avevano tenuta all'oscuro per tutti quegli anni che avevo passato con loro. Quel ciondolo era stato il simbolo delle loro menzogne.

Finiti i canti, era arrivato il momento delle leggende e dei racconti tradizionali nanici. I Nani si guardarono tra loro, in attesa di chi avrebbe cominciato a narrare per primo e inaspettatamente fu Thorin ad alzarsi in piedi, prendendo così la parola.

-Compagni miei, stasera tra noi siede la Custode, colei che è stata incaricata dai Valar di proteggere di tutti i popoli della Terra di Mezzo. Credo che sia giusto lasciare a lei l'onore di raccontare una leggenda ...

Per la seconda volta quella sera l'attenzione dei Nani era rivolta su di me, ancora una volta attendevano una mia risposta. Vi era un silenzio quasi surreale, interrotto solamente dallo sfrigolio del fuoco.

-Vi ringrazio per la vostra offerta Thorin, ma non sono mai stata brava a raccontare le storie del mio popolo ...

-Allora perché non ci parlate della vostra terra natia?- chiese l'Erede di Durin.- Innumerevoli racconti sono stati tramandati su Valinor e le sue maestose città, ma quasi nessuno conosce il vostro vero regno ...

-Avete ragione, probabilmente sono l'unica nella Terra di Mezzo ad esserci stata ed averci vissuto. Credo che molti di voi non ne conoscano neanche il nome ... come se non fosse mai esistito.

Feci un respiro profondo, riportando alla luce quello che era ormai divenuto solo un ricordo remoto.

-In realtà il suo nome fu mutato da chi lo distrusse innumerevoli anni fa, e quest'ultimo nome voi lo conoscete molto bene, poiché porta con sé l'orrore dei fatti avvenuti in esso. È un luogo di morte e malvagità dove molti hanno perso la vita, rendendo il terreno intriso del loro sangue. Ma prima che venisse distrutto e reso ciò che è adesso, era un reame di pace e di prosperità. Alte vette ne segnavano i confini, rigogliose foreste crescevano dal suo fertile terreno, modesti villaggi erano abitati da un popolo nobile e cordiale, nei quali ognuno aiutava il prossimo in un rapporto di reciproca fedeltà e amicizia. Ma il centro del regno era il maestoso palazzo, eretto ai piedi del monte da cui si credeva fosse nata la mia stirpe. Era stato costruito con legno di ciliegio ornato da intarsi dorati, alternato alla pietra bianca e liscia che rendeva i grandi saloni ancora più luminosi , ed era rivestito da tegole di terracotta lisce di varie sfumature di rosso; ogni stanza si apriva con grandi archi avvolti da edera su terrazze di diverse altezze, colme di fiori e altre piante rampicanti, dal profumo intenso e unico. Da piccola mi piaceva perdermi tra i lunghi corridoi e le molteplici scalinate del palazzo, esplorando tutte le stanze, scorgendone i dettagli e cercando possibili passaggi segreti. La sala del trono mi lasciava sempre senza fiato per la sensazione di sicurezza e potere che infondeva nei cuori di chi vi entrava: l'ampia sala circolare era cicondata da colonne monumentali, su ognuna delle quali vi era la statua di un re o di una regina, mentre al centro vi erano i due troni sormontati da una cupola di cristallo, che lasciava entrare la luce calda del sole e quella fredda della luna e delle stelle. Accanto ai troni, a seconda degli avvenimenti, venivano aggiunti due sgabelli sui quali sedevamo io e mio ... mio fratello.- mi fermai per qualche istante, avendo toccato uno dei ricordi più dolorosi,per poi concludere il discorso- Vorrei raccontarvi ogni dettaglio, ogni sfaccettatura della mia terra, ma credo che non finirei più di parlare ...

-Non ci avete ancora detto il nome del vostro regno- disse Kili, completamente assorto dal mio racconto.

-Il suo nome era ... Dormor.

-E come viene chiamato ora?- chiese questa volta Thorin.

Guardai il Nano dritto negli occhi, consapevole della reazione che avrebbe potuto avere alla mia risposta.

-Mordor.

Contrariamente a ciò che avevo previsto, i Nani rimasero in completo silenzio. In quel momento avevano realizzato cosa era accaduto al mio regno e a tutto il mio popolo, compresi i miei familiari. Non avrei più potuto rivendicare quelle terre, erano perse per sempre.

-Credo che per me sia arrivato il momento di congedarmi ...- dissi alzandomi dal tronco e incamminandomi verso un albero ai confini dell'accampamento.

Mi arrampicai su di esso e mi sedetti un ramo sufficientemente robusto per sostenermi: avevo bisogno di rimanere da sola.

Subito tutte le preoccupazioni che avevo mi affollarono la mente ed i ricordi che avevo portato a galla si aggiunsero ad esse. Una fra le tante prese il sopravvento, una delle più angosciose e anche tra le più dolorose.

Calen.

Non riuscivo a chiudere gli occhi per paura di rivedere il suo corpo martoriato e gli occhi pieni di sofferenza. Continuavo a ripetermi che era stato solo un sogno, ma il mio cuore mi ripeteva l'opposto.

Di una sola cosa ero certa: era in pericolo.

ANGOLO DELL'AUTRICE

Salve :)

visto che il capitolo precedente era un po' corto, ho voluto scriverne uno lungo il doppio ;)

Cosa succederà adesso alla nostra Bel? Thorin sarà più gentile con lei dopo aver scoperto in che modo è stato ridotto Dormor? Ma soprattutto, saranno veri i sospetti su Sauron e Davoch?

Lo scoprirete nei prossimi capitoli ...

Bacioni

Giulia :3


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