XXIII
t a l ì a
Il nostro piccolo momento di gioia per essere scampati ad una fine non molto gloriosa si interrompe quando il gomitolo magico di Arianna inizia a vibrare nelle mie mani.
«Ragazzi.» richiamo l'attenzione dei due, che mettono subito gli occhi sull'oggetto.
«Ci sta indicando la strada per tornare nel Labirinto.» dice Abel, e l'estremità del filo si solleva, fluttuando verso un fitto bosco.
«Seguiamolo, prima che si srotoli del tutto.» dico, affrettandomi a riavvolgerlo man mano che prosegue per la sua strada. James e Abel mi seguono, mantenendo il passo, il che non gli viene molto difficile considerato che hanno le gambe il doppio delle mie. Ma questi sono futili dettagli.
«Meglio se ci sbrighiamo, avete distrutto tutte le recinzioni, compresa quella dei cavalli carnivori.» dice James, e mi domando ancora come abbiamo fatto.
«Puoi spiegarci meglio cos'è successo?» gli chiedo, continuando a seguire il filo.
«Ragazzi, il fatto è che non ne ho idea. Tutto a un tratto avete smesso di essere voi, era come se qualcuno si fosse impossessato del vostro corpo. Avete iniziato a blaterare sulla vendetta della Natura e robe del genere, e avete polverizzato Gerione e il suo chalet, liberando tutti gli animali.» spiega James.
Ma certo... è sicuramente lo Spirito del Fuoco dentro di me, che inizia a farsi sentire. Ma allora anche Abel... forse lui è uno dei due custodi che Hestia, prima di morire, ci ha detto di trovare! Ma per quale motivo non me ne sono resa conto prima?
In effetti, da quando ho incontrato Abel, e in particolare durante quest'impresa, mi sento decisamente più forte. Lui è riuscito a calmare un mio sovraccarico, e solamente Drew ne è capace. Deve essere lui il terzo Spirito. James ha detto che Abel ha spazzato via le recinzioni, e avrei tanto voluto assistervi per confermare la mia ipotesi, ma non ricordo nulla riguardo a come abbiamo ucciso Gerione, sembra tutto avvolto da una fitta nebbia. Ma sono quasi convinta che Abel sia il Custode dello Spirito dell'Aria.
«Ne parleremo dopo...» interviene proprio Abel «Il filo ci sta dicendo di entrare in questa grotta.»
Mi distolgo dai miei pensieri, e mi accorgo che la luce del Sole è ostacolata da fitte chiome di alberi alti. Ci troviamo di fronte all'entrata di una grotta, che si confonde con la vegetazione.
«Perché la cosa non mi convince?» dice James, e ci scambiamo uno sguardo nervoso. Il filo brilla e vibra ancora di più, tirandoci verso l'entrata.
«In questa grotta c'è un'entrata per il Labirinto.» dico «Dobbiamo entrare.»
Anche Abel annuisce, pronunciando un Lumos Maxima, e una sfera di luce scatta all'interno della caverna, illuminando le pareti di roccia.
«Restiamo vicini.» dice Abel, poi ci addentriamo in silenzio nell'oscurità.
Percorriamo una serie di vestiboli sotterranei le cui fredde pareti riflettono la luce dell'incantesimo di Abel, fin quando non arriviamo all'entrata di una spaventosa caverna, la terra e il soffitto irti di stalagmiti affilate. Giungiamo di fronte ad una scala, che sembra discendere nei meandri più profondi dell'entroterra. Il filo indica di proseguire. L'eco fa risuonare nelle nostre menti suoni simili al sibilo di innumerevoli serpenti.
Smetto di respirare per qualche secondo quando mi rendo conto di dove ci troviamo, e afferro la maglia di Abel quando lui scende il primo scalino. Si volta a guardarmi, interrogativo, e la sua espressione si addolcisce quando nota il terrore nei miei occhi.
«Va tutto bene?» mi chiede, avvicinandomisi.
«So dove siamo.» riesco a parlare, seppur con difficoltà, dato il mio tremore. Ricordi del mio passato, di Lily, iniziano a prendere forma nella mia testa. Provo a scacciarli.
«Come fai a saperlo?» mi domanda James, poggiandomi una mano sulla spalla.
«Lo sento...» gli rispondo, mandando giù il groppo alla gola. Anche Abel sembra iniziare ad avere un forte mal di testa.
«Questo è l'antro di Trofonio.» dico, mentre inizio a ricordare la sua storia, una delle tante raccontatami da mia madre, Calliope, la Musa della poesia epica. «Il mito racconta che Trofonio costruì, assieme a suo fratello Agamede, il Tempio di Apollo a Delfi, e fu poi incaricato dal re Hyrieus di costruire un edificio in cui custodire le ricchezze reali. Trofonio e Agamede lo fecero, ma costruirono anche, ad insaputa del re, un passaggio segreto in modo da poter rubare quello stesso tesoro. Così un giorno si intrufolarono nella stanza, ma Hyrieus li scoprì.»
Il sibilo dei serpenti si fa più acuto, ma solo io e Abel sembriamo risentirne. Ma, almeno per me, è più che normale: il mio animo è macchiato della morte della mia amica. Però... Abel? Perché riesce a sentirli, ma soprattutto perché sembra soffrirne?
«Poi cosa successe?» mi chiede James, e deglutisco.
«Il re riuscì a catturare solo Agamede, e Trofonio, non riuscendo a liberarlo, e non volendo rischiare di essere riconosciuto e poi ricercato, decise di tagliare la testa a suo fratello, portandola via con sé. Così si rifugiò in una grotta, questa grotta, e per il suo gesto fu inghiottito dalle viscere della Terra. Fu questa la sua punizione.» continuo.
«Oh, wow, che allegria eh!» James ride nervosamente.
«Si dice che, dopo essere sprofondato nella Terra, di lui sia rimasta solamente la voce, e che sia diventato un Oracolo.» aggiungo, e il filo si fa più insistente, iniziando a discendere quelle scale anguste.
«O il filo di Arianna ha trovato un'entrata per il Labirinto, oppure vuole farci parlare con Trofonio. Ad ogni modo, non abbiamo scelta.» dice Abel, guardando prima me e poi James, poi preme il dito sul suo anello d'argento, con su incise due ali nere, e questo si trasforma in una lama di novanta centimetri di bronzo celeste.
«James, sta dietro di noi, può essere pericoloso.» gli dice Abel.
«Hey, anch'io so difendermi!» esclama lui, e Abel gli rivolge uno sguardo intimidatorio. Alla luce del suo incantesimo, la spada di bronzo emette riflessi vermigli sul suo viso, rendendo la sua espressione agghiacciante.
«Non da ciò che c'è qui sotto.» dice lui «I serpenti rinnoveranno i nostri tormenti del passato, riportando alla luce spiacevoli eventi. Le sabbie mobili potrebbero inghiottirci. Quindi, James, sta dietro di noi. Non hai abbastanza esperienza.» se Abel avesse fatto a me questo stesso discorso, non avrei replicato.
«E pensare che sono più grande di voi. E ho accecato Ladone!» insiste James, ma Abel comincia a scendere le scale. Io lo seguo con riluttanza «Vi ho anche salvato da Gerione, dovevate vedervi imballati in quel modo.» sbuffa.
Mi volto verso i lui, fulminandolo con lo sguardo prima che Abel lo ferisca gravemente «Piantala!» lo sgrido, e lui incrocia le braccia al petto come un bambino, continuando a stare dietro di me.
Abel si ferma di colpo, ed io vado a sbattere contro la sua schiena. Fa un passo indietro, voltandosi verso di noi, e noto il suo sguardo: puro terrore. Il sibilo dei serpenti si fa sempre più accentuato, tanto che anch'io li sento insinuarsi nei miei ricordi, e inizio a tremare.
«Ragazzi, che avete?» chiede James, guardandoci preoccupato.
«N-non li senti?» gli chiede Abel, con una mano sula testa, come per alleviare il dolore.
«Non sento niente.» dice James, mentre di nuovo vedo l'immagine di Lily che cade inerme sulla sabbia, tingendola di rosso. Scuoto la testa, come a volere cacciare via quel terribile ricordo. Guardo Abel, per controllare le sue condizioni, e vedo che ha gli occhi colmi di lacrime. Cosa diavolo starà ricordando?!
Un luccichio sulla vita di Abel attira la mia attenzione, e sgancio l'elmo di Ulisse che Abel portava alla cintura, ricordando vagamente i versi della profezia, ma appena sto per metterlo sulla sua testa, la terra trema, e io e Abel cadiamo in avanti, finendo con la faccia nel fango.
«Ecco i figli degli dèi di cui a lungo ho atteso l'arrivo...» una voce profonda, come un eco proveniente dalla Terra stessa, riempie la grotta, e io e Abel ci rialziamo immediatamente.
James fa per raggiungerci, ma Abel lo ferma urlando un «No!» creando una specie di scudo d'aria tra James e noi. Poco dopo capisco il perché guardandomi i piedi, che pian piano sprofondano nel fango: sabbie mobili.
Come se non bastasse, i serpenti continuano a volerci far esplodere il cervello.
«Custodi... i miei serpenti vi torturano con i tormenti del vostro passato perché continuate a rinnegarlo. Loro smetteranno quando lo accetterete come parte integrante di voi stessi.» dice la voce, che capisco essere Trofonio.
La fai facile... tu sei morto!
Cerco di liberarmi dalle sabbie mobili, ma più mi divincolo, più affondo.
«Talìa, non muoverti, o peggiorerai solo la situazione!» esclama Abel, e io ascolto il suo consiglio, cercando di calmare il mio panico.
«Cosa vuoi da noi?!» urla James, dietro di noi «Lasciali andare!»
«Da loro, proprio niente. Ma da te... tu compirai il mio destino.» dice Trofonio, e sento un tremore lungo tutto la spina dorsale. Decine di serpenti circondano me e Abel, sibilando e spruzzando veleno dalle fauci.
Le immagini strazianti della morte di Lily provocate dalla loro magia mi fa perdere il controllo di me stessa, e sfodero la mia spada, Tornado II, per tagliare la testa a quelle bestie. Riesco ad ucciderne solo tre, ma pago un prezzo più alto: sprofondo ancora di più nelle sabbie mobili, e l'elmo di Ulisse scivola giù dalle mie mani, così come il filo di Arianna, e affondano nella terra.
«No!» urlo, cercando di recuperarli, e nel tentativo vado giù di mia spontanea volontà, riuscendo ad afferrare solo uno dei due oggetti magici, a me però ignoto.
«Talìa ferma!» grida Abel, afferrandomi l'avambraccio. Sono immersa fino al busto.
«Il filo di Arianna, e il tuo elmo, sono caduti!»esclamo, nel panico.
«Non importa, li ritroveremo. Non morire, ti prego.» mi guarda con gli occhi lucidi, ed io decido di starmene ferma, deglutendo a fondo e maledicendomi per la mia impulsività.
«Che significa che compirò il tuo destino? Lascia andare i miei amici, non m'importa che tu sia una voce, o un fantasma, o qualunque essere spaventoso!» urla James, poi si affretta a raggiungerci, senza però mettere piede nelle sabbie mobili. Ci porge la mano.
«Prima tu.» dice Abel, ma io non riesco a muovere il braccio sinistro, sotto il fango, mentre la mia mano destra impugna Tornado, e non posso permettermi di perdere la mia spada.
«Fermo, mortale. Non vuoi scoprire cosa ti nasconde colei che tu chiami amica?» mi si mozza il respiro. James resta immobile a fissarmi, poi scuote la testa, allungando di più la mano.
«Talìa, getta la spada!» mi dice.
«La prenderò io.» dice Abel «Lasciala cadere.»
Vorrei ascoltarli, ma sono paralizzata.
«Sai perché tu non soffri come i tuoi amici Mezzosangue, James?» Trofonio lo chiama per nome, distogliendo di nuovo la sua attenzione «Perché il tuo cuore non è macchiato come il loro. Il tuo cuore è puro, e i miei serpenti non hanno nulla con cui torturarti.»
«Falli smettere.» ringhia James, guardando in tutte le direzioni «Smettila di far loro del male!»
«Ti preoccupi così tanto per loro, ma lei lo ha fatto per te?» la voce di Trofonio è tagliente.
«Di che cosa stai parlando?!» sbraita James.
«Mortale della progenie di Febo, colei a cui tendi la mano ti ha rubato un ricordo, un pezzo della tua vita e della tua anima... dimmi, vuoi ancora aiutarla?» dice Trofonio, una nota malvagia nel suo tono di voce.
I miei occhi iniziano a bruciare, e le lacrime cominciano a scendere lungo le mie guance. Il mio corpo diventa molle, e io stessa vorrei solo sprofondare nella Terra e porre fine a tutto ciò una volta per tutte.
«Mi hai... obliviato?» la voce di James trema «C'è... c'è una ragazza dai capelli rossi che a volte immagino. Chi è lei, Talìa?» mi chiede, sul punto di piangere, mentre io continuo ad affondare. Non riesco a dire una parola.
«James, non c'è tempo, afferra Talìa!» dice Abel, e James vacilla un attimo, poi si allunga ancora verso di me, mettendo da parte le sue domande e scegliendo di salvarmi, nonostante io non me lo merito per ciò che gli ho fatto.
«Non li salverai!» ride Trofonio, facendo tremare tutta la grotta «A meno che tu non scelga di ricordare. Non vuoi sapere cosa ti è stato rubato? Cos'è quel vuoto che attanaglia il tuo cuore? Perché ti senti così incompleto da tempo? Non vuoi dare una risposta a queste domande?»
«Sì.» balbetta James, continuando a fissarmi negli occhi. Non riesco più a reggere il suo sguardo.
«Fermerò le sabbie mobili, ma tu dovrai sederti proprio qui.» nelle profondità della caverna, un grande trono emerge dalle tenebre.
«Prima ferma le sabbie mobili, poi ti ascolterò.» dice James.
«Non sei ingenuo, mortale. Farò come dici, ma se proverete a fuggire io vi ucciderò tutti.»ci minaccia, e i serpenti sibilano tutti insieme .
Quel trono... non l'ho mai visto, né ne ho mai sentito parlare. È impossibile, perché mia madre, sin da quando ero ancora in fasce, mi ha cantato tutti i miti possibili e immaginabili, anche quelli che non sono mai stati raccontati, tranne... tranne quelli riguardanti le Muse, visto che voleva tenermi nascosta la sua identità.
«Accetto.» dice James, e Abel soffoca un ringhio.
«Non sai nemmeno a che cosa vai incontro!»
«Non voglio riportare i vostri cadaveri al Campo.» ribatte James, e Abel tace. Le sabbie mobili smettono di inghiottirci, ma restiamo comunque immobili in esse.
«Tu sei quello del mio sogno, vero? Avevi detto che ti avrei trovato.» dice James, e la risata di Trofonio riecheggia nella roccia.
«È difficile contattare voi lontane discendenze degli dèi, infatti non ho potuto trattenerti per molto tempo. Ma la profezia si adempie, e i nostri destini intrecciati si compiranno.»
«Non fidarti di lui, James!» gli urlo, trovando la forza «È un assassino egoista, ricorda quello che ha fatto a suo fratello!»
La grotta trema, ed io sprofondo d'un colpo nel fango fino alla bocca. Non posso più parlare.
«Dannata Mezzosangue, tu non sai niente!»tuona Trofonio.
«Avevi detto che avresti fermato le sabbie mobili!» dice James a denti stretti. Abel allunga una mano verso di me, ma gli dico di non farlo con lo sguardo. Per fortuna io e Abel ci capiamo subito.
«Sì, ma la Mezzosangue mi ha insultato. Non la ucciderò, comunque.»
«Ti conviene.» Abel gli lancia uno sguardo furioso, e i suoi capelli si alzano, mossi da un forte vento. Gli occhi iniziano a cambiare colore, diventando più chiari, di un grigio innaturale.
«Custode, non te lo consiglio. Non c'è aria nell'entroterra, ed io posso fartici sprofondare con uno schiocco di dita.»
«Peccato che, illustre Trofonio, lei è solo una voce, e non ha le dita.» ribatte, sarcastico.
«Te lo concedo, figlio di Nike.» per fortuna Trofonio la prende sul ridere «Adesso a noi, mortale.»
«Sono pronto.»dice James.
«Voi tre state cercando un'entrata per il Labirinto, ed è proprio in questo antro. Per passare, però, voglio che il passato sia revocato nella tua mente, perché solo così potrai darmi pace.» una brutta sensazione inizia a farsi spazio dentro di me.
«Mortale, progenie di Apollo, questo che vedi è il Trono di Mnemosine, la Memoria, madre delle Nove Muse.» continua «Se ti siederai, allora ricorderai. Ma potrebbe ucciderti.»
«Ecco dove sta la truffa.» sbuffa James.
«Ma tu hai un modo per sopravvivere... ed è proprio dentro il tuo zaino, non è così?» chiede Trofonio, e finalmente, quando James tira fuori la mela d'oro rubata dall'albero di Ladone, inizio a capire.
«Esattamente. Devi mangiarla.» dice Trofonio.
Vorrei urlare un forte NO! ma se dovessi aprire la bocca mi ritroverei soffocata dal fango. Per fortuna Abel urla al mio posto.
«Non farlo, James!» Abel sgrana gli occhi «Con quella mela diventerai immortale! Non è bello come credi!»
«Chiudi la bocca!» dice Trofonio, e un serpente scatta verso Abel, mordendo l'aria ad un palmo del suo naso.
«Se la mangio diventerò immortale... ma riavrò i miei ricordi, e ci lascerai andare, è così?» chiede James.
No che non è così, James. Trofonio vuole qualcos'altro, come dicono i versi della profezia:
L'aureo frutto dagli dèi incantato
porterà pace all'eroe dannato.
Non so che genere di pace voglia Trofonio... ma ha di sicuro un doppio fine. Peccato che io non possa urlarlo a James. E se deciderà di sedersi sul trono della Memoria lui ricorderà, e mi odierà per il resto della vita. Io non avevo intenzione di tenerglielo nascosto per sempre, volevo solo riportare indietro Lily, e poi ripristinare i suoi ricordi come se tutto ciò non fosse mai successo. Ma adesso...
«Va bene.» James accetta, e Trofonio ride compiaciuto.
«Ma James, non capisci! Essere immortale è una condanna peggiore della morte, te lo ha detto anche Telemaco!» Abel cerca di dissuaderlo, alludendo al viaggio in limousine, ma James è testardo.
«Sì, lo so.» dice lui in tono cupo «Se divento immortale vi vedrò diventare vecchi e poi morire. Ma almeno avrete una vita più lunga, e non morirete qui, e adesso.» dice, e cerco di scuotere la testa, dirgli di fermarsi, che ci deve pur essere un altro modo. Ma James addenta la mela d'oro.
«Saggia decisione, eroe.» dice Trofonio, mentre James mastica e manda giù il boccone. La addenta di nuovo, fino a lasciare solo il torsolo, ignorando le parole di Abel, che si arrende quando James butta il torsolo per terra.
«Sei un dannato idiota!» gli urla Abel, e James gli sorride.
«Sì, Angelo della Morte, ti voglio bene anch'io.» dice James, con il suo solito sorrisetto.
Per qualche minuto non succede nulla, poi il corpo di James inizia a brillare di un'intensa luce dorata e calda, come i raggi del Sole, diventando talmente forte da costringere me e Abel a chiudere gli occhi e distogliere lo sguardo.
Quando James smette di emanare quella luce, rimango impressionata alla sua vista. I suoi vestiti sono stati sostituiti da un chitone dorato, con i bordi ricamati d'oro, così come d'oro è anche la cinta che porta in vita. Il chitone lascia una spalla muscolosa nuda, mentre copre completamente l'altra, e l'Arco di Odisseo che James porta in spalla sembra essersi ricoperto anch'esso d'oro. I suoi capelli castani sono più chiari, e si schiariscono man mano verso le punte, e sulla sua testa appare il simbolo del dio Apollo.
«Febo ti ha preso sotto la sua custodia.» annuncia Trofonio «Dopotutto, è il protettore degli Oracoli. Adesso siediti.»
Mentre le lacrime scendono copiose lungo il mio viso, infrangendosi nel fango, mi rendo conto di aver perso per sempre un altro amico, di nuovo a causa mia, per averlo trascinato in una cosa più grande di lui, così come ho fatto con Lily, l'anno scorso. E i versi della profezia che man mano si compiono iniziano a tornarmi in mente.
Il mortale immortale diverrà affinché
James, adesso un dio, compie i passi che lo separano dal Trono di Mnemosine, poggiando una mano ancora luminescente su di esso, voltandosi per sedersi, senza degnarci di uno sguardo. La risata di Trofonio è un agghiacciante sottofondo.
consenta il passaggio, lo spirito adirato
Il Trono sprigiona una forte luca che ci costringe a chiudere gli occhi, mentre un calore vulcanico ci investe, bruciando la nostra pelle.
«Protego!» Abel pronuncia l'incantesimo, a fatica, e una bolla invisibile compare attorno a noi, per proteggerci. Il Corvonero si volta a guardarmi, gli occhi rossi, il viso sanguinante e il corpo pieno di graffi e lividi. «Andrà tutto bene.» sorride. So che mente, lo sa anche lui.
Trofonio continua a ridere, mentre il calore sprigionato da James disintegra i serpenti, che smettono di tormentarci con la loro magia, e lentamente riacquisto le forze. Riesco a muovere un braccio, e a stringere la presa sull'oggetto che sono riuscita ad afferrare, mentre l'altro sarà sprofondato chissà dove, ormai.
ma cara la pagherà, la magia malsana.
James inizia ad urlare, ed io riesco a sbloccarmi completamente. Cerco di indirizzare tutto il mio potere verso le mie gambe e, a contatto con il fuoco che sprigiono, la Terra inizia a solidificarsi. Man mano che il fuoco sale, io riacquisto la capacità di muovermi senza sprofondare, e quando le sabbie mobili sono abbastanza calde da essere diventate un ammasso di terra secca, Abel, con ancora le braccia libere, la infrange con un colpo della sua spada, e questa si sgretola in tante piccole zolle, liberandoci.
Un urlo disumano fa tremare la roccia che ci circonda, e io e Abel avanziamo a stento verso James. Lancio un ulteriore incantesimo di protezione per rinforzare quello di Abel, e il mio corpo si pietrifica quando mi rendo conto che l'oggetto fra le mie mani è il gomitolo di Arianna, tutto infangato. Ho perso l'elmo di Ulisse.
James che urla il nome di sua sorella mi colpisce come una pugnalata dritta al cuore. Dobbiamo farci un varco fra tutto quel calore magico per arrivare a James e tirarlo giù di lì, ma quelle fiamme bruciano perfino me.
«Abel, usa il tuo potere!» gli dico «Evoca il vento e apriti un varco tra le fiamme.»
«Io... non so come si fa!» esclama, e impreco ad alta voce. Abel mi guarda terrorizzato.
«Non importa.» cerco di sorridergli. Lui non sa nemmeno chi, o meglio, cosa si cela dentro di lui. Non è consapevole delle sue potenzialità, e forse riesce ad usare i suoi poteri in determinati momenti, quando non è cosciente. James ha detto che anche a me è successo, allo chalet di Gerione.
«Allora avanziamo!» gli dico, e lui annuisce, assumendo un'espressione determinata.
«Ti salveremo, idiota Grifondoro che non sei altro!« urla Abel, e in altre circostanze avrei ribattuto per l'insulto alla mia casa. Ma Abel ha ragione. Idiota!
«Troppo tardi.» la voce di Trofonio ci penetra nelle viscere, e ci immobilizziamo quando il calore smette di bruciare le pareti rocciose, e il tempo riprende a scorrere normalmente.
James è svenuto sul trono, la testa contro lo schienale, gli occhi spalancati colmi di lacrime che fissano le stalagmiti sopra di lui e la schiuma che esce dalla bocca. Sembra traslucido, ma guardando meglio noto una nebbia argentea di fronte a lui... il fantasma di Trofonio.
«James!» scatto verso di lui, ma Abel mi afferra un braccio, nonostante sia ancora bollente. «Che stai facendo?!» gli urlo contro, cercando di divincolarmi dalla sua presa, ma lui afferra anche l'altro braccio. La spada mi cade dalle mani.
«L'aureo frutto dagli dèi incantato porterà pace all'eroe dannato.» Abel pronuncia i versi della profezia, ma io sono decisa a non coglierne il significato.
«No!» è l'unica parola che esce dalle mie labbra, sottoforma di un urlo strozzato.
«Grazie, miei eroi. Avrò la mia seconda possibilità, e potrò esservi d'aiuto. Sempre se il dio appena nato lo vorrà.» il fantasma di Trofonio si avvicina pericolosamente al trono, voltandosi verso di noi, dando le spalle a James, e facendo per sedersi sopra di lui.
«Non lo toccare!» gli urlo a pieni polmoni, le mie mani si infuocano, così come le bie braccia, e Abel mormora dolorante, ma rafforza la stretta, stringendo la mia schiena contro il suo petto.
«Lasciami, lasciami!» gli urlo fra le lacrime, mentre perdo lentamente il controllo. Ma Abel non mi ascolta.
«Non devi più rinnegare il passato, Talìa. È arrivato il momento di affrontarlo.» mi dice, e sento come una barriera che separa i nostri corpi, come se non potessimo in alcun modo farci del male a vicenda.
Il fantasma di Trofonio si fonde con il corpo inerme di James, e quando diventano un tutt'uno James si sveglia di scatto. Abel smette di tenermi stretta, ma resto immobile fra le sue braccia, fissando sbigottita James che ci osserva senza proferire parola.
«J-James?» cerco di chiamare il suo nome, ma dopo averci osservato a lungo si volta verso una parete rocciosa, toccando una pietra che si illumina, formando la lettera greca Δ, il simbolo di Dedalo.
Il passaggio si apre, e James fa un passo verso il Labirinto. Poi si volta verso di me, guardandomi con uno sguardo colmo di odio e rancore. Sento il cuore frantumarsi.
«Io ti detesto, Talìa Nott.» e scompare nel passaggio.
Se non ci fosse stato Abel a sorreggermi, mi sarei accasciata sul pavimento molle, sperando con tutta me stessa che la Terra mi inghiottisse proprio come aveva fatto, millenni prima, con Trofonio.
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Cerchiamo James in lungo e in largo, ma il Labirinto si impegna con tutto se stesso a tenerci separati. Rischio una crisi diverse volte, ma per fortuna Abel tiene lucida la mia mente.
«Vedrai che lo troveremo.» Abel cerca di tranquillizzarmi, guardandomi preoccupato, ma io mi limito solo ad annuire, mentre le ultime parole che James mi ha rivolto continuano ad accoltellarmi il petto più e più volte.
«Tal, la reazione di James è normalissima. Io non so che cosa è successo fra voi, ma è sconvolto, sono sicuro che non pensava davvero ciò che ha detto.» mi dice Abel, con dolcezza «E adesso che è immortale non dobbiamo preoccuparci, sicuramente non gli accadrà nulla di brutto.»
«Stiamo pur sempre parlando di James Sirius Potter. Sai che il suo nome viene da due dei quattro piantagrane che hanno ideato la Mappa del Malandrino? Lui è letteralmente una calamita per i guai, mortali o immortali che siano!» esclamo, alzando le mani.
«E qui non posso darti torto. Ma per quel poco che conosco James, sono sicuro che si pentirà di averci lasciati, e troverà un modo per ritrovare la strada.»
«Mi odia, Abel.» mi mordo il labbro quando questo inizia a tremare «Gli ho fatto una cosa orribile.» è arrivato il momento che anche lui sappia, o che almeno chiarisca i suoi dubbi.
«Io... io gli ho portato via sua sorella, tutti i ricordi che aveva di lei, di noi sempre insieme. Sono cresciuta con i Potter, loro sono la mia famiglia. E ho portato via una figlia, una sorella, un'amica.» singhiozzo «Lei mi ha salvato la vita, poi è morta tra le braccia di Albus, davanti ai miei occhi. Non mi meraviglierei se mi odiasse anche lui.»
Mi fermo, appoggiando la schiena contro la parete del Labirinto, lasciandomi scivolare a terra, con la testa fra le mani. Abel si inginocchia accanto a me, in silenzio, continuando ad ascoltarmi.
«Eravamo in missione per domare uno spirito del fuoco che stava distruggendo il Nord, in cerca di Drew. Lo spirito era quello di sua sorella, Hestia, la Custode del Fuoco prima di me. Drew è il Custode del ghiaccio. Durante l'impresa io e Percy siamo precipitati in mare dopo un attacco, e anche Percy stava per morire a causa mia. Se non ci fosse stato il mare, sotto di noi, avrei perso anche lui.» racconto.
«Lily, Albus e Scorpius sono venuti con Artemide in nostro soccorso sull'isola di Delo, dove noi avevamo incontrato Apollo, fondamentale per salvare mia madre, la cui energia vitale stava svanendo a causa della lontananza dal dio e dalle sue sorelle. Stavamo per andare via da quell'isola, quando Clori, una delle figlie di Niobe, sopravvissuta alla furia di Apollo e Artemide millenni prima, ci ha attaccato, catturando questi ultimi.»
Abel sta in silenzio ad ascoltarmi, lasciandomi tutto il tempo di cui ho bisogno.
«Così noi abbiamo liberato Apollo e Artemide catturando Clori, e io ho fatto da esca per allontanarla dai gemelli. L'ho insultata pesantemente, poi io e Percy l'abbiamo messa al tappeto, mentre Lily, da sotto il mantello, mi copriva le spalle. Sarei morta diverse volte se non fosse stato per lei."» il mio discorso si interrompe a causa dei singhiozzi che escono incontrollati dalla mia bocca.
Abel continua ad osservarmi con i suoi occhi blu, senza toccarmi, senza parlare, una silenziosa compagnia che mi sussurra: Non avere paura, affrontalo, non sei sola.
«Quando pensavamo fosse tutto finito, Clori si è rialzata, e mi ha attaccata con un giglio affilato. Lily mi ha spinta via, venendo trafitta al mio posto. Mi ha salvato la vita, ed era lì a terra che soffriva, perché non poteva morire su quell'isola, e Albus la stringeva fra le braccia, pregando Apollo e Artemide di salvarla, ma Lily disse che andava bene così, che non importava, invece eccome se importava!» scoppio a piangere, rannicchiandomi su me stessa, poggiando la testa fra le ginocchia e tirandomi i capelli lerci con le mani.
Abel resta in silenzio, e dopo qualche minuto riesco a riprendere a parlare.
«Ci ha chiesto di obliviare la sua famiglia, era il suo ultimo desiderio.» dico in un sussurro «Noi non potevamo fare altro che esaudire la sua volontà. E così io, Albus e gli altri la abbiamo cancellata dai ricordi della sua famiglia e amici.»
Abel continua ad osservarmi in silenzio, e quando alzo lo sguardo per incontrare il suo, mi tira verso di lui, stringendomi fra le sue braccia forti e piene di lividi. Io riprendo a piangere, stringendo ciò che rimane della sua maglietta, sporca e strappata, mentre lui cerca di darmi conforto. Non ha più paura di starmi vicino nonostante quella volta sia accidentalmente entrata nella sua testa. Almeno lui non mi odia...
Mi afferra le spalle, allontanandomi per guardarmi dritto negli occhi. Poi sorride.
«Forza, adesso alziamoci. Dobbiamo trovare il Vello d'oro per riportare indietro Lily, e c'è una ninfa che non vede l'ora di essere presa a calci. Nessuno rapisce i miei amici e le mie sorelle, e poi la passa liscia.» dice Abel, cercando qualcosa nel suo zaino, poi mi lancia una zolletta di nettare.
«Vuoi startene lì a piangerti addosso per il resto dell'impresa?» alza un sopracciglio, e io scuoto la testa, decisa, poi mi tiro su, mangiando il nettare, riacquistando lentamente le forze. Abel mi sorride, poi lancia un Lumos Maxima, illuminando il lungo corridoio, che si divide ad un bivio.
«Il mio istinto mi dice di andare da quella parte.» Abel indica la strada a sinistra, e concentrandomi riesco a sentire una presenza inquietante, pericolosa, e soprattutto...
«Sembra caldo.» dico a voce alta, osservando Abel.
«Appunto.» mi dice, lo sguardo rivolto verso quel corridoio infernale. Il mio ciondolo inizia a vibrare, illuminandosi e alzandosi dal mio petto. «Seguiamo il fuoco.»
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«Penso che il mio istinto faccia schifo!» esclama Abel, mentre corriamo a perdifiato, i polmoni che quasi esplodono, i muscoli delle gambe che vanno a fuoco.
«Cosa te lo fa pensare?!» gli urlo di rimando, guardandomi indietro.
«Detesto i tori!» urla, mentre quella bestia enorme, fatta completamente di bronzo e con l'alito di fuoco, continua ad inseguirci.
«Basta, io la uccido!» sfodero la mia spada.
«Che cazzo dici!?» Abel dice la sua prima parolaccia, afferrandomi il braccio e continuando a correre.
«I mostri si disintegrano con il bronzo celeste!» gli dico.
«Ma quel mostro è fatto di bronzo celeste, idiota!» mi urla di rimando.
«MUUU!» fa il toro, minaccioso.
«Va bene, corriamo.» sbuffo, seguendo Abel, prendendo strade a casaccio, ritrovandoci infine sull'orlo di un baratro. Il toro si ferma, strisciando il suo zoccolo di bronzo a terra, facendo alzare la polvere.
«Un precipizio, per niente prevedibile.» Abel impreca di nuovo. Io mi volto verso il toro con uno scintillio maligno negli occhi «Talìa non fare cazz-»
«Ora ti faccio a fette!» interrompo Abel, sfoderando la spada che prende fuoco assieme alle mie braccia, poi carico verso il toro, e il toro carica verso di me.
Probabilmente mi avrebbe infilzato con le sue corna di bronzo se non fossi stata sollevata in aria da una folata di vento. Ancora a mezz'aria, mi volto verso Abel, con le mani protese verso di me, i capelli sollevati che ondeggiano come se fossero mossi dal vento, le iridi dello stesso colore delle nuvole.
Non perdo tempo, e infilzo la spada nella schiena del mostro. La lama rimbalza, volando via dalla mia presa, e io atterro dietro il toro che si ferma, non vedendomi più. Impreco ad alta voce, affrettandomi a recuperare la mia arma, mentre il toro si volta, pronto a caricare una seconda volta.
Sento diverse presenze dietro di me, poi Abel, come previsto, urla «Ce ne sono altri!»
«Everte Statim!» urlo l'incantesimo, e un urto invisibile scaraventa i due tori poco lontano, mentre Abel, con un Incarceramus, intrappola quello alle mie spalle. Mi affretto a raggiungerlo, e l'aria che sprigiona il suo corpo si fonde con il fuoco del mio, formando con un tornado infuocato attorno a noi.
«Si stanno rialzando.» dico ad Abel, che guarda verso il precipizio.
«Qui sotto c'è dell'acqua, la sento.» mi dice «Dobbiamo tuffarci.»
Lo guardo terrorizzata.
«Come fai ad esserne sicuro?» gli chiedo, cercando di trovare un'altra via di fuga, visto che non possiamo uccidere quelle bestie.
«Riesco a sentirla attraverso il vento.» mi risponde, e i suoi occhi tornano man mano del loro normale blu.
«I-Io...» mi mordo il labbro, scuotendo la testa. Andiamo, ho già sconfitto la paura dell'acqua quella volta in cui ho salvato Drew dalle sirene. Che sarà mai un tuffo di chissà quanti metri?
I tori si rialzano, strisciando gli zoccoli in contemporanea sul terreno. Io mando giù il groppo alla gola.
«Possiamo provare di nuovo ad ucciderli, forse hanno qualche punto debole.» insisto.
«Non abbiamo il tempo per pensarci, ci ammazzeranno!» Abel mi afferra la mano e io lo guardo con gli occhi colmi di terrore.
Dei, mi butto a capofitto contro un toro indistruttibile e poi ho paura di un tuffo in acqua. Maledizione...
«Chiudi gli occhi.» mi dice Abel, stringendomi la mano. I tori sbuffano vampate dalle narici. «Fidati di me.» mi supplica Abel, e io chiudo gli occhi, tremante. Sento Abel sorridere «Sarà come volare.»
I tori caricano nella nostra direzione, e Abel salta, trascinandomi con sé. Le mie urla riecheggiano per tutto il Labirinto mentre precipitiamo alla velocità della luce contro la superficie dell'acqua, pronti a dare la panciata più dolorosa della storia.
—Coso autrice—
Scusaaaate la lunga attesa ma il capitolo era rimasto tipo a metà da un mese e non trovavo mai il tempo e il buon umore per scriverlo. Preferisco farvi aspettare piuttosto che scrivere una cacata, perdonatemi.🥲
Mi piace molto questo capitolo, ho deciso di farlo un po' più corto del solito perché ho paura di essere noiosa quando scrivo tanto.
Anyway spero che vi sia piaciuto.👉🏻👈🏻
Ci vediamo al prossimo aggiornamento, prometto che cercherò di aggiornare entro massimo due settimane, non di più💞
Vi lovvo, zau.
~Zia Natalia
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