XIII
Scusate se apro questa piccola parentesi, ma è davvero importante e ci tengo che voi leggiate: vi prego con tutto il cuore di non fare spoiler su "Il labirinto di fuoco" nei commenti di questo capitolo, perché ci sono persone fortunate che sono all'oscuro di ciò che è accaduto. Io cancellerò tutti i commenti in cui saranno presenti spoiler o cose che lasciano intendere voi sapete cosa, però alcuni potrebbero leggerli e sarebbe davvero poco carino. Spero che voi mi ascoltiate, grazie.
Ah, ci tengo anche a fare una piccola precisazione: in questo libro, nel precedente e in quelli che seguiranno, non tengo conto degli avvenimenti accaduti nella saga di Rick Riordan "Le Sfide di Apollo".
t a l ì a
«È una bella giornata per andare in America, non trovi?» mi chiede, sorridendomi.
«James!» lo sgrido e lui sospira.
«Volevo solo farmi una vacanza.» ruota gli occhi.
«James Sirius Potter!» scandisco.
«Sì, è il mio nome.» dice lui, guadagnandosi un bel livido sul braccio da parte mia «AHI!»
«Rispondi!» lo sgrido e lui si passa una mano fra i capelli, tirandoli e mordendosi il labbro.
«Non ho dimenticato la cosa che tu e Albus mi state nascondendo, e visto che mio fratello non avrebbe mai parlato, ho deciso di seguire te.» mi dice. «E se nemmeno tu vorrai parlare, troverò da solo la risposta che cerco. E il mio sesto senso mi dice che questa risposta è proprio dove stiamo andando adesso.» continua.
«Dov'è che stiamo andando, precisamente?» alza entrambe le sopracciglia ed io abbasso lo sguardo, sospirando sconfitta.
«Campo Mezzosangue...» gli rispondo.
«È un campo estivo per maghi non-purosangue?» mi chiede e scuoto la testa.
«No, è un campo estivo per semidei.» sospiro, decidendo di dirgli le cose cose stanno. James mi guarda curioso. «Gli dei esistono.»
«Gli dei di cui parlavi sempre da piccola?» mi chiede ed io annuisco, guardandolo preoccupata. James non dovrebbe essere qui con me e Abel, due semidei. Non immagino quanti mostri attrarremo...
«Sì, quegli dei. I semidei sono i figli tra un dio ed un mortale.» gli spiego e lui annuisce.
«Tu sei figlia di un dio?» mi chiede, sorpreso.
«Di una Musa, Calliope.» gli rispondo.
«Merlino, sentivo che tua madre aveva qualcosa di speciale...» dice, pensieroso.
«Perché?» aggrotto la fronte.
«I suoi cupcakes sono qualcosa di divino!» esclama, ed io scuoto la testa, ridendo.
Cerco di tornare seria quando mi rendo conto che James è davvero qui accanto a me, in volo verso New York, in America, ovvero un posto che pullula di mostri terribili. Anche James ha sangue divino, per la lontanissima discendenza da Apollo della famiglia Potter, ma lui non è addestrato a combattere i mostri che ci attaccheranno. Potrebbe ferirsi, o peggio...
«James, non dovresti essere qui.» gli dico, con il tono e lo sguardo più seri possibili.
«Non posso inscrivermi anch'io a questo campo estivo?» mi chiede, alzando un sopracciglio.
«Non è questo il punto... è pericoloso.» insisto.
«Perché dovrebbe essere pericoloso per me e non per te?» mi chiede e io sono sul punto di perdere la pazienza.
«Tu non sei addestrato! I mostri potrebbero ucciderti, lo capisci?»
«Quali mostri?» mi chiede, confuso.
«Tu non li immagini nemmeno. Draghi a nove teste, serpenti giganteschi, chimere, spiriti del grano...» inizio ad elencarli sulle dita.
«Spiriti del grano?» James trattiene una risata.
«Vorrei vederti davanti ad un karpoi, Potter.» ruoto gli occhi.
«Allora, se proprio non gradisci la mia compagnia, facciamo un patto.» propone.
«Ti ascolto.» incrocio le braccia.
«Tu mi dici cosa mi nascondete tu e Albus ed io appena atterrati prendo un aereo per Londra e torno a casa. Ci stai?» mi dice ed io sono davvero molto combattuta.
Non posso dirgli di Lily, le abbiamo promesso che nessun altro avrebbe sofferto a causa sua. Ma allo stesso tempo se lui scende da questo aereo, potrebbe non arrivare sano e salvo al Campo Mezzosangue, dove spero che Chirone lo lascerà entrare, anche se ha pochissimo sangue divino dentro di lui.
«Non posso.» sospiro, poggiando la testa contro il sedile e guardando davanti a me.
James mi osserva per qualche minuto, poi scrolla le spalle e si infila le cuffiette, continuando a mangiare le sue gelatine.
Sarà un lungo viaggio... e una lunga estate.
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Dopo essere atterrati, ritirato le valige e usciti dall'aeroporto, e dopo aver spiegato brevemente la situazione ad Abel, tralasciando numerosi dettagli, riusciamo a convincere James a restare con noi per non essere ucciso da qualche ciclope a caso nei vicoli di periferia.
Cioè, Abel e la sua eloquenza riescono a convincerlo. Non di certo io e le mie minacce di tingergli i capelli di rosa. Purtroppo non mi veniva più nulla in mente.
Mentre James fa domande ad Abel sui mostri e sugli dei, io mi guardo intorno nel parcheggio, cercando Nico. Ci siamo dati appuntamento qui giusto ieri, aveva detto che sarebbe venuto a prendermi per portarmi sana e salva al Campo, ma non lo vedo.
Quando mi sta per venire il torcicollo, un'auto bianca e lucente si ferma proprio davanti a me. Il finestrino nero del lato del passeggero si abbassa lentamente, rivelando Nico.
«Scusa il ritardo, ma abbiamo dovuto superare uno stormo di Arpie. Salti su prima che ci raggiungano?» dice, cercando di non sorridere.
«Anche per me è bello rivederti, Nico.» rido «C'è posto per altri due?» gli chiedo, indicando James e Abel.
«Come conosci Abel?» mi chiede lui.
«Lunga storia.» gli dico, aprendo lo sportello e facendo cenno ai ragazzi di raggiungerci.
«E l'altro sarebbe?» mi chiede.
«Il fratello maggiore di Albus, James.» mi siedo su uno dei sedili posteriori, notando al volante un ragazzo dai capelli biondi. «Non dirgli che conosci Al, però. Ti spiego dopo.» gli dico velocemente, e subito dopo anche James e Abel salgono in macchina.
«Salve!» esclama James mentre Abel chiude la portiera dell'auto. «Anche voi siete figli di dei greci?» chiede, con la sua solita esuberanza.
Il ragazzo biondo e Nico si guardano, poi il figlio di Ade sospira mentre l'altro si volta verso di noi, sorridendoci.
Ha la pelle leggermente abbronzata e gli occhi color zaffiro, un sorriso dolce e intravedo una piccola cicatrice sul labbro, sembra un principe. «Abel, è bello rivederti.» dice, rivolgendosi al Corvonero.
«Anche per me. Com'è andata la vacanza con Piper?» gli chiede e il ragazzo sorride.
«Benissimo, grazie.» risponde. «Io sono Jason.» si presenta a me e a James ed io annuisco. «Tu devi essere Talìa, Nico e Percy mi hanno parlato di te.»
«Anche loro hanno parlato a me di te.» deglutisco, sentendomi stranamente in soggezione. Cioè, questo ragazzo qui davanti a me è il figlio del re degli dei. Anche mia madre è sua figlia, quindi Jason è il fratello di mia madre. Questo lo renderebbe mio... zio.
Ed io che prendevo in giro Drew per la parentela con Percy... il karma esiste.
«Ti chiami come mia sorella, sai?» dice Jason, mettendo in moto l'auto, cercando l'uscita del parcheggio. E tu somigli al mio ragazzo, ma non voglio dirlo ad alta voce.
«Uh, emh... sarebbe figo incontrarla.» dico.
«Purtroppo la vedo poche volte, è molto impegnata...» dice Jason, molto vago.
«È una cacciatrice di Artemide.» dice Nico con noncuranza. Jason si volta verso di lui. «Che c'è?» chiede Nico e Jason sospira, poi ride.
«Cos'è una Cacciatrice di Artemide? Artemide non è una dea? Delle persone danno la caccia alla dea Artemide?» chiede James.
«No, le Cacciatrici sono ragazze che fanno voto di castità e cacciano al fianco di Artemide, la dea della caccia.» gli spiega Abel e James annuisce.
«Questa sarà una specie di vacanza studio, e per la prima volta non mi sembra noioso.» dice, incrociando le braccia dietro la nuca, poggiandosi contro la testiera del sedile.
Nico mi lancia un'occhiata ed io tossisco.
«Emh, Jason? Potresti fermarti all'Empire State Building? Devo incontrare mia madre.» gli dico e Jason acconsente.
«Si, tanto è una macchina elettrica. Cioè, gratis.» dice, mandando scariche elettriche dalle dita sul volante.
«Vuoi abbrustolirci tutti? Tieni a freno quelle folgori.» Nico lo rimprovera e Jason ruota gli occhi, alzando il volume della radio.
«Non essere noioso.» dice Jason e Abel si sporge verso di loro, cercando una canzone.
Si ferma quando trova Natural degli Imagine Dragons, una band babbana che andava di moda qualche anno fa. Inizio a cantare sulle note della canzone e ad un certo punto la musica si abbassa, così mi blocco.
Guardo i ragazzi intorno a me, notandoli tutti a fissarmi. James ha una mano sul petto e sembra sia sul punto di piangere, Abel ha la bocca che quasi tocca terra, Nico mi sta guardando come se avessi tre occhi e Jason sembra essere l'unico ad avere ancora il dono della parola.
«La tua voce è...» inizia.
«Wow.» dice James.
«Sembri un angelo.», Abel.
«Posso morire, adesso.», Nico.
In preda all'imbarazzo schiaffeggio la prima cosa che mi capita sotto mano, ovvero la spalla di James. «Non esagerate!» esclamo, ridendo per nascondere l'imbarazzo, ma arrossisco ancora di più.
«Non ci serve la musica, canta tu!» esclama Jason, spegnendo la radio.
«Io...» mormoro.
«Ti vergogni?» mi chiede Abel.
«No!» esclamo.
«Allora canta!» esclama James. «Se lo fai non penso di poter essere arrabbiato con te ancora per molto.» continua.
«Sei arrabbiato con me?» gli chiedo e lui scrolla le spalle. Sospiro, decidendo di accontentarli, e continuo a cantare la canzone precedente. Continuo con altre canzoni fin quando la macchina non si ferma nel parcheggio dell'Empire State Building.
«Bene. Faccio subito, voi aspettate qui?» chiedo ai ragazzi.
«Non puoi andare da sola, potrebbero esserci mostri.» dice Nico, guardando fuori.
«Io non ho ancora capito perché tua madre è al'Empire State Building.» sospira James.
«L'Empire State Building è la nuova sede degli dei. C'è un'ascensore che porta al seicentesimo piano, ovvero il nuovo Monte Olimpo.» gli spiega Jason.
«Ti accompagno.» dice Nico, aprendo la portiera, ma Abel lo ferma.
«Fa andare Jason con lei.» dice e sia io che Nico lo guardiamo confuso, ma Abel non tarda a darci spiegazioni: «Jason è il figlio del re dell'Olimpo e, nulla di personale, ma penso che sarebbe meglio accetto rispetto ad un figlio di Ade.» gli spiega con tono calmo.
Nico lo guarda per qualche istante in modo impassibile, e per un secondo penso che stia per infilzarlo. Alla fine prende nuovamente posto sul sedile, chiudendo la portiera. «Fate presto.» dice semplicemente. Io e Jason ci scambiamo un'occhiata, poi scendiamo entrambi dall'auto.
Ci incamminiamo verso l'entrata del grattacielo a passo svelto, Jason continua a guardarsi le spalle per controllare che sia tutto okay, mentre io guardo fissa davanti a me.
«L'ascensore è da quella parte.» dice Jason, osservando la guardia davanti ad essa. Ci mettiamo in fila e quando arriva il nostro turno Jason mostra alla guardia una dracma.
«Seicentesimo piano.» dico, e la guardia ci osserva per bene.
«Non so di cosa stiate parlando.» dice l'uomo.
Jason gli mostra l'avambraccio, dove ha alcuni tatuaggi. Una dozzina di linee nere poste orizzontalmente una sopra l'altra, e sopra esse la scritta SPQR, sottostante ad un ultimo tatuaggio raffigurante un'aquila, il simbolo di suo padre.
La guardia osserva Jason con uno sguardo molto sorpreso, poi ci fa entrare nell'ascensore, spendendoci al seicentesimo piano. Durante la salita decido di fare qualche domanda al figlio di Giove.
«Cosa rappresentano le strisce sul tuo braccio?» gli chiedo e lui abbassa lo sguardo, osservandole con un sorriso.
«Gli anni che ho trascorso a al Campo Giove, tredici, con il simbolo di mio padre e la sigla Senatus PopulusQue Romanus. L'ultima striscia l'ho fatta qualche mese fa. Il Campo Giove è più o meno come il Campo Mezzosangue, ma molto più grande e più organizzato.» dice, per poi spiegarmi com'è strutturato il suo campo.
«Sembra stupendo.» dico, immaginando Nuova Roma circondata dal Piccolo Tevere, con i templi delle divinità, il Foro, il Colosseo...
«Lo è.» Jason sorride «Io vengo spesso a far visita al Campo Mezzosangue, e Annabeth studia a Nuova Roma. Potresti trasferirti li una volta finita la scuola.» mi propone, sorridendo.
«Oh dei, da come l'hai descritta sarebbe un sogno! Devo assolutamente visitarla.» dico più a me stessa che a Jason, mentre l'ascensore continua a salire. Seicentesimo piano... non penso ci vorrà così poco.
Improvvisamente mi ritorna alla mente uno dei motivi per cui ho preso il primo volo per l'America non appena arrivata a Londra. «Si sa qualcosa di Leo?» chiedo a Jason, guardandolo negli occhi. I suoi si fanno più scuri e tristi.
«No, niente. È scomparso da settimane, e con lui i semidei che sono andati a cercarlo. Sua sorella Nyssa, Travis, Butch... I figli di Ipno non riescono a mettersi in contatto con lui attraverso i sogni, e Nico...» lo interrompo.
«Io sì.» gli dico, lui mi guarda sorpreso.
«Ti è apparso in sogno?» mi chiede, facendo vacillare il suo tono serio ed io annuisco.
«Sei riuscita a capire dov'è? È ferito?» mi chiede velocemente, poggiandomi le mani sulle spalle.
«È... in un cratere vulcanico, penso. Sottoterra. Lì sotto è un inferno, non si respira. Lui...» deglutisco. Non so se dirgli la verità. Se gli confesso che qualche divinità arrabbiata sta tenendo Leo in ostaggio per attirare me, Jason lo dirà a Chirone e avrò ancora meno possibilità di partire per salvarlo.
«Non l'ho visto. Ho sentito solo la sua voce.» mento, e Jason mi scruta con i suoi occhi tempestosi. Il figlio di Giove sembra non credermi, ma non dice nulla. L'ascensore emette un fischio e le porte si aprono, e io e Jason ci voltiamo verso di esse.
Fuori dall'ascensore ci sono delle nuvole che formano una specie di ponte sopra New York, che vista da quassù sembra piccolissima. Questo ponte si arresta davanti ad una porta di bronzo celeste con su disegnato l'Empire State Building, la nuova sede degli dei.
«Non cadremo di sotto, vero?» chiedo a Jason.
«Tu stammi vicino.» dice, uscendo per primo dall'ascensore e poggiando un piede sulla prima nuvola. Va avanti, e quando vedo che non precipita decido di seguirlo.
Poggio un piede su quella superficie soffice e che, tecnicamente, dovrebbe essere inconsistente, ma nemmeno io precipito nel vuoto. Jason si volta per vedere se sono ancora dietro di lui, e quando gli alzo un pollice lui sorride, andando avanti.
Arriviamo davanti l'entrata e la porta si apre da sola quando ci fermiamo di fronte ad essa. Jason mi lascia entrare per prima, e quasi non svengo quando mi guardo intorno. Quassù c'è... il mondo.
Le nuvole pullulano di templi greci, di stoà, palestre e terme. Si intravedono alcuni teatri, poco lontano c'è un grande prato verde che sembra essere allestito per le Olimpiadi. Tutto il posto emana luce, il sole si riflette sulle pareti marmoree dei templi e fa risplendere il luogo di una luce incantata.
Nel cielo volano pegasi, docili spiriti della tempesta e altre creature meravigliose. Lontano da dove siamo adesso, si scorge un monte mastodontico, la cui cima è coperta dalle nuvole.
«Quello è l'Olimpo, ma non penso proprio che le Muse siano lì.» dice Jason, facendomi tornare nel mondo mortale.
«Questo è... il paradiso!» esclamo.
«Esattamente, mia cara!» esclamano tre voci all'unisono. Io e Jason sussultiamo, ma non vediamo nessuno.
«Chi ha parlato?» chiede.
«Le tue sorelle, fratello.» le voci parlano di nuovo, e sento toccarmi entrambe le spalle.
Io e Jason sobbalziamo quando tre fanciulle compaiono dal nulla, una alla mia sinistra, un'altra alla destra di Jason e una terza tra noi due. Guardo quella alla mia sinistra che mi tiene una mano poggiata sulla spalla.
Il suo viso sembra fatto di un etere inconsistente, ma presenta dei lineamenti molto dolci e mi sorride osservandomi, mentre i capelli lunghi e bruni fluttuano nell'aria come se fossero mossi dal vento. Porta un ramoscello di ulivo incastrato fra un ciuffo di capelli e un orecchio.
«Chi siete?» chiede Jason, e mi volto per osservare le altre. Hanno lo stesso aspetto della prima, cambia solo qualche lineamento e diversi particolari. Ad esempio, quella al centro, fra me e Jason, ha una bilancia in mano e una spada appesa alla vita. L'ultima invece non ha nessun accessorio particolare, ma la sua veste inconsistente è piena di scritte che scorrono senza mai fermarsi e ha uno sguardo austero e severo.
«Noi siamo le Ore, figlie di Zeus e Temi, e custodi dell'Olimpo.» si presentano.
«Io sono Irene, la Pace.» dice la Ora accanto a me, facendo un inchino e sorridendoci.
«Io sono Dike, la Giustizia.» quella al centro si presenta, fluttuando davanti a noi e posizionandosi accanto a sua sorella.
«Io sono Eunomia, la Legalità.» dice l'altra, raggiungendo le sorelle.
«Perché siete qui? È una visita o siete solo di passaggio?» ci chiede Irene, la Pace.
«Le visite vanno prenotate, è la legge.» interviene Eunomia, la Legalità.
«Non essere così severa, magari non lo sapevano.» Irene ci difende, sorridendoci.
Io e Jason ci scambiamo uno sguardo. «Veramente noi...» Jason prova a parlare.
«Dovrebbero informarsi, le visite all'Olimpo non sono mica gratis.» insiste Eunomia.
«Sei impossibile!» esclama Irene «Vi prego di scusarla, è troppo severa anche con se stessa. Per rimediare all'offesa vi offro un giro gratis.»
«Vi... vi ringrazio.» intervengo, prima che Eunomia parli di nuovo «Ma siamo soltanto di passaggio. Sto cercando mia madre, Calliope.»
«Oh, non penso sia qui, non vedo le Muse da un po'. E voi, ragazze?» Irene si rivolge alle sue sorelle e tutte e tre scuotono la testa. «Avete fatto un viaggio a vuoto, mi dispiace.»
«Ma... come?» sospiro, abbassando lo sguardo.
«Devi per forza incontrare tua madre?» mi chiede Jason, ed io alzo lo sguardo verso di lui.
«Sì, è importante.» gli dico e lui annuisce.
«Sapete dove possiamo trovarle?» chiede.
«Noi no, ma Apollo si.» parla Dike, la Giustizia.
«E dov'è Apollo?» chiedo.
«Dovrebbe essere al teatro, dietro quella collina laggiù.» dice Irene, indicando una collina con la punta del dito.
«Ha un problema a comporre un haiku, forse se lo aiutate vi dirà dove trovare le Muse.» dice Dike.
«Dovrei proporre una legge che vieta la composizione di haiku sull'Olimpo.» pensa Eunomia ad alta voce.
«Vi ringrazio.» sorrido alle Ore, ma solo Irene sembra apprezzare.
«Non così in fretta.» dice Eunomia «Non dovremmo chiedere a Zeus se possono entrare?»
«Ma lui è suo figlio, uno dei Sette. Ha salvato l'Olimpo, è esonerato dalla legge.» dice Irene.
«Nessuno dovrebbe esserlo.» sbuffa Eunomia.
«Smettetela voi due. Andate, ma non combinate guai.» ci raccomanda Dike.
Io e Jason annuiamo, e dopo aver nuovamente ringraziato le Ore ci incamminiamo verso la collina indicataci da Irene.
«Strano, ci hanno fatti passare subito.» dice Jason «Troppo facile...» mormora.
«Non penso. Sei come il principe di questo posto, visto che tuo padre ne è il re.» gli dico, forse con troppa ammirazione nella voce.
Jason mi sorride incerto e io vorrei solo buttarmi giù dall'Olimpo. Il fatto che sia il fratello di Eracle, Perseo, Minosse e molti altri, me lo fa vedere come un semidio all'altezza di questi. E probabilmente lo è davvero.
Mentre passeggiano per l'Olimpo incontriamo diverse creature e divinità minori, troppo impegnate a fare le loro cose per degnarci di attenzione. Arriviamo al teatro indicatoci da Irene, trovando Apollo al centro del palcoscenico, impegnato con il suo ukulele.
«Oh, me sventurato!» esclama con fare teatrale, lasciandosi andare sul pavimento.
«Sarà una lunga conversazione.» sospira Jason, iniziando a scendere le scale, seguito da me. Non appena Apollo vede Jason, quasi non lo travolge, correndogli incontro.
«Jason, che piacere vederti! Arrivi proprio al momento giusto, sai?» dice Apollo, riprendendosi miracolosamente. Il dio del Sole nota anche me, salutandomi. «È un piacere rivedere anche te, figlia di Calliope. Ma passiamo a cose più importanti.» e torna a disperarsi, piangendosi addosso.
«Qualcosa non va?» gli domanda Jason retoricamente e Apollo si lascia andare in pesanti sospiri.
«Ahimè, il mio cuore arde!» esclama.
«Il tuo cuore va a fuoco?» alzo un sopracciglio.
«Arde d'amore!» esclama lui.
«Aaah!» esclamiamo io e Jason all'unisono.
«Sono preda di una fanciulla, ma lei mi respinge. Rifiuta anche i miei haiku!» piange.
«Chissà perché...» Jason tossisce ed io trattengo una risata.
«All'inizio pensavo scherzasse, e invece no! Io l'amo e lei mi odia! » continua.
«Ma non ti era già successo con Dafne?» gli chiedo, e gli occhi celesti di Apollo diventano ancora più lucidi e colmi di tristezza.
«Oh, mia adorata Dafne!» si dispera e Jason mi poggia una mano sulla spalla.
«Parlo io, okay?» alza entrambe le sopracciglia.
«Penso sia la cosa migliore, già.» annuisco.
«Possiamo aiutarti in qualche modo?» gli chiede Jason e Apollo tira su col naso.
«Deve innamorarsi di me, ma come posso fare se lei mi detesta?» gli chiede.
«Per prima cosa, chi è la lei di cui stiamo parlando?» gli chiede Jason, sedendosi a gambe incrociate sul pavimento, accanto al dio.
«È una bellissima mortale, nel fiore degli anni. È stato Ermes a farmela conoscere, che dolcissima disgrazia ha compiuto! Si chiama Amaranta, non è un nome stupendo?» dice.
«Particolare. Cos'è successo fra di voi?» chiede Jason, davvero intenzionato ad aiutare Apollo.
«Niente! Proprio niente! È questo che mi tormenta!» esclama il dio, disperato.
«Cosa hai fatto per conquistarla?» gli chiede.
«Ho provato di tutto, fratello. Le ho fatto regali, l'ho portata a cena, cioè, l'ho invitata a cena ma lei mi ha dato buca, le avevo anche offerto un giro sulla mia Maserati! Ma lei ha sempre rifiutato.» fa una pausa.
«Ha detto che non sopporta quelli come me, che si credono dio sceso in terra. Ma io sono davvero un dio sceso in terra! Non mi amerà mai se non mi sopporta!» continua.
Jason lo guarda corrucciato, pensando a cosa dire per provare almeno a consolarlo.
«Hai provato ad essere un po' meno... te?» gli chiede Jason, e Apollo lo guarda curioso.
«Meno... me?» Apollo alza un sopracciglio.
«Sì. Non gli piacciono gli dei scesi in terra, quindi comportati come un comune mortale.» gli dice Jason e Apollo ci pensa su.
«Dovrei diventare mortale per lei?» chiede.
«Non letteralmente. Solo, comportati come un essere umano.» dice Jason.
«Wow, grazie fratello. Comporrò un haiku sulla tua bellezza e gentilezza quando avrò conquistato Amy.» dice, tirandosi su.
«Grazie, ma non ce n'è bisogno.» Jason ride nervosamente, guardando male l'ukulele.
«Certo che sì! Comunque, come mai da queste parti?» ci chiede il dio e mi faccio avanti.
«Sono venuta qui per mia madre, ma ci hanno detto che non è nei paraggi. Sa dove posso trovarla?» gli chiedo e Apollo annuisce.
«Sì, le Muse si sono spostate in collina, presso il Lago Cayuga. Sapete dov'è?» ci chiede ed io guardo Jason che annuisce.
«Vicino il comune di Ithaca, giusto?» chiede.
«Esattamente. Vi accompagnerei, ma tra poco è l'ora del tramonto. Ti farò sapere come andrà con Amy, Jason. E Talìa, di a Calliope che ho bisogno di lei per scrivere un sonetto alla mia amata.» dice Apollo, per poi scomparire nel nulla con un solo schiocco di dita.
«Puoi portarmi al Lago Cayuga?» chiedo a Jason, mentre ripercorriamo la strada fatta precedentemente.
«Devo parlare con Nico, abbiamo perso molto tempo e dovremmo già essere al Campo Mezzosangue. Chirone si starà preoccupando.»
L'ascensore ci riporta al piano terra ed usciamo fianco a fianco dall'Empire State Building. Arriviamo nel parcheggio, ma non la macchina non è più dove l'avevamo lasciata.
«Dov'è la macchina?» mi guardo intorno.
«Era qui quando siamo entrati...» dice Jason.
All'improvviso un forte ruggito rimbomba nel parcheggio e subito dopo, a tutta velocità, la macchina sbuca da alcuni cespugli. Nico si affaccia dal finestrino e ci urla: «Salite, presto!» mentre Abel apre la portiera posteriore. Jason mi spinge in macchina e subito dopo entra lui. Non ha il tempo neanche di chiudere la portiera che l'auto riprende la sua corsa, più veloce di prima.
«Ma che succede?!» sbraito, sedendomi meglio, mentre Abel accanto a me guarda dietro di noi.
«Mostri?» chiede Jason.
«Sembrava un innocuo gattino, non pensavo che potesse essere...» James parla con la voce tremante, continuando a guidare come un pazzo verso l'uscita del parcheggio.
«Sta zitto e guarda la strada!» esclama Nico, tenendosi stretto alla cintura di sicurezza.
«Una viverna.» dice Abel, ed io e Jason ci giriamo per guardare l'orribile creatura che ci insegue. È... terribile.
È simile ad un drago lungo circa dieci metri, di uno strano colore marrone con sfumature verdi e grigie. Ha due immense ali, simili a quelle dei pipistrelli, forse sono il doppio del suo corpo. Le sue fauci sono enormi e i suoi occhi color rosso fiamma lampeggiano famelici.
«Dobbiamo ucciderla.» dice Abel.
«Victor, pensavo fossi intelligente!» esclama James, uscendo finalmente dal parcheggio e sfrecciando per le strade di New York. «Ma le persone non la vedono?!» esclama.
«La Foschia la nasconde.» dice Nico, trattenendo un conato di vomito.
«Abel ha ragione, se non la uccidiamo chiamerà i rinforzi. E non possiamo neanche superarla, perché...» Jason non finisce la frase che la Viverna spalanca le ali da pipistrello e si alza in volo, ruggendo.
«Va dove ci sono alberi!» esclama Abel e James sterza a destra.
«Tipo dove, cervellone?!» sbraita James.
«Che ne so, a Central Park?!» ribatte Abel.
«Sarebbe perfetto. SE SOLO SAPESSI DOVE FOSSE!» urla James mentre il tettuccio viene squarciato da un artiglio del mostro, che quasi mi decapita, ma sopravvivo solo con un piccolo graffio sulla guancia.
«La mia auto!» esclama Jason.
«Stai bene?» mi chiede Abel, poggiandomi una mano sul viso, controllando la mia ferita.
«VA PIÙ VELOCE!» sbraita Nico, aggiungendo diverse parolacce alle sue esclamazioni.
James accelera, intravedendo Central Park da lontano. Supera macchine mentre la viverna continua ad inseguirci, poi sterza nuovamente e la macchina sbanda, finendo in uno stagno in mezzo a Central Park. La viverna atterra sulla macchina, iniziando a squarciarla e ridurla a brandelli.
«Fuori, fuori, fuori!» esclama Jason, uscendo per primo, seguito da Nico e James. Abel apre la sua portiera, ma quando sta per uscire la viverna salta giù dal tettuccio, ruggendoci in faccia. Abel mi tiene indietro e nel proteggermi si procura un graffio sul braccio.
Sentiamo dei passi sul tettuccio e subito dopo Jason salta in groppa al mostro, permettendoci di uscire. Aiuto Abel e insieme raggiungiamo James, decisamente terrorizzato, e Nico, che sta vomitando in un cespuglio.
«Ha bisogno di aiuto!» esclamo, riferendomi a Jason, facendo per andargli in contro.
«Ti sbagli.» Abel mi ferma da un braccio, osservando il figlio di Giove combattere.
Improvvisamente il cielo diventa più scuro, nuvole nere iniziano ad addensarsi sopra il mostro e Jason, che gli conficca la spada d'oro nel collo. La viverna strilla, scaraventando Jason in aria, ma in qualche modo riesce a restare a quell'altezza, fluttuando, e con un movimento delle braccia spinge le nuvole ad intrappolare il mostro.
Si sente il frastuono di una tempesta e le nubi, cariche di elettricità, lanciano saette ovunque, soffocando le grida della viverna. Dopo qualche minuto, la tempesta va via così come era arrivata, e la carcassa della viverna cade nello stagno, iniziando a scomparire lentamente.
Jason le da il colpo di grazia tagliandole la coda di scorpione che ancora si muoveva, e subito dopo il mostro torna da dove è venuto, nel Tartaro. Il figlio di Giove si spolvera i vestiti e ritrasforma la sua spada in una moneta mentre io lo fisso a bocca aperta.
«L'ha uccisa in... venti secondi?!» James da voce ai miei pensieri e Abel sorride.
«Jason ha distrutto il monte Otri e ucciso un Titano e un Gigante. Quel mostro è insignificante in confronto a ciò che ha vissuto.» dice Abel mentre Jason ci raggiunge.
Grazie agli dei, riesco a chiudere la bocca quando me lo ritrovo davanti.
«Nico, tutto bene?» gli chiede e Nico alza un pollice, tenendosi una mano sulla pancia. «La macchina è andata.» sospira Jason «Era un regalo di Pip...»
«La tua ragazza ti ha regalato una macchina?» gli chiede James e Jason sorride imbarazzato.
«Diciamo che suo padre è molto... agiato.» gli risponde Jason, portandosi una mano dietro al collo.
C'è Piper che regala al suo fidanzato una macchina ultramoderna e poi ci sono io, che regalo al mio ragazzo dei gadget di Frozen.
Dovrei sentirmi in colpa?
«Possiamo andare al campo, adesso? Ho bisogno di un dottore.» dice Nico.
«Oh, a proposito, come sta Will?» gli chiedo.
«Bene, ma starebbe meglio se fossi con lui. Possiamo andare?» ci supplica.
«Devo raggiungere mia madre, prima.» dico.
«Non era sull'Olimpo?» chiede Abel.
«Apollo ha detto che l'avremmo trovata al Lago Cayuga, vicino il comune di Ithaca.» fa Jason.
«E come diavolo ci arriviamo se la macchina è andata?!» sbotta Nico.
«Che ne dite di queste?» dice James, indicando delle biciclette. «Con un po' di magia voleranno che una meraviglia!» esclama, iniziando a fare incantesimi qua e là.
«Buona idea.» dice Abel, aiutandolo.
E se lo dice Abel...
Jason e Nico si scambiano uno sguardo incerto e io do una pacca sulla spalla ad entrambi contemporaneamente. «Andiamo ragazzi, cosa potrebbe mai andare storto?»
—Coso autrice.—
Ho aggiornato dopo nemmeno una settimana, dovete amarmi.
Finalmente un po' di azione YAS
Jason mi scioglie sempre il cuore🥰
Comunque, il capitolo sarebbe dovuto essere mooolto più lungo, ma ho preferito dividerlo in due, per dare spazio anche al punto di vista di Abel che non faccio da una vita. Quindi accontentatevi di questo, anche se non è un granché :,)
Sono sicura che il prossimo capitolo vi piacerà di più. :3
In questi giorni sono molto motivata a scrivere, quindi ci vediamo presto babieeees💫
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