XII
Ammirate questa stupenda opera (Albus e Lily-giglio) realizzata da skizzobea (ergetele templi e altari) e scusate se non ho aggiornato per un mese ma faccio il quarto liceo scientifico, capitemi :,D
a l b u s
Lascio andare la mano di mio padre quando atterriamo nel nostro giardino, dopo esserci smaterializzati da King's Cross. Mi guardo intorno, osservando il grande albero di quercia che fa ombra sul prato. Le quattro altalene sono ancora lì.
«Albus, non entri?» mi chiede dolcemente mia madre, con una mano poggiata sullo stipite della porta. Riesco a scorgere papà e James scherzare fra di loro, abbracciati, già dentro casa.
«Sì... tra un po'.» sorrido a mia madre e lei ricambia, poi si chiude la porta alle spalle. Sospiro e mi volto nuovamente verso le altalene, poi mi decido a raggiungerle.
Cammino sull'erba dove pochi anni prima io, James e Lily giocavamo come se l'unica cosa importante al tempo fosse vincere una partita a Gobbiglie. James lasciava andare sempre me e Lily in finale, ed io lasciavo sempre vincere lei. Penso che non se ne sia mai accorta...
Poggio una mano sul tronco robusto della quercia secolare, calpestando le grosse radici che sporgono dal terreno. Una volta mi ruppi un braccio inciampando in una di esse. Ricordo solo che James mi prese in braccio e mi portò dentro casa con i pianti miei e di Lily che gli fracassavano i timpani.
James è stato sempre il più forte, ammetto che a volte l'ho odiato terribilmente, soprattutto durante il primo anno di scuola, ma è sempre stato il mio punto di riferimento, il mio fratello maggiore. Non voglio che soffra per Lily, non voglio che soffrano nemmeno i miei genitori.
Mi siedo sulla mia altalena, la prima a partire da destra con la lettera A incisa nel legno. Ci vado un po' stretto, ma nulla di insopportabile. (Eh mio caro Al, per la gioia di Scorpius il tuo culo è diventato più grande. Okay, evaporo.)
Mi do' una lieve spinta e inizio a dondolare lentamente, poggiando la testa contro una delle due funi. James sa, o almeno, ha avvertito qualcosa. Quando eravamo ad Hogwarts ha preso me e Talìa in disparte per parlare, ma dopo che Tal ha avuto quel sovraccarico non ha più tirato fuori la questione, che è rimasta in sospeso.
Talìa... mi manca già. È strano non averla fra i piedi continuamente, e se penso che non la vedrò per i prossimi due mesi mi viene mal di testa. Negli ultimi giorni era un po' strana, ho la sensazione che non mi abbia detto qualcosa. Spero solo non si cacci nei guai, ma conoscendola...
«Merlino, ti è morto il gufo? Hai una faccia!» esclama James, sedendosi sull'altalena con su incisa la sua iniziale, la terza a partire da destra. Mi volto verso di lui, trovandolo a guardarmi con la sua solita espressione felice.
«Stavo solo... pensando.» gli rispondo semplicemente, ritornando alla realtà.
«E a cosa?» mi chiede lui, prendendo la rincorsa e iniziando a dondolare velocemente.
«Nulla di importante.» mormoro, distogliendo lo sguardo. James continua a dondolare ma sento i suoi occhi insistenti e curiosi su di me.
«Sai che se c'è qualcosa puoi parlarmene.» dice, addolcendo il tono della voce.
«Non c'è niente.» lo interrompo, forse troppo bruscamente. James resta in silenzio e inizio a sentire gli occhi pizzicare mentre mi ripeto di non piangere proprio qui e proprio adesso.
«Come va con Scorpius?» mi chiede.
«Cosa?» mi volto verso di lui, confuso.
«Scorpius... il tuo ragazzo. State insieme, no? Ci sono problemi?» mi chiede, osservandomi con uno strano sguardo indagatorio.
«No, nessun problema. Va alla grande.» gli rispondo, un po' imbarazzato. È la prima volta che parliamo di me e Scorpius.
«Non vergognarti Al, siete carini insieme.» mi dice, colpendomi giocosamente la spalla.
«Gr-Grazie...» balbetto, arrossendo.
«Niente.» scrolla le spalle, voltandosi a guardare l'altalena vuota fra di noi. C'è incisa sopra la lettera T di Talìa.
«Verrà a trovarci in questi giorni?» mi chiede, tracciando con il dito la lettera incisa nel legno.
«Quando tornerà dall'America, suppongo di sì.» gli rispondo, guardando nervosamente l'altra altalena.
«America... come mai così lontano?» mi chiede, cercando di sembrare disinteressato.
«Ha degli amici lì, e anche sua madre. Va a trovarli.» gli dico e lui annuisce, voltandosi verso l'altalena alla sua destra. E se c'è ancora incisa la lettera L? E se James si ricorda? E se...
«Mi sono sempre chiesto il perché di questa quarta altalena.» dice James, osservandola. Deglutisco a fatica il groppo formatomisi in gola. Mi sporgo per vedere se c'è qualche indizio su Lily, ma nel legno non è inciso nulla.
«Papà l'ha fatta per Teddy, non ricordi?» improvviso e lui mi guarda confuso per un paio di secondi, poi sorride.
«Hai ragione! A proposito di Teddy, dovrei andare a salutarlo.» mi dice, scendendo.
«E perché? Vai da qualche parte?» gli chiedo e lui scrolla le spalle, afferrando il suo zaino e mettendoselo in spalla.
«Vado dove mi porta il cuore.» mi fa un occhiolino e la prendo sul ridere, anche se sento che c'è qualcosa che non quadra.
«Vengo con te? Vorrei salutare anche Victoire e la piccola.» scendo anch'io dall'altalena ma James scuote la testa.
«No, mamma ti cercava. Ci vediamo.» dice, facendo qualche passo indietro.
«D'accordo...» lo osservo e lui accenna un sorriso, alzando la mano in segno di saluto. «A dopo.» dico, incamminandomi verso la porta con la testa pesante per i troppi pensieri. Poggio una mano sul pomello, ma un senso di inquietudine inizia a farsi strada dentro me quando mi giro e James non c'è più.
Quando mi chiudo la porta di casa alle spalle vengo avvolto da un buonissimo profumo di stufato che mi guida verso la cucina. Trovo mia madre concentrata sui fornelli e appena si accorge di me mi sorride.
«Al, ti dispiace apparecchiare?» mi chiede ed io annuisco, aprendo la dispensa. Subito volano fuori tovaglia, posate, piatti e bicchieri e la tavola è apparecchiata in un batter d'occhio. «Grazie, tesoro. Di a papà e James che è quasi pronto.»
«James è uscito poco fa.» dico a mamma e lei aggrotta le sopracciglia. Distolgo lo sguardo, perché mi ricorda tremendamente Lily.
«E dov'è andato?» mi chiede, continuando a cucinare con la magia.
«Ha detto che andava a salutare Teddy, ma...» mia madre mi interrompe.
«Teddy non è in città.» dice, iniziando a preoccuparmi. «E James lo sa... E ho fatto il suo piatto preferito, non salterebbe il pranzo.»
Sbatto le palpebre mentre cerco di fare ordine nel cervello. Mia madre lascia perdere i fornelli, togliendosi il grembiule e uscendo dalla cucina con me al suo seguito.
«Harry!» si ferma alla base delle scale e chiama papà, che si affaccia dopo qualche secondo.
«Che succede?» chiede mentre io cerco di unire i puntini.
«James è uscito senza dirci nulla e ha detto ad Albus che sarebbe passato da Teddy.» dice mia madre con tono leggermente preoccupato.
«Teddy non è in città.» dice papà e mamma rivolge gli occhi verso il soffitto, sbuffando.
«Lo so!» esclama e papà scende le scale, poggiandole una mano sulla spalla, cercando di tranquillizzarla.
«Ginny, sta tranquilla... James è maggiorenne, sa quello che fa. Ormai è responsabile.» mentre papà le parla io mi allontano lentamente, ma non prima di sentire mamma dire: «James Sirius Potter e la parola responsabile non possono stare nella stessa frase, a meno che la frase non sia James Sirius Potter non è responsabile!»
Esco di casa e faccio un giro per il giardino, cercando di riordinare i pensieri. Io e James abbiamo parlato qualche minuto fa e ha accennato al mio umore, probabilmente pensando che Scorpius centrasse qualcosa. Si è dilungato un po' su Talìa e poi ha detto che sarebbe andato da Teddy.
Cammino fino al punto in cui si è smaterializzato e noto un foglietto per terra. Lo raccolgo e sento un buco allo stomaco quando leggo gli orari di diversi voli per l'America. Uno è cerchiato in rosso più volte, quello delle dodici e quaranta. Fra cinque minuti.
Impreco a bassa voce e corro in casa, poi in camera mia, sperando di riuscire a salvare l'inevitabile. Apro il mio baule di fretta e furia, cercando nel fondo, e riesco a trovare una dracma. Corro in giardino e i miei genitori mi seguono, preoccupati per il mio comportamento.
«Papà, mi serve uno zampillo d'acqua!» gli dico e lui mi guarda confuso.
«Cosa? Perché?» mi chiede e mia madre alza gli occhi al cielo, pronunciando un Aguamenti. Almeno lei mi sta a sentire.
«Oh Iride, dea dell'arcobaleno, accetta la mia offerta. Mostrami Drew Davis al London City Airport.» pronuncio l'invocazione e lancio la dracma nello zampillo d'acqua che forma un piccolo arcobaleno con i raggi del sole.
L'immagine inizia man mano a farsi più nitida fin quando non distinguo la figura slanciata di Drew che cammina a fianco al padre di Talìa, immobile come un pezzo di ghiaccio.
«Drew!» lo chiamo e lui si volta, guardandosi intorno. «Drew, qui!» agito una mano e lui si volta verso di me, avvicinandosi assieme al signor Nott.
«Hey Al... che succede?» mi chiede, aggrottando la fronte.
«Quando hanno inventato questo?! E perché non ne sapevo nulla?!» esclama mio padre.
«Oh, salve signori Potter.» Drew li saluta educatamente, e con lui il padre di Talìa.
«Theo, tu sapevi di questo incantesimo? Perché non me ne hai parlato?! Quando è stato...»
«Papà!» lo sgrido e mia madre si fa spazio.
«Drew, hai per caso visto James dopo King's Cross?» gli chiede e Drew scuote la testa.
«No, mi dispiace Signora Potter.» risponde.
«È sull'aereo con Talìa!» esclamo, zittendoli.
«Cosa?!» dicono all'unisono, e in meno di un secondo vengo assalito da decide di domande.
Ignoro mia madre e mio padre e mi concentro solo su Drew, guardandolo con gli occhi colmi di ansia e paura. «Drew, ferma quell'aereo, se James va in America...» lo prego e Drew guarda verso l'aeroporto.
«È con due semidei e lui non è un semidio, potrebbe...» Drew si interrompe, ricordandosi che sono prensenti anche i miei genitori e capendo che "Potrebbe morire" non è un augurio particolarmente ben accetto.
«Sono bravo a correre, non sudo nemmeno.» dice, per poi scattare verso l'aeroporto mentre io prego tutti i miei avi, compresi gli dei.
Mio padre e Theodore parlano di qualcosa riguardante il messaggio iride mentre mia madre cerca di estorcermi informazioni.
Tutte le mi speranze crollano quando vedo l'aereo delle dodici e quaranta decollare con su la mia migliore amica e l'unico fratello che mi rimane. Avverto una sensazione di inquietudine e paura, e nella mia testa improvvisamente dolorante prendono forma diverse immagini.
Vedo l'Empire State Building, poi un monte, un albero i cui rami sono occupati da tante gazze. Vedo una foresta e sento un pianto straziante, poi una grotta da cui provengono spaventosi ruggiti. Dopo sono improvvisamente sotto terra, sento un calore insopportabile. Due occhi gialli che risplendono minacciosi nell'ombra. Una risata seguita da un'esplosione di fuoco e subito dopo mi ritrovo su una spiaggia, sdraiato accanto ad un giglio dai petali tinti di arancio.
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Quando riapro gli occhi la prima cosa che vedo è il soffitto della mia stanza. Mi strofino gli occhi e, lentamente, cerco di tirarmi su, poggiando la schiena contro la testiera del letto. I raggi del sole mattutino penetrano dalla mia finestra e... è mattina?
Mia madre fa capolino davanti la porta della mia stanza con un vassoio colmo di colazione fra le mani e mi si avvicina, poggiandolo sul comodino.
«Mamma... cos'è successo?» le chiedo mentre lei mi sposta dolcemente i capelli dalla fronte.
«Sei svenuto ieri pomeriggio, ti sei fatto una bella dormita.» sorride «Mangia qualcosa.» mi esorta ed io faccio come dice solo per farla preoccupare di meno, perché mangiare è l'ultima cosa di cui ho bisogno, adesso.
«James?» le chiedo, dopo aver bevuto un sorso della mia cioccolata calda, troppo calda.
«Ci è arrivata questa, ieri sera.» mi mostra una lettera. «Dice che lo ha fatto per una buona causa. Penso che mi giustificherò anch'io così quando tornerà e lo farò dormire in giardino per giorni, o settimane. Forse mesi.»
Trattengo una risata, ma non riesco a guardare in faccia mia madre per troppo tempo. Quello che sto facendo, mentirgli e nascondergli una cosa così importante... non è giusto, ma nemmeno sbagliato.
Se loro lo sapessero io non porterei il peso di quest'enorme macigno da solo. Ci sarebbero loro, ma... non voglio che soffrano nemmeno la metà di come ho sofferto e sto soffrendo io. Questo dolore... è letale. Non ci sono cure, solo piccole cose che lo affievoliscono, ma per poco.
«Scorpius è in cucina, è venuto a trovarti dopo aver saputo cos'è successo ieri. Lo faccio salire?» mi chiede e improvvisamente mi sento meno male.
«Davvero è qui?» le chiedo e lei ride.
«Sei rinvigorito! Scorpius è meglio di qualsiasi medicina, eh?» mi scompiglia i capelli ed io cerco di levare la sua mano da quello che ormai è diventato un cespuglio.
«Mamma!» la rimprovero, arrossendo e cercando di riordinarli i capelli.
Scendo dal letto e mi fiondo in bagno per darmi una sistemata e rendermi almeno presentabile. Raccomando a mia madre di non far salire Scorpius, ma quando rientro in camera lo trovo a frugare fra le mie cose. Mi chiudo la porta della mia stanza alle spalle e lui si volta verso di me, trattenendo le risate mentre stringe fra le mani... oh, no.
«Scorpius, rimettilo apposto.» lo guardo male.
«Ti prego, indossalo.» mi guarda, cercando di non scoppiare a ridere.
«Te lo scordi!» gli punto un dito contro.
«È un regalo per i miei 17 anni!» insiste.
«Hai compiuto 17 anni il mese scorso, e hai già ricevuto il mio regalo. Rimetti quel costume negli oscuri meandri del mio passato.» ordino con voce autoritaria.
«Sarei il fidanzato più felice del mondo se lo mettessi. Ti pregooo!» mi supplica.
«Invece di preoccuparti per me visto che ieri sono svenuto tu vuoi che metta quella tutina da unicorno multicolore?!» sbotto e lui alterna lo sguardo fra me e quel pigiama orrendo. Mi guarda facendo il labbruccio.
«Merlino...» afferro il costume da unicorno e me lo infilo sui vestiti che già indosso mentre Scorpius fa i salti di gioia.
Chiudo la cerniera e allargo le braccia mentre Scorpius mi guarda come se fossi un adorabile cucciolo di unicorno. «Sei bellissimo, voglio adottarti.» dice abbracciandomi e sollevandomi da terra. Cosa non si è disposti a fare per amore... Beh, almeno mi ha visto solo lui in queste condizioni. Forse ho ancora un po' di dignità...
Qualcuno apre la porta della mia stanza e, ancora stretto a Scorpius, mi volto notando mio padre. Bene. Uccidetemi.
«Emh... bel look, Albus.» dice papà, cercando di non ridere. Cerco di reprimere l'istinto di buttarmi giù dalla finestra e mi allontano da Scorpius per scacciare via quell'impiccione.
«Papà, non hai del lavoro da fare, tipo, che ne so, placare l'ira di tua moglie verso il tuo primogenito?» gli chiedo, spingendolo fuori dalla mia stanza.
«Non sei molto convincente con questo aspetto...» dice papà e avverto un tic all'occhio.
«Fuori.» ringhio «...per favore.» aggiungo sorridendogli, e per la mia sanità mentale papà non se lo fa ripetere due volte.
Mi volto verso Scorpius con ancora il tic all'occhio e vengo accecato da un flash. La polaroid che Talia mi ha regalato assieme a questo pigiama stampa immediatamente la foto e Scorpius inizia a scuoterla.
«Dammela!» parto all'attacco ma gli basta solo alzare un braccio per non farmela afferrare, visto che Scorpius è più alto di me... purtroppo.
Continua a scuotere la polaroid e intanto mi osserva con sguardo di superiorità. Alla fine mi arrendo perché sono troppo stanco per continuare a saltellare, e mi lascio cadere sul letto a pancia in giù.
«Ma sei adorabile!» esclama Scorpius, probabilmente guardando la foto.
«Ti sto odiando.» mormoro e sento i suoi passi avvicinarsi al mio letto, poi lui sedersi accanto a me. Inizia ad accarezzarmi i capelli lentamente e dolcemente, rilassandomi, e sono tentato dal riaddormentarmi.
«Drew mi ha detto cos'è successo ieri... come ti senti?» mi chiede, sdraiandosi accanto a me e continuando a coccolarmi.
«Arrabbiato.» faccio il difficile, facendolo ridere, ma lui mi provoca ancora di più.
«Un unicorno arrabbiato?» mi schernisce giocosamente ed io mi volto verso di lui solo per pizzicargli il fianco.
«Ahi!» esclama «Passi troppo tempo con Talìa...» mormora, massaggiandosi il fianco.
Cerco di non dargliela vinta ma fallisco quando i miei muscoli facciali cedono, tirandosi in un sorriso. Scorpius ne approfitta per farsi perdonare, baciandomi dolcemente e stringendomi più a se.
Restiamo accoccolati per un tempo indeterminato durante il quale trovo il coraggio per raccontare a Scorpius della mia visione, o qualunque cosa io abbia visto nella mia testa.
«Che ne pensi?» gli chiedo, voltandomi verso di lui e trovandolo intento a fissare il soffitto.
«È la prima volta che ti succede?» mi chiede.
«In realtà... qualche volta mi è successo anche da piccolo. Avere visioni che poi si avveravano, intendo. Non l'ho mai detto a nessuno.» gli confesso.
«È come predire il futuro! È un dono, perché non ne hai mai parlato?» mi chiede e distolgo lo sguardo dai suoi occhi grandi e grigi.
«Lo avrei detto a qualcuno se la prima visione che ho avuto non fosse stata la morte di mio nonno...» dico a bassa voce.
Scorpius resta in silenzio per un paio di minuti prima di iniziare ad accarezzarmi i capelli.
«Cos'altro hai visto, dopo?» mi domanda dolcemente ed io faccio un profondo respiro.
«Non ridere ma... prima di conoscere Talìa, avevo sognato un pinguino che beccava degli oreo. Se ci penso stento ancora a crederci.»
Scorpius cerca di trattenere invano le risate, e presto contagia anche me. «Beh, era destino allora.» dice Scorpius, ancora ridendo.
«Eccome se lo era.» sospiro, alleggerito «La notte del 31 Agosto 2017 ho visto il vagone dell'Hogwarts Express contrassegnato dal numero 33, ed è quello dove io e Talìa siamo entrati il giorno dopo e abbiamo conosciuto te e Drew.» continuo a raccontare.
«Ecco perché sei così bravo in Divinazione... ed io che pensavo ti inventassi tutto!» esclama.
«Mi dispiace aver deluso le tue aspettative, ma no.» sospiro «Ad Hogwarts non ho avuto molte visioni, per un po' di tempo ho pensato fossero soltanto coincidenze. Oh, hai presente quando ti ho costretto ad iscriverti a quella gara di scacchi magici?» gli chiedo e Scorpius annuisce. «È perché avevo visto che avresti vinto.» gli confesso.
«Ho capito.» dice con gli occhi che si illuminano di una strana luce.
«Cosa?» aggrotto la fronte e lui si siede sul letto, io faccio lo stesso, osservandolo.
«La McGrannit aveva detto a Drew e Talìa che le antiche famiglie di maghi purosangue discendono da alcuni dei. La famiglia Potter appartiene alla progenie del dio Apollo, il tizio che abbiamo salvato su Delo dalla ninfa impazzita.» dice Scorpius.
«Si, ricordo bene...» abbasso lo sguardo.
«Hey, Apollo è anche il dio della profezia. Tu puoi prevedere il futuro!» esclama, prendendomi le mani.
«Ma non lo faccio a comando, Scorpius. Accade quando deve accadere, per cose inutili.» dico.
«Potresti imparare a controllarlo, sai quanto sarebbe utile? Sia per te che per i nostri amici. Se fossero in pericolo, tu lo sapresti prima. Saresti in grado di salvarli!» mi dice.
«Non sono riuscito a salvare Lily, come posso solo pensare di salvare qualcun altro?»
«Hai salvato Talìa in Quebec, l'hai dimenticato?» dice, rimproverandomi.
«Ercole ha salvato Talìa. E anche Nico e Percy l'hanno salvata. Non io.» scuoto la testa.
«È viva anche grazie a te, Albus! Se non gli avessi portato in tempo il ciondolo, lei...»
«Basta, Scorpius. Se questo... potere, o qualunque cosa sia, è un dono, avrebbe dovuto aiutarmi a salvare mia sorella. Invece lei è... lei è...» le mie parole vengono sovrastate dai singhiozzi e cerco di non farli venir fuori, coprendomi la bocca con le mani.
Mi sdraio nuovamente sul letto, premendo la faccia contro il cuscino per evitare che i miei genitori mi sentano. Scorpius lancia un incantesimo silenziatore sulla mia stanza, ma mi parla solo quando mi sono calmato.
«Scusa.» balbetto, asciugandomi le lacrime.
«Non scusarti, piangere ti fa sempre sentire un po' meglio.» dice, sdraiandosi accanto a me e asciugandomi le ultime lacrime. «Sai, quando mia madre è morta ho pensato a lungo a dove potesse essere andata. Se fosse in un bel posto, se stesse bene. Dopo un po' che mi facevo queste domande sono giunto ad una conclusione che ancora oggi mi salva.»
«Non so dove le persone vanno quando muoiono, e non mi importa saperlo per il semplice fatto che so dove restano.» dice, poggiandomi una mano sul petto. «Il ricordo di mia madre è sempre vivo dentro me, come Lily con te. Non si possono trasformare i ricordi in forme, non si possono cambiare gli errori commessi. Ma puoi sempre imparare da essi.»
Rimango in silenzio davanti a quelle parole così vere, e mi sento davvero fortunato ad avere Scorpius. Ha ragione, come la maggior parte delle volte, d'altronde. «Le cose che ho visto sono troppo poche e troppo vaghe per capire a cosa si riferiscono e se sono pericolose.» dico a Scorpius «Devo scoprire di più, ma... non so da dove cominciare.»
«Penso di conoscere chi può aiutarci.» dice Scorpius, sorridendomi e scendendo giù dal letto, aggiustandosi i capelli e stirandosi i vestiti con le mani.
«Dove vai?» gli chiedo, sedendomi e guardandolo confuso.
«Dove andiamo, vorrai dire.» mi dice.
«Andiamo da qualche parte?»
«Sì, mio dolce unicorno.»
«Ma tra poco è ora di pranzo...» dico.
«Torneremo in tempo, ma prima di andare cambiati.» mi prende in giro, dirigendosi verso la porta.
Se la chiude alle spalle giusto in tempo, prima che io lo colpisca con un panda di peluche, regalo di Talìa. Perché Talìa mi fa solo regali imbarazzanti?! Oh giusto, lei è imbarazzante.
«Ti aspetto giù!» dice Scorpius, ancora ridendo, e lo sento scendere le scale.
Ruoto gli occhi e mi cambio velocemente, mi lavo la faccia stremata dal pianto e dopo aver cercato di dare una sistemata (tentativo miseramente fallito) ai miei capelli, lo raggiungo di sotto.
«Mamma, io e Scorpius stiamo uscendo!» avviso mia madre, affacciandomi alla cucina.
«Tornate per l'ora di pranzo!» ci dice.
«Saremo puntali, Signora Potter.» Scorpius le sorride e posso vedere letteralmente mia madre sciogliersi come un ghiacciolo al sole.
«Oh, ti prego Scorpius, chiamami Ginny.» dice mia madre e Scorpius allarga il suo sorriso. Sta per dire qualcos'altro di estremamente gentile, ma riesco a porre fine a questo scempio salutando velocemente mia madre e allontanandomi dalla cucina, con la mano di Scorpius stretta nella mia.
«Tua madre è adorabile.» mi dice.
«Hai già dieci suoi autografi, vuoi che ti firmi anche le mutande?» lo prendo in giro.
«Non è colpa mia se tua madre ha giocato nelle Holyhead Harpies! Cioè, è una leggenda!» esclama e ruoto gli occhi, aprendo la porta.
«Hey ragazzi, dove andate?» ci chiede mio padre dal salotto e ci voltiamo verso di lui, trovandolo intento a leggere La Gazzetta del Profeta. «Volete un passaggio?»
«La ringrazio Signor Potter, ma ho la Licenza di Materializzazione.» dice Scorpius, sorridendogli e io ruoto gli occhi, ridendo.
«Oh è vero, hai già 17 anni. Beh, in quanto maggiorenne hai la completa responsabilità su mio figlio. Mi raccomando, non perderlo di vita, sta attento a cosa mangia, è allergico alle fragole. Se sta troppo al sole si riempie di lentiggini, ha paura dei cigni quindi non andate a...»
«Papà!» lo sgrido «Io e Scorpius ci passiamo si e no due mesi!» esclamo.
«Non si preoccupi Signor Potter, starò attento al suo bamb–emh, ad Albus.» dice Scorpius.
«Ma io ti stacco le...» ringhio, ma Scorpius mi abbraccia e prende ad accarezzarmi lentamente i capelli, stringendomi al suo petto.
«Forse passa troppo tempo con Talìa.» dice Scorpius e mio padre batte le mani.
«È esattamente quello che penso io!» esclama.
Io li faccio fuori. Non importa che siano uno mio padre e l'altro il mio ragazzo.
«Beh, divertitevi allora. Non fate tardi!» ci raccomanda dopo avermi smerdato ancora un po' ed io trascino Scorpius fuori casa con il fumo che mi esce dalle orecchie.
«Tuo padre è divertente.» cerca di non ridere. «Davvero hai paura dei cigni?» mi chiede.
«No!» esclamo, rosso in viso. Scorpius alza un sopracciglio ed io distolgo lo sguardo. «Un po'...» ammetto, guardando la sua reazione con la coda dell'occhio. Non ride, o almeno, non ancora. Prima che me lo chieda decido di dirglielo io: «Una volta uno mi ha inseguito perché avevo preso un suo uovo... pensavo fosse una palla... mi ha beccato il sedere e... non ridere! Non immagini il dolore che ho provato per giorni... e i lividi...» sospiro.
«È una storia...» trattiene le risate «...avvincente.» si morde il labbro, ma poi scoppia a ridere. Aspetto che si calmi e nel mentre sprofondo nella vergogna. «Okay, ho finito.» si asciuga una lacrima. «Mi dispiace, ma...» cerca di non ridere di nuovo.
«Avrei riso anch'io, sentiti meno in colpa.» sospiro, afferrandogli la mano. «Dove andiamo?» gli chiedo, ma subito dopo ci smaterializziamo per poi ritrovarci davanti ad una casa abbastanza stramba.
«Dove siamo?» gli domando e lui si incammina verso la casa, portandomi con sè. «Sembra la casa di un pazzo.» ammetto, osservando il tetto danneggiato, mancante di diverse tegole.
Una parte di giardino è completamente morta, l'altra verdeggiante è piena di piante dall'aspetto mistico. Strani simboli sono dipinti sui muri ricoperti di vernice rovinata, e qualche strana creatura fa frusciare i cespugli. Giungiamo alla porta sul quale pomello di acciaio sono incise due mani, destra e sinistra, che stringono rispettivamente un serpente ed un fiore.
«Questa casa è della professoressa Cooman.» mi dice Scorpius e lo guardo sconvolto.
«Perché siamo a casa della prof?!»
«Non amo la mitologia e tutte quelle cose che sono il campo di Talìa, ma a casa ho un'enorme libreria e mi è capitato di leggere l'Eneide. C'è una parte in cui Enea incontra questa donna, la Sibilla Cumana. La Sibilla prediceva il futuro, e la nostra professoressa ha casualmente il suo stesso nome e casualmente anche lei predice il futuro.» mi spiega ed inizio ad unire i puntini.
«È sicuramente una sua diretta discendente. Penso sia l'unica che possa aiutarti con il tuo dono.» mi dice, e in quel momento la porta si apre, rivelando Sybill Cooman.
«Non attendevo visite, ma vi stavo aspettando.» ci dice, facendoci spazio.
Io e Scorpius ci guardiamo e lui mi poggia una mano sulla schiena, incoraggiandomi ad entrare. Così, insieme, ci addentriamo nell'Antro della Cooman.
—Coso autrice.—
SI LO SO CI HO MESSO LA VITA ma almeno ho aggiornato. Meglio tardi che mai, no? :D
Okay scusate, non uccidetemi :,)
Parlando del capitolo, le cose si fanno interessanti :D
Ho il mente tante cose per il piccolo Albus
Ma ancora di più per James
Oh, James
Non sai cosa ti aspetta
MUAHAHAHAHAHA!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo presto (o almeno spero) :3
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