VIII
a b e l
«Ma dove l'ho messo...» parlo da solo mentre svuoto letteralmente il mio baule. «Non posso averlo perso, di immortales...» sbuffo, lanciano cianfrusaglie in aria.
Un calzino atterra sulla faccia di Ethan, uno dei miei due compagni di stanza, nonché migliori amici. Ethan me lo rilancia schifato, facendolo ri-atterrare nel mio baule.
«Cosa stai cercando di tanto importante?» mi chiede, sedendosi sul materasso sul quale era precedentemente sdraiato.
«Una cosa per Talìa.» gli rispondo, non degnandolo di uno sguardo e continuando a cercare.
Lui sospira afflitto, alzandosi dal suo letto. «Ancora?» mi chiede con tono incredulo.
«Ancora cosa?» gli rivolgo finalmente la mia attenzione, guardandolo con un sopracciglio alzato.
«Ancora Talìa Nott?» ruota gli occhi, trattenendo una risata.
«Non so proprio di cosa tu stia parlando.» lo ignoro, alzandomi e dirigendomi verso la scrivania.
Sposto la sedia e apro il cassetto, cercando al suo interno.
«Pensavo ti fosse passata.» dice Ethan alle mie spalle e per sbaglio un paio di pergamene mi sfuggono di mano, spargendosi sulla moquette blu.
Non faccio una piega, inginocchiandomi per raccoglierle mentre Ethan cerca di non ridere. Domani, prima della partita, gli farò ingoiare una pluffa intera.
«Invece di fare domande idiote puoi renderti utile e aiutarmi a trovarlo?» gli chiedo leggermente irritato, riordinando le pergamene nel cassetto della scrivania.
«Ma un Accio no?» mi chiede e gli rivolgo un'occhiataccia.
«Secondo te non ci ho pensato? La cosa che sto cercando resiste alla magia, un Accio non funzionerebbe.» gli spiego, andando dall'altra parte della stanza.
«Merlino, cosa diavolo hai perso?» fa curioso, percorrendo i miei passi, mentre io controllo sotto il mio cuscino.
«È una piccola fiala di vetro, dentro c'è una specie di intruglio dorato...» cerco di spiegargli, gesticolando esageratamente.
«Come questa?» la porta del bagno si apre, rivelando Max che, nel suo accappatoio bianco, agita una fiala di vetro fra le dita.
«Si! Per Rowena, dove l'hai trovata?!» lo raggiungo velocemente, prendendo la fiala e guardandola bene per accertarmi che sia davvero nettare.
«Era nella doccia.» scrolla le spalle ed io lo guardo interrogativo.
«Nella doccia?» ripeto e Max annuisce, guardando Ethan. Mi volto anch'io verso il nostro amico che si sta guardando intorno con un'espressione da angelo dipinta in viso.
«Ethan...» lo guardo male e lui alza le mani.
«Pensavo fosse una crema corpo! Non uccidermi, ti prego.» si giustifica e Max, accanto a me, scoppia in una sonora risata.
«Sei un'idiota. Una crema corpo?» Max lo prende in giro, camminando verso Ethan e dandogli una pacca sulla spalla.
Lui gli sorride imbarazzato, voltandosi a guardarlo mentre Max si dirige verso il suo letto.
Scuoto la testa, camminando verso la porta della nostra stanza.
«Dove stai andando?» mi chiede Max, sdraiato sul suo letto mentre mi osserva con la guancia schiacciata contro il cuscino.
«In infermeria, devo darlo a Talìa.» gli rispondo, afferrando il mio mantello.
«Ancora Talìa Nott?» fa Max, con lo stesso tono in cui lo ha detto Ethan, qualche minuto fa.
Mi volto verso di loro, notando Ethan nella stessa posizione di prima, con lo sguardo rivolto verso Max. «Ma vi siete messi d'accordo o cosa?» li guardo, alternando lo sguardo fra di loro.
Max si lascia scappare una risata e Ethan scuote la testa, ritornando fra di noi. Si volta verso di me con un'espressione abbastanza strana, che non riesco a decifrare.
«Eh?» fa confuso, come se non avesse ascoltato il discorso fatto fino ad adesso.
«Niente, torna nel tuo mondo fatto di unicorni.» sospiro, scuotendo la testa ed abbassando la maniglia della porta, pronto per uscire.
«Non farti beccare, il coprifuoco scatta fra poco!» mi raccomanda Max e quando sto per chiudere la porta aggiunge, sogghignando «E sta attento a Davis.»
Mi blocco, riaprendo immediatamente la porta e guardando Max con un sopracciglio alzato. «È lui che deve stare attento a me.» dico con la mia espressione più seria e Max alza le mani in segno di resa, scuotendo la testa divertito.
Gli sorrido per poi chiudermi la porta alle spalle, ma non prima di sentire Ethan dire «Hey, il mio mondo è fatto di pandacorni, non di semplici unicorni! Panda-corni! C'è differenza.» seguito da un «Sta zitto, idiota» da parte di Max e un «Okay, okay.» di Ethan che chiude quell'imbarazzante conversazione.
Esco dal dormitorio, arrivando nella Sala Comune per poi uscire da essa. Cammino per i corridoi bui di Hogwarts fin quando mi ritrovo davanti la porta dell'infermeria, all'interno della quale regna l'assoluto silenzio.
Spero che Talìa non stia dormendo, mi dispiacerebbe troppo svegliarla. Però il nettare le serve per rimettersi in forze e giocare al massimo domani pomeriggio, alla partita.
Mi fermo davanti la porta e proprio quando sto per entrare sento un rumore, come dei passi. Rivolgo lo sguardo verso il corridoio buio, cercando di distinguere qualche figura nell'oscurità, ma non vedo assolutamente niente.
La curiosità mi spinge ad andare a controllare, ma guardo la fiala di vetro stretta fra le mie dita e decido di entrare in infermeria, ignorando quello strano rumore.
La stanza è completamente buia se non fosse per la flebile luce che emana la bacchetta di Talìa. Distoglie lo sguardo dalle pagine del libro che stava leggendo quando mi sente entrare, e dopo avermi guardato per qualche secondo mi rivolge un sorriso.
«Ciao.» le sorrido anch'io, restando immobile davanti alla porta.
«Ciao...» dice, guardandomi con curiosità.
Ci fissiamo per qualche secondo, cioè, più di qualche secondo. Più che altro perché non mi viene in mente nulla da dire, ma per fortuna lei decide di prendere parola.
«Che ci fai qui? Il coprifuoco sarà già scattato.» mi chiede e improvvisamente mi ricordo del perché sono venuto a trovarla.
«Si, emh... ti ho portato questo.» dico, avvicinandomi al suo letto e poggiando la fiala sul comodino
Lei la illumina con la sua bacchetta, osservandola. Faccio l'errore di alzare lo sguardo e guardarla in viso. È un po' pallida rispetto alla sua carnagione naturale, deduco per il fatto che ha avuto un sovraccarico dovuto a non so cosa. Perché io so che non è stata soltanto febbre, andiamo, una semplice febbre non ti fa mandare scariche elettriche e andare a fuoco ciuffi di capelli.
I suoi occhi mi sono sempre sembrati di un colore sul nocciola, ma questo perché non l'ho mai guardata da così vicino. Alla luce del suo incantesimo le sue iridi sono di un colore verde scuro, e soltanto il contorno della pupilla è di un colore marrone, quasi ramato. Invece il contorno delle sue iridi sembra di una strana tonalità di tempestoso grigio/blu.
Partendo dalle sue pupille, è quasi come un incendio che si espande su una prateria verde e si infrange contro le onde del mare. Smetto di fantasticare e di scrivere nella mia mente poesie sui suoi occhi quando mi chiede cosa c'è all'interno della fiala.
«È nettare, bevine un sorso così domani sarai in forma per la partita.» le dico e lei alza lo sguardo verso di me, osservandomi.
«Non è droga, vero?» mi chiede ed io la guardo basito.
«Ma... no! Perché dovrei drogarti?» le chiedo e lei assottiglia lo sguardo, fissandomi.
«Perché non vuoi che domani giochi in modo che la tua squadra possa vincere con più facilità.» dice, mantenendo sempre quello sguardo.
«Ti sembro uno che gioca sporco?» alzo un sopracciglio e lei mantiene quell'espressione per qualche secondo prima di farsi scappare una risata.
«Sto scherzando! Era per testare quanto sei figlio di Nike da uno a te stesso.» scrolla le spalle, afferrando la fiala e bevendone un sorso sotto il mio sguardo confuso e sorpreso allo stesso tempo.
Non posso crederci... questa ragazza non smetterà mai di sorprendermi.
«Grazie per il pensiero Abel, mi sento già meglio.» mi rivolge un altro sorriso e le sorrido anch'io.
Devo far durare questa conversazione il più possibile, andiamo Abel, trova qualcosa da dire... Mentre mi scervello lo sguardo mi cade sul libro che tiene stretto fra le mani e una lampadina si accende nella mia testa.
«Che stai leggendo?» le chiedo e lei torna con lo sguardo sulle pagine, poi si schiarisce la voce e inizia a leggere.
«Icaro, superbo e attratto dal desiderio di salire sempre più in alto, non ascoltò i consigli paterni...» racconta e la sua voce dolce e rilassante è come se mi incantasse.
«...la vicinanza del sole ammollò la cera e le spalle del giovinetto si denudarono delle ali. Invocò un'ultima volta il padre e poi cadde in mare.» Dice, con tono angosciato, facendomi immergere completamente in quelle parole.
«Dedalo, angosciato, gridò ripetutamente il nome di Icaro, ma questi non gli rispose; guardò in basso e vide il mare coperto di penne. Capì e si disperò, ma oramai non poté che raccogliere i resti del figlio e comporli in un sepolcro.» continua, voltando pagina, ma prima che possa continuare a leggere un altro rumore fuori dalla porta spezza l'atmosfera appena creatasi.
«Forse è meglio che tu vada, potresti finire in punizione.» mi dice guardando verso la porta, ma io non mi volto, troppo intendo a fissare i suoi occhi di giada.
«Sono curioso di sapere come finisce la storia.» le dico e lei mi rivolge nuovamente lo sguardo.
«Non fare l'Icaro della situazione. Lui per la sua curiosità ci ha rimesso le penne, in tutti i sensi.» dice seria e purtroppo capisco la battuta.
«Dei, sei pessima.» cerco di non ridere, con scarsi risultati.
«Se non vuoi sentirne altre tornatene in dormitorio, Abel.» mi suggerisce ed io annuisco, sorridendole di nuovo. Quante volte le ho sorriso? Mi prenderà per un ebete.
«D'accordo, buonanotte allora.» le dico.
«Buonanotte, e grazie ancora per il nettare.» mi risponde, tornando con lo sguardo sul suo libro di mitologia.
«Di niente.» le dico per poi darle le spalle e incamminarmi verso la porta. La apro senza far rumore e prima di uscire guardo Talìa un'ultima volta, ma vedendola assorta completamente fra quelle pagine decido di togliermi dai piedi.
Ripercorro i miei stessi passi e questa volta non sento nessun rumore sospetto. Arrivo quasi subito davanti all'entrata per il dormitorio di Corvonero, che consiste in una scala a chiocciola. Salgo i gradini fin quando non arrivo davanti alla porta di legno senza maniglia e busso, osservando il batacchio di bronzo a forma di aquila.
Appena busso i suoi occhi si illuminano di giallo e apre il becco per formulare l'indovinello. Spero soltanto che non mi faccia spremere troppo le meningi, non è che il mio cervello funzioni più di tanto a quest'ora della notte.
«La mia vita può durare qualche ora, quello che produco mi divora. Sottile sono veloce, grossa sono lenta e il vento molto mi spaventa. Chi sono?» mi chiede ed io osservo il batacchio incantato per diversi minuti, fin quando non mi viene in mente la risposta.
«Una candela.» rispondo e la serratura scatta mentre la porta si apre lentamente. Attraverso la soglia ed entro nella Sala Comune, il camino è spento quasi del tutto e la sala è illuminata soltanto dalla luce che emanano le stelle dipinte sul soffitto.
Raggiungo il dormitorio del sesto anno ed entro nella camera che condivido con Max ed Ethan, trovandoli entrambi addormentati nei loro letti distanti poco più di un metro.
Vado in bagno per lavarmi e dopo essermi cambiato mi arrampico sul letto a castello, sopra quello di Max. Mi metto a fissare il soffitto ma decido di smetterla quando il mio cervello inizia a farsi i più assurdi film mentali.
Così mi volto, sdraiandomi su un fianco e lo sguardo mi cade su Ethan, sdraiato sul suo letto ad un piano più basso rispetto al mio. Guardandolo meglio noto che è sveglio e che sta fissando un punto fisso davanti a lui. Mi rendo conto che quel punto fisso è Max, che dorme nel letto sotto il mio.
Ethan sospira ed io aggrotto le sopracciglia. «Che stai facendo?» gli chiedo, sussurrando, e Ethan quasi salta giù dal letto, poi mi rivolge un'occhiata omicida. È buio, ma è visibilmente arrossito. Perché sento come se qualcosa mi sfuggisse?
«Stavo dormendo.» risponde con tono irritato.
«No, stavi fissando Max mentre dormiva.» lo guardo con entrambe le sopracciglia alzate.
«T-Ti sbagli.» balbetta e io aggrotto la fronte.
«No-» ribadisco, ma lui mi lancia un cuscino in faccia.
«Se non chiudete la bocca vi pietrifico.» mormora Max con la voce roca e impastata dal sonno. Ethan mi rivolge un'altra occhiata omicida, poi si volta dando le spalle sia a me che a Max.
Scrollo le spalle, cambiando fianco anch'io, rivolgendomi verso il muro dipinto di blu al quale sono appese diverse medaglie vinte dal sottoscritto. Accanto ad esse, incollata alla parete, c'è una foto raffigurante me, Holly e Laurel davanti alla cabina 17. Un sorriso nasce spontaneo sulle mie labbra al ricordo delle mie sorelline, ma dentro di me si fa strada anche un grande senso di nostalgia.
Tuttavia esso scompare subito dopo visto che mancano soltanto due giorni e finalmente sarò di nuovo a casa, al Campo Mezzosangue.
Un po' distante dalla foto di me e le mie sorelle, ci sono quattro diverse polaroid scattate sempre a Long Island. Nella prima ci siamo io, Annabeth, Jason e Will. Sotto c'è scritto con un pennarello nero: "i biondi del campo, chi più e chi meno!" La foto ce l'ha scattata Percy.
La seconda polaroid raffigura me e Annabeth intenti a leggere lo stesso libro. Sorrido pensando alla mia cara amica, è la prima persona che ho conosciuto quando sono arrivato al Campo assieme alle mie due sorelline e a Charlie.
Nella terza ci siamo io, Connor e Travis ubriachi fradici per colpa di Polluce, il figlio del Signor D, che sorride accanto di noi con un pollice alzato e una bottiglia di vino nell'altra mano, facendo l'occhiolino alla fotocamera. Non ricordo niente di quel giorno... per fortuna.
Nell'ultima polaroid ci siamo io e Castore. È la più vecchia che ho, ha più di tre anni, forse quattro. È dell'estate in cui sono stato esplulso da Ilvermorny. Castore era il fratello gemello di Polluce, e ha perso la vita durante la battaglia del labirinto. Mi perdo ad osservare la polaroid che lo ritrae mentre è sepolto con il viso fra i miei capelli. È in piedi, con le braccia attorno al mio collo mentre io sono seduto su una staccionata, tenendo una mano stretta sul suo fianco.
Nello sfondo si intravedono i campi di fragole. I suoi capelli scuri ricadono in morbidi boccoli e quasi gli sfiorano le spalle, immischiandosi con i miei capelli che, illuminati dal sole, sembrano più chiari di quanto siano in realtà. I suoi occhi non si vedono nella foto, ma io ricordo perfettamente il loro colore ametista, l'intensità del suo sguardo.
Io e Castore eravamo molto amici. In realtà eravamo più che amici, e qualunque cosa fosse quel qualcosa che c'era fra di noi mi piaceva veramente tanto. Lui è stato la prima persona di cui io mi sia mai innamorato e lo porterò sempre nel cuore.
Superare la sua morte è stata una delle mie sfide più difficili, ho passato mesi orribili e il solo pensarci mi fa angosciare parecchio. Quei tempi, Crono, Gea... è stato terribile e molto spesso, di notte, ho ancora gli incubi.
Riguardo un'ultima volta la polaroid e un sorriso triste nasce spontaneo sulle mie labbra. È stata dura, ma l'ho superata. Tutte le persone muoiono, chi prima, chi dopo. Ade è comunque li ad aspettarci, impaziente di accoglierci...
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«Abel, alzati, dobbiamo fare il nostro allenamento mattutino!» mi sveglio di soprassalto grazie ad una pluffa che mi atterra giusto in testa.
Sbuffo, nascondendo la faccia sotto il cuscino e coprendomi con le coperte.
«Svegliati!» esclama Ethan con voce acuta. «Max si sta preparando, andiamo a correre. Vuoi sbrigarti o devo buttarti giù dal letto?!» continua e sbuffo sonoramente, alzando la testa dal cuscino.
«Andate soli, ho troppo sonno.» gli dico, per poi crollare nuovamente.
«Cosa? No! Tu devi venire con noi.» insiste, afferrandomi dalle caviglie e iniziando a strattonarmi.
«Tanto lo so che vuoi stare solo con Max, quindi piantala e andate.» mormoro con la voce impastata dal sonno.
«Ma che stAI DICENDO!» urla come una checca isterica, strattonandomi più forte.
«Siete pronti?» chiede Max, uscendo dal bagno e grazie agli dei Ethan smette di strattonarmi.
«Abel non si alza!» dice Ethan, con tono acido, e scommetto tutto che mi sta guardando davvero molto male.
«Non vieni?» mi chiede Max ed io scuoto la testa con la faccia sepolta nel cuscino.
Sento Ethan ringhiare stile lupo mannaro, mormorando qualche insulto.
«D'accordo, andiamo Ethan?» dice Max e Ethan sospira, arrendendosi al suo destino e uscendo dal dormitorio assieme al nostro amico.
Sospiro sollevato e resto un'altra buona mezz'ora nel mio letto caldo, rilassando la mente e anche preparandomi psicologicamente alla partita di oggi pomeriggio e agli esami di domani.
Più tardi decido di recarmi in biblioteca per approfondire l'ultimo argomento studiato di erbologia, che sarà oggetto di esami. Fra gli scaffali colmi di libri mi imbatto in Albus che, seduto a gambe incrociate sul pavimento, sta sfogliando una decina di tomi enormi. Contemporaneamente.
«Emh... ciao.» lo saluto, e lui alza lo sguardo verso di me, fissandomi con gli occhi verdi colmi di disperazione.
«C'è qualcosa che non va?» gli chiedo e lui sospira, lasciando il libro che aveva fra le mani e afferrandone un altro.
«Non va proprio niente! Non passerò gli esami per erbologia. Erbologia! Ti rendi conto? Che vergogna, perché non ho ascoltato Scorpius?» inizia a parlare molto velocemente e, vedendolo in quelle condizioni, mi sento in dovere di dargli una mano.
«Non hai capito qualcosa in particolare? Posso spiegartelo io, se vuoi...» gli propongo e lui cambia nuovamente libro.
«Qualcosa in particolare... non ho capito niente! Niente di niente. Non posso recuperare un intero anno in un giorno. Sono fregato.» abbassa lo sguardo, arrendendosi.
«Beh, tecnicamente è meno di un giorno, ma...» dico e Albus assottiglia gli occhi, guardandomi male, e ricordandomi Talìa ieri notte. Ora che ci penso si somigliano parecchio...
«In questo modo non sei affatto d'aiuto.» dice, visibilmente irritato e io gli rivolgo un sorriso di scuse.
«Non era mia intenzione, ma davvero, posso spiegarti le cose principali in poche ore.» mi offro nuovamente di aiutarlo e vedo una luce di speranza accendersi nei suoi occhi grandi e verdi.
«Lo faresti davvero, senza volere qualcosa in cambio? Perché non posso farti uscire con Talìa.» mi dice e quasi non mi va di traverso la mia stessa saliva.
«Q-Quando mai ho detto che voglio uscire con Talìa?!» esclamo, forse un po' troppo forte.
«Beh, non l'hai detto, ma un ragazzo di Serpeverde del settimo anno voleva aiutarmi in una cosa solo per guadagnare un'uscita con Talìa, stessa cosa uno di Tassorosso per uscire con mia cugina Rose, ci manca solo che mi chiedano se gli organizzo una cenetta romantica con mia madre...» scuote la testa.
«Tua madre ha giocato nelle Holyhead Harpies, giusto?» gli chiedo interessato e Albus alza un sopracciglio.
«Non uscirai con mia madre, Victor.» dice serio.
«Nemmeno un'autografo sulla pluffa con cui vincerò la partita di oggi?» ci riprovo e lui alza gli occhi verso il soffitto.
«Se riesci a farmi passare l'esame di erbologia ti faccio firmare tutte le pluffe che vuoi.» mi dice.
«Dedica inclusa?» gli chiedo e lui sorride, scuotendo la testa.
«Non posso crederci... si, dedica inclusa!» esclama e sorrido, porgendogli la mano.
«Affare fatto!» gli sorrido e lui afferra la mia mano, tirandosi su. «Le serre dovrebbero essere libere, ti spiegherò tutto lì, così capirai meglio.» gli dico, facendo lievitare tutti i libri di erbologia sparsi per terra dentro la mia borsa.
Albus annuisce, prendendo anche lui qualche libro e un paio di pergamene, così usciamo insieme dalla biblioteca, diretti verso le serre. Una volta davanti alla porta di vetro, Albus fa per aprirla ma la serratura non scatta.
«Alohomora.» pronuncio la formula magica e la porta si apre.
«Non dovremmo entrare senza permesso.» mi dice Albus mentre io oltrepasso la soglia, poggiando i libri sul grande tavolo al centro della serra.
«Vuoi passare erbologia?» lo guardo alzando un sopracciglio, e lui sospira, raggiungendomi.
«Bene, e Albus, sii più motivato, altrimenti non imparerai nulla. Erbologia è una materia molto interessante.» cerco di spronarlo ma lui mi guarda come se avessi appena detto che i troll di montagna sono amichevoli.
«Dico davvero! Conoscere le piante magiche può sempre tornare utile. Ad esempio, prendi l'alloro. Durante le partite di Quidditch e le competizioni in generale, porto sempre una foglia di alloro in tasca. L'alloro infatti allontana le energie negative ed è simbolo di forza, utilissimo per situazioni come vittoria e competizione.» gli spiego e lui alza un sopracciglio.
«Per questo vinci sempre, sia a Quidditch, sia nelle inutili gare di Vitious?» mi chiede.
«No, vinco sempre perché sono il migliore.» gli rispondo sinceramente e lui annuisce.
«E anche modesto.» aggiunge e scrollo le spalle, sorridendo.
«Oppure, tornando alle piante magiche, prendi l'Artemisia. Sai che con una semplice foglia di Artemisia si può salvare una vita? È la migliore pianta curativa che esista.» gli spiego e a giudicare dalla reazione di Albus penso di essere riuscito a suscitare la sua attenzione.
«Può curare anche le ferite mortali?» mi chiede con un tono più basso del solito.
«Si, si certo. Ovviamente bisogna essere cauti e fare i giusti dosaggi, perché se usata in modo spropositato può alterare più del dovuto i battiti cardiaci, essendo tossica.» gli spiego osservandolo, incuriosito dal suo improvviso cambio di umore.
Albus annuisce e distoglie lo sguardo, poi scuote la testa e torna ad osservarmi, quasi come se fosse impaziente di continuare ad ascoltarmi.
«Va tutto bene?» gli chiedo e lui fa un sorriso forzato, annuendo.
«Si. Si, certo. Continua pure, non ti interromperò più.» dice, sedendosi al tavolo e immergendo la piuma d'oca nell'inchiostro, pronto per prendere appunti.
Decido di accontentarlo, anche se sono più che sicuro che ci sia qualcosa dietro alla sua reazione. Il tempo passa velocemente e quando è ormai ora di pranzo decidiamo di interrompere la nostra lezione per recarci in Sala Grande.
«Grazie per aver perso tempo con me.» mi dice mentre camminiamo fianco a fianco per i corridoi di Hogwarts.
«Cosa non si fa per un autografo di Ginevra Weasley...» sospiro sognante, guadagnandomi un'occhiataccia da parte di Albus.
Sta per rispondermi quando vediamo Scorpius camminare verso di noi assieme a Drew e Talìa. Il viso di Albus si illumina non appena lo vede e mentre lui ha gli occhi fissi su Scorpius io osservo Talìa che sta correndo nella nostra direzione forse un po' troppo velocemente.
Albus non si accorge di lei e viene letteralmente travolto. E quando dico letteralmente, intendo letteralmente.
«Ahi-Talìa! Mi stai stritolando.» dice Albus mentre Talìa lo strapazza.
«Al, piccolo cucciolo, mi hai lasciato gli oreo alla burrobbirra sul comodino dell'infermeria sta mattina! Tu sei da sposare!» Talìa quasi piange, continuando a far dondolare Albus.
«Sono- contento che...» Albus tossisce, iniziando a diventare viola. Scorpius interviene, scrollando malamente Talìa da Albus, guardandola male.
«Ma che modi!» esclama Talìa indignata, incrociando le braccia al petto.
Dopo essersi assicurato della salute del suo ragazzo, Scorpius si volta verso di me con uno sguardo assassino. «Perché eravate insieme?» chiede con tono freddo e qualcosa mi dice che dovrei avere paura. Peccato che non ne ho.
«Oh, Abel mi ha spiegato Erbologia, e ho capito!» dice Albus, guardandomi e sorridendo.
«Certo, e Talìa è adorabile.» dice Drew, così Talìa gli tira una sberla dietro il collo.
«Nessuno ha chiesto cosa ne pensi.» dice, massaggiandosi la mano.
«Nel sistema costituzionale esiste il diritto di esprimere liberamente la propria opinione...» mormora Drew, massaggiandosi il punto colpito.
«I pinguini non hanno diritti.» dice Talìa, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del suo ragazzo mentre io cerco di non ridere.
«Mi chiedo ancora perché stiamo insieme.» Drew sospira, rivolgendo lo sguardo altrove, poi guarda Talìa che lo osserva con un sopracciglio alzato e le sorride, scuotendo la testa e attirandola a se, circondandole le spalle con un braccio.
Me lo chiedo anch'io, comunque.
«Quindi tu hai capito erbologia.» dice Scorpius, guardandomi fisso negli occhi.
«Si, Abel è veramente bravo a spiegare, ma erbologia fa comunque schifo.» dice Albus, ma Scorpius non presta molta attenzione alle sue parole, impegnato com'è a cruciarmi con lo sguardo.
«Perché non hai chiesto a me di spiegartela? Anch'io sono bravo in erbologia.» fa Scorpius, visibilmente irritato, e Drew e Talìa si scambiano uno sguardo mentre Albus guarda il suo ragazzo con un'espressione quasi colpevole.
«Veramente si è offerto lui di aiutarmi...» Albus cerca di salvare la situazione, ma a giudicare dallo sguardo che mi rivolge Scorpius non penso che ci sia riuscito più di tanto.
È un tantino geloso, il ragazzo...
«Anch'io volevo aiutarti.» Scorpius si rivolge ad Albus con un tono accusatorio e il moro lo guarda con un'espressione afflitta.
«Scorpius. Lo sai cosa succede quando cerchiamo di studiare assieme, da soli.» gli dice Albus, guardando Scorpius con entrambe le sopracciglia alzate.
Talìa trattiene una risata mentre Drew li guarda indignati.
«Voi due... davanti alla mia piccola Sweetie!» esclama, ricevendo un'occhiataccia da parte di Albus.
Inizio a guardarmi intorno mentre la situazione si fa sempre più imbarazzante e cerco di evadere in qualche modo. Quasi come illuminato da una grazie divina vedo Ethan che si incammina da solo verso la Sala Grande.
«Io scappo, voi continuate a... fare... qualunque cosa voi stiate facendo.» li congedo, allontanandomi. Albus e Scorpius quasi non si accorgono di me, immersi come sono nella loro imbarazzante discussione tra fidanzati.
«Abel, grazie ancora per il nettare!» mi dice Talìa e Drew abbassa lo sguardo su di lei, aggrottando la fronte.
«Che nettare?» le chiede e decido che questo è il momento giusto per svignarsela.
«Non c'è di che!» le sorrido, per poi affrettarmi a raggiungere Ethan. Ma quando svolto per il corridoio preso precedentemente da lui, non lo vedo.
✵ ✯ ✵ ✯ ✵
L'ora di pranzo è passata da un pezzo e ora sto osservando i miei compagni uno per uno, l'ansia è talmente tanta che è quasi palpabile all'interno del nostro spogliatoio. Il momento della partita è arrivato. Se vinciamo questa partita, vinciamo anche la coppa delle case.
«Ascoltate. Ci siamo allenati duramente quest'anno e siamo riusciti ad arrivare in finale grazie alle nostre forze e ai nostri sacrifici. La coppa delle case è già nostra, è di Corvonero. Dipende tutto da voi. Se credete che possiamo farcela, ce la possiamo fare. Corvonero ci acclamerà come degli eroi. Io ci credo. Voi ci credete?» gli chiedo con tono alto e deciso, guardandoli uno per uno.
«Sì, capitano!» esclamano in coro.
«Bene.» li guardo mentre un sorriso inizia a nascere sulle mie labbra «Facciamogli mangiare la polvere.»
Quando entriamo in campo, volando in formazione sui manici delle nostre scope, si alzano tanti applausi e urla dagli spalti di Corvonero così come da quelli di Grifondoro. Affiancato da Max e Ethan mi ritrovo di fronte Rose Weasley che mi osserva con sguardo di sfida.
Rivolgo lo sguardo ad Hugo Weasley, fratello minore di Rose che sta guardando male Max. Più che altro sta guardando male le sue spalle larghe, decisamente intimidito. In effetti Max sarebbe in grado di lanciare la pluffa ad una velocità talmente elevata da infrangere il muro del suono.
Mi volto anche verso Talìa che mi guarda seria.
«Sappi che non avremo nessuna pietà.» dice lei e le sorrido, alzando un sopracciglio.
«Non ne avremo bisogno, ma grazie lo stesso.» le rispondo e subito dopo la professoressa Hooch soffia il fischio di inizio.
La pluffa vola davanti ai miei occhi e sfreccio verso l'alto a cavallo della mia Nimbus 5000. Vedo Rose allungare una mano, pronta ad afferrare la pluffa, ma con una spinta riesco ad impossessarmene prima di lei.
«Ma come... eh no!» protesta, partendo al mio inseguimento. Cerco Max o Ethan ma sono entrambi marcati a dovere da Talìa e Hugo, mentre io ho Rose alle calcagna. Decido di provare una mia personale tecnica non ancora completata, ma potrebbe funzionare.
Lancio la pluffa alle mie spalle, colpendola subito dopo con l'estremità della mia Nimbus. La pluffa crea una parabola, volando sopra Rose, e approfitto della sua sorpresa per scartarla e rientrarne in possesso.
Così sfreccio verso gli anelli di Grifondoro, evitando i bolidi dei battitori avversari e vengo presto raggiunto da Ethan.
«Azione tre?» gli chiedo e lui scuote la testa.
«Max è impegnato con due bolidi, azione due!» mi suggerisce ed io annuisco, passandogli la pluffa mentre ci allontaniamo, formando una Y.
A diversi metri dagli anelli vedo James con lo sguardo fisso su Ethan, che ha la pluffa. Sembra quasi che non mi abbia visto, e presto si renderà conto di aver fatto un grosso errore.
A pochissimi metri dall'anello di sinistra, Ethan lancia la pluffa verso di me, compiendo un passaggio perfetto, e quasi senza nemmeno afferrarla per bene la tiro verso l'anello di destra, segnando.
Immediatamente un boato si innalza dagli spalti di Corvonero mentre la telecronaca annuncia il 10 a 0 per noi. Le urla della mia casata non fanno altro che infondermi ancora più sicurezza e farmi sentire come se avessimo la vittoria in pugno.
Ethan vola verso di me per battermi il cinque e, dopo che si è congratulato con me ed io con lui, una figura vestita di rosso e oro ci sfreccia davanti, fermandosi dritta davanti a me. Rose mi fissa con i suoi occhi blu mentre i suoi capelli rossi ondeggiano, mossi dal leggero venticello, come delle alghe in mare.
«Bell'azione Victor, ma noi ne abbiamo di migliori. Non montarti la testa.» dice, osservandomi sempre con il suo sguardo di sfida. Poi raggiunge gli altri giocatori mentre Max raggiunge me e Ethan.
«Ooh, Rose Weasley? È forte. E anche carina.» dice Max, colpendomi amichevolmente con il gomito, guardando Rose. «Molto carina.» aggiunge e scuoto la testa, cercando di non ridere.
«Pensa a giocare invece di guardare Weasley.» fa Ethan acido, guardando male prima Max e poi me.
«Merlino, ricordami di offrirti una camomilla dopo la partita.» gli risponde Max, allontanandosi.
Guardo Ethan interrogativo ma lui si limita a sbuffare sonoramente, visibilmente scocciato e irritato, allontanandosi anche lui. Decido di chiedergli spiegazioni una volta vinta la partita.
Il primo tempo finisce con un totale di 150 a 100 per Corvonero, ma verso la fine del secondo tempo riescono a recuperare i 50 punti. Quando sto per segnare di nuovo, la telecronaca annuncia l'avvistamento del boccino.
Mi volto verso Lilian, la cercatrice di Grifondoro, che insegue la pallina dorata.
Nathan, il nostro cercatore, è quasi dalla parte opposta del campo, ma non appena sente l'avviso si affretta ad inseguire Lilian.
«Max, Ethan, schema di offensiva M!» li avverto, sfrecciando verso la cercatrice di Grifondoro, pronto per intrappolarla.
Vengo colto di sorpresa, però, quando mi ritrovo Rose davanti.
«Te lo scordi.» dice con tono temerario, proteggendo Lilian. Mi volto verso gli anelli di Corvonero, notando Rose e Hugo che sfrecciano verso di essi, in possesso della pluffa.
«Difendete!» ordino a Max e Ethan, e loro ubbidiscono «Lucy, anche tu!» dico ad una delle nostre battitrici, che segue i due cacciatori.
Cerco di scartare Rose ma invano, è troppo determinata a proteggere Lilian e Nathan senza di me non può afferrare il boccino facilmente.
All'improvviso sento un boato e mi abbasso appena in tempo, evitano un bolide che però colpisce in pieno Rose.
Lei urla di dolore, e l'impatto è talmente forte che cade giù dalla sua scopa, precipitando verso terra. Agisco più velocemente possibile e scendendo il picchiata riesco ad atterrare prima di lei, afferrandola al volo ed evitando che si sfracelli per terra.
Quando cade fra le mie braccia, urla ancora più forte, tenendosi stretta l'avambraccio sinistro.
Mi inginocchio per terra, adagiandola delicatamente sull'erba mentre l'aiuto a restare seduta.
Apre di poco le palpebre e i suoi occhi lucidi incontrano i miei. Il suo viso è contratto in una smorfia di dolore e sono sicuro che sta lottando contro se stessa per non piangere davanti a me.
«NATHAN AFFERRA IL BOCCINO D'ORO!» urla la telecronaca e gli spalti si riempiono di boati. «Oh... ma qualcuno si è infortunato!» aggiunge, e quasi tutte le urla cessano.
Nonostante la situazione di Rose non riesco a trattenere un sorriso soddisfatto.
«Corvonero ha vinto.» le dico e lei mi guarda male, tenendosi stretta il braccio. Poi mi dice una cosa davvero carina: «Fanculo, Victor.»
—Coso autrice.—
Li sto shippando male.
Comunque, scusatemi se non ho aggiornato ieri ma se mi seguite su Instagram (taliainhogwarts) avrete letto l'avviso... sorry ancora.
Questo capitolo è il più lungo di Fire Tornado per adesso, mi è piaciuto un sacco scriverlo anche perché vi ho fatto scoprire qualcosa in più su Abel, in particolare la sua passata relazione con Castore, figlio di Dioniso e fratello gemello di Polluce. Qualcuno sospettava che Abel fosse bisex, visto che me l'aveva scritto su Instagram tempo fa e... ci hai preso in pieno, @qualcuno.
Mi piace aggiungere semidei che nel fandom di Percy Jackson non si caga nessuno :,)
Anyway, alla fine ha vinto Corvonero, gn. :3
Mi dispiace per i tifosi Grifondoro, ma non potevo far perdere Corvonero, dopo quel discorso super motivazionale Abel sarebbe entrato in depressione :,)
Ultima cosa e me ne vado: per Ethan e Max ho già sclero degli attori, rispettivamente
Dylan Sprayberry per Ethan
e Cody Christian per Max
Giuro che non li ho messi perché Theo e Liam sono la mia otp in Teen Wolf. GIURO.
—ship preferita di questo capitolo? :,)
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