Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 4

Nonostante la mano le fece male, non osò massaggiarsela, rimase anzi diritta e rigida davanti a quell'uomo dagli occhi neri, così profondi da spaventarla ed attirarla allo stesso tempo.
Il suo respiro era irregolare, ma non aveva lasciato spazio alle lacrime.
L'uomo rimase a guardarla perso quanto lei nella situazione.
Cosa succede. Urlava tutto il suo corpo.
Finalmente decise di abbassare gli occhi e di guardarsi attorno, il paesaggio era oscuro a lei, la quale eppure con la madre aveva vagato l'intero mondo; si domandava dove fosse, perché ci fosse, ma soprattutto chi fosse quell'uomo che l'aveva baciata. Voleva sciogliere gli intricati nodi che la stringevano in una morsa ricca di ansia e paura.
La mano destra le risalì sul braccio sinistro e strinse la carne, ebbe una vertigine.
Forse si trovava in un sogno, pensava, ma incubo sarebbe stato più adatto.
Quando poi lo shock volle cedere il passo alla ragione, ella capì e cadde in ginocchio.
Il terreno era freddo e sporco, umida terra marrone imbrattò il suo abito e sporcò i piedi. Durante la corsa aveva perso un sandalo e tirato un lembo della veste, ritrovandosi così con un piede scalzo e la coscia sinistra esposta alla luce delle tenebre. Perché là sotto poi non vi era il sole.
Fu quel dettagliò a farla andare in stato di frustrazione, a farla perdere il senso.
Iniziò a tremare visibilmente, rannicchiata al suolo, se così si poteva chiamare; iniziò a fissare la fine di quel fitto soffitto pieno di nuvole e vapore, ma privo del caloroso sole.
Il respiro le mancò, iniziò a boccheggiare, vivendo in uno stato di claustrofobia.
Due forti e possenti mani, come mai ne aveva viste, l'avvolsero e la cinsero indulgenti, lentamente tutto il corpo le si avvicinò e trasmise a quel suo corpo freddo ed in preda agli spasmi, calore.
Le sollevò il viso e le disse di respirare profondamente, di farlo più volte, ma la fanciulla iniziò a scuotere la testa senza voler sentir ragione.
Tre ombre si stavano avvicinando dal vialetto del castello, Persefone non le notò neppure, il buio era così fitto da confondere le figure, ma Ade aveva sempre vissuto negli Inferi e, grazie a questa permanenza, aveva ottenuto una magnifica vista notturna.
Incapace di saper aspettare e senza sapere come agire, le strinse i polsi per attirare la sua attenzione, sfortunatamente in modo troppo forte, infatti quella non trovò scusa per urlare a squarciagola.
-Basta. Basta. Ordinò, ma ormai la ragazza cercava di liberarsi dal suo peso in tutti i modi, tirando calci e spingendolo via con i palmi. Lui spazientito, le salì sopra, schiacciò il suo corpo a terra e immobilizzò le gambe; nel mentre però non era riuscito a prevenire un pugno diretto allo zigomo destro, il contraccolpo lo colse in pieno e nel momento di esitazione, Persefone riuscì a mettersi seduta. Di nuovo Ade le prese i polsi e la neutralizzò, una volta capito che non avrebbe più potuto scappare, Persefone cessò di urlare ed iniziò a piangere disperatamente.
-Respira. Le stava sussurrando con la voce irata.
Non era arrabbiato per il suo comportamento, era arrabbiato per la vita, per l'amore che aveva avuto subire e per non aver pensato ad un' accoglienza migliore, si era amaramente illuso di poter passare subito alla procreazione, senza ostacoli.
- Persefone smettila. E di nuovo le aveva avvolto il viso con le sue mani venose.
La ragazza smise di piangere nel sentirgli pronunciare il suo nome.
- Chi sei? Gli chiese con tono astioso.
Lui aprì la bocca, ma non proferì parola. Con un dito indugiò sulla sua pelle, le sue labbra. Sarebbe morto per un altro tocco.
Le tre figure, Radamanto con due servi, giunsero fino ai due novelli sposi abbracciati nella fanghiglia, quando Ade lo vide, lasciò che le due ombre riaccompagnassero Persefone fin la dimora, Radamanto, fratello di Minosse, invece camminò di fianco al dio sotterraneo, non senza lanciargli chiare occhiate di risentimento. Ade odiava i lunghi silenzi scambiati con quel giudice, ma non aveva nulla da dire, o meglio non trovava il coraggio di dirlo.
"Perché" aveva chiesto a Zeus. " Perché sei parte della famiglia" aveva esordito, ma le sue intenzioni le aveva pronunciate dopo, aggiudicandosi la fedeltà di Ade infatti con quella frase iniziale, il restante era rimasto sospeso nell'aria. "E preferisco che tu ti trovi una compagna, piuttosto che vedere mia figlia sposata con il primo erede che soddisfi Demetra." Diluendo e semplificando il discorso, Ade ottenne la motivazione del fratello Zeus: non poteva tollerare che qualcuno lo sfidasse, se un umano avesse sposato Persefone, avrebbe potuto definirsi degno successore al trono.
Guardò Radamanto di sfuggita, il quale a sua volte sostenne lo sguardo pietoso del dio e capì in un secondo tutti i suoi dubbi e malanni.
Radamanto sospirò, pareva non saper far null'altro. Ade sbuffò, la collera lo stava aggredendo, ma con determinazione strinse i denti e si promise di sfogarsi una volta da solo. Giunsero davanti alla reggia in poco tempo, Persefone l'ammirò sconcertata.
Un blocco nero di pietra lucida immenso, senza contorni delineati, ai suoi occhi un grande diamante nero rovesciato e scheggiato in più punti. La reggia non era completata, ma ad Ade non aveva mai disgustato il colonnato classico, il quale verso la fine appariva più come un basso rilievo, privo di imoscapo e frontone; né i balconi che potevano avere o meno bracieri, né le mura che ora erano spoglie, ora marmo nero levigato, ora diamante scheggiati e brillante. Le finestre erano enormi, alte e prive di vetri, non che si dovesse temere una bufera negli Inferi. Alcune stanze erano illuminate da candele bianche, e fin dall'uscita giungeva un dolce profumo d'incenso.
Persefone non riuscì a muoversi, cosicché due schiavi dovettero prenderla di peso, uno reggendo le cosce l'altro la schiena, e portarla fin al vestibolo, una volta lì la poggiarono al suolo, dove rimase supina e si voltarono verso Ade.
Lui esitò. Radamanto però gli venne in soccorso e ordinò di trasferirla nelle camere a lei riservate, dove avrebbe trovato tre schiave, le quali l'avrebbero aiutata nel lavarsi.
Persefone iniziò a piangere silenziosamente mentre le ombre la portavano nell'aria Ovest del palazzo, dove Radamanto aveva deciso di collocare le stanze per la donna.
- Grazie. Quello di Ade fu più un sussurro amaro.
- Minosse mi ha detto, ho pensato avesse bisogno di un luogo per donne.
- Ma certo. Gli sorrise forzatamente, non perché avesse sbagliato, piuttosto perché aveva fatto ciò che andava fatto, Ade invece non si era neppure posto cosa fare. Radamanto capì e sorrise.
- Vorrà parlare con qualcuno. Le parole uscirono a metà, difficili a pronunciarle.
-Certo mio signore. Detto ciò, si girò e sparì.
Ade rimase solo, adirato e col cuore spezzato. Aveva condannato il suo amore per egoismo, per suo fratello e per un'illusione. Ora doveva imparare a convivere con quella scelta. Decise di andare nella palestra, interna nel palazzo, per scaricare l'ira, ferendo e venendo ferito. Questo era ciò che si aspettava.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro