Capitolo 2
"Sei agitato" gli sussurrava la sua coscienza nella mente.
" no" gli rispondeva insicuro e titubante. Una parte di sé voleva tornare alla reggia, sperando di sottrarsi al fratello.
" Non puoi assolutamente osare tanto" gli consigliò il suo daimon.
Doveva apparire disinvolto.
Spalle leggermente depresse, poiché nessuno aveva una postura elegante fra i celesti. Sorriso mesto, indecifrabile e non un sorriso aperto e sincero.
Lo sguardo doveva rimanere fermo, ma vagare sulla stanza. Non doveva toccare un calice a meno che non gli fosse offerto. Prima di parlare doveva riflettere; doveva evitare inoltre battute semplici che Zeus non amava particolarmente; non doveva neppure rispondere con una domanda ad un'altra posta.
Erano poche cose da ricordarsi, eppure si ricordò solo della postura un'automobile prima di entrare davanti alla sala del trono. " Non sembrare agitato. Tutto scorre con calma e serenità"
Bugiardo.
Quanto fu magnifica la sala del trono per Ade era una domanda complessa. Agli occhi di colui che del lusso fa dimora, la sala era incantevole; per quelli che vivono nella miseria, appariva come una perla bianca splendente; per coloro che vivono nel buio e nell'ombra semplicemente accecava. Accecavano di luce e supremazia il colonnato, il tetto verniciato, le statue, posizionate per tutto il perimetro, colorate con pastelli oppure marmoree, che rappresentavano atleti, familiari, umani deceduti o mostri vinti tempo addietro.
In fondo alla sala rettangolare, spezzando il lato, vi erano due scranni di marmo, con rivestiture di lana per renderli più confortevoli.
Zeus non era seduto sul trono, piuttosto ammirava il mondo, con lo sguardo rivolto al pavimento, a pochi passi da Ade infatti si estendeva una finestra di vetro che dava alla Terra.
Una vertigine colse Ade impreparato e gli impedì di guardare né suo fratello né la stanza.
- È passato molto tempo. Fece notare Zeus con la sua voce roca.
Ade continuò a fissarsi i calzari.
-Molti anni. Concordò.
-Ci disprezzi? Naturalmente Zeus sapeva dei dubbi che lo incatenavano nella sua tana, ma l'ironia fu più forte e con dolce speranza pregò che negasse tutto. Ma non lo fece.
-Perché non amarvi? La conversazione poteva avere due esiti ben precisi a questo punto: il primo era una rissa, il secondo una resa.
Zeus camminò verso il trono, con una mano che massaggiava la barba grigia.
- Sai perché sei qui? Gli chiese alla fine
- Dimmelo tu a parole. Ade aveva il cuore in gola, non si era ancora mosso.
- Perché sei come noi Ade.- si girò a guardarlo negli occhi, occhi profondi e azzurri che spinsero lo sguardo di Ade a posarsi sul colonnato- provi sentimenti.
Strinse i pugni in allerta.
- Non è un male. È una cosa comune, non devi sentirtene offeso. Si affrettò ad aggiungere Zeus.
- Non mi sento offeso. Mi chiedo dove volessi arrivare.
-Buffo, mi chiedevo la stessa domanda. La scure, il bastone ed i fulmini di Zeus erano disposti sopra un tavolo laterale nella stanza, dove altre sedie di legno intagliato lo circondavano.
-Vorrei sposarla. Zeus alzò un sopracciglio.
-Non finisci mai di stupirmi. Se è questo che vuoi.
Ade tentennò.
-Sai che lei non accetterebbe mai.
Zeus si sedette sul trono con pesantezza.
-No, non lo farà. Ma immagino che per te potremmo fare qualcosa. Appoggiò la mano destra sul porta braccio ed iniziò a battere le dita velocemente sulla lastra fredda, in cerca di risposte.
-Perché ? La voce gli uscì spezzata.
- Perché aiutarti, chiedi?- Gli ripeté il fratello minore.- perché sei parte della famiglia. E preferisco che tu ti trovi una compagna, piuttosto che vedere mia figlia sposata con il primo erede che soddisfi Demetra.
Il discorso doveva forse essere inteso come una concessione oppure un segno d'affetto, ma Ade non ci badò molto; annuì felice e pensò al da farsi.
Ade aveva paura di pronunciare le parole che stavano emergendo nella sua mente, ma più ci pensava, più rimaneva l'unica soluzione.
-E se non venisse a sapere di me?
- Se Demetra scopre che sua figlia sposerà il re dei morti, castigherà tutti noi. Predisse Zeus.
Le mani di Ade avevano iniziato a tremare, con coraggio aveva iniziato a soffermarsi sull'immagine della terra.
- Ma se non venisse a sapere di me. Ripeté in un soffio.
Zeus questa volta intese.
- Intendi se qualcuno per caso la rapisse.
Esitò, ma dopo annuì sovreccitato.
Zeus chiuse gli occhi; nonostante fosse il più piccolo, il suo portamento, il deterioramento leggero della pelle e la capigliatura grigia potevano ingannare l'occhio e farlo passare per il più anziano.
- Che allora agisca di notte.
Suggerì Zeus. Ade non poteva che trovarsi d'accordo.
- Va' trova la tua pace.
Ade si girò, incapace di immaginare a cosa andasse incontro.
Arrivato a un passo dall'uscita, si girò e lo ringraziò.
-Nessuno saprà nulla. Assicurò Zeus. Ade posò l'occhio ancora sullo scranno vuoto della regina.
-Ti ringrazio, comunque, per ciò che non c'è bisogno di esser detto.
Gli sorrise in modo gentile e caloroso, senza segreti ma ricco di gratitudine.
Poi uscì e scese verso casa il più in fretta possibile, allontanandosi da tutto quel bagliore.
" Come non seguire il buon senso ed i consigli suggeriti" pensò una volta esser salito sul cocchio.
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