Capitolo Quattordici
«Cappuccino macchiato con tanta cannella.» Shawn le mise in mano il bicchiere di cartone con un sorriso compiaciuto per la sua memoria di ferro.
«Grazie.» Proferì con occhi adoranti Camila, tracannando la metà della caffeina in mezzo secondo. Se l'avesse vista suo padre... Quando ancora viveva alla fattoria, non ingurgitava altro che limonate, succo d'arancia e acqua. Adesso la sua composizione fisica era tramutata sicuramente in un buon 70% di caffè, il restante era alcol, probabilmente. Forse adesso comprendeva perché Alejandro non era mai stato felice di lasciarla partire per la grande città. Nuova vita, nuovi malvezzi.
«Com'è andata la giornata di ferie? Sei rimasta in panciolle, film e popcorn?» Schernì la sua resistenza ancora poco vitale per gli standard di Los Angeles.
Camila arcuò le sopracciglia. Non le dispiaceva essere sottovalutata: si divertiva di più quando scoprivano chi davvero avessero davanti. «Qualcosa del genere. Ho visto Fast and Furious, niente di che.» Sperò che la schiuma del cappuccino celasse il sorriso malfermo.
«Non c'è niente di meglio che Vin Diesel e Paul Walker.» A quanto pareva era tanto brava a vincere gare quanto a imbrogliare il suo migliore amico. Beh, anche lui le aveva raccontato un paio di bugie bianche per non turbare la sua quiete. Non c'era niente di male se si sentiva di imitarlo.
«Non immagini nemmeno quanta ragione tu abbia.» Ammiccò Camila, tenendosi stretto il suo piccolo segreto, ma ancora più stretta custodì l'occhiata che lanciò Lauren nella sua direzione entrando in officina. Dava il buongiorno a tutti, ma si voltava solo verso Camila, che di nuovo si sentì fortunata ad avere il bicchiere davanti alla bocca.
Shawn abbassò lo sguardo, ma non per sfuggire a quello di Camila quanto per irretire quello di Lauren. La corvina si orientò altrove prima di essere catturata in fallo.
«Mh,» mugolò circospetto Shawn. «Forse lo immagino.» Rispose franco, ma Camila si limitò a ignorare la sua serietà per sorridere evasiva.
La giornata trascorse relativamente placida. Ci fu da sistemare qualche imprecisione sui valori massimi di un'auto inutilizzata da qualche tempo. Molti colleghi andarono a congratularsi con Camila per la vittoria di domenica. Tutti sembravano aver dimenticato il brutto episodio del suo svenimento canoro durante l'innalzamento della coppa. Fu sorpresa addirittura di poter scambiare la prima parola con Normani.
«Complimenti.» Non riconobbe neanche la voce, ma quando alzò la testa rammentò benissimo lo sguardo.
Non sapeva perché la presenza della donna la inquietasse, ma quando i suoi occhi si poggiavano su di lei non poteva far a meno di sentirsi sotto esame. Se Lauren aveva bisogno di una visiera per sotterrare i suoi problemi, quelli di Normani rifulgevano senza pietà quando la rimiravano. E questo le faceva credere che il suo unico problema fosse proprio lei. Anche se non aveva idea del perché. Non ancora almeno...
«Ah.. Grazie.» Abbozzò un sorriso nervoso, smanettando con il cacciavite sul cilindro per distogliere l'attenzione.
«È stata una bella corsa, ma attenta.» L'avvisaglia nel suo tono la indusse a sollevare cautamente il naso verso di lei. La fissava con una minaccia severa nelle pupille. «Alcune gare non finiscono neanche dopo il traguardo.» Compitò greve, restando qualche secondo ad osservare la reazione atrofizzata di Camila.
Le diede le spalle appena udì i passi di Lauren avvicinarsi, e se ne andò senza guardare né l'una né l'altra, ma la corvina le dedicò un'occhiata lunga e cupa che per la prima volta diede qualcosa su cui riflettere a Camila. Lauren allargò un sorriso appena si rese conto di essere notata, ma era troppo tardi per acquietare il subbuglio dell'altra.
«Ehi, ho saputo che stai cercando di soffiarmi il lavoro.» Le sue labbra si incurvavano ad ogni parola, ma tutti i respiri erano ancora troppo mozzati per poter comminare l'adrenalina racchiusa nel casco avvolto nelle sue mani.
«Sono solo in prova.» Scherzò Camila, ma i suoi pensieri erano ancora velati dall'immagine delle occhiate scambiatesi fra le due donne.
«Già,» Ridacchiò, ma come una vecchia marmitta arrugginita. «Ehm.. Che... Che voleva Normani?» Menomale non aveva scelto la carriera cinematografica, perché come attrice faceva pena.
Tentò di restare il più imperturbabile possibile, ma purtroppo Camila era già sull'altolà.
«Si è solo congratulata per domenica. Perché? Doveva dirmi altro?» Assottigliò gli occhi, scrutando il volto rinfrancato di Lauren.
«Cosa? No, non credo, insomma.. Non che io sappia.» Si strinse nelle spalle, ma quel sospiro di sollievo non gliela dava a bere. «Devo tornare in pista adesso...» Accennò un sorriso più sereno che non affrancò Camila dalla catena dei suoi dubbi.
Camila si premurò di lasciar in ordine la sua postazione verso l'orario di chiusura. Mentre il bancone si lucidava, però, i suoi pensieri si annebbiavano sempre di più. Era stata insolita la reazione di Lauren, ma ancor più incomprensibile l'affermazione di Normani, o meglio: il modo in cui l'aveva enunciata. Alcune gare non finiscono neanche dopo il traguardo. Le riecheggiava in testa senza posa, tentando di abbarbicarsi allo stelo di una domanda, ma il secondo dopo vi era già germogliato un'altro bocciolo. Proprio come un'ape nel periodo d'impollinazione, i suoi pensieri non avevano tregua.
«Ehi!» Shawn si appollaiò sullo sgabello vicino a lei. Aveva sguainato un sorriso che conosceva a menadito. Stava per chiederle un favore, e non le sarebbe piaciuto. «Allora... Stasera è il compleanno di Claire, mia moglie, ti ricordi? Sei venuta al matrimonio.. Bouquet di peonie...»
«Arriva al punto.» Lo esortò spazientita Camila, che già preparava un modo per carino per rifiutarsi.
«Si, giusto.» Aveva smesso con i giri di parola e aveva cominciato a girarsi le mani. «Dovevo portarla a cena fuori, ma il ristorante ha disdetto per problemi con la cucina. Resteremo a casa, dunque. Non sarà per niente divertente, per niente speciale.» Stava sfoderando la carta della commiserazione. Era il momento di arricciare il naso e portare le mani sui fianchi, sfruttando l'attitudine marziale per non farsi corrompere. «Beh, mi chiedevo se avessi programmi o impegni per questa sera. Pensavo di organizzare una piccola cena in compagnia. Claire non ha molte amiche, lo sai com'è fatta... Perciò...»
«Perciò scordatelo.» Disse recisa, sgranando gli occhi come se Shawn avesse appena perso la testa. «Non credo voglia essere amica della donna con cui l'hai tradita.» Camila dissotterrava quel segreto come se nulla fosse, ma Shawn chiuse la mano sulla fede e le palpebre sulla realtà per restare a galla.
«Lei non sa che sei stata tu, va bene?» La voce si era incrinata, il che aveva infuso un senso di colpa nella sconsideratezza di Camila, che aveva detto a se stessa che una dose eccessiva di sarcasmo difendeva bene i suoi sentimenti, ma poteva ferire quelli altrui.
«Shawn, questo non mi fa star meglio.» Sospirò sommessamente, catturando lo sguardo appena schiuso dell'amico.
«Nemmeno a me!» Espirare gli permise di liberarsi dal senso di oppressione, ma non dal senso di colpa. Sapeva bene di esser stato fortunato. Aveva trovato una donna che lo amava oltre i suoi errori. Lui cercava solamente di essere alla sua altezza. «Voglio solo che stringa delle amicizie. Da quando siamo qui, non ha nessuno vicino...Per favore.» Gli occhi patinati non aiutarono le difese di Camila. Forse quello era l'unico modo che aveva per fare ammenda se non con il suo karma almeno con Claire.
«D'accordo, ma ad una condizione.» Frenò l'entusiasmo del ragazzo con l'indice intirizzito.
«Spara!» Esclamò ringalluzzito.
«Inviti anche Lauren.» La pretesa gli contrasse sopracciglia e labbra all'unisco.
«Che c'entra Lauren?» Era scettico, guardingo. Tempo fa non voleva che Camila perdesse il suo lavoro, ma non voleva neanche che diventasse amica per la pelle con Lauren. Quella ragazza era più dannosa di quanto Camila potesse immaginare.
«Claire non è l'unica a dover stringere amicizie.» Scrollò le spalle, addolcendo l'espressione del volto. L'aveva visto solo una volta quello sguardo, ed era stato quando Camila aveva vinto la competizione poco tempo addietro. Adesso dubitava se le fosse gemmato per il luccichio dell'oro che teneva sopra la testa, o il luccichio degli smeraldi che le tenevano testa.
«Perché ti interessa tanto? Lauren è il tuo capo, non una tua amica.»
Shawn non era mai troppo duro, con nessuno. Ma il tono che adottò per ridimensionare i ruoli fu colmo di acredine. Certo, avrebbe potuto credere che la gelosia facesse da padrona, ma conosceva il suo migliore amico: era lo stesso che aveva accettato per primo di doversi far da parte presentandole sua cugina, perciò perché tanta rabbia?
«Lauren non ha amiche, infatti. Come Claire, giusto? Voglio solo darle la possibilità di averne.» Inclinò leggermente la testa. Se l'espressioni avessero potuto parlare, la sua avrebbe narrato storie che l'avrebbero tenuta sveglia di notte. «Qualcosa non va, per caso?» Il suo sopracciglio scattò, ma non velocemente quanto la testa di Shawn.
La scosse un po' prima di sbuffare. «No, niente! Sai che c'è? Hai ragione. Più siamo meglio è. Adesso l'avverto subito, ok?» Camila rimase stordita dal cambiamento fulmineo. Che diamine hanno tutti? Ma soprattutto. Si comportavano così solo da oggi, oppure era lei che iniziava a vederci chiaro solo adesso?
«Glielo dico io, non preoccuparti.» Lo rassicurò con un sorriso amichevole, mentre l'occhiata apprensiva che Shawn le indirizzò non fu affatto amichevole.
«Ottimo, allora a stasera.»
Se ne andò a grandi falcate, pestando i piedi a terra come se stesse schiacciando molto altro oltre sotto le suole. I suoi pugni stretti e le spalle rigide acclararono la sua teoria. Ora doveva solo capire quale altra tesi abbisognasse di conferme. Perché c'era sicuramente qualcosa che non quadrava, ma non aveva idea di cosa.
*****
Di sera si erano sempre viste con abiti eleganti, ma quando Lauren si presentò alla sua porta indossava una semplice maglietta con il giubbotto di pelle poggiato su una spalla. Camila aveva scelto un abbigliamento analogo: camicia a quadri e giacca di jeans. Shawn abitava nei pareggi, motivo per cui decisero di percorrere a piedi il tratto che le separava da una serata alquanto bizzarra.
«Ripetemi che cosa c'entro io.» Inspirò l'aria vespertina, nascondendo le mani fredde nelle tasche dei pantaloni.
«Shawn voleva organizzare qualcosa di carino per sua moglie. Io non volevo annoiarmi.» Rispose laconica ma esaustiva Camila, strappando un piccolo sorriso a Lauren che la riscaldò dall'alito algido della sera.
«Non ho portato nemmeno un regalo... Non ho idea di cosa le piaccia.» Balbettò. A quanto pareva le copertine delle riviste erano molto più solitarie di qualsiasi altro luogo.
«Lauren,» l'altra fece scivolare una mano sulla sua spalla. I muscoli al di sotto si tesero. «Stai traquilla, sarà una cena più che informale. Al regalo c'ho pensato io.» Estrasse una bottiglia di spumante dalla borsa.
«È per Claire o per te? Perché se non ricordo male a te piace molto lo...»
«Finiscila.» Le assestò una spallata che contribuì solamente a farla ridere più vigorosamente.
Il vialetto di fronte alla veranda di Shawn era stato addobbato con dei palloncini con scritte talmente infantili che probabilmente avrebbero imbarazzato anche un bambino di dieci anni. Lauren inarcò le sopracciglia al primo "Oggi è il tuo compleanno, sorridi!", poi prese alla lettera l'incisione, tappandosi la bocca per non scoppiare a ridere.
«Oh, andiamo.» L'afferrò per il braccio, strattonandola. «Si è impegnato.» Giustificò l'inesperienza del suo amico, ma pure lei doveva ricordarsi di non sbellicarsi mentre suonava il campanello. Intanto la mano era ancora poggiata sull'avambraccio della corvina, che però si sottrasse al contatto appena Shawn si materializzò sull'uscio.
«Ehi! Vi stavamo aspettando. Venite, venite.» Il capello di carta sulla sua testa non aiutò la serietà delle due.
Shawn si incaricò di appendere le loro giacche, mentre intanto Camila gli consegnava lo spumante. Lauren approssimò le labbra al suo orecchio. Forse non lo fece di proposito, ma l'epidermide le lambì la cartilagine, irrogando la sua nuca di brividi elettrici. Era solo il freddo. Niente di più. «Temo che non avremo bisogno di bollicine per divertirci stasera.» Chiosò osservando gli accessori di Shawn. Camila la colpì con una gomitata, ma fu il suo sguardo ammonitore a zittirla. Più o meno. Anche quello, a modo suo, la faceva sorridere.
Claire era esattamente come Camila la ricordava. Dal giorno del suo matrimonio era cambiato solo una cosa: il vestito. Al posto del velo adesso sfoggiava un grembiule trasandato che le portò una ventata di casa. Anche suo padre custodiva ancora il grembiule di Sinu.
«Camila, è un piacere rivederti,» l'abbracciò calorosamente, stuzzicando le narici dell'altra con un'odorino di spezie intrise sul tessuto.
«Anche per me, Claire.» Tuffarsi nelle vasche azzurre dei suoi occhi rese più diafani i suoi peccati. Si obbligò a sorridere, implorando che il pallore delle guance della bionda rispecchiasse anche il suo. Purtroppo lo scarlatto sulle sue gote esprimeva più di tutte le sue parole.
Claire spostò l'attenzione su Lauren. Si presentò educatamente, ma entrambe arrancarono nelle incombenze sociali. La bionda era abituata a relazionarsi solo con le pagine patinate delle riviste affastellate in soggiorno, la corvina assuefatta solo ad essere immortalata su tali pagine.
Shawn fece il primo passo per disgelare l'impasse, scortando tutti verso la sala da pranzo. Il secondo, invece, fu merito della bottiglia di vino che stapparono durante la cena. L'ultimo passo venne compiuto dallo spumante gentilmente offerto da Camila. Dopo aver soffiato sulle candeline con la forza di chi agognava per esaudire il proprio desiderio, erano tutti abbastanza impoporati per dirsi felici di dover tornare a casa a piedi e non in auto.
«Mi sa che avrei dovuto fermarmi un po' prima,» ammise Camila, massaggiandosi le tempie assediate da un martellante e famigliare mal di testa.
«Lo sappiamo tutti che non conosci limiti quando si tratta di bicchieri.» La rimproverò biascicando Lauren. Il braccio cingeva lo schienale della sedia dell'altra, ma era la testa a ciondolare maggiormente verso di lei, alitando zaffate d'alcol direttamente sulla sua epidermide.
«Ma conosco i limiti di velocità, cosa che tu..» L'accusò piantando l'indice sulla punta del naso arrossato. «Non riconosci affatto.» Scosse la testa arricciando le labbra.
Lauren abbreviò ancora un po' il divario fra loro. Adesso erano talmente vicine che Camila trattenne il respiro, preoccupandosi che potesse sussurrare richieste folli che voleva accettare. «Però ti piace superare i limiti con me.»
Camila fece spola fra le sue labbra e gli occhi, entrambi orientati verso di lei, entrambi bollenti. Il suo cuore perso un battito, ma per fortuna Shawn non smarrì la battuta. «Le piace superarti in pista, più che altro.» Rise di gusto, scuotendo non solo il tavolo sotto il suo pugno, ma anche Camila, che si distanziò dalla corvina per aggregarsi all'ilarità.
Dopo aver mangiato un altro pezzo di torta ed aver scacciato la mancanza delle ciambelle glassate da Starbucks, rimasero ancora poche chiacchere da condividere e il regalo di Shawn da scartare. Era un semplice flourad di seta che però Claire guardò fin da subito con sguardo trasognato. Lo strinse così forte che anche Camila, a causa del vino e dello spumante, desiderò trovare qualcuno che le facesse mancare il fiato per lo slancio con cui la voleva. Poi, fortunatamente, rinsavì. Disse che era meglio andare a dormire. Era arrivata l'ora. Shawn ancora incepiscava nelle parole quando consegnò le rispettive giacche. Camila stava leggermente meglio e Lauren non era mai stata davvero troppo ebbra.
La luna aveva raffreddato e tacitato la sera, offrendo un clima solitario e complice alle due donne. Percorsero i primi passi in silenzio, rabbrividendo nelle proprie giacche, poi fu Lauren a spezzare il silenzio. «Claire è veramente innamorata di Shawn.»
Camila fu sorpresa sia perché fu l'altra a intavolare una conversazione, sia per come decise di farlo. L'assecondò. «Già, è un tipo d'amore pericoloso.»
Lauren rallentò il passo, osservandola da dietro con un cipiglio perplesso. «Non avrei usato quell'aggettivo.»
Camila sorrise sardonica. «È come guidare senza freni sperando che sulla strada non compaia mai un muro dopo la prossima curva.» Scosse la testa, stringendosi nelle proprie braccia, ma cercava di conservare qualcosa che non aveva a che fare col calore.
«Beh, io e te abbiamo corso a trecento chilometri orari su una strada non proprio isolata. Non è lo stesso?» Intinse le labbra con un sorriso docile e timido, ma Camila non si scompose.
«No, non è lo stesso. Mettere le mani al volante è un po' diverso che mettere la tua intera vita nelle mani di un'altra persona.» Gonfiò il petto tentando di trattenere il maggior quantitativo di calore e anche di emotività. «Voglio dire, fa paura pensare di poter tutta te stessa a qualcuno che un giorno potrebbe non volerlo più. O potrebbe non volerlo mai. O addirittura potrebbe volerlo con qualcun'altro.» Chi meglio di lei poteva saperlo? Non era stata proprio lei a rischiare di portar via Shawn a Claire?
«Probabilmente non è sempre così.» Sgrullò le spalle, ma lo sguardo di Camila rimase invariato: scettico e freddo.
«La maggior parte delle volte si perde sempre chi si ama. Non è come perdere una gara, per capirci. Dopo una sconfitta in pista c'è sempre un'altra possibilità. Ma quando perdi chi ami non puoi sperare di rifarti al "giro" dopo. Devi conviverci e basta.» Sospirò colpendo un sassolino sulla sua strada. Aveva l'aria troppo sconsolata per parlare solo per ipotesi, e lo sguardo eccessivamente elusivo per non sentirsi attaccata dalle sue stesse confessioni.
«Hai perso qualcuno tu?» La corvina non aveva mai tenuto gli occhi puntati così a lungo su qualcosa o qualcuno. Nemmeno quando gareggiava era tanto concentrata. Non c'era altro, in quel momento, che avrebbe voluto guardare.
Camila si schiarì la gola. «Mia madre. Ma tempo fa, perciò...» Si strinse nelle spalle come se volesse minimizzare quel dolore mai vissuto davvero fino in fondo.
«Mi dispiace.» Riprese aria, senza demoralizzarsi. «Però credo che lei non vorrebbe vederti rinunciare all'amore solo perché hai dovuto rinunciare a lei.» Fissando le spalle della donna le dichiarò inconsapevolmente ciò che non avrebbe mai potuto dirle direttamente. «Ci sono persone che vorrebbero essere libere di amare, ma non possono.» Scosse la testa, allontando pensieri ora fuori luogo. Se voleva provare a far breccia nel muro che aveva issato, poteva farlo usando l'unico fuoco che Camila accettava: il sarcasmo. «E poi, non sei stata tu a volermi allontanare dalla mania di controllo? Questo è controllo.»
Finalmente Camila si voltò verso di lei, senza smettere di camminare inditreggiando la fissò con un sorriso blando. «Lo hai detto tu che siamo più simili di quanto vogliamo.»
«Touché.» Mimò un breve inchino. Era soddisfatta di poter andare a dormire ricordando il suo sorriso e non le sue spalle afflosciate, non voleva rischiare di tentare troppo tale fortuna. Non era il momento.
Camila si soffermò di fronte al giardino, dando poco preavviso alla corvina che inciampò nei suoi passi, urtandola. Camila allungò le mani sulle sue spalle per aiutarla a stabilizzarsi. Poi le lasciò lì. «Sei sicura di riuscire a tornare a casa in macchina?» RIdacchiò, ma era più che seria.
«Non è colpa del vino, è colpa tua.» La canzonò, strappandole una risatina che la rincuorò.
«Grazie per stasera.» Disse sinceramente Camila. Non ricordava se quella sera il cielo fosse stellato, terso, nuvoloso o burrascoso. Rammentava solo che gli occhi di Lauren non erano protetti da nessuna visiera, ed erano molto felici di non esserlo.
«È stato un piacere poter prendere in giro Shawn. Quando vuoi.»
«Che scema.» Scosse la testa senza smettere di ridere però. «Buonanotte allora. Guida piano, per una volta.» Le indirizzò un'occhiata apprensiva e severa che le strinse una morsa allo stomaco.
«Si, mamma.» Assicurò, infine Camila le depositò una carezza fugace sulla spalla per poi allontanarsi verso il portone di casa.
Lauren giocherellava con il portachiavi nella tasca indecisa se dar vita a quel respiro a mezzo sulle sue labbra, infine si decise. «Camila!» La richiamò a gran voce prima che sparisse dietro l'uscio. L'altra si voltò i scatto. «Un giorno prova a perderlo pure tu il controllo. Un po', non tutto... Avevi ragione. Quando si può, si sta meglio senza.» Non che lei potesse farne a meno più di un'ora, ma sperava che Camila accogliesse il suo consiglio. Lei che poteva.
La donna rilanciò l'offerta, trasformandola in ciò che conoscevano meglio: una gara. «Quando lo perderai anche tu, ne farò a meno anche io.»
«È una sfida?» Arcuò un sopracciglio la corvina.
«No,» scosse la testa Camila. «Stavolta è una promessa.» Le mostrò le dita incrociate, baciandole per suggellare il giuramento, poi schiuse la mano in segno di saluto e sparì dietro la porta.
Purtroppo non posso mantenerla. Rifletté inconsolabile la corvina, sapendo bene che il suo controllo non era una difesa bensì l'unico attacco che le restava contro ciò che stava combattendo.
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