Capitolo Otto
Doppio aggiornamento.. Domani vediamo😂
La mattina prima si era svegliata col mal di testa. Adesso, invece, erano i piedi a dolerle. Sicuramente indossare i tacchi per un tempo così prolungato non aveva aiutato, ma anche l'imperizia di Lauren non l'aveva risparmiata. La prossima volta avrebbe "ballato" con lei solo se scalze.
La serata si era conclusa meglio di quanto fosse iniziata. Malgrado le occhiate di sottechi che avevano marchiato Camila e le corrisposte occhiate di Lauren che avevano marchiato, beh, chiunque, erano riuscite a strappare più di una parola d'onore da qualche sponsor. Lauren aveva donato a nome della scuderia una cifra considerevole, e questo aveva permesso di tramutare la stima degli ammiratori in colloqui concreti già inseriti nell'agenda di Mike.
I fotografi appostati all'uscita, senza preavviso e tanto meno invito, avevano immortalato le due mentre lasciavano la feste un po' prima del previsto, dieci minuti che permettevano a qualsiasi testata giornalistica di speculare abbondantemente. Camila li lasciava perdere. Lei e Lauren non erano nemmeno amiche, era già tanto se il rapporto professionale si manteneva in termini civili. Come taluni paparazzi decidessero di sbarcare il lunario spettegolando sul loro rapporto non la preoccupava.
Credeva che Lauren, talmente avvezza alle copertine patinate, la pensasse come lei, ma invece varcò la soglia dell'officina tirando a dritto, pretendendo di non vederla per tutto il giorno. Nella sua attitudine evitante rifulgeva l'eco di una colpa attribuita alla persona sbagliata. Era il modo in cui Lauren le voltava le spalle a darle da pensare che quella persona fosse proprio lei.
Non si aspettava niente dalla corvina. Solo perché non si erano battibeccate per tre ore di fila ed erano riuscite a ridere anche da sobrie non si erano automaticamente simpatiche. Diciamo che, al massimo, si alleggerivano a vicenda certe serate esasperanti, ma che il giorno dopo tornavano ad essere le estranee che effettivamente erano.
Lauren trascorse l'intera giornata a collaudare le proprio auto e le prestazioni ad esse relative. Non scese un attimo dal sedile e quando fu costretta a farlo, non si tolse il casco nemmeno per scambiare due parole con Juan. Forse Camila le aveva pestato i piedi più volte di quante ne imputasse a lei.
«Ehi! Allora, sei svenuta anche ieri sera o hai aspettato di essere in auto?» Ridacchiò Shawn durante un momento morto.
«Sono rimasta in piedi fin troppo a lungo.» Puntualizzò Camila, percependo ancora il dolore all'alluce.
«Beh, sembra anche a me.» Constatò il ragazzo facendo spola fra lei e le spalle di Lauren. Non si era girata neanche una volta per sbaglio verso la loro direzione. «Forse ti preferisco svenuta, se questi devono essere i risultati.» Fece volteggiare una chiave inglese squadrandola incuriosito.
L'unica cosa che Camila fece turbinare furono i suoi occhi, invece. «Perché presupponi che sia colpa mia?» Con il capo accennò alla sagoma della corvina, ancora ostinatamente voltata.
«Sei stata l'ultima persona a vederla, perciò...» Shawn si strinse nelle spalle.
Per fortuna erano amici, veri amici, altrimenti avrebbe assecondato l'istinto di colpirlo in faccia. Non solo quell'espressione guascona le urtava il sistema nervoso, anche se puerilmente scherzosa; il problema era che poteva eclissarsi una scomoda verità fra le parole dell'amico. Forse era davvero colpa sua, anche se non ne conosceva e tantomeno intuiva la ragione, ma le bastava credere di aver ferito Lauren a stringerle lo stomaco in una morsa. Era una sensazione che non le piaceva per niente. Non che avesse mai danneggiato qualcun altro di proposito, ma ogni volta non ne aveva subito il contraccolpo. Quindi perché il cacciavite che brandiva adesso pareva occorrere maggiormente alle viti del suo compartimento stagno che ai bulloni dell'auto?
Avrebbe lasciato perdere... Se Shawn non le avesse messo la pulce nell'orecchio. «Bravo, sei riuscito a farmi sentire in colpa.» Forse un pugno era troppo, ma lo colpì ugualmente con il panno sdrucito.
«Mi sembra il minimo!» Sgranò gli occhi indicando Lauren con le pupille ancora dilatate. Beh, se davvero era responsabilità sua, non poteva lasciar correre come se niente fosse.
Attese pazientemente che le lancette puntassero sul mezzogiorno per approfittare della pausa pranzo, l'unico momento dove fino all'ultimo arnese veniva posato.
«Vieni a mangiare un boccone con noi?» La invitò Paul già col piede sulla porta.
«Vi raggiungo.» Fece in tempo a sorridergli prima che scappasse insieme agli altri. Quando la serratura scattò, non vi erano più ostacoli fra Camila e Lauren, ancora impegnata ad armeggiare vanamente.
La donna si approssimò a passo cadenzato. Non fu solo una sua impressione: Lauren irrigidì davvero le spalle udendo i suoi passi farsi più vicini. Di riflesso Camila serrò sia le labbra che le braccia al petto. Perché entrambe sentivano il bisogno di difendersi l'una dall'altra prima ancora di guardarsi negli occhi? Non lo avrebbe mai capito.
«Ciao.» Si palesò. Mantenne le dovute distanze anche se non ve ne era alcun bisogno; Lauren si era voltata parzialmente prima di tornare a fissarsi le mani.
«Puoi almeno guardarmi quando ti parlo?» Inarcò un sopracciglio. Non era così impulsiva di solito, anzi quasi mai, ma nessuno la irritava come quella donna. Tirava fuori il peggio di lei, se solo si impegnava.
Lauren sbatacchiò il filtro sul piano di lavoro, inducendo Camila a socchiudere le palpebre. Quando incrociò il suo sguardo, però, la fissava senza timore.
«Non vedi che ho da fare?» Domandò con stizza altezzosa, spiazzandola.
Certo, la fama la precedeva in qualsiasi stanza mettesse piede, ma Lauren non era mai stata una "diva", quindi perché tutto ad un tratto si dannava tanto per apparirlo? Camila si era fatta un'idea fittizia della donna fino a quel momento, oppure quell'attitudine era imposta da altro? O da altri?
«Voglio solo cinque minuti del tuo prezioso tempo.» Malgrado la voce fosse stabile e decisa, le ciglia spolveravano ancora lo stupore incastrato nelle pupille.
«Prezioso, brava.» Sottolineò con tono insopportabile, con il mento già improntato alla sfida. Quella non era la Lauren che aveva conosciuto fino ad adesso. Si sbagliava Shawn. Qualsiasi cosa le fosse successo non era colpa di Camila, bensì ricadeva su di lei. «D'accordo, cinque minuti. Dimmi tutto.» Sospirò tediata infine.
Camila la scrutò per più tempo di quanto Lauren tollerasse. «Ieri sera è successo qualcosa? Perché stamani non mi ha neanche salutato. Forse ho sbaglia...»
«Non sapevo avessimo l'obbligo di saluto.» Si degnò di sollevare gli occhi dalle scarpe solo per figgere l'altra spavaldamente. «Non siamo amiche, Camila.»
Grazie a Dio no, non lo siamo. Non poteva dirlo ad alta voce solo perché Lauren non era solo un grattacapo, ma il suo capo.
«Non sto parlando di amicizia, Lauren. Mi chiedevo solamente se avessi qualcosa di cui scusarmi.» Disse a denti stretti.
«Non hai sbagliato niente, Camila. Solo che oggi ho letto i giornali e mi sono resa conto di non voler apparire accanto a una come te.» Scrollò le spalle come se non l'avesse appena offesa, ma si fosse solo permessa di illuminarla con la verità.
Gli occhi di Camila non si erano mai sgranati così tanto. Le sue labbra schiuse non spiccicavano parola perché tutto ciò che la sua mente riusciva a comporre erano insulti, ma anche quelli erano intrappolati nella morsa dello stupore.
«Adesso, se abbiamo finito...»
«Pensi di essere tanto in gamba solo perché sai inserire una marcia?» Al diavolo il lavoro, al diavolo l'affitto e la bella vita. Non voleva niente di tutto questo se era sinonimo di arroganza e umiliazioni.
Lauren si immobilizzò sul posto. Nei secondi che anticiparono la risposta, era udibile solo il respiro greve di Camila. «Come hai detto?»
«Mi chiedevo se pensassi di poter trattare male chiunque solo perché sai pubblicizzare uno shampoo.» Rincarò la dose. Nemmeno gli smeraldi algidi della corvina spensero il fuoco che le ferveva dentro.
«Camila, ti conviene fermarti qui.» Il solo fatto che si permettesse ancora di imperare la surriscaldava.
«Altrimenti che fai? Mi fai licenziare da papà? Fai pure!» Le rise in faccia, ma Lauren non aveva affatto voglia di scherzare. «Credi che io sia spaventata da te solo perché hai un conto in banca esagerato o perché credi di saper guidare un'auto? Ti dirò una cosa.» Avanzò un passo ammezzando il divario fra di loro. Adesso per guardarla negli occhi non aveva più bisogno di alzare il naso, perché erano talmente vicine che le disparità d'altezza di annullavano. «Anche io sono capace di farlo, e anche meglio di te.» Dichiarò impavida, sostenendo l'occhiata vitrea della corvina.
Furono attimi di rimbombante respiro e agghiacciante contatto visivo. Nessuna delle due era disposta a retrocedere, e nessuna delle due lo fece.
«Ehi, siete qui!» Shawn si intromise sorridente nella diatriba, ignaro. Capì che qualcosa non andava quando nessuna delle due si disturbò a distogliere lo sguardo dall'altra. In più, conosceva abbastanza bene entrambe per sapere che si stava profilando un grosso guaio.
«Shawn, dai a Camila un casco. E fai scaldare due auto.» Decretò la corvina, intransigente. Pochi attimi dopo si allontanò verso la pista, afferrando con rabbia la propria tuta.
Shawn fece spola fra le due, poi spalancò gli occhi in direzione di Camila. Temeva che quello fosse un guaio da cui non avrebbe potuto tirarla fuori. «Che diamine hai combinato?!»
*****
Lauren fece scivolare la mano sul cambio. Con il piede sfiorò l'acceleratore solo per il gusto di sentir riecheggiare il rombo possente del motore. Con la coda dell'occhio sbirciò Camila, seduta nell'altra auto. Un sorrisetto le si disegnò agli angoli della bocca, mentre le labbra di di Camila si storpiarono in un ghigno.
Vediamo se sorriderai alla fine, profetizzò boriosa, rispondendo con un rugghio più roboante. Forse stava sopravvalutando le sue qualità, ma non era il talento il suo carburante. Era la sfida. E per quanto Lauren fosse avvezza alla pressione o alle gare di alto rango, adesso, incordata e corrucciata, assomigliava ad una principiante.
«Potete ancora ripensarci.» La voce metallica di Shawn riempì l'abitacolo. Lauren e Camila condivisero uno sguardo attraverso il finestrino. Entrambe strinsero con più forza il volante.
«D'accordo,» proseguì Shawn dopo attimi di eloquente silenzio. «Indossate i caschi. Quando volete, siamo pronti.» La voce smarrì l'effetto dispersivo quando calcarono la protezione imbottita in testa.
Lo sguardo di Lauren era talmente penetrante che raccogliendo il riflesso del chiarore attraverso la visiera scura per Camila fu più facile pensare che fossero dardi del suo sguardo piuttosto che raggi del sole. Spostò lo sguardo sulla pista obbedendo ai comandi dettati da Shawn.
«Occhi sulla strada. Mi raccomando, è solo un giro di prova per testare le prestazioni delle auto a confronto. Questa non è una gara.» Compitò il concetto parola per parola. Lauren lo contraddisse con una sgasata dirompente. Camila ignorò la cappa di fumo: era ciò che le sarebbe rimasto a fine giornata. Meglio che facesse la spaccona adesso, perché dopo non ne avrebbe avuto più la faccia per pemetterselo.
«Il countdown apparirà sul tabellone in alto sopra di voi. Il vostro via è segnalato dal lampeggiare di una bandiera.» Shawn parlava sempre più lentamente, come se affidasse le sue ultime speranze al tempo. Dovette però abbandonarsi ad un sospiro rassegnato.
«Buona fortuna.» Concluse infine, atono, chiudendo la connessione.
Camila strinse con più veemenza il volante. L'ultima volta che aveva partecipato ad una competizione vera e propria -non una di quelle organizzate con Shawn e Mike lungo le colline- risaliva a quando ancora indossava l'apparecchio e i brufoli erano l'unico dilemma quotidiano. Si era iscritta ad un rally dopo aver speso tutta l'estate ad allenarsi con i due uomini della sua vita. Sarebbe stata felice del quinto posto, invece si era piazzata al secondo. Oggi era tutt'altro che intenta ad accontentarsi. Esisteva un solo posto, e avrebbe portato il suo nome.
Lo schermo illuminò la visiera di entrambe. Il piede di Camila scalpitava sul pedale. La luce del countdown era tutto ciò che esisteva agli occhi delle due rivali. Tre... Ldita stritolarono il volante... Due... Il respiro si sintonizzò allo sbuffo della marmitta... Uno... Tutta la forza confluì nelle gambe... E... Via!
Entrambe saettarono in avanti senza lasciar spazio all'altra per potersi assicurare da subito un posto privilegiato. Il rumore rimbombava nell'aria, le gomme insufflavano fumo ad ogni metro di più. Lauren era sia più abile che più conscia delle anse della pista, ma questo vantaggio svaniva al cospetto della caparbietà di Camila. Si ostinava a mantenere gli occhi dritti davanti a sé, eludendo qualsiasi valore sotto il suo naso. Non le importava come, avrebbe vinto ad ogni costo.
Sul rettilineo nessuna delle due perse terreno, ma quando la strada incominciò a curvarsi la corvina si garantì un esiguo distacco da Camila. Le ruote stridevano sull'asfalto, le mani si aggrappavano al volante come se fosse l'unico salvagente in quel mare di guai. Camila premette l'acceleratore fino in fondo, rischiando di perdere il controllo dell'auto quando terminarono la virata, ma riuscì a stabilizzarsi con una manovra sul filo del rasoio. Il vantaggio conquistato da Lauren andò perso. Erano di nuovo testa a testa.
Tutti gli occhi erano puntati su di loro. Malgrado le raccomandazioni di Shawn, tutti nell'officina avevano lo stesso sguardo assorto che ammaliava le iridi durante una competizione vera e propria.
Camila scalò la marcia, aggiungendo giri al motore. L'auto era un fremito metallico. L'instabilità del sedile le sfocava la vista, ma fortutamente aveva corso così tante volte su terreni incolti e impervi che era quasi impossibile farle perdere il controllo della vettura. Sulla seconda curva, Lauren tentò di imbucarsi in uno spiraglio, Camila, però, le restrinse troppo la strada, costringendola a rinunciare. Entrambe imboccarono l'ultimo tratto a velocità massima. Una mossa poco raccomandabile.
La corvina diede ancora gas, ma il motore stava già dando il massimo della sua potenza. Camila si impegnò per spingere ancora un po'. Lo stridore adesso si confondeva al ruggire. Tutti trattenevano il fiato mentre le due si approssimavano al traguardo finale.
Lauren si affiancò un po' troppo a Camila, la quale fu costretta a sterzare leggermente per non farsi sfiorare. Quella mossa le costò terreno prezioso, terreno che invece guadagnò la corvina.
Ormai mancavano gli ultimi metri. Lauren capeggiava per pochi centimetri, ma non importava: anche pochi millimetri incoronavano il vincitore sbagliato. Camila si accostò nuovamente alla donna, riprendendosi la sua posizione, ma Lauren non demorse, restando impenitente sulla propria strada. Camila si avvicinò talmente tanto che i due specchietti si rasentarono fra loro. Lauren voltò lo sguardo solo un attimo verso l'altra. Strinse più forte il volante e poi...
Camila non seppe dire come, ma proprio all'ultimo secondo recuperò la corvina e con uno sprint finale addirittura la superò, tagliando il traguardo per prima.
Prendi questa, Jauregui! Esultò dentro di sé, rallentando a poco a poco. L'auto si arrestò davanti all'officina. Un attimo dopo anche quella di Lauren la raggiunse.
Camila virò lo sguardo sulla sua avversaria. Lei si era già alleggerita del casco, mentre Lauren ancora no, e forse solo grazie alla barriera di plastica riuscì a fissarla a lungo. Lauren nascondeva i suoi occhi dietro la visiera, ma la testa era girata nella direzione dell'altra. Camila deglutì. Forse avrebbe dovuto evitarsi quella smargiassata. Un attimo di gloria non ripagava mesi di sacrifici. Sospirò affranta. Era troppo tardi per pentirsi delle sue scelte e troppo presto per non esultare. Lauren non si girò. E Camila, nonostante tutto, si domandò ancora una volta cosa si nascondesse dietro quella visiera, e soprattutto cosa la corvina stesse difendendo ancora.
Shawn si approsimò pretendendo che niente fosse accaduto. «Siete state brave. Le auto sono in perfette condizioni, pronte per la prossima gara.» Abbozzò un sorriso, ma la sua spontaneità era simile ai passi di danza di Lauren: imprecisi e stentati.
La corvina si sbarazzò del casco, ma ora che i suoi occhi erano liberi se ne andarono proprio come erano arrivati quella mattina: lontani da Camila.
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