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4. Resistere

Elodie

Deglutii spaventata, era da tanto tempo che non lo vedevo in questo stato.

Jake interruppe i miei pensieri uscendo di nuovo con indosso una salopette e una maglia. Troppo. Troppo attillata.

"I pantaloni mi vanno. Ma onestamente mi sento un idraulico" fece una giravolta e non riuscii a non ridacchiare.

"Sì però ti lamenti di tutto" rispose il mio ragazzo, che non voleva ammettere di essere d'accordo con lui.

"Direi che questo look va più che bene per sua maestà, e ora fuori da casa mia" ringhiò Alex riscuotendosi.

"Ma perchè..."

"Nessun ma. Ora tu porti il tuo bel culo fuori da casa mia"

Jake sbuffò prima di annuire e lasciare la stanza. Rimasimo solo io ed Alex.

"Mi vuoi spiegare per quale ragione lo hai portato qui?" la sua voce trasudava serietà ma la sua anima grondava di rabbia.

"Io volevo solo..." sussurrai cercando di calmare la sua ira crescente.

"Cosa!? Scopare ancora con lui?" urlò

Si alzò in piedi con uno scatto e sovrastò la mia figura seduta sul bordo del letto.

Lo schiaffo che mi tirò mi fece stendere sul materasso per la forza del colpo, la guancia bruciava e sentii gli occhi riempirsi di lacrime.

Tra un po' finirà tutto. Tra un po' finirà tutto. Tra un po' finirà tutto. Resisti.

Poco dopo, la potenza di un suo pugno si abbattè sul mio volto, in bocca sentii il sapore metallico del sangue che stava colando anche dal naso.

Cercai di rimettermi seduta ma un forte capogiro mi prese alla sprovvista; la vista si annebbiò completamente, prima di diventare tutto buio.

Jake

Sentii dei tonfi provenire dal piano di sopra.

Fui tentato di salire, però molto probabilmente staranno facendo sesso per riappacificarsi. Eppure Elodie non mi sembrava quel genere di ragazza. Dovevo andare ad indagare.

Corsi su per le scale con il sesto senso che mi stava urlando di fare il più in fretta possibile, sentivo il sentore di catastrofe ma non ne capivo il motivo.

Appena entrai mi si mozzò il respiro. Alex stava prendendo per il collo Elodie che ormai aveva perso i sensi lasciando il suo corpo alla mercé di questo uomo schifoso.

Vidi un suo pugno abbattersi sul suo stomaco e lei piegarsi in due riprendendo un po' di conoscenza.

"Allora? Non fai più tanto la troia adesso, vero?" ringhiò con un luccichio malsano negli occhi.

Credo di dover vomitare.

Una furia cieca invase i miei muscoli ed agii quasi d'impulso. Afferrai Alex dal collo della maglia della parte dietro per poi scaraventarlo a terra con forza.

Questo non è neanche un sessantesimo di cosa ti farò, stronzo.

Lo fulminai con un'occhiataccia intimandogli di stare fermo e che a lui ci avrei pensato dopo.

Mi avvicinai con passo lento alla figura seduta di Elodie priva di sensi, le sollevai il volto notando i diversi lividi, il naso ed il labbro sanguinanti.

Il suo ragazzo non camminerà più domani.

La presi delicatamente tra le mie braccia per poi avviarmi verso le scale arrivando fino al primo salotto, dove adagiai sul divano il suo piccolo corpicino.

"Dove pensi di portarla?! Brutto stronzo! Non ho ancora finito con lei" urlò Alex dal piano di sopra.

"Infatti devo iniziare io con te" sussurrai in modo che solo lei mi potesse sentire. Le posai un leggero bacio sulla fronte e l'odore dei suoi capelli mi invase le narici provocandomi quasi un erezione.

Adesso non è proprio il momento di eccitarsi.

Assottigliai lo sguardo al pensiero delle mani di quello stronzo che la toccava e la picchiava.

Arrivai nuovamente in camera loro e trovai Alex appoggiato ad un armadio aspettando il mio ritorno.

"La prossima volta che ti intrometti, ti ammazzo di botte. Chiaro? Lei è mia e lo sarà sempre" ringhiò altezzoso.

Mi avvicinai e con uno scatto lo feci sbattere contro l'armadio sollevando per il collo.

"Se le fai del male di nuovo, sappi che non farai una bella fine, amico" mantenni un tono calmo visto che avevo la vittoria in pugno.

"Tu non mi dai ordini, brutto bastardo" sussurrò roco.

Vidi la sua mano saettare sotto la felpa ed estrarre una pistola.

Porca puttana. Non solo é ubriaco da far schifo ma é anche armato.

"FERMI!" la voce di Elodie ci raggiunse dal corridoio. Ma lo vidi comunque togliere la sicura dalla pistola.

Lo lasciai andare di scatto per poi allontanarmi di qualche passo.

La vidi entrare nella camera e fu come un colpo al cuore. Un occhio non riusciva neanche ad aprirlo per via del livido sul sopracciglio, il sangue le colava sia dal labbro che dal naso mentre zoppicava reggendosi in piedi a fatica.

Si appoggiò allo stipite della porta annaspando in evidente affanno per la corsa fatta per arrivare fino a qui. Mi sembrava di essermi ibernato.

Non riuscivo più a muovermi non sapevo come reagire. Ma quando vidi il suo ragazzo partire come una furia avvicinandosi a lei minaccioso. Il mio corpo si mosse come da solo.

Gli immobilizzai il braccio dietro la schiena schiacciandogli poi la testa contro il muro facendogli mollare la presa sulla pistola.

Aumentai la pressione e sentii le sue ossa craniche incrinarsi sotto la mia forza.

"Jake!" sentii gridare di fianco a me.

I capelli mori riccioluti le incorniciavano il volto da principessa che si ritrovava mentre le sue labbra carnose a forma di cuore cercavano di farmi ragionare, i suoi occhi ambrati si fissarono nei miei e non riuscii più a respirare.

Sentii la pelle morbida della sua mano toccarmi il braccio; sussultai per la scossa elettrica che era scaturita da quel contatto proibito.

"Ora lascialo andare" sussurrò dolcemente ed io eseguii ormai privo di forze.

Lasciai lentamente la testa di Alex e lo vidi accasciarsi a terra privo di conoscenza.

Cosa ho fatto?

Misi a fuoco la situazione e l'aria non voleva saperne di rientrare nei miei polmoni.

Avevo quasi rischiato di ucciderlo. Stavo per uccidere una persona.

"Jake, guardami. Respira" mi impose Elodie e io lo feci riprendendo il controllo.

Quasi ucciso. Non morto.

Mi sedetti sul letto, sfinito, la testa continuava a girare per colpa della febbre e delle montagne russe di emozioni provate oggi.

La vidi spostare un braccio del suo ragazzo sul collo per poi sollevarlo lentamente.

"Dove lo porti?" domandai sentendo un brivido di freddo sconquassarmi il corpo.

"A Honolulu. Dove vuoi che lo porti? In ospedale ovvio" rispose acida.

"Hai intenzione di guidare in quelle condizioni?"

"Che altra scelta ho? Grazie a te probabilmente adesso avrà un trauma cranico. Quindi fammi un piacere e levati dai coglioni" detto questo uscì dalla stanza con il suo ragazzo e rimasi da solo.

Mi sa che è davvero ora di tornare a casa.

Sospirai, non che non volessi tornarci...Erano le persone che ci abitavano al suo interno che non mi volevano.

Scesi le scale serrando la presa sullo scorrimano cercando di non cadere. Arrivato nuovamente nel salottino, notai la figura di Elodie darmi le spalle intenta a prendersi cura del suo ragazzo, e un ondata di invidia mi avvolse.

Le diedi le spalle uscendo nel freddo pomeriggio tornando a casa.

Elodie

Sentii la porta di casa sbattere e alzai di scatto la testa.

Non può essersene veramente andato, nelle condizioni in cui é.

Corsi alla porta e la aprii.

Il gelo mi si insinuò fin dentro le ossa mentre il naso si arrossava per le folate di aria gelide.

È davvero andato a casa sua in quelle condizioni con un freddo del genere?

Serrai la mascella.

Che cretino.

Sbuffai, non potevo rincorrerlo anche se avrei tanto voluto farlo. Il mio ragazzo ora aveva bisogno di me.

Chiusi la porta tornando nel calore di casa mia.

Mi avvicinai al divano e coprii Alex con la coperta in pile.

Presi il kit di pronto soccorso ed iniziai a tamponare la fronte sanguinante con un batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante.

"Non mi merito tutto ciò" lo sentii sussurrare.

Lo zittii con un leggero bacio sulle labbra.

"Devi riposare. Vedrai che domani sarai tornato come nuovo" sussurrai dolcemente a mia volta.

"Non so come ho fatto a trovare una ragazza come te" sorrise guardando il soffitto.

Con delicatezza mi prese per i fianchi facendomi da scudo tra il suo corpo e il divano per poi avvolgermi in un caldo abbraccio.

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