Capitolo 1
Mi svegliai all'improvviso col cuore che mi batteva all'impazzata pensando a quella parola:
<<Addio...>>.
Mai sentii una parola tanto ripugnante uscire dalle corde vocali del mio tesoro.
Con i pensieri confusi e i brividi in corpo, percorsi la camera con lo sguardo e passai le mani sul nostro enorme e morbido letto, accarezzando la finissima tela rossa che ricopriva le mie gambe. Girai la testa a sinistra e non la vidi. Ripensando al mio sogno mi venne in mente una sola domanda:
"Era andata via da me?"
Il mio terrore che potesse essersene andata veramente, che un giorno mi avesse lasciato, si stava compiendo proprio in quel momento, nel momento in cui la stanza stava diventando sempre più fredda nonostante il caldo e sempre più scura nonostante la lieve luce del mattino che bagnava tutto ciò che di vivo o morto circondava. Poi pensai che era una cosa stupida che fosse scappata da me, perché avrebbe dovuto farlo? Bene, avevo tanti difetti, ma era mia moglie e aveva giurato di stare con me finché la morte ci avrebbe separati. Cavoli, che brutto dire questa cosa, in questo momento...
Mi alzai sentendo il freddissimo marmo sotto i miei piedi e andai a cercarla in tutti gli angoli della nostra casa, ma di lei neanche l'ombra. Poi andai in salotto e guardai fuori dalla vetrata che dava sul terrazzo: una persona minuta mi rivolgeva le spalle, contemplava ciò che di vero c'è al mondo - il cielo, il sole, l'universo intero - seduta su una delle sedie in vinimi. Era lei. Scesi le scale per raggiungerla al più presto e sentire il calore del suo corpo contro il mio, come se così facendo avrebbe potuto darmi un conforto, un rifugio, la sicurezza di non essere mai stato solo. Arrivato a lei, mi sedetti tra le sue gambe, appoggiando la schiena su suo petto. Tirò un sospiro e passò le dita di una mano tra i miei capelli biondi. Poi la sua voce angelica mi colpì le orecchie:
-Volevo vedere un nuovo giorno nascere mentre il mio dolore cresce sempre di più.
Le presi la mano e gliela baciai. La sua pelle era delicata e pallida, il suo calore m'invadeva il corpo facendomi sentire così bene, così felice... Così lontano da tutto.
Eravamo solo io e lei, sposati per la vita, per l'amore, per la gioia.
-Continueremo a provarci.
-Grazie per sostenermi, amore... Sai, a volte ho come l'impressione che un giorno cadrò, arresa, non ce la faccio più, sul serio, sono stanca di non riuscirci.
Voleva separarsi, andare via da me... Voleva morire! Non poteva farlo - non glielo avrei mai permesso - la incitavo ad essere forte, a combattere per il nostro amore e per un futuro insieme... ad un bambino. Ma c'era in lei - in tutta la sua magnificenza - qualcosa che non andava perché non riusciva a dare vita ad un'altra vita.
Ricordo un giorno, nei suoi giovani diciannove anni, nella quale mi disse con entusiasmo che sarebbe andata a correre. E, lo dico con sincerità, se me lo avesse detto qualcun altro non gli avrei creduto. Invece me lo era venuto a dire lei, ne era così entusiasta, così piena di spirito, come se andare a correre in una campagna deserta fosse la cosa più eccitante al mondo. E ci andò, dopo che io ne avessi dubitato. Forse lo aveva fatto per sfidarmi, come per dirmi "Ti avevo detto che lo avrei fatto", e magari me lo avrebbe rinfacciato per qualsiasi altra cosa che io avrei potuto dubitare di lei in futuro. Ricordo quando era ritornata dopo quasi due ore e io le avevo chiesto:
"Ma dove sei andata?".
"Mi sono persa", mi aveva risposto, e dentro di me si scatenavano milioni di risate mentre lei era quasi sul pavimento, col fiato pesante e il sudore che le bagnava delicatamente la pelle. "Ma lo voglio rifare, andare a correre intendo", aveva ripreso poi con un sorriso. Era tanto convinta e convincente... Ma alla fine non ci ritornò mai, era troppo faticoso per lei, quindi aveva deciso di dedicarsi al giardinaggio. Ci metteva molto dell'amore che nutriva per me per ogni singola pianta e ogni singolo fiore, riusciva continuamente a dare vita ad altre vite... Non umane. Era così piena d'angoscia la mia giovane donna, era così terrorizzata, piena di paure, insicurezze, aveva il terrore che non sarebbe riuscita a dar vita ad un bambino. Mia madre, anche se non va molto d'accordo con Camilla, l'aiutava nelle sue insicurezze di donna, le diceva che avrebbe potuto farcela. E io ci credevo. Lei? ...
Ancora la ringrazio per essere stata sempre vicino alla mia Piccolina.
Ricordo in giorno in cui io e Camilla ci sposammo. Era stato tutto così bello, sembrava un sogno anche per me. Alcuni uomini pensano che il matrimonio sia la fine di tutto, che dopo quello non ci sarebbero state più libertà perché donne pazze e possessive sarebbero state lì, a controllarti e seguirti dappertutto. Io non pensavo fosse la fine di tutto, ma l'inizio di qualcosa. Era stata mia madre ad accompagnare all'altare Camilla, così incredibilmente bella nel suo abito di pizzo bianco, e ricorco che io ero lì, ad aspettarla - impressionato ed emozionato - mentre lei mi faceva uno di quei sorrisi che spaccano il cielo. Ricordo che avrei tanto voluto piangere perché era tutto troppo bello. Finalmente vedevo la luce, finalmente sentivo il cuore riempirsi e si riempiva di più, sempre di più, che per un attimo ebbi la paura che mi sarebbe scoppiato, che avrei chiuso gli occhi per sempre e non avrei mai più potuto provare una tale sensazione così dolorosamente bella. Poi ricordo che per un attimo mi sono sentito un'imbranato, di fronte a lei, col nodo alla gola, i pensieri colmi di felicità e paura. Era così tanto bella da riuscire a spendere come il sole di una giornata d'estate.
E in quel momento sapevo che sarei stato io a dovermi occupare di lei, sapevo che sarebbe diventata mia per sempre.
E vederla in quei momenti, così malinconica e triste, mi faceva venire in mente che io le avevo promesso che l'avrei protetta sempre.
Nella gioia e nel dolore,
Nella salute e nella malattia.
Ed ora eccoci qua, seduti su uno sdraio, con un anello al dito a guardare un nuovo giorno nascere come tutti gli altri.
-Continueremo a provarci, -Ripetei- sempre- Girai la testa e cercai le sue labbra con le mie. La baciai. A lungo. Mi piacevano troppo i suoi baci, ogni volta, quando riaprivo gli occhi, era come rinascere. Mi separai e le sorrisi proprio come feci la prima volta che la vidi, e lei mi sorrise poggiando la fronte contro la mia.
Pensavamo che finalmente tutto sarebbe cambiato e così fu, ma non come speravo...
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