Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Epilogo

Un anno dopo...

«Lauren! Lauren, un attimo! Lauren, pronostici per il match? Lauren, Lauren! Lauren, è vero che tu Camila vi siete lasciate?»

La corvina, che finora aveva abilmente ignorato la calca di giornalisti che la sommergevano di domande, si girò di scatto e fulminò l'anonima voce proveniente dal gruppo.

«Camila è solo partita qualche settimana per curare un improntate affare. Io e lei stiamo benissimo, coglione.» Ringhiò imbestialita, stuzzicando involontariamente la curiosità dei paparazzi che per la prima volta dopo diverse settimane riuscivano a sradicarle una frase.

«Okay, andiamo via di qui.» La incitò Tommy, afferrandola per le spalle e spodestandola dalla sua impassibile posizione.

Dovettero sgomitare nella ressa e dribblare qualche giornalista, per raggiungere il van e sedersi sui sedili posteriori. Quando la portiera si fu richiusa alle loro spalle, Tommy tirò un sospiro di sollievo mentre Lauren osservò irritata i microfoni che si avventavano anche contro il finestrino oscurato.

«Stai bene?» Domandò l'uomo dopo qualche secondo di silenzio.

Lauren emise un grugnito ma annuì.

«Ascolta, devi lasciar perdere i paparazzi che insinuano una rottura sentimentale. Chiaramente non sanno di cosa parlano, ma farebbero di tutto per accaparrarsi un'intervista, anche mentire spudoratamente.» Consigliò saggiamente Tommy che di quelle esche ne aveva abboccate tante, imparando solo con gli anni quanti sciocco fosse stato.

I paparazzi facevano leva sui nervi scoperti per garantirsi anche una sola frase che sarebbe comunque stata considerata esclusiva. Lauren poteva contenersi in ogni ambito, anzi a volte sogghignava supponente ai giornalisti che la incalzavano con improperi o supposizioni infauste sulla sua carriera. Ma non poteva -non poteva e non riusciva- sorvolare sulle calunnie rivolte alla sua relazione. Camila era la cosa più importante che avesse, non avrebbe permesso ad un mucchio di paparazzi di manipolarla a scopo di lucro.

«A proposito, ha chiamato prima mentre ti stavi allenando.» La informò gentilmente Tommy, estraendo il telefono dal taschino.

Lauren lo ringraziò con un cenno del capo, afferrò lo smartphone e compose il numero della sua ragazza. I cinque squilli successivi furono un vero e proprio patibolo.

«Abbiamo una campionessa riottosa qui.» La redarguì bonariamente la cubana dall'altra parte della cornetta, o meglio dall'altra parte del Mondo.

«Beccata.» Si dichiarò colpevole Lauren, accennando un sorriso. Incredibile come Camila stravolgesse il suo umore.

«Lauren, abbiamo già parlato di relativi comportamenti da adottare un situazioni scomode, o sbaglio?» Chiese retoricamente la cubana, sapendo bene che avevano affrontato l'argomento più e più volte.

«Lo so, Camila, ma non è facile.» Scattò sulla difensiva la corvina, sospirando frustata.

«Certo che non lo è! Però devi provarci. I paparazzi accozzano frasi a contesti mai menzionati. Questo non fa bene alla tua carriera.» Le rammentò pedantesca, spirando abbacchiata.

«Hai letto l'articolo di tre giorni fa?» Ipotizzò Lauren, risalendo all'origine della filippica ch stava sorbendo.

«Si, ho letto. Non mi è piaciuto per niente come ti hanno dipinta, perché io so che non intendevi quello...» Sentenziò Camila, lasciando aleggiare la frase fra continente e continente.

Invece intendevo proprio quello. Ponderò la corvina, ma senza ammetterlo.

«Nel profondo. Nel profondo non intendevi quello.» Corresse Camila, carpendo il pensiero discordante della ragazza.

«Vabbè, è comunque una pessima pubblicità quella di screditare un altro pugile, e tu l'hai fatto senza pensarci due volte!» L'ammonì severamente, ma sempre con quel pizzico d'affetto che trapelava in ogni rimprovero.

Lauren lanciò un'occhiata alle sue spalle, notò che Tommy era assorto sul paesaggio e così si fece più vicina al finestrino, portò una mano sulla bocca e... «Mi ecciti quando ti arrabbi.»

Camila inspirò profondamente, Lauren poté avvertire il suo respiro accelerato anche attraverso la cornetta «Così sei ingiusta e imparziale.» Commentò sottovoce la cubana, strizzando gli occhi era scacciare le immagini impudiche che le si proiettavano davanti agli occhi.

«Dovresti vedere quanto posso esserlo.» Aizzò la conversazione la corvina, udendo un gemito contenuto per un pelo.

«Ti odio, Lauren Jauregui.» Sospirò esasperata la cubana, mugolando poi disperata.

Lauren ridacchiò, ma effettivamente anche lei avvertiva in maniera schiacciante l'assenza della cubana, e adesso più che mai soffriva per l'impossibilità di un contatto fisico con la sua ragazza.

«Okay, dobbiamo assolutamente cambiare discorso.» Ingiunse come una supplica la corvina, scuotendo energicamente la testa per scrollarsi i brividi che le scorciavano sulla schiena.

«Assolutamente.» Concordò Camila, adottando un tono più neutro rispetto a quello precedente.

«Assolutamente.» Ripeté Tommy. Lauren lo fissò inalberata, lui incassò le spalle e tornò a guardare fuori dal finestrino.

«Quando torni a casa?» Domandò stucchevolmente Lauren, non riconoscendosi in quel tono quasi implorante.

«Presto. Ho quasi terminato la pratica e Ally mi ha assicurato che il processo si sta chiudendo. Credo che già domani l'altro potrò lasciare il Giappone.» Confermò Camila schietta, sospirando anche lei esausta di quella incolmabile distanza.

«Mi manchi.» Confessò in un sussurro Lauren, sperando di non essere udita dai presenti.

«Anche tu, moltissimo.» Replicò rapidamente la cubana, rattristata.

Lauren tagliò corto, non volevo demoralizzare l'umore della donna che stava disputando un'importante causa.

«Ah, Laur, sono stata ragguagliata su quanto tu sia preoccupata per le nazionali...» Trascorso dei brevi istanti in cui la corvina rivolse un'occhiata di tralice a Tommy, ma lui non colse la sua improvvisa avversione e Lauren tornò a guardare fuori dal finestrino «Volevo rassicurarti che andrà tutto alla grande. Hai vinto le regionali e vincerai anche le nazionali, ne sono certa.» La fiducia che Camila riponeva in Lauren, era quella il carburante che le permetteva di focalizzare l'obiettivo e usare un paraocchi per emarginare incertezze e angosce.

Si salutarono con la promessa di sentirsi l'indomani; dato il fuso orario non avevano molto tempo per sentirsi a telefono.

La corvina rimase qualche secondo a fissare lo schermo rabbuiato, poi consegnò lo smartphone in mano di Tommy, il quale la stava osservando con un'espressione allibita.

«Cavolo, quasi vi preferivo quando parlavate di cose sconce.»

*****

Camila aveva prorogato la sua permanenza in Giappone di qualche giorno supplementare, ma alla fine della settimana era montata sul primo volo e dopo un breve scalo ad Amsterdam era arrivata sana e salva a casa.

Non aveva avvisato Lauren del suo rientro, giusto per farle una sorpresa. Aveva comunicato ordini inderogabili a Tommy di tenere Lauren lontana dalla palestra per la giornata. Lui le aveva assicurato che avrebbe tentato il possibile, ma non era un'impresa semplice separare Lauren dal sacco da boxe.

Camila solitamente contattava Lauren una volta al giorno, quindi non era difficile evadere alle sue chiamate, ma per sicurezza l'aveva avvertita che avrebbe preso parte ad un ultimo processo che sicuramente avrebbero tirato per le lunghe. Lauren aveva sbuffato, ma infine le aveva augurato in bocca al lupo e si era dovuta rassegnare alle condizioni.

Ora mentre la corvina stava oziando sul sofà gingillandosi fra un programma spazzatura e l'altro, Camila aveva appena imboccato la strada principale che conduceva a casa. Si era fatta lasciare dal tassista davanti la veranda, e aveva faticosamente caricato in spalla il borsone invece che usare le pratiche ruote per non produrre alcun rumore contro il ciottolato.

Aveva cautamente aperto la porta di casa e si era premurata di rimuovere i tacchi, poi a passo felpato si era avventurata nel salotto dove il ronzio della televisione scongiurava il silenzio. Pensava di trovare lì Lauren, ma invece non vi era traccia della corvina. Corrugò la fronte e si insospettì, ma nemmeno dopo aver fatto un ulteriore passo, e quindi aver sconfinato la soglia del salotto, percepì una presa salda afferrarla per le spalle e inchiodarla al muro.

Lauren premette il braccio sul collo della donna, si era fatta scura in volto e i suoi occhi erano infossati e agguerriti. Solo quando riconobbe la figura davanti a se mollò immediatamente la presa e il suo sguardo si rabbonì.

«Camz?» Domandò sbalordita la corvina, indietreggiando di un passo.

«Sor..sorpresa.» Tossì la cubana, boccheggiando per riprendere aria.

«Oh, cazzo!» Dopo lo stupore iniziale Lauren si rese conto di aver quasi soffocato la sua fidanzata, così si precipitò a recuperare un bicchiere d'acqua e glielo fece bere fino all'ultima goccia.

«Stai bene?» Domandò la corvina, poggiando il bicchiere sul tavolino alle sue spalle.

«Potrei farti causa per questo.» Tossicchiò un'ultima volta Camila, prima di stabilizzare il respiro e appoggiare la testa contro la parete.

«Sei stata tu a commettere un'effrazione!» Si difese Lauren, avanzando un passo.

«Ma se è casa mia.» Rise allegramente Camila, scuotendo la testa per le scarse qualità manipulative di Lauren in questioni giuridiche.

«È casa nostra.» Rettificò Lauren, avvolgendo i fianchi della ragazza nelle sue mani calorose.

Camila annuì brevemente prima di avvinghiare le braccia al collo della corvina e far collidere le loro labbra in un bacio passionale. Erano due lunghissime settimane che non si vedevano ed entrambe avevano sofferto molto il distacco fisico, ecco perché Lauren la ingabbiò subitamente con il suo torace contro il muro e prese a baciarle il collo.

«Vuoi raccontarmi del Giappone o possiamo farlo dopo?» Si premurò di domandare, interrompendo per un attimo quell'impeto irrefrenabile che le squassava il petto.

Camila afferrò le sue guance fra le mani e la scrutò per un infinito istante negli occhi «Dopo. Decisamente dopo.» Sentenziò, tuffandosi poi sulle labbra tumide e rossastre dell'altra.

Lauren la guidò verso il divano, la meta più prossima. Camila si distese sbrigativamente su di esso e in un attimo Lauren le fu a cavalcioni. Si sfilò la maglietta e Camila la imitò, poi si sbarazzarono agilmente dei pantaloni e degli indumenti restanti. Quando entrambe furono nude, la cubana l'arpionò per le spalle e l'attirò con foga verso di se. Fu un bacio bramato e passionale, molto eccitante.

«Lauren, aspetta.» Si arrestò un attimo la cubana. La corvina la rimirò da qualche centimetro di distanza, le guance già scarlatte e il respiro irregolare «È da tanto che non ti vedo, ecco.. volevo solo dirti che io.. io non reggerò molto, se tu capisci cosa intendo. Insomma, penso sia normale visto che non ti vedo da tanto, perciò.. volevo solo...» Lauren interruppe quel monologo catturando le labbra della cubana nelle sue e mordendone la consistenza ora carnosa.

Aveva colto perfettamente l'antifona, perciò non perse tempo. Le allargò le gambe e la penetrò con due dita, strappandole un gemito gutturale. Camila conficcò le unghie nella sua schiena, tracciando dei graffi per il piacere che le inondava la spina dorsale.

«Allora meglio non perdere tempo.» Sibilò maliziosa Lauren all'orecchio della cubana, sorridendo perversamente.

Camila arrangiò un sorriso fra un gemito e l'altro, e poi, come già predetto, il suo corpo si irrigidì subito dopo qualche spinta. Tentò di respingere la pulsazione, ma era più forte di lei. Solo dopo qualche secondo riversò gli umori sulla mano di Lauren, invocando il suo nome in un sospiro prolungato e vibrante.

La corvina si accasciò contro la sua spalla. Forse sarebbe potuto sembrare imbarazzante, ma lei era venuta già quando si era posizionata cavalcioni sulla ragazza. Erano questi gli effetti collaterali di restarle troppo lontano.

Depositò un bacio sulla sua pelle sudata e saltata, poi riposò nuovamente la testa contro il suo petto «Bentornata a casa.»

Si addormentarono quasi subito. Lauren era stanca per aver poltrito tutto il giorno sul divano, sfaccendata da qualsiasi incombenza. Mentre Camila era solamente tramortita per il jet-lag e si assopì fra le braccia della corvina.

Il giorno dopo, imprevedibilmente, Lauren si prese un meritato giorno di ferie. Voleva restare con Camila, essere ammorbata dai prolissi discorsi sul Giappone e spendere gran parte del tempo sotto le coperte a recuperare i giorni inoperosi. Camila cucinò un'ottima omelette per colazione e per pranzo ordinarono su una comoda app del telefono. Digiunarono a cena perché la seduta sotto le coperte perdurò più del previsto.

La mattina seguente Lauren decise di dedicare tutta la giornata agli allenamenti, avendoli trascurati il giorno addietro. Restò in palestra dalle otto di mattina alle otto di sera, interrompendosi solo per un breve pranzo di un'ora. Quando lasciò lo stadio erano le nove inoltrate, la palestra si era svuotata e le strade erano già ammantante nel buio.

La sua macchina era posteggiata in fondo al parcheggio, solo alcune vetture erano ancora in sosta. Non vedeva l'ora di tornare a casa e stringere Camila, era quasi sorpresa della dilaniante mancanza che aveva avvertito in quelle settimane. Un'esperienza fortificante, ma tremenda. Si immise nell'abitacolo, scaricò il borsone sul retro e stava quasi per sgommare via quando notò due sagome in controluce a qualche metro da lei. Non riusciva a distinguere bene, ma era certa che stessero colpendo ripetutamente qualcosa. Solo quando uno dei due si spostò su un lato intuì che la macchia nera caproni a terra era sicuramente una figura umana.

Non ci pensò due volte. Si precipitò fuori dalla macchina, attraversò la strada di corsa e afferrò uno dei due per il colletto, scaraventandolo a terra. L'altro non si rese nemmeno conto di quello che stava accadendo finché il pugno di Lauren si abbatté sul suo naso. L'uomo barcollò a terra e cadde di schiena su un cumulo di immondizia. Il primo aggressore si eresse in piedi. Lauren riuscì a discernere un tatuaggio di una lacrima sulla sua guancia e il sopracciglio grondante di sangue rappreso. Quello sicuramente non glielo aveva inferto lei. Prese coscienza del punto debole e fu proprio lì che scagliò il primo destro, susseguito da una scarica di colpi allo stomaco che lo piegarono in due. Purtroppo anche l'altro alle sue spalle tornò alla ribalta e riuscì a sferrarle un calcio sulle costole che la fece trasalire ma non demordere. Lo colpì sotto il mento con una gomitata ben assestata, mentre all'altro riservò una testata sul naso che lo fece scrocchiare per la forza con la quale lo incassò. I due aggressori si guardarono per un secondo, poi entrambi presero a fuggire a gambe levate in direzioni opposte.

Lauren tirò un sospiro di sollievo, sospiro doloroso. Immettendo aria avvertiva una fitta al costato, ma non stimava alcun danno significante. Probabilmente era solo la contusione.

Rivolse la sua attenzione alla persona rannicchiata al suolo che ora si era rizzata a sedere e adagiata contro la rete metallica. Era una ragazza, avrà avuto poco più di sedici anni, capelli fulvi e scompigliati, grandi occhi marroni che le ricordavano quelli di Camila.

«Diamine, stai bene?» Domandò Lauren, impacciata. Lei non emise un fiato.

La corvina roteò gli occhi al cielo e si avvicinò claudicando «Ti ho appena salvato il culo, potresti anche rispondere.» Si atteggiò in maniera un po' minacciosa solo per indurla a controbattere e così avvenne.

«Sto bene.» Ripose con voce bassa, pacata, ma chiaramente scontrosa.

«È meglio se vai all'ospedale.» Lauren si accorse di quanto perentoria dovesse risultare, ma interagire con i ragazzini non era proprio il suo campo.

Eppure non poteva abbandonarla così, non dopo quello che era appena successo.

«No, niente ospedale. Me ne vado a cas..» Non riuscì a terminare la frase perché mentre si sosteneva ai buchi della recinzione per ergersi il suo ginocchio cedette e lei franò.

Lauren l'afferrò appena in tempo, fece scivolare un braccio attorno alle sue spalle e la sorresse. «Sei pesante per essere così piccola.» La derise amichevolmente, ottenendo un mugugno da parte della ragazza.

«E tu sembravi più carina in televisione.» Rimbeccò impermalosita.

«Touché.» Le accreditò Lauren, trasportandola poi verso la sua auto.

Camila venne avvisata solo due ore più tardi di ciò che era accaduto e fu la corvina in persona a metterla al corrente degli avvenimenti. Aveva scortato Malika, questo il nome della ragazza brutalizzata, al pronto soccorso. I medici si stavano impegnando a tenerla sotto rigidi controlli e aveva posto una raffica di domande a cui Malika aveva risposto con una barriera di silenzio. L'unica con cui scambiava due parole era Lauren, la quale si sedette al suo capezzale solo dopo aver tranquillizzato Camila di sentirsi in piena forma.

«Vuoi dirmi che è successo?» Dissodò prudentemente il terreno, rimirando Malika con sguardo docile e affabile, ma mantenendosi in allarme.

«Mi hanno picchiata, l'hai visto, no?» Portò le braccia conserte e incontrò gli occhi di Lauren solo per una frazione di secondo prima di distogliere subitaneamente lo sguardo.

Mente.

«E prima? Cos'è successo prima?» Insistette Lauren, convinta che le vere cause risiedessero nelle precedenti immagini inesplorate.

La ragazza voltò parzialmente il viso, la squadrò di sottecchi come se si stesse accertando se fidarsi o meno, e infine sospirò arrendevole. Narrò la vicenda a Lauren, spiegandole che quei due fraudolenti energumeni volevano acquistare della marijuana da lei, ma al momento del pagamento avevano semplicemente scrollato le spalle e fatto per andarsene. Malika era una senzatetto e si sostentava con i soldi illeciti guadagnati dallo scambio di droga, quindi non ci aveva visto più. Aveva agguantato uno dei due impostori e gli aveva tirato un pugno. Era rimasta basita anche lei del suo raptus, soprattutto perché non aveva mai colpito nessuno. Per questo non aveva reagito, non era scappata quando gli occhi di entrambi si erano incattiviti. Era rimasta a balbettare qualcosa prima che arrivasse il primo calcio sul fianco. Il resto della storia già lo conosceva.

I medici domandarono più e più volte cosa fosse successo, ma Malika non ne fece parola. Si appellarono a Lauren che però pretese di non saperne niente e custodì il segreto della ragazza. Non potevano dire la verità, avrebbe compromesso anche Malika.

Dopo mezz'ora anche Camila accorse in ospedale e soccorse Lauren. Era preoccupata per il livido violaceo che aveva proprio sotto al seno che si espandeva sull'incurvatura del fianco. I medici gli avevano dato un'occhiata, fatto una lastra e consolidato che non vi fosse alcuna rottura. Camila aveva assillato il personale di domande che loro avevano esaurientemente soddisfatto, placando l'apprensione nervosa della cubana.

«Visto? Sto bene.» Sorrise Lauren, facendo scorrere il braccio attorno allo schienale della sedia dove Camila era seduta.

La cubana le carezzò la guancia, scosse leggermente la testa e poi la baciò castamente.
«Devi sempre fare l'eroina.» La rimproverò blandamente.

«È anche per questo che mi ami.» Asserì Lauren, baciandole il dorso della mano.

Rimasero tutta la notte in ospedale con Malika, aspettando novità. Fu alle quattro del mattino che Lauren prese una decisione irremovibile.

*****

Erano passati poco più di cinque mesi da quella notte. E molte cose erano cambiate.

Lauren aveva spontaneamente disertato le nazionali. Si, il suo sogno era sempre stato quello di vincere i mondiali, ma c'era qualcosa che le premeva di più.

Il suo nome era apparso nuovamente negli elenchi delle regionali, solo che stavolta non partecipava come boxeur, ma come allenatrice.

Malika aveva bisogno di qualcuno che le insegnasse le tecniche di combattimento elementari per potersi difendere. Lauren le aveva trovato una buona struttura dove alloggiare ed era rimasta d'accordo con la direttrice che ogni pomeriggio Malika doveva recarsi alla palestra.

Aveva fatto dei notevoli progressi in cinque mesi e quando si era presentata l'occasione di iscriversi alle regionali junior, Malika non aveva esitato un secondo.

Lauren era sicura che avrebbe fatto grandi cose e che lei sarebbe stata lì ad assistere. Camila non si scollava dalla prima fila, non era così certa che Lauren avesse abbandonato definitivamente il ring per spostarsi all'angolo.

Con Lauren Jauregui non si poteva mai sapere cosa riservava l'indomani... Ma lo avrebbero scoperto insieme.

—————

Spazio autrice:

Ciao a tutti.

Prima di tutto ci tengo a precisare che ho un problema con Wattpad e non riesco a rispondere ai commenti. Vedrò di rimediare, se non rispondo sapete che è per questo.

Detto ciò..

Sono contentissima di aver scritto L'epilogo di questa storia. Spero vi sia piaciuto. Non volevo fosse banale, così ho dato una svolta alla trama. Fatemi sapere cosa ne pensate.

Detto questo, devo avvisarvi che la nuova storia tarderà ad arrivare. Per i prossimi giorni non sarò a casa, in più ho deciso all'ultimo di apportare delle modifiche, quindi devo rimandare l'uscita a lunedì prossimo. Perdonatemi!

Vi aspetto.

Grazie a tutti.

A presto.

Sara.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro