Capitolo diciotto
Ciao a tutti
Mi sento di inserire questo commento già da prima perché questo capitolo è intenso sotto più punti di vista. Prima di giudicarlo ci terrei se provaste a capirlo, immedesimandovi soprattutto in Camila.
Detto questo non vi aggiungerò altro, niente spoiler! Lascerò un commento anche alla fine, così per delucidare meglio. Passate a leggerlo, grazie mille.
Buona lettura.
I gemiti rimbombavano più nitidi di qualsiasi colpo. Tutte quelle sedie vuote parevano inesistenti, non solo per l'oscurità che le inghiottiva, ma sopratutto per l'affinità di sguardi che ammantava Lauren e Camila. A stento ricordavano dove si trovassero; poteva essere una camera da letto come una sala da tè, a loro non interessava.
Era come se fossero sospese, inquiline di un'alba che voleva ancora tramontare.
Camila modellò delle carezze sulle guance di Lauren, mentre la corvina rasentava le sue sinuose anse, perdendosi nel minuto seno e nei binari del costato.
Camila provava un sopportabile dolore sul fondo della schiena, laddove l'ossatura si infrangeva contro la superficie ad ogni movimento. Lauren dovette accorgersi dell'intralcio della cubana, e con prevenuta apprensione infossò una mano sotto la sua schiena, per poi attirarla a cavalcioni su di se.
Rimasero sedute al centro del ring, facendo lottare affannosamente le loro lingue. Camila lasciò che Lauren le mordesse il labbro inferiore, mentre Lauren permise a Camila di intensificare e rallentare il bacio come e quando preferiva. Le mani della corvina capitombolarono sulle natiche dell'altra, dove si strinsero con relativa forza, sospingendo il busto della cubana contro il suo, aizzando l'incandescente cupidigia che saturava i loro ansiti.
Mentre la mano della corvina scendeva lentamente nelle mutandine della cubana, Camila afferrò il mento dell'altra e puntò i suoi occhi dentro a quelli di Lauren.
I capelli scarmigliati, le guance arrossate, le labbra avvampate, il respiro mozzato. Era bellissima così, nella sua proiezione di indicente natura. Era bellissima.
Camila perseverò a fissare i loro sguardi assieme, poi annuì impercettibilmente, con aria vagamente assorta «Anche tu mi sei mancata.» Sibilò sulla cresta di un sospiro, cogliendo la sfaccettatura facciale sgranare le due rughe sulle tempie della corvina.
Lauren affondò la mano nei suoi capelli, e le regalò un bacio passionale che non aveva bisogno di alcuna parola o replica; già dicevo tutto. Camila era talmente disinibita che spinse i fianchi contro la mano della corvina, ricercando un contatto più carnale. Lauren arrancò per farsi strade fra le mutandine e gli skinny jeans della cubana, ma quando i prematuri umori della ragazza le inumidirono le dita, Lauren soddisfece senza indugi la brama inondante di Camila.
Alzò appena il mento per osservare la reazione della cubana, uno dei suoi momenti preferiti. Le piaceva quando lanciava indietro la testa, quando boccheggiava in cerca d'aria, quando irrigidiva le spalle ma faceva scattare il bacino verso di lei, accelerando il ritmo perché ineffabilmente soggiogata dal piacere da riporre l'orgoglio o la determinazione sufficiente di definire i ruoli.
Camila precipitò sulle spalle della corvina, costringendola a distendersi sulla superficie del ring, quindi si accomodò al lato della sua testa e disseminò dei baci sul collo esposto dell'altra, mentre spingeva con forza verso di lei, lasciando che Lauren affondasse sempre di più dentro di lei.
La corvina accluse anche dei movimenti circolatori che strapparono ogni ritaglio della dignità della cubana. I suoi gemiti erano talmente alti che sollecitarono Lauren a baciarla per zittirla. La cubana si sincronizzò con i suoi gesti netti, e tentò di trattenere l'ondata di piacere che minacciava di irrorarsi, ma dopo qualche altra spinta non riuscì a impedire al suo organismo di sfociare.
Contrasse le braccia, strinse le gambe, e riversò i suoi umori sulle dita di Lauren che, non contenta, continuò a penetrarla, sopprimendo i suoi gemiti con un bacio ardente. Camila flesse le braccia contro il pavimento, tentando di mantenere l'equilibrio mentre il suo corpo veniva squassato per una seconda volta.
Credette che fosse l'ultima, o almeno ci sperò, ma le intenzioni di Lauren sembravano tutt'altro che terminali.
La corvina ribaltò rapidamente la situazione, portando nuovamente Camila sotto di lei. Le dita ancora assicurate fra le pareti, l'altra mano latente nella cospicua boscaglia di capelli neri.
«Camz, ho voglia di sentirti dire il mio nome.» Sussurrò Lauren, sfiorando le sue labbra con le sue.
Camila si aggettò in avanti per baciarla, ma Lauren ritrasse la testa all'indietro. Un'aria perplessa naufragò sul volto screziato della cubana, al che Lauren adagiò la nuca della cubana contro il suo palmo, e la sollevò appena.
«E ho anche voglia di guardarti mentre vieni.» Bisbigliò suadente, colmando Camila con una "prima" spinta.
La cubana inarcò la schiena, avvertendo gli atti indolenzirsi sempre di più, ma per niente propensa ad interrompersi ora. Lauren le baciò il collo, poi il lineamento e infine l'angolo della bocca, dopodiché assestò delle spinte più nette e risolute, prosciugando Camila di qualsiasi risorsa d'ossigeno.
Le sue pupille dilatate, le braccia defatiganti che si prosternavano al suo collo, le labbra schiuse e tumide, piene di colore, e quei sobbalzi a cui era soggetto il suo gracile scheletro la rendevano indicibilmente sexy.
Camila attese di aver recuperato un po di forze, attese di percepire i muscoli fermentare e poi, ad un soffio dalle labbra della corvina...
«Laur.» Le uscì appena un sospiro, ma fu abbastanza per notare la corvina stringere i denti e abbassare la testa.
Solo per un secondo i movimenti di Lauren deperirono, perché in quell'esatto istante era lei che si stava contorcendo dal piacere, e quando il suo corpo fu in grado di combinare un ritmo significativo, diede le ultime spinte dentro la cubana, assistendo alla sua terza vittoria.
Camila spirò spossata, Lauren si accasciò contro il suo petto, registrando il battito cardiaco galoppante della cubana sul nastro della memoria. Era uno di quei momenti che si sa per certo segnano i nostri giorni, e non solo per la gelosa conservazione di quel ricordo che naturalmente sarebbe rimasto parte di lei a lungo termine, ma era uno di quei tipici momenti che condizioneranno il respiro quando qualcuno, casualmente, ci troverà per strada e con quell'aria di cortesia chiederà "come stai?". E il respiro un po' si incrinerà sotto la pesantezza di quello sgomento che sottacciamo deliberatamente. Ecco, il suo respiro si sarebbe piegato un po' anche per quel momento, se Camila non fosse rimasta sua.
La cubana le carezzò vezzosamente i boccoli madidi, districando qualche nodo indisciplinato con goffa delicatezza. Lauren fece scivolare le mani sudate contro la pelle umida della cubana, risalendo il corso della sua silhouette, arroccandosi sulle spalle. Per qualche istante rimase impassibile, atrofizzata, poi trovò il coraggio di issarsi e rimirò Camila negli occhi, a qualche centimetro di distanza.
«Non volevo allontanarti.» Rincarò, sussurrando piano, come se il loro fosse un segreto che il pubblico fantasma non poteva afferrare.
Camila raccolse la guancia accaldata della corvina, incurvò appena il labbro, ancora leggermente ansimante, sorridendo. Ma non rispose.
Lauren si avvicinò per darle un bacio, ma stavolta venne recapitato sulla fronte. Mentre le labbra si premevano contro il lembo rorido, la mani le trattenevano la faccia con gentilezza.
Un po' tremavano. Le sue mani. Tremavano. E le labbra si compravano con forza, ma paradossalmente la sfioravano con incertezza. Camila incuneò le mani nei suoi capelli, e lambì il braccio di Lauren con la sua guancia. E allora la sentì tremare sempre meno.
La corvina le depositò un bacio anche sulla guancia, e Camila fu la prima a baciarla sulle labbra, ma fu un bacio fugace e casto, un po' timoroso anche. Però Lauren non tremò più.
Tornerò a distendersi sul suo petto, e non tremò più.
*****
Dopo qualche giorno, Lauren stava proseguendo gli intensi allenamenti di boxe. Camila gestiva le sue cause come meglio poteva, anche se veniva subissata di continue pressioni dal padre che la induceva a trattare di più clienti tutti assieme, ma non gli dava ascolto. Già saper edificare tre difese era complicato, figuriamoci pensare a più di otto o nove. Non faceva per lei.
Quella mattina, quando arrivò in ufficio, una massa di capelli corvini ricopriva lo schienale della sedia, le gambe accavallate in maniera grossolana e i gesti spazientiti trapelavano l'esacerbazione di Lauren.
Camila si schiarì la voce, annunciando la sua presenza, poi richiuse cautamente la porta e si approssimò alla scrivania.
«Ciao. È successo qualcosa?» Domandò con nonchalance, spiazzando Lauren per la sua disinvoltura inappropriata.
«Ah, non lo so, Camila. Dimmelo tu, è successo qualcosa?» Rimandò sarcasticamente la corvina, scuotendo febbrilmente la gamba.
«Ah.. no, cioè non che io sappia... Perché?» Il tono della cubana aveva delle modulazioni del tutto disparate. Prima si acutizzava e si sveltiva, poi tornava a calare e si estendeva per lunghi strascichi.
«Non hai risposto ai miei messaggi, né alle chiamate. Sono quattro giorni che mi eviti, che succede?» Ripeté con più autorità Lauren, intenta a ricostruire il puzzle.
Camila inspirò profondamente, si passò la lingua sulle labbra e dopo qualche secondo annuì flebilmente.
«Io non lo so, Lauren. Non lo so, credimi.» Mormorò sommessamente, deflettendo lo sguardo verso un punto imprecisato del pavimento.
«Beh, prova a spiegarmelo.» Suggerì l'altra, sporgendosi in avanti, con i gomiti puntati sulla sommità delle ginocchia, le mani congiunte davanti al mento e lo sguardo assottigliato, vigile.
«Io non.. non riesco a.. a..» Farfugliò impacciata, sospirando poi rumorosamente.
«A far che?!» Sbottò Lauren, frustata da quel silenzio persistente che imbeccava domande senza risposta.
«A crederti!» Replicò d'istinto la cubana, roboante.
Un silenzio frastornante si insinuò fra le loro parole mancate, fra gli sguardi evasivi che schivavano le reciproche traiettorie.
«E.. e scusami, ma.. ma allora perché abbiamo.. abbiamo fatto sesso? Perché mi hai detto che ti sono mancata?» Il cipiglio di Lauren si infoltiva sempre di più, rimpinguato di dubbi che non lasciavano scampo alla mente appannata della corvina.
«Abbiamo fatto sesso perché non sappiamo resisterci, e tu lo sai. Lo abbiamo fatto perché, sul momento, sembrava la cosa giusta. Non ci è dato sapere se sbagliamo o meno, agiamo e basta.» Spiegò la cubana, come se stesse velatamente ammettendo che avevano commesso un errore purtroppo incorreggibile «E ti ho detto che mi sei mancata perché è così, ovvio che è così, ma non ho mai risposto alla tua affermazione.» Le fece notare Camila, inarcando appena un sopracciglio per evidenziare la limpidità dei suoi gesti, mai contrastanti fra loro.. Ma non per Lauren.
«Quindi, se tu non rispondi ad una domanda, io devo dedurre che naturalmente tu non mi credi?» Chiese sardonica la corvina, scrutando l'espressione mutevole dell'altra che si accinse a scuotere la testa «No? È un no? Uhm, bene. E allora perché cazzo presumevi che fossi al corrente delle tue insicurezze?» Indagò scettica la corvina, con quella nota irriverente e impudente che imbufaliva la cubana, che, però, in quel momento, si diede un riguardo.
«Non desumevo niente. Stavo solo cercando di venire a capo dei miei dubbi, capirci qualcosa.» Scattò sulla difensiva Camila, sospirando affranta quando il risolino irrisorio della corvina sottintese screditò le sue pulite dichiarazioni.
«Okay, non.. non così!» Tuonò la cubana, erompendo inaspettatamente.
Lauren stava tentando di trascinarla proprio a quel punto, perché sapeva che le reazioni esagerate della cubana erano anche le più dirette, e lei non ne poteva più di tutti quei discorsi imbottiti di gommapiuma che ingentilivano il colpo, commiserandola allusivamente.
«Ma tu credi che sia tutto semplice, eh? Facciamo sesso e allora tutto apposto, come se niente fosse successo. Ammetti di non avermi voluta allontanare per rabbia, ma per amore e ti aspetti che io, da un giorno all'altro, ti creda. E gli undici anni precedenti, Lauren? Gli undici anni in cui ho dovuto tollerare il dolore, la rabbia, la delusione. Gli undici anni che ho costruito un'altra vita, basata su altri principi, altre moralità e altre modalità, che cosa me ne faccio di quegli anni? Dovrei buttarli via perché tu, adesso, sostieni che undici anni della mia vita, undici, siano stati una grossa bugia? È questo che vuoi? Sentiamo.»
Il monologo della cubana instaurò sicuramente delle consapevolezze in Lauren che doveva fronteggiare e accettare, incolpandosi di esse.
Perché vogliamo sempre investirci da eroi? E poi, su che presupposto "gli eroi" lasciano andare le persone che amano per "il loro bene"? È una concezione fallace quella di arrendersi quando le cose si fanno difficili. Uscire dalla tempesta facendo un passo indietro non è il modo per superarla, ma quello di evitarla. Se veramente tieni ad una persona dovresti imparare a combattere lei, perché a lasciarci andare siamo bravi tutti. Conta chi rimane.
Camila aveva quella percezione del mondo, quindi era difficile tenzonare i suoi stessi principi e affidarsi alle parole di Lauren che solo dopo undici anni trovavano vita.
«Io non capisco, Camila. Pensavo che fosse tutto apposto.. pensavo che...» Si passò una mano sulla bocca, ricomponendosi «Ti ho chiamata, quando sono uscita dal carcere, ti ho chiamata.» Notificò Lauren, come se quello fosse un espediente agli ultimi tre anni di silenzio, ma aggravò ancor più la situazione.
«Mi hai chiamata con un numero anonimo e non hai fatto una parola.» Specificò la cubana, facendole notare quanto superficiale e inconsistente fosse stata quella muta telefonata.
«Beh, avresti potuto cercarmi tu!» Si alterò Lauren, balzando in piedi e con il dito puntato verso il petto della cubana.
«Io? E come avrei dovuto fare? Non c'era il tuo fottuto numero! Pensavi che sarei tornata a Detroit per una tua presunta chiamata dopo anni che non solo vivevo con un'altra persona, ma vivevo anche con la convinzione che tu incolpassi me per la prigionia?» Camila sollevò un sopracciglio, attendendo una risposta da Lauren che l'unica cosa che fece fu scrollare le spalle.
La cubana naturalmente non poté fare a meno di sbuffare sarcastica, scuotendo la testa «Con te è sempre così. Gli altri devono saperti interpretare, capire, perdonare. Devono volerti a tutti i costi e venirti a prendere, stando anche ai tuoi sbalzi d'umore, chiaramente. Beh, non funziona così. Non si costruisce qualcosa andando da una sola parte, bisogna trovare dei compromessi, e non si trovano facendo sesso.» L'ultima frase fu un po' ingiusta, perché in fondo Camila sapeva di avere una responsabilità nel non saper disinnescare l'immediato contatto fisico, ma voleva far capire a Lauren il suo punto di vista, e se non fosse stata un po' imparziale, non l'avrebbe compreso mai.
«Sono passati undici anni, Lauren. Non uno, non due, ma undici. Non hai fatto niente per rimediare, e io sicuramente non avevo in mano alcuna informazione per sbaragliare la mia vita, di nuovo, e venirti a cercare.» Convenne la cubana, guardando Lauren dritta negli occhi, sperando che quel canale agevolasse la languida comprensione della corvina.
Lauren rimase per qualche secondo a lasciarsi scrutare e a scrutare, poi schioccò la lingua contro il palato, le diede le spalle e se ne andò.
«Non scappare, cazzo. Stiamo parlando, Lauren, perché fai sempre così? Lauren!» La porta si richiude con un tonfo sordo, facendo trasecolare i gracili oggetti sopra la scrivania.
Maledizione.
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Spazio autrice:
Ciao a tutti... Lo so, il mai una gioia era nell'aria.
Scherzi a parte. Sperando che tutti abbiate capito il capitolo, preferisco delucidare alcuni punti perché so che può sembrare molto in contrapposizione.
Ho scelto appositamente questa contraddizione implicita per farvi capire due cose. La prima, che ovviamente i sentimenti ci sono eccome. La seconda, che tali sentimenti non sono la garanzia per stare insieme, ma che ci vuole molto di più.
Camila non si fida di Lauren, ovviamente, dopo così tanti anni di silenzio e dolore. È come quando subiamo un tradimento: i sentimenti rimangono, ma la fiducia no e tornare insieme diventa davvero davvero difficile. Quindi, per quanto Camila sia soggetta al fascino di Lauren, per quanto amore possa ancora volerle, ha anche imparato ad amare se stessa e la sua nuova vita. Ritornare con Lauren sarebbe un salto nel vuoto, e in più non ha senso saltare se non si ha la certezza che ne valga la pena, e Camila al momento non è così convinta di voler penare ancora, ma soprattutto non ha fiducia che quella pena possa portarle da qualche parte.
Non so se mi sono spiegata, spero proprio di sì. Ve lo dico anche perché nei prossimi capitoli non assistere al gelo completo fra loro, ma appunto entreranno in contraddizione questi due stati d'animo forti che origineranno delle situazioni "ambigue", cioè che si sarebbe potuto non capire perché si comportassero così, ma ora la sapete... Spero.
Grazie a tutti.
A presto.
Sara.
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