Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo trenta


Lauren ghermì i fianchi della cubana, aiutandola a sedersi sulla scrivania. La gonna si alzò leggermente, scoprendo la pelle caramellata della cubana, livida di brividi.

La corvina accarezzò le gambe nude, depositando qualche graffio languido che strappò più di un gemito a Camila, incurvata e boccheggiante.

Lauren respirò contro il suo collo, solleticandoli. Camila, istintivamente, affondò le mani nei suoi capelli, trattenendola contro di lei. La corvina tracciò una scia di baci sulla sua pelle tesa, fino a sfiorarle le clavicole, risalendo poi sino alle labbra che succhiò avidamente, cogliendo una dissonanza nel sapore.

Fu Camila stavolta a chiedere il permesso per farsi spazio nella sua bocca, e Lauren non lo negò. La cubana sferzò la corvina con scudisciate confuse e febbrili, avvinghiando le braccia attorno al collo di Lauren e strattonandola verso di se per far sì che i loro petti aderissero.

Necessitava un contatto più intimo, reale e incondizionato. Era come se ogni sua fibra tremasse, agognante di percepire gli anfratti di Lauren intersecarsi ai suoi.

La corvina afferrò le sue natiche, di modo che i loro bacini originassero una frizione l'un l'altro che aizzasse l'ardente desiderio che ormai saturava la stanza di gemiti grevi e rauchi, ma anche di respiri affannosi, di voluttà carnale che si materializzava nelle movenze convulse e disorganiche.

Lauren percorse l'interno coscia di Camila con una mano, carezzandole dapprima i brividi poi la pelle. Si soffermò sull'elastico delle mutandine. Da sopra il tessuto, sfregò un dito contro il punto debole della cubana, che immediatamente irrigidì la schiena e l'arcuò, spingendo irriflessivamente il bacino verso di lei, bisognosa di sentirla sul suo centro pulsante.

Lauren, subdola e machiavellica, escogitò una nuova tortura per Camila e si divertì a metterla in atto.

Mentre con le dita stuzzicava la sua calda intimità, accostò il volto al suo collo e strusciò la punta del naso su di esso, per poi arrestare la sua sinuosa corsa all'altezza dell'orecchio.

«Dimmi, Camila, se adesso ti chiedessi di scegliere fra baciarmi o avermi dentro di te... Che cosa sceglieresti?» Sussurrò, spostando appena la testa per rientrare nella visuale della cubana che teneva gli occhi chiusi a mezz'asta.

Camila deglutì e si costrinse ad aprire interamente le palpebre per fulminare Lauren con sguardo sinistro.

Ho la tua mano in mezzo a me, perché dovrei preferire le labbra?... Ponderò Camila, scuotendo la testa subito dopo.

L'immagine di Lauren che si inginocchiava e assecondava il suo fremente piacere con la morbidezza e l'abilità della lingua, era troppo da sopportare in quel momento transitorio.

«Non hai risposto.» Notificò la corvina, innalzando un angolo della bocca, mentre premeva con più audacia le dita contro il tessuto umido.

Camila lanciò la testa all'indietro, catturò un labbro fra i denti per arginare un gemito gutturale che trovò comunque via d'uscita, insinuandosi in un respiro grottesco.

Lauren le ripropose la domanda, facendole intuire che non era intenzionata a concederle altro se non avesse soddisfatto il suo quesito.

Camila non era sicura del perché di quella domanda, non solo perché quello era decisamente il momento sbagliato per schernirla con la sua appurata supponenza, ma soprattutto perché poteva eclissare una miriade di significati.

Voleva forse sentirsi dire quanto bisogno avesse Camila di sentirla dentro di se? Oppure voleva solo prorogare la sua indecente tortura? O ancora, voleva rimarcare il suo dominio? Qualunque fosse lo scopo, nessuno della due si sarebbe aspettata la risposta spontanea che diede la cubana.

Drizzò la testa, rimirò Lauren negli occhi, con una sfaccettatura turpe che non sfuggì alla supervisione della corvina, ed infine aprì bocca per replicare, ma invece di fornire un responso verbale ne diede uno fisico, baciandola di slancio.

Lauren inizialmente sbarrò gli occhi, sorpresa che Camila rinunziasse alle speciali attenzione che la corvina non le avrebbe comunque vietato.

Ed anche Camila, dentro di se, fu stupita dalla sua reazione. Ogni arto del suo corpo fremeva agonizzante, arrancando e supplicando per un contatto vivido, ma ciononostante aveva prediletto un bacio come se fosse più poderosa la necessità delle sue labbra che delle sue mani.

Quando si avvide di ciò che aveva implicitamente ammesso, si distaccò da Lauren e inchiodando il suo sguardo agli smeraldi rilucenti dell'altra denigrò i suoi propositi, agevolando entrambe.

«Non era una risposta.» Puntualizzò risoluta, ansimante ma senza incespicare.

«Certo che no.» Ribatté Lauren, che forse per la prima volta veniva avvantaggiata da Camila stessa.

La cubana annuì, rincuorata, e quell'attimo di ordinaria follia venne spazzato via dall'avventatezza di Lauren che fece scivolare le dita sotto le mutandine dell'altra, penetrandola con famelica determinazione che prosciugò il respiro già discontinuo della cubana.

Camila conficcò le unghie nelle sue spalle, stringendo le gambe attorno a quelle di Lauren, per sostenersi, dato che quel gesto le aveva indebolito notevolmente le ginocchia.

La corvina sprofondò la testa nell'incavo del collo di Camila, la quale lasciò cadere la testa all'indietro e avvolse la nuca di Lauren con un braccio, infittendo il respiro a tempo con le spinte sempre più decise.

E poi, improvvisamente, mentre i respiri incalzavano contagiosi e la passione sfociava nelle movenze scombinate, qualcuno bussò alla porta.

Il cuore di Camila trasecolò, ma attinse alla sua ragionevolezza per non propagare il sussulto dalle labbra. Tappò provvidenzialmente la bocca di Lauren con una mano, osservando con le pupille dilatate e la mascella prudentemente serrata.

Tese le orecchie verso l'origine del suono interferente, sperando che chiunque si trovasse dell'altra parte della porta non avesse l'ardire di aprirla.

«Chi..» Iniziò Camila, ma la sua voce si palesò più come un pigolio. Si schiarì la voce è riprovò «Chi è?» Il cuore le trottava nel petto, ma il timbro spiccò verosimile, almeno a lei così parve.

«Si accoglie così una vecchia amica ?» Rispose la ragazza dall'altra parte, alterando il tono di modo che simulasse un'offesa.

«Ally!» Pronunciò con un po' troppa enfasi Camila, deglutendo a fatica, paventando una possibile entrata «Ma che bello rivederti.. o quasi...» Aggiunse sottovoce, avvedendosi della porta che le separava impedendone la visione.

«Già. Ho un cliente importante qui nei dintorni.» La mise al corrente la ragazza, con tono leggermente stranito dalla conversazione insolita che stavano intrattenendo.

«Bene, bene..» Replicò Camila, sforzandosi di mantenere la voce stabile e naturale.

Lauren, nel frattempo, si stava sorbendo il dialogo con tedio indicibile, al che meditò su una strategia che assopisse la noia e riallacciasse i rapporti con il desiderio lievemente soffocato dall'ansia.

La sua mano era ancora fra le gambe di Camila, ma per ora decise di mantenerla immota, mentre si dedicava al suo collo, disseminando baci corposi sulla sua pelle, peccando anche con qualche morso sporadico.

«Senti, immagino tu abbia da fare ora, ma dopo ti va di prendere un caffè? Così parliamo normalmente.» Ridacchiò Ally, sporgendo la testa verso la porta per ascoltare la risposta di Camila che non tardò ad arrivare.

«Ah!» Si lasciò sfuggire un gemito, catturando l'attimo dopo il labbro inferiore nella vana speranza di rimangiarsi quell'inconfondibile tradimento, ma era troppo tardi.

«Tutto bene? Ti sei fatta male?» Chiese apprensiva la bionda, poggiando una mano sull'uscio con un rumore sordo che attizzò l'angoscia, ma incomprensibilmente anche il desiderio, di Camila.

«Si, si! La spillatrice.. cazzo, si.. sono un disastro con, con queste cose.» Ribatté la cubana, mentre Lauren si dedicava ad un lembo della sua pelle, succhiandolo con la labbra e levigandolo con la lingua.

«Ok... Allora ti aspetto di sotto.» Terminò la bionda, restando un momento in ascolto.

«Si, si! Vengo subito. Si!» Quasi urlò Camila, assediata dalla tortura incessante di Lauren che non contenta aveva ripreso anche a spingere dentro di lei, togliendole anche l'ultima riserva di ossigeno di cui disponeva.

«Quanto entusiasmo.. Va bene, ti aspetto giù. Intanto vado a salutare Dinah.» Dopodiché avvertirono i passi risuonare nell'atrio, avvisandole della dipartita di Ally.

Camila tirò un sospiro di sollievo, ringraziando il cielo che dall'altra parte non ci fosse stata la polinesiana, altrimenti avrebbe fatto irruzione nello studio senza scrupoli.

Le labbra di Lauren, che agivano indefesse sul collo martoriato della cubana, si incurvarono in un sorriso che sfiorò la pelle di Camila, innervosendola.

«Staccati.» Ingiunse autoritaria, spingendo contro le sue spalle per allontanarla.

Inizialmente Lauren non accondiscese la sua richiesta, ma quando Camila ripeté lo stesso concetto solo più immite, la corvina si convinse ad arretrare, permettendole di scendere dalla scrivania.

Camila balzò in piedi, si rassettò i vestiti stazzonati e passò una mano nei capelli scarmigliati per riportarli all'ordine. Respirò profondamente, mentre vagava per l'ufficio, incollerita, marciando sul parquet con passo pesante.

«Ti rendi conto di quanto sei infantile, si?» Domandò la cubana, moderando il tono, ma lasciando trapelare con nota avversione lo sdegno.

«Era solo un gioco.» Alzò gli occhi al cielo Lauren, appoggiandosi a braccia conserte contro la scrivania dove prima giaceva Camila.

La cubana bofonchiò qualcosa sommessamente, scuotendo la testa rassegnata. Lauren era una bambina, forse per la mancata educazione, una lacuna che vigeva nella sua vita con irriverente boria. Non si rendeva conto delle catastrofiche conseguenze che avevano appena sfiorato? Pensava solo a divertirsi, tutto qui?

«Tu non sai in che guaio potevamo cacciarci.» Rincarò Camila, stavolta avanzando un passo nella direzione di Lauren, con il dito puntato verso di lei.

«Dovresti rilassarti. Non è successo niente.» La rassicurò Lauren, sospirando, infastidita dalla inane preoccupazione di Camila che esondava nel momento sbagliato quando la minaccia era ormai stata sventata.

«Non dirmi di rilassarmi!» Il volume si impennò, al che la cubana si schiarì la voce per appiattare l'animo ribollente.

Dimezzò ulteriormente il divario fra lei e la corvina, trafiggendole il petto con l'indice e l'altezzosa imposizione con sguardo sbieco.

«Sei una bambina, Lauren.» Fischiò a denti stretti, sfidando l'esigua pazienza della corvina che vacillava ogni qualvolta le venisse mosso un affronto impudente.

«Camila, sei arrabbiata perché sono stata indecente o perché ho stravinto io?» Azzardò Lauren, increspando le labbra in un sorriso impertinente che fomentò l'indiscernibile ira di Camila che adesso, messa davanti a tale opzione, non sapeva più identificare le sue stesse turbolenti emozioni.

«Hai giocato ad armi impari.» Digrignò i denti, lasciando che i suoi sentimenti parlassero da soli.

Evidentemente non era solo irritata dal comportamento puerile che indubbiamente aveva adottato Lauren, ma in un angolo recondito del suo astruso essere si manifestava anche un incontenibile disprezzo per non aver saputo tener testa all'arroganza di Lauren.

«Se vuoi davvero giocare, facciamolo come si deve.» Osò la cubana, scrutando l'espressione incuriosita di Lauren con un pizzico di supponenza.

La corvina fece un cenno nella sua direzione, esortandola ad approfondire la chiara richiesta che stava volutamente sottacendo per creare un effetto di suspence.

«Portami sul ring.» Sentenziò Camila, sogghignando, sapendo bene che a quella improbabile sfida Lauren non si sarebbe mai approssimata.

*****

Camila scese frettolosamente gli scalini che separavano il bar dall'androne. La gonna a tubino limitava le sue movenze, e anche i tacchi ostacolavano il suo incedere baldanzoso.

Dinah ed Ally erano sedute ad un tavolo al centro del locale, sorseggiavano caffè mentre si ragguagliavano sulle ultime notizie che si erano perse a causa della lontananza che gravava sui rapporti amichevoli -e pettegoli- delle tre.

Camila serpeggiò fra le sedie disposte in malo modo al centro del corridoio, si scusò più di una volta per aver urtato un commensale seduto o essere andata a sbattere contro un cliente in fila. Sopraggiunse trafelata al tavolo delle due ragazze, ma sorrise, entusiasta di rivedere -stavolta per davvero- Ally.

La bionda la strinse in un abbraccio fraterno che Camila reciprocò subito, ricordando di quando da bambine si salutavano allo stesso modo quando la mattina erano costrette a separarsi per entrare in classi diverse.

Dopo il rituale, ripresero entrambe posto a sedere. Il cameriere chiese a Camila se desiderava qualcosa e lei ordinò una cedrata per mitigare l'arsura. Dinah stava raccontando ad Ally di Siope, narrando la loro storia come se fosse un'epopea.

Dinah si era presa una bella cotta, quello era ormai appurato, e anche Ally constatò l'infatuazione della polinesiana con una battuta di spirito che fece ridere tutte e tre.

«E tu, pensi sempre al lavoro oppure no?» Domandò la bionda, spostando l'attenzione su Camila che dapprima si trovò a balbettare arrossendo, poi sorrise e scosse la testa in segno di diniego.

«Io ho solo il mio lavoro, ed è già un impiego laborioso.» Aggiunse la cubana, ringraziando il cameriere che le servì la bevanda gassosa con un sorriso ancor più frizzante.

Ally scosse la testa, arrendevole. Ormai Camila era un caso disperato. Riesumò tutti gli appuntamenti combinati che avevano pianificato Dinah ed Ally all'insaputa della cubana, sperando di creare un effetto cupido nella vita monotona della ragazza che pareva essere sempre stata interessata solo allo studio, al lavoro e alla sua carriera.

«Devo scappare.» Decretò Ally con una smorfia costernata, tracannando l'ultimo goccio di caffè rimasto nella tazzina «Incontriamoci sabato, se avete tempo. Pizza e cinema come ai vecchi tempi.» Propose la ragazza, sorridendo nostalgicamente, con sguardo assorto in un'adolescenza ancora palpabile, ma sfuggevole.

«Certo! Io ci sto, tu Mila?» Accettò immediatamente Dinah, porgendo quella domanda in modo retorico alla cubana perché abitudinariamente trascorsa il sabato oziando fra il letto e il divano.

«Ah.. No, cioè vorrei, ma ho un altro impegno.. Rimandiamo a domenica?» Tentò di sfoderare un sorriso disinvolto per non destare sospetti, ma Ally e Dinah si scambiarono un'occhiata circospetta che fece rabbrividire la cubana.

«Ci devi dire qualcosa?» Insinuò maliziosa Ally, reclinando leggermente la testa e assottigliando gli occhi.

Camila scrollò le spalle, abbassò lo sguardo sul bicchiere dal quale scoppiettavano bollicine dolciastre, e infine disse «Vado solo ad un allenamento in palestra.»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro