Capitolo quarantuno
Camila spinse Lauren contro il bracciolo del divano, tenendo le spalle recalcitranti della ragazza immobilizzate contro il sofà.
Lo sguardo cagnesco della corvina alludeva ad un venturo scenario esageratamente vendicativo. Camila intuì che, con quella mossa azzardata, aveva firmato la sua disdetta. Ma non le importava... Non in quel momento, almeno, dove spadroneggiare il predominio eclissava qualsiasi certificata rivalsa.
«Camila.» Ringhiò a denti stretti Lauren, contraendo i muscoli «Non sai in che guaio ti stai cacc..» Le labbra della cubana prosciugarono le sue parole.
Incespicò inizialmente, perché il buio della stanza intralciava la sicurezza nei movimenti. Comunque riuscì a catturare il labbro superiore della corvina tra i denti e lo tirò leggermente, strappando un gemito gutturale a Lauren che, successivamente, camuffò come un grugnito, ma era troppo tardi. Per quanto si opponesse, Camila lo percepiva il desiderio che scalpitava in lei, che le stringeva le gambe, le mozzava il respiro, la coglieva impreparata.
«Sei logorroica.» Mormorò seducentemente, facendo aderire i suoi fianchi a quelli della ragazza sotto di lei.
Lauren inspirò profondamente, sopprimendo un gemito che le stava già, insolentemente, percorrendo le labbra.
«E, come ti ho già detto, sono io a dover parlare.» Puntualizzò raucamente la cubana, mentre si premurava di imprigionare i polsi di Lauren sopra la sua testa.
«Non so cosa tu..» Cominciò Lauren, ma le parole le si frantumarono di netto quando la cubana assestò una spinta calcolata contro il suo bacino, sfregando con irruenta foga i loro sessi.
«Sei veramente in un gua..» Non si arrese Lauren, ma Camila stavolta le torturò il collo con un morso imprevisto, mentre i loro seni cozzarono l'un l'altro e i bacini, inevitabilmente, si cercarono.
«Ti ho già spiegato..» Riprese Camila, accennando un sorriso compiaciuto mentre si crogiolava sulla pelle seviziata di Lauren «Che adesso...» Depositò una scia di baci sull'arcata del collo, conquidendo il lobo dell'orecchio. Lauren dovette conficcare i denti nel labbro per non tubare. «Parlo io.» Ribadì Camila, attenuando la frizione fra i loro corpi, come per sottintendere che Lauren avrebbe subito una punizione ogni volta che avrebbe trasceso le sue imposizioni.
«Ti piace, farmi impazzire, ti piace molto.» Sibilò Camila quando ottenne una temporanea resa da parte dell'altra «Non capisco mai cosa vuoi, ma soprattutto.. Chi sei.» Specificò la cubana, con un pizzico di rammarico nel tono che travestì dietro rapidi morsi sul collo dell'altra.
«A volte sembri una ragazzina indifesa che per proteggersi usa il sarcasmo. Altre volte, invece, assomigli ad una donna altezzosa che sottovaluta tutti.. Non so quale delle due sia peggio.» Esordì Camila, spiegando minuziosamente il suo punto di vista, tastando con le labbra le clavicole della cubana un po' per sfuggire al buio, un po' per nascondersi in esso.
«A volte sembra che tu sia disposta a cambiare, a migliorarti. Altre volte, invece, sembra che non te ne importi nulla di niente e nessuno.» Adesso calcava i segmenti di pelle dell'altra con la punta della lingua, leccando i brividi che pullulavano sull'incavo del collo.
Lauren, inaspettatamente, arcuò la schiena, ricercando un contatto con i fianchi di Camila. La cubana la stava provocando e benché la mente fosse acerrima all'ascesa della cubana, il suo corpo si modellava al suo volere, lasciandosi governare senza pudore. Quella gliela avrebbe fatta pagare cara, molto cara.
«A volte sembra che le persone ti stiano a cuore, ma altre volte pare che non ti importi nemmeno di te stessa.» Proseguì agguerrita Camila; ora che aveva la situazione in pugno, reprimere ciò che aveva taciuto a lungo era impossibile.
Le mani della corvina ghermirono i fianchi della cubana, istigandola a muoversi, ma Camila si oppose autoritaria. Anche lei necessitava di saziare il torpore del basso ventre, anche lei desiderava baciarla, anche lei voleva boccheggiare contro il suo collo, la sua spalla, il suo petto... Ma c'era qualcosa che voleva maggiormente: stuzzicarla fino allo sfinimento, usando le sue lacune contro di lei.
«A volte sembra che tu aspetti qualcuno che ti salvi... E poi, invece, stai solo aspettando di essere tu ad uccidere qualcuno.» Non fu facile artigliare l'orlo della maglietta di Lauren, soprattutto al buio, ma infine eccelse nel suo intento e privò la corvina del primo strato.
«Ed infine..» Il suo respiro si fece più affannato ma fievole, come se fosse affaticata, ma al contempo quello che stava per esporre le affievoliva la voce «A volte sembra che tu sia gelosa, ma poi no, non lo sei mai.» Concluse, cercando di mantenere un tono suadente, per non lasciar trapelare l'amarezza che si celava dietro quella disillusione.
Per qualche secondo non si udì niente, oltre ansiti e rauchi gemiti, forse implicite richieste che mai si sarebbe tramutate in esplicite suppliche.
Camila credette di aver sconfinato, tralignato in qualche modo quell'orizzonte fantomatico che avevano tracciato con il reciproco astio, proibendo altro oltre ciò che già carnalmente condividevano.
Camila, impaurita e trafelata, sentiva il cuore pulsare nelle tempie, nelle guance paonazze, nei battiti delle ciglia, tutto il suo corpo era un putativo battito. Si sentiva dall'altra parte, sull'altra sponda... E, ora che era arrivata di là, voleva tornare indietro con tutta se stessa.
«È così.» Spezzò il silenzio Lauren con un sussurro sepolcrale, talmente fievole da non parere vero, ma comunque talmente violento da provocare capogiro.
Camila scosse leggermente la testa, investì nuovamente i panni della sovranità e si approssimò all'orecchio della corvina «Cosa?»
Lauren schioccò la lingua contro il palato, pure nel buio impenetrabile della stanza a Camila parve di vederla strizzare gli occhi e storcere le labbra, come se odiasse le parole che si ribellavano chiassose.
«Lo sai.» Ringhiò a denti stretti, serrando le mani in due pugni.
Camila avvertì i polsi dell'altra irrigidirsi nella sua morsa, al che esercitò maggior mole anche lei per non permetterle di divincolarsi.
«Dovrai essere più precisa. Ho detto tante cose e...» Si pavoneggiò Camila, lasciando che un albeggiante sorriso sbocciasse sulle sue labbra in fiore.
«Sono gelosa.» Tagliò corto Lauren, sospirando rumorosamente l'attimo dopo. Era un alito di inconfessabile sollievo o era il preludio di un rancoroso pentimento?
Camila si prese qualche istante per gustarsi quel momento, assaporarlo attimo per attimo, goderlo velo dopo velo, gioirne atomo dopo atomo... Poi, imprevedibilmente, la prigione che lei stessa aveva eretto, divenne la sua cheba.
Lambì le labbra umide e turgide dell'altra con le sue, mentre faceva sdrucciolare i polpastrelli contro l'addome tonico di Lauren, sentendola sobbalzare appena a causa della sensazione fredda che le propagavano le sue dita.
«Non devi essere gelosa di qualcosa che è già tuo.» Mormorò, e poi nessuna delle due ebbe il coraggio -o il tempo- di analizzare la frase, perché Camila si tuffò nelle sue labbra.
Inizialmente il bacio fu colmo di paura, da parte di entrambe. Si erano già viste nude, ma nessuna delle due si era spogliata davvero. Paradossalmente, quella notte, al buio, fu la
prima volta che si videro davvero.*
Dopo, Camila prese l'iniziativa e approfondì impavida il bacio, facendo scivolare la lingua contro il labbro inferiore di Lauren, per poi duellare con l'altra. Le mani della corvina si posarono sulle sue natiche, colpendola su una di esse. Camila sussultò, sprovveduta, ma presto gli angoli della bocca si incresparono in un sorriso perversamente soddisfatto.
Lauren le alzò del tutto la gonna, ormai salita all'altezza del bacino. Le carezzò le gambe nude, sogghignando degli istintivi spasmi dell'altra che assecondavano il suo tocco.
Camila, poi, rammentò che era ancora lei al comando e che non le sarebbe stato concesso tanto presto di riassumere tale agio, quindi abusò del privilegio ora che ne aveva la possibilità. Inaspettatamente serrò le gambe, impedendo a Lauren di sfiorarla laddove entrambe spasimavano di sentirsi. La corvina grugnì, ma intuì il proposito malsano dell'altra quando questa si accasciò contro il suo petto.
«Posso fare qualcosa per te?» Bisbigliò, e subito i polpastrelli di Lauren affondarono nelle natiche prorompenti della cubana avvinghiata su di lei.
«Si.» Replicò sorprendentemente svelta la corvina, passando la lingua sulle labbra prima di suggerire «Lasciare che ti faccia mia come si deve.»
Camila trasalì, inondata da una vampa di calore che le vellicò le ossa. La sua protesta era durata anche troppo, adesso non vi erano difese che attecchissero.
Con un gesto lesto e impaziente, Camila afferrò il polso di Lauren e lo portò fra le sue cosce. Lo fece agilmente scivolare sulla sua intimità e permise alla corvina di scostarle autonomamente le mutandine, dopodiché indugiò sull'entrata della cubana, indecisa se ripagarla con la stessa infima moneta. Ma il desiderio era asfissiante, incontenibile, così prese la frettolosa decisione che avrebbe rivendicato la sua incondizionata supremazia presto... Molto presto.
Lasciò che Camila saziasse la sua imperitura libidine. La penetrò con due dita, sentendo le pareti calde stringersi attorno a lei, accoglierla con piacere, liberandosi con un sospiro della frustrante attesa.
Lasciò che spingesse i fianchi su di lei, contro di lei.. Che le sue dita riempissero il suo sesso, che le sue labbra si spalancassero a corto d'aria, che le sue mani le graffiassero il torace, si conficcassero nelle spalle, la palpassero in cerca di.. di carne, di calore, di qualsiasi pezzo appartenesse a lei.
E poi, solo quando i muscoli della cubana si irrigidirono e le spinte si infittirono, le negò l'appagamento completo. Camila balbettò qualcosa d'incomprensibile, chiaramente perplessa. La mano di Lauren era ancora dentro di lei, ma con l'altra si assicurava di immobilizzare il bacino della cubana.
Le parole di Lauren risuonarono nitide, sbrecciando l'aria satura della stanza «Dillo.»
Camila aggrottò le sopracciglia, non comprendendo quello che l'altra le stava chiedendo. Scosse appena la testa, fendendo l'oscurità, ma non abbastanza da essere vista, così chiese «Cosa?»
«Che sei mia.» Rispose Lauren, stuzzicando le pareti interne dell'altra con movimenti lenti e agognanti.
Camila lanciò la testa all'indietro, tentò di muovere i fianchi, ma venne prontamente arrestata dalla presa inderogabile di Lauren che non le concesse di sottrarsi alla sua richiesta.
La cubana impiegò tutte le sue forze per osteggiare il tentativo infido dell'altra di pareggiare i conti, ma le sue fibre erano sdrucite dalla passione, i suoi muscoli si flettevano sporadicamente aggrediti da spasmi bramanti, il suo respiro si condensava sempre di più, come se necessitasse di raggiungere l'amplesso per tornare a stabilizzarsi.
«Sono tua, Lauren.»
Fu una resa dolce-amara, per entrambe.
La corvina slacciò la mano dal fianco di Camila e questa non attese nemmeno un attimo per riprendere da dove si era interrotta. Stavolta, però, era stremata. Si afflosciò contro la spalla della corvina, riposando la testa contro di essa e spingendo a fatica il bacino. Lauren l'aiutò, muovendo con scatti decisi le dita dentro di lei.
Ben presto la sua schiena si inarcò, il respiro si disseccò e le sue membra furono tutte un fremito di spassionato abbandono.
Camila restò appisolata contro la pelle imperlata dell'altra, mentre Lauren le carezzava i capelli, in attesa che l'altra recuperasse prezioso ossigeno.
Lauren stava già progettando la sua rivalsa, quando Camila sfregò il naso contro il suo collo, cogliendola di sorpresa. Normalmente non sopportava quegli attimi di imbarazzante affetto che si scambiavano due persone dopo un fervente momento di lussuria, ma per la seconda volta non la infastidì che Camila adagiasse la sua stanchezza sulle sue possenti spalle, non la innervosì che Camila avvolgesse un braccio attorno al suo collo, stringendola più vicina per immergere la punta del naso fra i suoi anfratti. Anzi, le infuse una sensazione di pace, di inafferrabile letizia.
Stava bene.
«Lauren...» Cominciò Camila. Gli argomenti di discussione erano vari e tutti enormemente insigni, ma in quel momento la corvina non voleva sentire niente oltre il silenzio idillico.
«Non ora, Camila.»
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Spazio autrice:
Ciao a tutti!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto..😬
Fatemi sapere che ne pensate!
A presto.
Sara.
*Non penso ci sia molto da spiegare, ma ci tenevo solamente a dire che quello che intendevo era che ovviamente si sono viste a livello fisico e visivo, ma non si erano mai guardate dentro. Quella notte non fu possibile guardare i loro corpi, ma proprio non vedendosi a livello materiale riescono a osservarsi in ambito "sentimentale". Perché a volte è proprio al buio che ci vediamo dentro.
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