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Tranquillità

Jack

Finalmente Jeff si fermò, eravamo davanti ad una grande villa ed io misi le mani sulle ginocchia prendendo fiato, odiavo sembrare debole ma non mi ero del tutto ripreso e quel coglione sembrava non rendersi conto di quanto avessi faticato per stargli dietro.

Buttai un occhio su di lui, era appoggiato ad una parete e mi stava fissando continuando a sorridere, non aveva smesso da quando eravamo usciti da casa e stava cominciando a diventare inquietante.

Conoscevo Jeff da anni e l'unica espressione che gli avevo visto fare era quella incazzata, oltre ai due squarci che creavano un ghigno sul suo volto, mentre adesso continuava ad incurvare le labbra all'insù ed anche i suoi occhi sembravano più sereni del solito.

-''Appena ti riprendi del tutto entriamo.''

Sgranai gli occhi ma giustamente lui non poteva saperlo data la maschera: gentilezza, felicità, tranquillità, erano sentimenti che non avrei mai associato a Jeff ed ero sicuro che covasse qualcosa.

Durante il tempo passato insieme avevo provato un certo affetto nei suoi confronti e avrei potuto dire che la stessa cosa provasse lui, la nostra amicizia era fatta di scherzi violenti e frecciatine ma lui mi aveva sempre trattato in maniera diversa rispetto agli altri, e proprio per questo potevo dire di conoscerlo, mentre adesso, adesso sembrava un'altra persona ed era dannatamente strano, quasi forzato a fare qualcosa che in realtà non gli apparteneva.

-''Mi spieghi che cazzo ti ridi?''

Il ragazzo si accigliò e la sua espressione tornò ad essere neutra e priva di qualsiasi sentimento, era quello il Jeff che conoscevo, ma adesso non mi sentivo così contento nell'averlo fatto riapparire.

-''Muoviamoci.''

Scavalcò in cancello ed anche se con meno agilità rispetto a lui lo feci anche io. L'erba attutii la mia caduta, ma per un secondo mi chiesi se non stessi rischiando troppo. 

Nonostante avessimo corso per ore allontanandoci dalla nostra città conoscevo piuttosto bene quel ricco quartiere residenziale e sapevo che attaccare una villa del genere non era proprio una brillante idea nelle mie condizioni.

Il ragazzo dalla felpa bianca però non sembrava essere ne preoccupato per la situazione ne tanto meno per me e mi precedette passeggiando tranquillamente fino a raggiungere il retro della casa.

Quando arrivai mi trovai di fronte a delle scale in discesa ed una volta finita la rampa vidi Jeff farmi segno di entrare attraverso una porta che aveva scassinato. Era quasi incredibile come non avesse fatto nemmeno il minimo rumore.

Entrammo in quella che doveva essere la lavanderia e Jeff riuscì a guidarmi attraverso corridoi e scale varie finché non ci trovammo in un enorme salone.

-''Sei già venuto qui?''

Mi avvicinai a lui e sussurrai al suo orecchio facendolo sussultare, forse non si aspettava la mia improvvisa vicinanza dato che pochi minuti prima ero ancora molto indietro rispetto a lui, o forse lo avevo semplicemente spaventato.

-''Si, ma non ho mai fatto nulla.''

Mi fece cenno di seguirlo al piano di sopra e di fare piano.

-''Come mai?''

-''Non lo so, mi è sempre piaciuto osservarli pregustando il momento in cui li avrei uccisi, ma non mi andava di farlo realmente prima di oggi.''

Decisi di non fare domande, quel modo di parlare mi aveva spiazzato: il modo in cui la voce usciva più leggera di un sussurro, i suoi occhi stranamente espressivi e quel sorriso amaro; poi considerando che ci trovavamo davanti la porta di quella che doveva essere la camera da letto non mi sembrava intelligente parlare.

Jeff aprì la porta che non emise nemmeno il minimo rumore e si appostò al lato del letto dove dormiva un giovane uomo dalle spalle larghe e i bicipiti scolpiti.

Alzai un sopracciglio mentre raggiungevo la parte dove una biondona in reggiseno era rannicchiata. Sapevo che il moro preferiva le ragazze e per un attimo pensai che me l'avesse lasciata proprio perché anche io preferivo i reni di queste ultime.

Incrociai lo sguardo del killer e appena capii il segnale affondai il mio coltellino nella morbida carne di quella ragazza. Lei strabuzzò gli occhi e li puntò nella ferita sgorgante di sangue che avevo lasciato sul suo petto.

Dolore, terrore, consapevolezza di star per morire, era ciò che io adoravo degli omicidi, vedere le mie vittime distrutte prima dai sentimenti e solo dopo dalle mie ferite, sapere che io ero il loro padrone e che avevo il potere di decidere per loro.

La ragazza grugnì ed io sfilai la lama per piantarla nel suo cuore e porre fine alle sue sofferenze, poi la girai preparandomi per la mia parte preferita, la sensazione di pura supremazia mi rendeva estasiato.

La mia mente era ormai assente, non sentivo ne vedevo Jeff e la mia concentrazione era tutta per il taglierino che stava incidendo la pelle lattea e già scoperta della mia preda.

I tagli furono semplici, puliti e precisi e presto potei prelevare quegli organi che tanto amavo e che sarebbero stati in grado di saziarmi.

Affondai la mano nello squarcio che avevo creato alla base della schiena di quella ragazza e appena i miei polpastrelli toccarono la superficie viscida del rene strattonai con forza e lo levai dalla sua originale postazione.

Il sangue colava sulle mie dita e potevo sentirlo caldo e denso accarezzare la mia pelle.

Ero impaziente così spostai la maschera fino a scoprire del tutto le mie labbra e in preda all'estasi addentai quella sostanza morbida e viscida. Il suo sapore mi invase la bocca, sangue e carne cruda erano le uniche cose che il mio stomaco accettasse senza darmi l'impulso di vomitare e più mordevo più io mi sentivo tranquillo e appagato.

Quello che era la mia cena terminò troppo in fretta e fui felice quando mi ricordai che ogni essere umano possedeva ben due reni, ripetei le azioni precedenti e gustai nuovamente quel cibo divino e quando anche questo fu finito, nonostante avessi ancora fame, voltai la testa per porre la mia attenzione su Jeff.

Non era la prima volta che andavo ad uccidere in compagnia, mi era capitato con Ben, con Toby, con Clock e certe volte avevo avuto la coincidenza di capitare nelle abitazioni dove Masky, Hoodie e Rouge avevano già fatto piazza pulita di tutti i residenti ma mai avevo visto Jeff nei panni del killer e anche gli altri come me non gli avevano mai fatto compagnia.

Rimasi scioccato, non che io fossi un santo ma mai mi sarei aspettato tanta violenza: sul viso dell'uomo albergava lo stesso sorriso di Jeff e gli occhi erano spaventati e terrorizzati, il torace sanguinava copiosamente date le tante ferite lasciate dal coltello e lo stomaco era aperto lasciando la visione dell'intestino, mi assalii il dubbio che quella ferita in particolare fosse stata inferta prima della morte, come  avevo fatto a non sentire le urla strazianti di quell'uomo?

-''Questo pezzente avrà svegliato i suoi figli, andiamo.''

Guardai il moro, tutto quello che avevo letto precedentemente sul suo viso era scomparso, il suo volto era macchiato di sangue e il suo innaturale sorriso era aperto e sanguinante per non parlare di quegli occhi, erano quasi del tutto bianchi se non fosse stato per la minuscola pupilla nera che avrei giurato brillasse di rosso fino a poco tempo prima.

-''Smettila di fissarmi, ho detto andiamo.''

Non mi aspettò e uscii dalla stanza sparendo in fretta in quel lungo corridoio ed io riuscii ad orientarmi solamente grazie a suoni orribili che mi guidarono in quel labirinto di stanze.

Mi trovavo all'entrata di una stanza con due lettini singoli ed una grande finestra che faceva entrare la luce della luna e illuminava parzialmente le pareti azzurre, Jeff era messo di profilo rispetto a me e affondava il coltello in quello che era un corpo privo di forma nel letto, quello che prima era un bambino era morto sicuramente da tempo ma il moro non si fermava e più i fendenti entravano in contatto con la carne di quell'umano più le risate del ragazzo riempivano la stanza.

Un suono mi fece distogliere lo sguardo da quella scena, era un rantolo soffocato e proveniva dall'altro letto dove un altro bambino quasi del tutto coperto dalle lenzuola tremava tenendo gli occhi puntati sul mio amico.

Presi un profondo respiro, non avevo mai amato fare fuori bambini e pensandoci bene forse non lo avevo mai fatto, tutte le volte che uccidevo era per necessità e per fame ed anche se porre fine alla vita di qualcuno mi provocava piacere ero sempre restio dal farlo, ero forzato da forze più grandi di me ed essere un killer e adesso che la mia fame era parzialmente calmata la mia lucidità non mi permetteva di avvicinarmi a quel letto e fare del male a quel piccoletto.

Come se avesse sentito la mia presenza quest'ultimo si voltò nella mia direzione e sgranò ancora di più gli occhi anche se poi, vedendomi fermo sulla soglia, abbassò la coperta che gli copriva il viso rigato di lacrime e disse qualcosa cercando di marchiare il labiale.

Ero confuso, non sapevo cosa mi avesse chiesto dato che la mia maschera non mi dava una visibilità così chiara da poter vedere dettagliatamente ma il semplice fatto che mi avesse parlato mi fece pensare che lui potesse anche non avere paura di me.

Jeff finì di straziare quel corpo e si mosse nella mia direzione, prima di essere abbastanza vicino mi lanciò qualcosa che con un rumore orribile si andò a spiaccicare nella mia felpa, poi si diresse verso il bambino che mi guardava non occhi imploranti.

-''Dovrebbe andare bene.''

Urlò quelle poche parole e poi la sua attenzione fu totalmente rapita da quelle iridi che lo guardavano spaventate e da quella bocca che aveva cominciato ad urlare e ad invocare l'aiuto di quei genitori che ormai, a sua insaputa, non c'erano più. 

Abbassai lo sguardo sulla mia felpa e presi la sostanza che macchiava il mio indumento preferito, la consistenza mi era familiare ma non riuscivo a riconoscere quella cosa finché un'idea non mi balenò in testa.

-''Dovrebbe essere un rene?''

Il killer sbuffò girandosi di nuovo nella mia direzione e quel corpicino tremante ne approfittò per nascondersi sotto le coperte, potevo giurare di sentire il suo cuore correre come un treno impazzito anche dalla mia posizione abbastanza distante rispetto alla sua.

-''Non sono pratico come te, non potresti semplicemente accettare la mia gentilezza e non rompere il cazzo per i prossimi venti minuti?''

Sorrisi e alzai la maschera mangiando quello che rimaneva di quel povero organo, si Jeff non era per niente pratico e potevo dire che non si era neanche impegnato ad essere delicato ma ero contento di quel gesto, forse era stata semplicemente una svista, si era ritrovato fra le mani quell'organo e aveva deciso di portarmelo eppure il semplice pensiero che potesse aver pensato a me mentre trucidava quel bambino era qualcosa di molto dolce, molto più di quello che sembrasse.

Guardai un'ultima volta nella direzione del letto e decisi di uscire dalla stanza: non sarei rimasto a guardare e poi quella situazione mi aveva talmente sconcertato che anche la fame mi era passata.

Scesi al piano di sotto e mi sdraiai sul divano affranto, nonostante fossero passati anni da quando mi avevano sacrificato per il mio attuale padrone non ero ancora in grado di uccidere a sangue freddo e senza pensare a ciò che potesse provare la mia vittima, bastava occultare il mio bisogno che la mia mente costringeva i miei muscoli a non muoversi e liberava sentimenti che non dovevano neanche esistere.

Pietà, compassione e tristezza erano emozioni di cui non dovevo neanche conoscere la pronuncia e invece mi ritrovavo persino a provarle.

Posai la mano sulla macchia ancora fresca della mia felpa e chiusi gli occhi, mi sentivo stranamente tranquillo nonostante tutto e anche questo non sarebbe dovuto accadere.

Jeff

Il bambino tremava sotto le lenzuola e io stanco di non poter vedere la sua espressione terrorizzata decisi di scostare malamente queste ultime cercando di allargare ancora di più il mio insano sorriso. 

Sapevo che Jack era uscito dalla stanza e non ne capivo neanche il motivo, avevo lasciato quel marmocchio per lui e invece di farlo fuori era rimasto a fissarlo mentre ora aveva preferito risparmiarsi la scena di io che ponevo fine alla sua vita.

Jack, quel ragazzo era sempre stato un punto interrogativo per me, avevo sempre provato una certa simpatia per lui anche se non facevo altro che prenderlo per il culo ma il fatto che non riuscisse ad uccidere senza nessuna distinzione era un qualcosa che mi disgustava. Come poteva essere un killer se si impietosiva davanti ad un paio di occhi dolci?

Cercai di non pensare più a quel buono a nulla e mi concentrai su quel moccioso che presto avrebbe raggiunto suo fratello nell'aldilà.

-''Chi sei tu?''

-''Shh, torna a dormire.'' 

Il mio coltello stava per raggiungere il suo viso quando mi bloccai, quegli occhi grandi e colore del prato, quei capelli castano chiaro che illuminati dalla luna sembravano spighe d'oro, quella domanda, tutte quelle cose riportarono alla mente l'unico omicidio di cui mi fossi pentito e mi ritrovai a correre giù dalle scale.

Liu, era da tanto che non tormentava i miei pensieri e quel nanetto lo aveva fatto ritornare a invadere la mia mente. Maledetto Jack, se solo lo avesse ucciso!

Girai per varie stanze ma di lui nessuna traccia, finché non lo vidi sdraiato sul divano, il suo petto si alzava e abbassava regolarmente e dato che nonostante il casino che avessi combinato lui non si era mosso da quella posizione immaginai si fosse addormentato.

Mi accasciai finchè il mio sedere non finì contro il freddo pavimento, sentivo il bambino piangere e i suoi piedini muoversi da una stanza all'altra cercando i genitori. Non potevo lasciare un testimone, avevo persino criticato Jack e adesso mi trovavo anche io a non riuscire ad uccidere uno stupido bambino.

Mi alzai e corsi, il cuore martellante, gli occhi che bruciavano e una voglia matta di urlare.

Trovai il bambino in ginocchio davanti alla porta della camera dei suoi, piangeva e non sembrava essersi accorto di me così prima che potesse incantarmi di nuovo con le sue iridi così familiari mi misi alle sue spalle e lo sgozzai.

Fu una sensazione strana, come se avessi ucciso mio fratello per la seconda volta ed il mondo cominciò a vorticare troppo velocemente per i miei gusti.

Scesi lentamente le scale e altrettanto lentamente mi posizionai di fronte al divano per svegliare quel coglione e tornarmene a casa, questa volta mi serviva qualcosa di più forte di una stupida birra.

Feci per urlare quando notai che la mano di Jack stringeva la felpa nel punto in cui era macchiata di sangue, ripensai al gesto stupido che avevo fatto poco prima e decisi che l'alcol non era abbastanza per cancellare una serata così orrenda, eppure non stavo male come prima.

Guardai il ragazzo sdraiato, doveva essere davvero stanco per essersi addormentato così.

Sbuffai, mi sentivo così tranquillo adesso e il silenzio di quella villa sembrava avere un effetto soporifero anche su di me. 

Spostai malamente le gambe di Jack e mi buttai dove prima stavano i suoi piedi, lui si svegliò di colpo e si tolse la maschera osservandomi mentre io poggiavo la testa sui cuscini per poi voltarla nella sua direzione.

-''Tutto apposto?''

-''Si, ma adesso chiusi quella cazzo di fogna che ho voglia di dormire.''

Lo sentii borbottare qualcosa come ''tu e la gentilezza fate a pugni'' ma mi ascoltò davvero e tornò alla sua posizione iniziale poggiando però i suoi piedi sopra di me.

Posai le mani sulle sue caviglie e lui mi tirò la maschera per poi chiudere le palpebre.

-''Il velluto dovrebbe aiutarti.''

Sorrisi ed indossai la maschera per poi cadere piano piano fra le braccia di Morfeo.

Come aveva fatto quello stupido a farmi provare così tanta tranquillità?

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