E•L•E•V•E•N•T•H
Maya la invitò a casa sua per cena, approfittando del turno notturno di Sakuma, e per tutto il resto del pomeriggio, nessuna delle due toccò più l'argomento "Meteora". Maya cercava di rallegrarla con qualche gossip, ma nonostante ciò Izumi rimase tutta la sera chiusa come in uno stato di trance, e raramente aprì bocca per parlare.
-Domani ne parlerai anche con Mido, vero?-
Domandò infine Maya, dopo interminabili secondi di silenzio passati a guardare uno stupido programma in TV.
-Si, Maya, non preoccuparti. Dovrà anche dirmi quando e dove si sposeranno.-
-Beh, immagino aspettassero te! Se hai bisogno per il vestito ti accompagno io!-
Izumi ringraziò Maya ma rifiutò l'offerta, dicendole che avrebbe chiesto consiglio a Ryuuji stesso, e tornò a guardare la TV con sguardo assente. Maya non sapeva più che fare per tirarla su di morale, fino a che Izumi, conscia di stare facendo preoccupare la sua amica, si decise a a fare una domanda di sua spontanea volontà:
-Sai se Kazusa è in città?-
-Kazusa? No, credo sia ancora alla Cloister, praticamente vive là. Vuoi che la chiamo?-
Mentre Maya digitava il numero, Izumi era arrivata alla conclusione che soltanto Kazusa avrebbe potuto darle un'opinione imparziale: sapeva che Maya le voleva troppo bene per dirle che aveva torto, e per lo stesso motivo Ichi avrebbe dato ragione a Paolo; ma Kazusa era esterna a quella situazione, e non sarebbe stata dalla parte di nessuno.
-Ciao Kazusa! Si, scusa, mi ero scordata che avete la mensa in comune, hai ragione, ma è importante. C'è qualcuno che deve parlarti.-
Maya lanciò un'occhiata ad Izumi e le passò il telefono, ma non si mosse dal suo posto e attese che Izumi cominciasse a parlare. Con il cuore in gola, ma ancora troppo depressa per farsi prendere dall'ansia, Izumi si portò il cellulare all'orecchio:
-Ehi, Kacchan...-
Dall'altra parte del telefono non si udiva un suono, Izumi credette che avesse messo giù, ma poi Kazusa parlò:
-Non credevo saresti tornata tanto presto, Leader di Giada.-
Izumi ignorò il soprannome che Kazusa si ostinava ad affibbiarle e cercò di non rispondere in modo pungente come era solito fare con lei: se lo meritava, quel trattamento, lo sapeva.
-E invece eccomi qua. Speravo ci fossi anche tu.-
-Avresti atteso il mio ritorno in città piuttosto che chiamarmi solo per farmi sapere che sei tornata, sputa il rospo.-
Di solito odiava il tono spiccio e saccente con cui le diceva su, ma questa volta ne fu grata, e sperò solo in una conversazione meno irritante delle solite:
-Ho incontrato Paolo.-
-Ahi ahi, ti ha dato un due di picche, eh?-
Izumi alzò gli occhi al cielo, ma si ricordò di averla chiamato proprio per una sua opinione senza peli sulla lingua, perciò rispose con il tono più calmo che le riuscì:
-Si, e io ho bisogno di sapere se... Se, insomma, ce l'ha tanto con me da non volermi più vedere...-
Kazusa tacque, e Izumi lanciò uno sguardo a Maya che, nonostante fingesse di non ascoltare e di farsi le unghie (che poi chissà da dove aveva tirato fuori quello smalto beige), aveva le orecchie tese verso di lei, forse impazienti di udire una risposta:
-Non lo so.-
Izumi sentì il cuore rallentare: "non lo so"? Neanche Kazusa aveva qualcosa di pungente contro di lui, o anche contro di lei, da dirle? Era la fine, Paolo non l'avrebbe mai perdonata.
-Oh, capisco... Grazie Ka-
-Ascoltami.-
La interruppe Kazusa, e Izumi sentì dei rumori di passi, segno che si stava allontanando dal luogo in cui era. Per poco non cadde la linea.
-Vorrei poterti dire che non tornerà mai sui suoi passi, perché io, al suo posto avrei fatto così.-
Izumi si sarebbe sentita una ameba, se non avesse intuito l'arrivo di un "ma".
-...Ma tu, per Paolo, non eri soltanto una ragazza che gli piaceva. Ora si sentirà deluso, e offeso, ma non credo sarà così per sempre. Anche se io, in amore, non sono poi tanto fiduciosa, spero che tu lo sia.-
Izumi si sentì un po' in colpa nell'udire quelle parole. Ricordava che, per i primi mesi di amicizia, Kazusa aveva sviluppato una forte cotta rivolta al fratello di Izumi, ed avevano addirittura litigato al riguardo, poiché Izumi lo credeva, anzi sapeva, gay. L'aveva fatta sentire così male...
-Kacchan, senti...-
-Non provare pietà per me, Kazemaru, o giuro che vengo lì e ti brucio casa.-
Immediatamente, Izumi si sentì sollevata e rise di gusto, ringraziando la ragazza all'altro capo del telefono.
-Grazie, Kacchan.-
-Figurati. Ora devo proprio andare, ma vedi di farti vedere al mio ritorno. E, per la Meteora, ricorda: devi solo avere pazienza e aspettare.-
E detto ciò, senza lasciare il tempo ad Izumi di salutarla, riattaccò.
Ci furono interminabili secondi di silenzio, interrotti solo dal rumore del tappo dello smalto che si chiudeva. Maya lo ripose nel cassetto del tavolino (con i polpastrelli, attenta a non rovinare il suo capolavoro) e guardò Izumi con sguardo fiducioso.
-Ha detto che dovrei aspettare.-
-Tutto qui?-
-Tutto qui.-
Maya si immusonì, delusa che la conversazione non avesse seguito le svolte che sperava, e attese che Izumi appoggiasse il telefono prima di abbracciarla impacciata, tenendo le mani ben lontani da punti in cui poteva rovinarsi le unghie.
-Non fraintendere, mi dispiace per ciò che è successo.-
Le disse, mentre Izumi la abbracciava a sua volta:
-Ma è bello riaverti qui, Izumin.-
The End?
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