CAPITOLO 1

Il mio nome è Cleo Sanders e abito a Londra, mio padre e mia madre sono morti anni fa in un incidente d'auto. Ora vivo in un orfanotrofio da dodici anni, ogni venerdì alcune famiglie vengono ad adottare dei bambini per formare una famiglia ma io non vengo mai scelta perché tutte le famiglie ormai vogliono bambini piccoli non ragazzi di 16 anni. Pensavo che tutte le speranze di essere adottata erano meno del 5 per cento ma oggi, venerdì 18 maggio, una giovane coppia viene a prendermi per portarmi a casa.

Si chiamano Patricia e Luke Evans, vivono in pieno centro, nel cuore della città. Dall'orfanotrofio al loro quartiere i kilometri da percorrere non sono molti e quando finalmente arriviamo a casa loro rimango allibita. È una casa enorme a due piani, un giardino con piscina e un portico spazioso dove c'è una sedia a dondolo perfetta per riposarsi. Sono letteralmente paralizzata davanti al portone e mi rendo conto che la mia vita avrà una svolta nell'esatto momento in cui lo apriró. Non perdo altro tempo a pensare, entro e mi trovo in un atrio molto ampio con uno specchio abbastanza grande sulla parete. La cucina è moderna con i ripiani bianchi e i cassetti di legno e proprio sul tavolo c'è niente popo di meno che una torta al cioccolato appena fatta, mi ricordo adesso di avere molta fame ma prima voglio capire che persone sono i miei tutori. Luke ha finito di portare i miei pochi bagagli nell'atrio e adesso tutti e due mi stanno guardando ma non come mi hanno sempre guardato tutti quanti, no, loro mi stanno sorridendo e sembrano quasi commossi.

<<Benvenuta Cleo.>>

È lei la prima a parlare, la guardo e mi accorgo che è veramente bellissima. Ha capelli lunghi e neri che cadono delicatamente sulle spalle e occhi verde-oro che in questo momento brillano, ma per cosa? Felicità? Tristezza? Non capisco.

<<Questa è la tua nuova casa e spero che stare con noi ti possa piacere. Ho preparato una torta per festeggiare il tuo arrivo, la potrai mangiare non appena ti sarai sistemata, la tua camera è al piano di sopra ultima porta a destra.>>

<<G-grazie.>>

Prendo la borsa e mi avventuro nella casa, le scale sembrano infinite, mi annoto che probabilmente cadrò entro la fine della settimana se non della giornata conoscendo il mio equilibrio decisamente precario. Al piano di sopra ci sono tre camere e due bagni tutti e due equipaggiati di doccia e vasca da bagno, perfetto stasera mi farò un bel bagno con tantissima schiuma. Eccomi, sono davanti alla porta di quella che per molto tempo sarà la mia stanza, ti prego fa che non sia tutta rosa e piena di fronzoli. Apro con cautela la porta e per la seconda volta in meno di un'ora sono sbalordita, la camera è grande ed è arredata con il minimo indispensabile, una scrivania, un cassettone, un comodino e omiodio!!! Un letto a due piazze! Ne ho sempre voluto uno, non riuscivo più a sopportare quella scomodissima brandina all'orfanotrofio. Senza tante cerimonie mi ci butto sopra e comincio a saltare sentendomi finalmente libera dopo tutti quegli anni passati in orfanotrofio. Penso che la stanza sia così vuota perché mi permetteranno di arredarla come voglio e ho già un miliaio di idee, sarà difficile decidersi. Decido di scendere, appena arrivo al piano di sotto trovo i miei nuovi genitori seduti su un divano enorme anche quello fantastico; tutto è fantastico in questa casa. Mi avvicino piano ma poi accelero e corro ad abbracciare Patricia.

<<Grazie Patricia è tutto bellissimo.>>

Rimane visibilmente sorpresa e per un po' non dice niente e ho quasi paura di essere stata un po troppo espansiva ma poi si rilassa, ricambia l'abbraccio e con tono dolce dice che posso chiamarla mamma.

Sono veramente contenta, corro ad abbracciare Luke e anche lui dice che posso chiamarlo papà. Ci sediamo al tavolo della cucina dove oltre alla torta ci sono due scatole, una piccola e una grande, decisamente grande. Mi dicono di aprirle e ci trovo dentro un cellulare nero e un computer tutti per me, non posso crederci che mi abbiano fatto un regalo così costoso senza neanche conoscermi.

<<WOW grazie ma non era necessario.>>

<<Era necessario invece, domani andremo anche a fare spese per la tua camera e io e te dopo aver mandato a casa papà ci faremo un bel pomeriggio di shopping, non dovrai preoccuparti per i costi, i soldi non ci mancano.>>

Infatti mi informano che Luke è un brillante avvocato e Patricia una wedding planner di enorme successo.

Sono sicura che sarò felice qui.