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Prologo

"Everybody deserves a chance

All the souls, all the souls

Can you hear them cry?" - Boggie, "Wars for nothing"-

Era una mattina fredda di inizio Gennaio. L'aria era gelida lì all'aeroporto di Pechino e tutti i viaggiatori che transitavano tra gli immensi spazi della struttura sentivano gravare sulle loro spalle il gelo di quella mattinata cinese. Alcuni viaggiatori, arrivati probabilmente da paesi dell'estremo Nord del mondo, non sembravano granché scossi da quelle temperature così rigide dell'inverno cinese, tanto che alcuni non sentivano neanche la necessità d'indossare un cappotto, altri invece, venuti da paesi solitamente molto più caldi, tremavano come foglie, imbottiti con sciarpe, guanti e giacconi da neve. Un esempio evidente di queste differenze lo potevamo trovare in un gruppetto di illustri passeggieri provenienti da ogni angolo del globo, attendevano alla stazione dell'aeroporto il treno superveloce che collega la struttura alla capitale cinese. In questo strano gruppo si poteva notare gente di ogni genere: c'era un americano che attirava l'attenzione per la sua mania di urlare e fare rumore senza badare ai viaggiatori infastiditi, un russo dall'aspetto tanto dolce e docile quanto inquietante, un tedesco dall'aspetto rigido e disciplinato, un italiano dall'aria confusa ma al contempo allegra, insomma, c'era di tutto e di più. La comitiva parlava in tante lingue diverse, ognuno nella sua lingua madre, ma nonostante ciò si capivano benissimo tra loro e portavano avanti conversazioni multilingua senza problema alcuno. A capo di questa particolare comitiva c'era appunto un cinese, diciamo "il padrone di casa", che illustrava ai compagni la magnificenza delle opere ingegneristiche che collegavano l'aeroporto alla città.
"Saranno solamente uno strampalato gruppo di amici" penserete voi. Ed invece no, se fossero state normali persone non sarei stata qui a raccontarvi questa storia. Quel gruppo aveva qualcosa di speciale: tutti in quella comitiva erano nazioni. "Nazioni?!" vi starete dunque domandando. E io vi dico si, avete eletto bene, non è un errore di battitura, erano la rappresentazione umana delle loro rispettive nazioni. L'americano rumoroso rappresentava gli stati Uniti, il russo apparentemente docile la Federazione Russa, il tedesco rigido la Germania, l'italiano dall'aria smarrita l'Italia e così via. E ora vi chiederete "con quale criterio quei tizi rappresentavano una nazione? In che senso?". Bhe, cari lettori e care lettrici, come quelle persone erano state sorteggiate dal destino ancora non si sapeva ai tempi in cui è ambientato questo racconto ed io sono qui proprio per spiegarvi come il destino fosse stato clemente con quei giovani.

- Non ci crederete, aru!- esclamò entusiasta per l'ennesima volta Yao, il cinese a capo della comitiva, mentre il gruppo era in attesa dell'arrivo del treno che gli avrebbe condotti in città. – Va velocissimo, ne sarete stupiti!- continuò il ragazzo saltellando soddisfatto di quell'opera, mentre il codino scuro che teneva raccolti i suoi cappelli lisci ed i vestiti, più larghi per lui di qualche taglia, facevano su e giù ad ogni saltello.

- Ve, non vedo l'ora!- Feliciano, il primo dei due italiani, quello spaesato ed allegro che rappresentava l'Italia settentrionale, s'aggrappò al braccio del meno aperto Ludwig, il tedesco, sorridendo allegramente, sinceramente emozionato ed ansioso di verificare l'effettiva velocità del treno.

- Lascialo immediatamente, idiota!- esclamò il fratello maggiore di Feliciano, Lovino che rappresentava, ovviamente, l'Italia meridionale, cercando di staccare con la forza il fratello dalle braccia del tedesco.

- Lovinito, por favor, non fare così...- Spagna, il cui nome umano era Antonio, al quale stava molto a cuore il secondo dei due italiani, cercava di far calmare Lovino, nella speranza che non facesse una delle sue solite scenate contro Ludwig in quanto i due non andavano d'accordo.

- Lasciami, bastardo!- lo insultò l'italiano continuando a sbraitare, cercando di allontanarsi dallo spagnolo nonostante, in realtà, volesse gettarsi tra le sue braccia e stare attaccato a lui in eterno. No, non sto esagerando col romanticismo, lo amava davvero in questo modo, ma era orgoglioso e non lo dava a vedere.

- Cina, sicuro che il treno sia veloce come dici? Siamo piuttosto in ritardo, sarebbe parecchio imbarazzante farci aspettare al meeting internazionale...- si lamentò Arthur, rappresentazione dell'Inghilterra, controllando l'orologio da taschino, verificando che non fosse ormai troppo tardi.

- Mon chérie, tranquillo!- il francese del gruppo, Francis, si era avvicinato all'inglese, facendogli mettere via l'orologio ed invitandolo a godersi la giornata in santa pace, senza stare sempre a preoccuparsi per l'orario, per l'igiene o altre cose che, a detta del francese, erano "noiose".

- Stupid frog!- esclamò l'inglese, infastidito dal comportamento dell'altro, incrociando le braccia al petto e contraendo i muscoli del viso in un'espressione irritata ed infastidita.

- Non fare quella faccia...- disse con aria dispiaciuta Francia, toccando poi la punta del naso dell'inglese con l'indice quasi a volerlo calmare o... stuzzicare? – Altrimenti metti ancor più in evidenza le sopracciglia.- il francese pronunciò questa frase con un tono piuttosto ironico, prendendo comunque in giro il più grande difetto fisico dell'inglese: le cespugliose sopracciglia.

- Le mie sopracciglia sono perfette, sei tu che dovresti farti la barba!- l'inglese cercava di sembrare impassibile all'insulto ironico del francese, ma in realtà ci era rimasto davvero male. Gli stava bene che a sottolineare le sue imperfezioni fosse qualcun altro, ma non accettava fosse il francese. Voleva che Francis vedesse in lui solo il meglio e che s'innamorassero e che, non esagero anche qui, potessero vivere felici e contenti come in una fiaba. Inutile dirlo, anche lui era troppo orgoglioso per ammettere i suoi sentimenti.

- Calma, dude! L'eroe salverà la situazione!- l'americano, Alfred F. (non chiedetevi per cosa sta la "F", non lo sa neanche lui), assunta una posizione simile a quella di Bolt, aveva cominciato a ridere rumorosamente attirando sul gruppo l'attenzione di molti passeggieri in attesa come loro.

- A-America-san...- imbarazzato da tutto il rumore che stava facendo Alfred, Kiku, rappresentante del Giappone, voleva ammonirlo e dirgli la sua sul suo comportamento fastidioso, ma per paura di dire qualcosa di sconveniente rimase in silenzio.

- America, fa silenzio ti prego...- aveva sussurrato un ragazzo simile all'americano, con gli occhiali sottili ed i capelli chiari, con in braccio quello che a prima vista sembrava un semplice pelouche di un orso bianco. Si chiamava Mattew, rappresentava il Canada e quello che aveva in braccio era davvero un orso bianco di nome Kumajiro.

- Chi sei?- sussurrò l'orso al padrone non ricordandosi, per l'ennesima volta, chi fosse. Si, avete letto bene, l'orso parlava.

- Sono Canada...- ribadì il povero canadese, abbassando lo sguardo e ritirandosi in un angoletto della stazione lontano da tutto e da tutti, solo con se stesso e con quel suo orsetto bianco.

- America...- lo chiamo il russo Ivan, con un sorriso che a prima vista sembrava dolce e gentile ma che, dopo un po' che lo si guardava, diventava sempre più inquietante e strano. – Potresti fare un po' di silenzio?- chiese con una voce calma e squillante, cercando di mantenere quell'aria docile ed innocente.

- fratello...- una ragazza, una delle poche del gruppo, dai lunghi capelli biondo platino chiamò il russo con voce profonda, tetra, con una voce talmente inquietante da mettere i brividi. Il russo, nonostante sembrasse forte, robusto e coraggioso, appena sentii questa voce iniziò a piagnucolare spaventato come un bambino di 2 anni. Si, Bielorussia è una ragazza piuttosto inquietante.

- Natalia...- la chiamò un'altra ragazza, simile alla bielorussa, solo con i capelli tagliati corti alla maschiotta, con gli occhi, apparentemente senza motivo, ricolmi di lacrime. Nessuno sapeva bene perché ma Ucraina aveva sempre e costantemente l'aria triste e preoccupata ed aveva un comportamento simile a quello di una madre nei confronti di tutti.

Da lontano, ad osservare la ragazza, c'era un giovane membro del gruppo dai capelli scuri, lunghi fino alle spalle e con gli occhi azzurri come il mare. Osservava la bielorussa con aria impassibile, scrutandola da cima a fondo come se la stesse studiando. Questo ragazzo era Toris, rappresentante della Lituania, un ragazzetto troppo gentile per negare qualcosa a qualcuno e abbastanza coraggioso per non farsi mettere i piedi in testa, che da anni era attratto da quella ragazza, fisicamente parlando. Era bella d'aspetto la bielorussa, ma il carattere di lei lo spaventava e gliela faceva odiare allo stesso tempo. Il lituano a volte credeva le piacesse, altre credeva di odiarla, ma mai la bielorussa aveva trovato grande spazio nel suo cuore. Nonostante cercasse di aprire a lei le porte del suo animo il suo cuore, anche se non voleva ammetterlo, apparteneva a qualcun altro. Apparteneva ad un ragazzo e, proprio per paura di essere giudicato dalle altre nazioni, non lo ammetteva cercando di trovare rifugio nella cotta per Bielorussia.

- Liet! Tipo, guarda! Il treno sta arrivando!- saltellò felice il polacco di cui il lituano era segretamente ed in parte involontariamente innamorato. Si chiamava Feliks e, nonostante fosse fragile di cuore e molto insicuro, aveva da anni fatto breccia nel cuore di Lituania, con i suoi capelli doranti e con i suoi occhioni verdi, e mai i due si separavano. Liet arrossiva al suo fianco, diceva a tutti che preferiva stare senza di lui, ma anche se non voleva ammetterlo averlo accanto lo faceva star bene, lo rendeva felice, lo portava in paradiso con la sua dolcezza e la sua bellezza.

- Si lo vedo...- arrossì Toris, trattenendosi dal prenderlo in braccio e portarselo via con se nel modo dei pony rosa, che il polacco adora, e vivere felice con lui finché morte non li avesse separati; tanto erano immortali.

- Eccolo, aru! Non siete emozionati?- chiese entusiasta il cinese mentre il treno, rallentando parecchio, entrava in stazione in tutta la sua grandezza.

Il treno, come li aveva spiegato in precedenza Yao con aria sognante, non aveva ruote e, grazie ad un processo che non sto qui a spiegarvi dato che è lungo, complicato ed incomprensibile, sfruttava non so quali capacità fisiche per "fluttuare" sulle "rotaie" sopraelevate.

Tutti, al sentire il cinese parlare, si erano mostrati piuttosto scettici riguardo a quest'incredibile capacità del veicolo pensando fosse un'enorme bufala che Cina s'era inventato per esaltare gli architetti e gli ingegneri cinesi. Appena arrivato il treno, però, tutti dovettero ricredersi, vedendo che effettivamente il treno sembrava fluttuare sulle rotaie di cemento.

- Wow!- sussurrarono tutti, quasi fosse un coro, mentre osservavano stupiti il treno fermarsi davanti a loro e poggiarsi di nuovo a terra una volta fermatosi.

Yao, soddisfatto di aver stupito tutte le altre nazioni con la sua opera, trattenne una risatina, premendo il pulsante luminoso e aprendo la porta del treno più vicina a loro. La porta si spalancò, mostrando tutta la bellezza ed il comfort che si nascondevano al suo interno. I sedili di pelle grigi erano perfetti, sembrava come se nessuno vi si fosse mai seduto, nonostante vedessero costantemente alternarsi enormi quantità di viaggiatori ogni giorno, a tutte le ore. Il pavimento, i finestrini erano lucidi e splendenti come se quello fosse il suo primo viaggio, nulla era fuori posto, tutto sembrava curato nei minimi dettagli. Il primo ad entrare fu proprio il cinese, mentre gli altri erano ancora stupiti e stavano studiando l'interno del treno.

- Forza, entrate!- li esortò Yao, mettendosi a sedere su uno dei comodi sedili in pelle, accanto al finestrino, attendendo che le altre nazioni s'accomodassero. Il vagone era vuoto, riservato solamente a loro in tutta la sua straordinarietà. – Sarà un viaggio breve, godetevelo!- proseguì Cina accarezzando i sedili come fossero un oggetto prezioso, con orgoglio ed entusiasmo.

Non se lo fecero ripetere due volte le altre nazioni che, emozionate, salirono sul treno assaltando i sedili in cerca di un posto. Essendo tanti alcuni dovevano rimanere in piedi e, nonostante Yao avesse spiegato che si trattava di un viaggio di soli 7 minuti, nessuno aveva la minima intenzione di restare in piedi. Dopo pochi secondi i più rapidi erano già seduti e gli altri si litigavano i posti. Tra Francia ed Inghilterra fu una dura lotta e finì che alla fine entrambi, presi dalla loro discussione, rimasero in piedi mentre Ivan occupava il posto che i due si contendevano. Lituania rinunciò volentieri al suo posto volendo cederlo a Bielorussia ma, appena vide che anche Polonia era rimasto in piedi, nulla poté fare contro il suo orgoglio e lasciò il posto al suo segreto innamorato. Altri trovarono altre soluzioni, come ad esempio Spagna che fece accomodare sulle sue gambe Romano oppure Norvegia che, rifiutandosi di trascorrere 7 minuti della sua vita in braccio a Danimarca, decise di sedersi per terra.

- Che bello! Vi piacerà!- annunciò Yao subito prima che gli sportelli delle entrate si chiudessero di colpo permettendo al treno di partire.

Sulla porta che divideva il loro vagone da quello accanto s'accese una luce rossa che indicava i chilometri orari a cui andava il treno. Per i primi trenta secondi non raggiunse chissà quale velocità, ma, subito dopo, i numeri cominciarono ad aumentare vertiginosamente, arrivando a sfiorare i 400 km/h. I numeri aumentavano ed aumentavano sotto gli occhi stupiti di tutti mentre il treno, stabile com'era, sembrava essere ancora fermo in stazione.

- 400 chilometri orari e non sentirli!- ridacchiò tra se e se Yao, guardando fuori dal finestrino il paesaggio che attraversavano a quella strabiliante velocità. – Cosa può esserci di meglio?- chiese in maniera strettamente retorica.

I numeri aumentavano ancora e per circa metà del viaggio tutto andò bene. Poi i numeri arrivarono ad essere davvero troppo alti e, nel cuore di chi l'ingegneria la conosce, cominciarono ad esserci dubbi.

- Non sta andando troppo veloce..?- chiese con tono tanto spaventato quanto stupito Eduard, un secchione genio in qualsiasi materia esistente che rappresentava l'Estonia. Con i suoi occhioni azzurri scrutava, attraverso le spesse lenti degli occhiali, quei numeri salire e salire, consapevole che quella non fosse una cosa normale neanche per un treno come quello.

- No no, questo treno è perf...- Yao non riuscì a finire la frase che un primo leggero sobbalzo lo zittì.

Il cinese spalancò gli occhi stupito: quel treno non sobbalza mai. Un secondo sobbalzo, più forte, seguì il primo dopo poco, finché un terzo ed un quarto sempre più forti e violenti non mandarono tutti nel panico.

- Qualcosa non va!- esclamò Yao cadendo a terra a causa di uno dei sobbalzi.

- Lieet!- Feliks cercò di alzarsi in piedi per andare ad abbracciare il lituano, unica persona di cui si fidava, cadendo anche lui sul freddo pavimento mentre il treno continuava ad sobbalzare sempre più.

Sembrava ci fosse un terremoto, più il treno andava veloce più i sobbalzi si facevano frequenti e violenti finché non accadde una tragedia.

Estratto da un quotidiano di Pechino:

"Oggi il sostegni sopraelevati del treno ad alta velocità "Airport Express" hanno ceduto in seguito a misteriosi malfunzionamenti del veicolo. La polizia aeroportuale sta indagando su quali siano le cause del crollo improvviso. La tragedia dell'Airport Express ha causato la morte di tutti i passeggeri che viaggiavano al suo interno tranne gli illustri ospiti del palazzo dei congressi della città. Tutte le nazioni invitate al meeting internazionale sono tuttora ricoverati in gravi condizioni all'ospedale internazionale di Pechino ma, ovviamente, non rischiano la vita"

Ed è mentre i nostri protagonisti sono in coma che troveranno risposta alle domande che da sempre li tormentavano. "Chi sono io?", "Cos'ho di speciale?", "Perché proprio io rappresento una nazione?". Ebbene, se siete anche voi interessati a trovare le risposte a queste domande siete invitati a leggere questa storia.


***angolo dell'autrice***

Come ho detto nella descrizione l'idea non è solo mia ma anche di _Lady_otaku_ e nulla, spero vi siate interessati ^^"





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