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Capitolo 10

Esmeralda's pov



Lasciammo casa di Luke nel pomeriggio, dopo aver aiutato il ragazzo a mettere a posto casa sua: i suoi genitori sarebbero tornati quella domenica e voleva fargli trovare la casa a posto. Forse facemmo anche altro, tra una stanza e l'altra, ma nessuno ha bisogno di saperlo. In fondo la notte precedente era stata divertente, perché non replicarla anche se in parte?

Non appena uscimmo da casa di Luke Michael mi propose di passare il resto della giornata con lui, cosa che accettai felice. Non avrei rinunciato a neanche un minuto con Michael, neanche se questo minuto avrebbe consistito nello starsene seduti su di un muretto al porto, ad osservare il tramonto e a fumare - cosa che stavamo facendo in quel momento.

Gli eventi di stanotte non avevano fatto altro che confermare due cose che io, del resto, sospettavo già: Michael mi piaceva da morire e tra lui e Luke c'era del tenero. L'ho visto nei loro occhi mentre si guardavano, nei loro baci. C'era qualcosa di davvero forte tra di loro, molto più forte dei sentimenti che io e Michael potevamo provare l'uno per l'altra (sempre se ciò che provavo io fosse ricambiato, ovvio); ciò mi spaventava. Avevo la paura matta che Luke portasse Michael via da me, che mi privasse dell'unico barlume di felicità a cui potevo aggrapparmi. D'altronde, se io fossi Luke, farei così. Insomma, chi rinuncerebbe a Michael Clifford di propria volontà?

«Va tutto bene, Esme?», mi chiese Michael, riportandomi alla realtà con la sua voce.

Portai gli occhi su di lui, poi di nuovo in basso; la mia sigaretta era stata quasi del tutto consumata dal vento. «Certo, tutto a posto», mentii, portandomi la sigaretta alla bocca e facendo un ultimo tiro prima di gettarla per terra.

Non volevo parlarne con lui, erano paure infondate e probabilmente avrei soltanto contribuito a peggiorare il suo umore. Michael mi sembrava un po' giù di morale da quando avevamo lasciato casa di Luke. Era troppo assorto nei suoi pensieri, cosa che non capitava poi tanto spesso - o meglio, che capitava solo quando aveva a che fare con Luke.

«Tu, piuttosto, come stai?», chiesi di rimando, alzando lo sguardo verso di lui.

Michael si strinse nelle spalle, lasciando uscire il fumo dalla sua bocca con uno sbuffo. «Sto bene. Forse sono un po' indolenzito ma sto bene», rispose, facendo una piccola smorfia, «Sai... Non avrei mai pensato che potessi spingermi così tanto oltre».

Mi morsi il labbro inferiore. «N-non avrei dovuto farti fumare, non lo volevi, vero?», chiesi, sentendomi in colpa. In effetti mi sentivo così da quando mi ero svegliata. Ciò che era successo era stato in parte - se non del tutto - colpa mia, visto che ero stata io a convincere Michael a fumare. Avevo convinto Michael a stare con Luke e i suoi amici, innanzitutto.

Michael scosse la testa. «Non è niente, tranquilla. Avrei dovuto essere più... Saggio e capire da solo che non dovevo farlo. Ma ormai ciò che è successo è successo, non serve piangere sul latte versato», borbottò, guardandosi intorno, «Puoi farmi un favore, però?».

«Tutto ciò che vuoi».

Michael sospirò. «Non parliamone più. Né tra di noi, né con gli altri. Non vorrei si sapesse in giro», disse, storcendo il labbro inferiore, «Anzi, dimentichiamolo. Credi di farcela?», mi chiese, voltandosi verso di me.

Gli feci un'occhiata comprensiva mentre annuivo e gli afferravo la mano, gesto a cui Michael rispose sorridendo malinconico.

«Posso farcela, sì. Ma tu ci riuscirai?», chiesi, notando Michael socchiudere gli occhi.

«Ci proverò».

***



Come non detto, il lunedì seguente a scuola tutti sapevano di cosa era successo fra me, Luke e Michael. Qualsiasi persona passasse ci additava e cominciava a sussurrare cose incomprensibili al proprio vicino, che a sua volta ci guardava disgustato o divertito - la reazione variava da persona a persona.

Di conseguenza, Michael era avvilito. Si guardava intorno con aria spaesata, nonostante io avessi cercato di non farglielo pesare, di distrarlo. Riuscivo soltanto a peggiorare la situazione.

«Su, non pensarci Mikey, se ne dimenticheranno tutti tra qualche giorno», borbottai, accarezzandogli una spalla.

Michael scosse la testa. «Non se ne dimenticheranno mai Esme. Adesso sanno tutti che noi due abbiamo scopato con Luke dopo esserci fatti una canna, che Luke molto probabilmente è interessato anche ai ragazzi e che io oltre ad essere un tipo strano l'ho messo in culo a Luke Hemmings. È una situazione di merda, impossibile da dimenticare».

«Non pensarla così Mike. Te l'ho detto, lo dimenticheranno. Succederà qualcosa di peggiore».

Michael sospirò, alzando lo sguardo. «Tu dici?».

Sorrisi prima di dargli un piccolo bacio. «Io dico».

«MICHAEL GORDON CLIFFORD!».

In effetti, qualcosa di peggiore sarebbe successa di lì a poco; non sapevamo, però, che essa fosse la migliore amica di Michael, quell'uragano su due piedi di Rowin Jackson. La bionda avanzava verso di noi trascinandosi dietro il povero James che la guardava atterrito; Danielle e Calum erano dietro di loro mano nella mano, persi nel loro mondo da fidanzatini.

A quanto pare le cose s'erano sistemate, tra i due. Ne ero contenta, Calum e Danielle mi piacevano. E così, quel povero ragazzo non avrebbe dovuto affrontare la furia assassina di Michael.

Tornando a noi, adesso Rowin aveva raggiunto me e Michael ed era livida. Fissava il suo migliore amico spiritata, e ci mancava poco che le sue orecchie sbuffassero fumo. «Ti lascio da solo per cinque minuti e non solo ti fai una canna con quel poco di buono di Moss Wilden, fai una cosa a tre con questa sgualdrina e Luke?!», sbottò, indicandomi.

Subito mi feci avanti; non sopportavo quando qualcuno parlava male di me. «Come ti permetti?! Sgualdrina ci sarai tu, so qualsiasi cosa che fai a letto con il tuo ragazzo!», ribattei, facendo sbiancare James, «E non azzardarti a prendertela con Michael, stronza! La vita è sua e fa ciò che vuole! Che c'è, sei invidiosa perché Michael è riuscito a scoparsi Luke e tu no?!».

Rowin era pallida come lenzuolo dopo le mie parole, apriva e chiudeva la bocca senza dire niente; Michael posò una mano sul mio braccio facendomi indietreggiare.

«Non ti sembra di star esagerando?», mi chiese, conciliante.

Scossi la testa. «Ho solo detto ciò che tu non hai il coraggio di dire. Ciò che nessuno ha il coraggio di dire. Su, ammettiamolo: Rowin ce l'ha con te perché non riesce a scoparsi Luke ed ha dovuto accontentarsi di un mediocre giocatore di lacrosse con cui non sta neanche bene, per giunta!».

E forse sì, stavo esagerando, e la conferma la ricevetti proprio quando la mano curata di Rowin si posò con forza sulla mia guancia. Sapevo di essere nel torto ora, ma non sono mai stata una che si tiene uno schiaffo e così afferrai i capelli di Rowin, tirandoglieli. Rowin reagì a sua volta, e così finimmo per darcele di santa ragione nel parcheggio della scuola, tra gli sguardi sbigottiti del corpo studentesco. La nostra "rissa" terminò con una professoressa che ci richiamava; ci allontanammo e volgemmo i nostri occhi alla donna.

«Voi due, nell'ufficio della preside subito. E tutti voi, entrate a scuola! Non c'è niente da vedere qui», istruì la professoressa, guardando torva gli studenti che entravano nell'edificio; quando rimasero solo poche persone nel cortile, ci fece cenno di seguirla. Obbedimmo in silenzio.

Che grande cazzata. Non avrei dovuto farlo, né inveire contro Rowin in quel modo né rispondere al suo schiaffo. Ma che potevo farci, ero fatta così: non mi tenevo mai niente. Anche se le cose che avevo detto di Rowin non le pensavo sul serio (forse non tutte), erano solo le cazzate dette nella foga del momento... Avrei dovuto parlarne con Rowin, farglielo capire, ma adesso dovevo sopportare la preside.

Non ero nuova all'ufficio della preside, c'ero stata per consegnare i miei documenti scolastici quando mi ero trasferita, e dal modo in cui Rowin si guardava intorno, capii che non era la prima volta neanche per lei. Mi ritrovai a chiedermi per quale motivo ci fosse già stata.

«Allora... Jackson e Morris. Cosa vi porta qui?», chiese la preside, guardandoci concitata.

«Abbiamo fatto a botte», rispose Rowin al posto mio, guardandomi con astio. Deglutii nervosa.

La preside cominciò parlare di responsabilità, e di come noi ragazze dovessimo stare unite invece di litigare per un ragazzo, cosa che forse non toccava interamente il nostro litigio. In un certo senso, avevamo litigato per un ragazzo? Avevamo litigato perché le avevo dato della zoccola opportunista, cosa che non c'entrava tanto con un ragazzo. Era stato il perché l'avessi chiamata zoccola opportunista, il fatto che volesse Luke e non poteva averlo e quindi si era accontentata del primo che passava nonostante non l'amasse davvero. Mi sentivo davvero sessista in quel momento. Che fine avevo fatto fare a tutte le convinzioni femministe che avevo?

Quando uscimmo dall'ufficio della preside Rowin non mi degnò di uno sguardo; si voltò e fece per andarsene. Io la richiamai.

«Rowin, aspetta».

La bionda si voltò, fissandomi torva. «Che vuoi?».

Mi morsi il labbro inferiore, sentendo il sapore metallico del sangue su di esso. «Volevo... Scusarmi, ecco. Non volevo dirti quelle cose, mi sono scappate da bocca».

Rowin fece una risata amara. «Lo sai cosa dice sempre mia nonna?», disse, lasciando che il sorriso tirato scomparisse dal suo volto, «Che le parole non possono essere ritirate. Potrai scusarti e dire che non volevi quanto vuoi, ormai so ciò che pensi di me. E non penso che cambierò idea», concluse acida, allontanandosi e sparendo nella calca di persone che affollavano il corridoio.

Sospirai, decidendo di fumare una sigaretta nel cortile interno della scuola infischiandomene del fatto che tra poco avrei dovuto entrare in classe; tanto potevo usare la scusa di essere stata trattenuta dalla preside. Così, mi diressi di corsa al cortile interno, come al solito deserto, mi sedetti per terra e accesi una sigaretta, consumandola lentamente.

La cosa che odio di più di quando fumo da sola sono i pensieri che faccio. Mi ritrovai alla conclusione che tutte le promesse che mi ero fatta prima di trasferirmi a Sydney erano crollate come castelli di carta; avevo promesso a mio fratello - e, soprattutto, a me stessa - che non sarei mai più stata un derelitto, e invece eccomi qui, a fumare una sigaretta dopo l'altra quando sarei dovuta essere al lezione, dopo aver fatto a botte con una persona che mi aveva accolta benevolmente da subito, una persona che potevo considerare amica, per un motivo stupidissimo e ricollegabile soltanto ai casini che combinavo e in cui riuscivo a trascinare chiunque.

Insomma, normale amministrazione. Faccio casini, si viene a sapere tutto, picchio qualcuno e poi è tutto punto e daccapo, un circolo vizioso che non avrebbe avuto mai fine.

Sentii la pesante porta di metallo aprirsi; alzando lo sguardo verso di essa, notai la persona che meno volevo vedere in quel momento: Luke Hemmings. Ero sicura che la notizia a scuola fosse trapelata a causa sua, altrimenti chi altri avrebbe potuto farlo?

«Hey, Esmeralda», mi salutò impassibile, «Immaginavo fossi qui, ti stavo cercando».

Mi alzai, tremante, e fronteggiai Luke arcigna. «Per quale cazzo di motivo mi cercavi, stronzo?», sbottai, facendo accigliare il biondo.

«Volevo solo parlare con te, sta calma».

Mi avvicinai pericolosamente a Luke, che fece un passo indietro. «Io non ci voglio parlare con te! Perché hai spiattellato a tutti di venerdì?! Michael è scosso, e io ho appena fatto a botte con la sua migliore amica!», strillai, contando sul fatto che in quel cortile ci fossimo solo io e Luke. Per un secondo considerai l'opportunità di ucciderlo; tanto nessuno l'avrebbe scoperto e io non avevo proprio un bel niente da perdere. Anzi, la galera sarebbe stato il modo migliore per chiudere quel maledetto cerchio.

Luke alzò un sopracciglio. «Hai fatto a botte con Danielle?», mi chiese, stupito.

Scossi la testa. «Rowin», borbottai, «Comunque non è importante. Perché hai parlato a tutti di venerdì sera? Non avresti dovuto farlo!».

«Perché hai litigato con Rowin?».

«Rispondi alla mia domanda!», incalzai, facendo finire Luke contro al muro. Estrassi il mio accendino dalla tasca dei jeans e lo puntai contro di lui.

«Che fai, mi minacci?», mi chiese Luke, sorridendo divertito nonostante avesse la fiamma del mio accendino puntata contro il viso.

«Tu parla e non ci sarà bisogno di minacciarti», dissi a denti stretti.

Luke sospirò. «E va bene... Ho soltanto risposto ad una domanda che mi ha fatto Moss. Mi ha chiesto cosa fosse successo quando ce ne siamo andati e io... Gli ho detto la verità. Nulla più nulla meno. Però non pensavo che la cosa sarebbe arrivata ad orecchie altrui».

Allontanai l'accendino dal viso di Luke e gli suonai uno schiaffo. «Non avresti dovuto farlo! Era una cosa che doveva restare tra noi, Luke».

Il biondo si accarezzò la porzione di pelle che la mia mano aveva colpito. «Che c'è, adesso hai paura che tutti dicano che Michael è gay e ti usa come copertura?», sputò, facendomi indietreggiare, «Mmh, ne sono sicuro. Non è per altruismo, perché pensi che Michael adesso sia scosso. Tu hai paura di quello che gli altri pensino di te e della tua relazione con Michael».

Scossi la testa. «N-non è così», dissi, dubbiosa.

Era possibile che Luke avesse ragione? Non riuscivo a capirlo... No. Luke non aveva ragione per niente: voleva solo che dubitassi di me stessa.

«È così, tesoro. Tu hai paura che la gente ti svaluti, che ti veda come ciò che sei in realtà, ovvero un ripiego. Perché sai che lo sei. Michael non ti vuole, gli piaci solo perché finalmente ha qualcuno sottobraccio», borbottò Luke, sorridendomi malizioso, «Sei solo la sua puttana».

Tirai un altro schiaffo a Luke, questa volta più forte. «Vattene Hemmings».

«Ti fa così male sentirti dire la verità in faccia?».

Altro schiaffo. Questa volta il palmo della mano cominciò a farmi male a causa della forza dell'impatto con la guancia di Luke. «Ho detto che devi andartene! Dici un sacco di cazzate! Va via!», strillai, facendo paura persino a me stessa.

Luke mi guardò un'ultima volta, prima di scoppiare a ridere e lasciarmi lì, con le mie paure e i dubbi che diventavano sempre più forti.

E se avesse ragione?

***

[A/N] HOLAAAA

Siamo già al capitolo 10? Non mi sembra vero o:

Ebbene sì, siamo al capitolo dieci ma nel vivo della storia, i casini iniziano da ora. Tutto ciò che succede in questi ultimi cinque capitoli avrà poi uno sviluppo nel sequel.

Adesso ho qualcosa di importante da dire: da settimana prossima posterò due volte. Yes, avete letto bene ahaha ho quasi finito di scrivere la storia (mi mancano due capitoli e l'epilogo) e quindi posto due volte a settimana per finire la storia entro dicembre, cosicché possa postare il sequel all'inizio dell'anno nuovo. Akskdps (?)

Detto questo, ci vediamo giovedì! ♥

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