Capitolo 14.
-MORGANA.
Rido divertita, Alexander ha ridicolizzato Regina.
Le sue amiche tentano di calmarla, senza successo.
Mi attira molto l'idea di andare da lui, di trascorrere del tempo insieme, di chiedere che fine abbia fatto la mia famiglia.
Chiedo al professore il permesso per uscire, che mi concede solo dopo avermi raccomandato di non incontrare il demone.
<<Hey, Andrew>> lo chiamo col falso nome, continuando a fargli credere di non sapere nulla di lui e della sua famiglia.
<<Vuoi qualcosa?>> indica la macchinetta delle bevande calde ed inserisce delle monetine, una dopo l'altra.
<<No, ti ringrazio>> aggrotto un sopracciglio <<non sapevo che i demoni avessero soldi>>.
Sospira schiacciando il tasto del caffè, poi, dopo essersi accertato del funzionamento della macchina, indica un punto impreciso.
Aguzzo la vista e... il povero Dario!
Appena vede che lo stiamo fissando, stringe le bretelle dello zaino nelle sue mani e corre via, facendolo saltellare sulle sue spalle.
<<Hai derubato il secchione!>> indico il mio compagno di classe dalle lentiggini rosa.
<<Ma no, aveva cosí tanta paura che me li ha dati di sua spontanea volontà>> girà il suo caffè, tranquillo.
Si guarda intorno, studiando ogni singola cosa con i suoi occhi espressivi, poi si sofferma sull'ingresso.
<<Potresti farli apparire>> inizia a camminare verso l'uscita, lo seguo, credo voglia andare nel cortile.
Mentre beve, osservo le sue labbra appoggiate al bicchierino di plastica e la sua mascella contratta.
Distolgo in fretta lo sguardo.
Abbassa la bevanda, allontanandola dalla bocca e mi risponde, guardandomi fisso negli occhi.
<<I miei poteri non hanno effetto sui soldi. Posso minacciare gli umani però>> sorride divertito, avvicinandosi <<oppure te>>.
<<Non ho un soldo, vai tranquillo>> rido.
Continuiamo a camminare per un po', nel silenzio più totale.
L'aria è più calda, o forse è la presenza di Alexander a renderla così, mi fa uno strano effetto averlo accanto.
Agito i capelli dietro la testa, facendogli percepire il mio nervosismo.
<<Qualcosa non va?>> si ferma, posizionandosi davanti.
<<La mia famiglia...>> deglutisco.
<<Stai buona e lasciati aiutare a sconfiggere le tue paure, in cambio ti farò rivedere la tua famiglia>>.
Ho ancora speranze.
-ALEXANDER.
La campanella suona, mi dirigo verso l'uscita, evitando di parlare con Sulfus per non destare sospetti.
Il telefono squilla, leggo nello stesso istante il nome sullo schermo. È Diana. Quasi mi dimenticavo della sua esistenza.
Ha la voce rotta dal pianto, si lamenta della sua maledizione e mi chiede quando morirà Morgana.
Le rispondo di dover aspettare i suoi diciotto anni e la sua vulnerabilità.
Mi rimprovera di essere sparito dall'Egitto senza preavviso, chiedendomi inoltre dove ho dormito.
Chiudo il telefono, privandola di ogni risposta.
Respiro a pieni polmoni l'aria gelida, l'inverno è ormai alle porte.
Morgana è nata a febbraio, mancano due mesi alla sua morte e, prima di allora, dovrò spogliarla di ogni paura.
Ancora non mi è chiaro il motivo per cui debba essere uccisa, una cosa mi è certa, solo uccidendola io e la mia fidanzata continueremo a vivere in eterno.
Mando le mani sulla cicatrice della mia maledizione, sotto l'ombelico.
"La ucciderai e avrai la tua vendetta per questa maledizione, Alexander."
***
Finalmente è sabato.
In questa settimana ho sbrigato degli affari in Egitto e, in contemporanea, sono entrato a far parte della squadra di calcio scolastica.
Sono diventato il ragazzo a cui tutte ambiscono.
Tutto questo mi ricorda i tempi del liceo.
Regina è innamorata persa di me. L'ho scoperto rimanendo invisibile, accanto la libreria del laboratorio di scienze, mentre parlava con una sua amica di nome Rose.
La ragazza che aveva attirato la mia attenzione, appena arrivato a scuola, è venuta a letto con me.
Non gliel'ho chiesto nemmeno io.
Sono successe tantissime cose in pochi giorni, almeno per me.
Morgana invece ha passato tutti i giorni con la testa sui libri; non è nemmeno motivata ad andare al ballo di Natale.
Aspetto che la sua amica esca per andare a vestirsi a casa di un'altra ragazza, lasciando la Ruth da sola.
"Migliore amica, certo."
Ho spiegato a Diana il piano di questa sera, mi darà una mano truccandola.
Lea esce.
Mi materializzo nella camera, annunciando il mio arrivo con una scia di profumo. È diventato il nostro segnale, per non farla spaventare ogni volta in cui spunto dal nulla.
"Il nostro segnale."
Mi avvicino alla scrivania, sommersa da libri di narrativa e di scuola.
Sfilo la penna dalle mani di Morgana che, fino ad un istante prima, stava scrivendo. Alza il capo, guardandomi dal basso. Sfila gli occhiali dal viso e sbuffa, stropicciandosi gli occhi.
Mi chino fino ad arrivare al suo orecchio, coperto dai capelli.
Porto la mano sul suo collo, sfiorandolo appena, per spostarli.
<<Ascoltami bene, ragazzina, fai una doccia ed indossa un vestito, dopodiché verrà qualcuno a truccarti. Non ribellarti o ti farò molto male.>> sussurro tutto d'un fiato, soffiandola.
Guarda dritto, davanti a sé.
<<Ci serve un miracolo per questo faccino, no?>> tiro con delicatezza il suo viso, prendendo il mento fra il pollice e l'indice. Ci guardiamo per pochi istanti, il suo profumo ha invaso le mie narici.
Arrossisce e si alza di scatto dalla sedia, poi chiude con forza i libri. Mi lancia un'occhiataccia e corre in bagno.
Credo di averla fatta arrabbiare.
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Ho tanta voglia di spoilerare cose
-AlexMorgana.
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