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•05•

Aurora's pov

«Vale, ti sei fermata a fissare un punto alle mie spalle, mi vuoi spiegare che hai?» Feci notare alla ragazza in mia compagnia che mi ignorò, continuando a fissare qualcuno o qualcosa di indefinito alle mie spalle. Ringraziai il ragazzo che ci preparò i drink, prima di rivolgere nuovamente l'attenzione a Valentina. «Sai una cosa? Non mi interessa; è tutta la sera che tu e Giorgia siete strane, non voglio sapere nulla.»

«Mi vuoi spiegare perché c'è un gran figo che ti guarda da quando sei entrata?» Mi domandò Giorgia e, seguendo il suo sguardo, mi accorsi che, effettivamente, due ragazzi poco lontani da noi avevano lo sguardo puntato verso noi tre; quando si accorsero dei nostri sguardi, distolsero lo sguardo da noi e si allontanarono, andando verso la sala bar.

«Sei consapevole che ti hanno fatto entrambi la radiografia? E anzi, quello alto non è neanche male.»

«Vale, piantala; non sono venuta a Ibiza per cercare un ragazzo e non sono il tipo di ragazza che vuole divertirsi solo per una notte. E, comunque, non sono ancora pronta per uscire con qualcuno, esco da una relazione di tre anni con un ragazzo che è seduto davanti a me, tra l'altro. Sto bene così, adesso pensiamo solo a divertirci prima della sessione estiva.» Mi alzai dal divanetto e allargai le braccia, stendendole davanti a Giorgia e Valentina, chiedendo loro di seguirmi in pista; afferrarono entrambe le mie mani e ci dirigemmo in mezzo alla pista, in modo da poterci godere pienamente la serata.

Non eravamo quel tipo di ragazze che andavano in discoteca tutti i fine settimana, ma ci era sempre piaciuto andare a ballare; e niente ci poteva fermare una volta che iniziavamo a ballare, neanche il dolore alle gambe. Iniziammo a ballare e il tempo iniziò a scorrere; non pensammo più a niente, il nostro unico scopo era quello di divertirsi. Nel bel mezzo di una canzone, vidi le mie amiche iniziare ad allontanarsi lentamente da me, con un sorriso strano in volto; in un primo momento non capii il motivo e, nel momento in cui aprii la bocca per chiedere una spiegazione, sentii due mani appoggiarsi sui miei fianchi e trascinarmi all'indietro, per far aderire la mia schiena al petto del ragazzo sconosciuto. Non riuscii a spiegarmi il motivo, ma il mio corpo non tentò di sfuggire dalla presa del ragazzo alle mie spalle; e non capivo neanche il motivo per cui sentire quelle mani appoggiate sui miei fianchi mi sembrasse una sensazione famigliare.

Complice sicuramente l'aver bevuto qualche drink nel corso della serata, decisi di non allontanarmi ma, al contrario, di assecondare i movimenti del ragazzo alle mie spalle; iniziai a muovermi con lui a ritmo di musica, scollegando completamente il cervello e continuando a pensare solo a divertirmi. «Che ne dici di girarti e guardarmi in faccia?» Sussurrò il ragazzo, provocandomi brividi lungo tutto il corpo; in quel momento non pensai al fatto che il ragazzo mi avesse parlato in italiano, non pensai al fatto che la sua voce e il suo accento mi sembrassero estremamente famigliari e non pensai neanche che provai le stesse sensazioni provate poco meno di un mese prima. Non pensai a nulla, se non a girarmi per vedere in faccia il ragazzo con cui stavo ballando ormai da un paio di minuti.

E nel momento in cui mi girai, capii perché il suo tocco era famigliare, perché avevo riconosciuto la sua voce e perché avevo provato le stesse sensazioni provate al matrimonio della mia migliore amica. Stephan El Shaarawy era davanti a me e continuava a muoversi a ritmo di musica, come se già sapesse chi fossi. Il mio cervello mi suggerì di allontanarmi da lui e di tornare dalle mie amiche, di lasciarlo lì in mezzo alla pista come avevo già fatto la prima volta, di andarmene senza dargli spiegazioni; ma le mie intenzioni furono rovinate dal calciatore davanti a me. «So a cosa stai pensando e sei già scappata una volta, non te lo permetterò una seconda volta.» Mi disse, aumentando la stretta intorno alla mia vita e spingendomi contro il suo petto muscoloso.

Lo sorpresi, nel momento in cui allacciai le braccia dietro al suo collo e ripresi a ballare con lui. «Ringrazia l'alcool se non sono ancora tornata dai miei amici.» Oggi come la prima volta in cui ballammo insieme, parlai liberamente, senza aver bisogno di inventarmi stupide scuse; e lui, in risposta, mi regalò ancora una volta uno di quei sorridi mozzafiato e, purtroppo per me, l'alcool non aiutava. Era pur sempre un bel ragazzo e, anche se non lo conoscevo bene, non riuscivo a fare l'indifferente davanti al suo corpo.

«Questo l'hai sognato?» Mi strappò un sorriso, consapevole che sarebbe andato avanti con la storia dei sogni ancora a lungo. «No, questo non l'ho sognato; però avrei bisogno di chiederti una cosa.» Stephan annuì e mi propose di uscire, in modo da riuscire a parlare senza dover urlare. «Vado a prendere la borsa e ti raggiungo fuori; credo che dopo andrò in hotel a dormire, ormai è tardi.» Gli chiesi di aspettarmi vicino all'uscita e andai a recuperare la borsa; salutai i miei amici, dicendo loro che sarei andata in hotel e, ovviamente, Valentina e Giorgia non persero l'occasione per dirmi che ci saremmo viste il giorno seguente, cosa che ovviamente non sarebbe successa perché non avrei mai passato la notte con Stephan. Ignorai le mie amiche e raggiunsi il calciatore, che mi propose di passeggiare in spiaggia; accettai e ci dirigemmo verso la spiaggia.

«Ti sei avvicinato per caso o sapevi che io?» È stata la prima cosa che mi sono chiesta quando l'ho sentito parlare in italiano. «Ieri mattina ti ho intravista nella hall dell'hotel, ma non ero sicuro che fossi tu; poi stasera, al locale, due miei amici continuavano a guardare un gruppo di persone, sostenendo che ci fossero tre ragazze molto carine e, quando mi sono girato a guardare, ti ho riconosciuta. Poi ti sei alzata per andare a ballare con le tue amiche e volevo parlarti ancora, quindi mi sono avvicinato.» Fece una pausa, prima di aggiungere: «e direi che ha funzionato, visto che adesso sei qui con me e non sei ancora scappata.»

«A tal proposito, volevo scusarmi per essermi allontana da te in quel modo al matrimonio e per averti ignorato fino a quando è arrivato il momento di andare via.»

«Posso sapere perché sei corsa via?» Mi chiese puntando il suo sguardo nel mio; decisi di essere sincera e di confessargli il motivo per cui l'avevo fatto. Mi sedetti sulla sabbia, consapevole che una volta in camera avrei dovuto fare una doccia per togliere la sabbia dal mio corpo. «Ero single da più o meno una settimana quel giorno e Veronica voleva a tutti i costi che io mi divertissi, senza pensare al mio ex; ci siamo lasciati bene, nessun tradimento o cose del genere. Semplicemente, abbiamo visto come è cambiato il rapporto in tre anni di relazione e negli ultimi mesi sembrava quasi un'abitudine stare insieme. Nel momento in cui tu ti sei avvicinato con Lorenzo e Veronica, ti ho guardato e credevo che tu mi facessi effetto solo perché sei obiettivamente un bel ragazzo. Ma quando abbiamo ballato, ho provato emozioni che non provavo da mesi e mi sono spaventata; e stasera ho capito che hai un bruttissimo effetto su di me. Sono scappata perché ero consapevole che non mi sarei più staccata da te, se avessimo ballato ancora a lungo.»

«Credo che tu sia la prima ragazza, dopo mia cognata, che mi parla liberamente, senza aver paura di dire qualcosa di troppo.»

«Era giusto che tu sapessi che non hai fatto nulla di male; e poi è il mio carattere, se devo dire qualcosa la dico senza problemi. Magari mi imbarazzo come è successo con te al matrimonio, ma non mi faccio problemi a dire quello che penso.»

«Adesso sono molto più tranquillo, sono sincero; vorrei davvero conoscerti meglio, ma avevo paura di aver sbagliato qualcosa. Comunque, vorrei che sapessi che ho provato le stesse sensazioni, al matrimonio come stasera; e il fatto che tu stasera indossi un paio di pantaloncini e un top non aiuta sicuramente, sei una bellissima ragazza.» Consapevole di essere arrossita, puntai il mio sguardo verso il mare. «Se vuoi, ti accompagno in hotel; non vorrei tenerti sveglia per troppo tempo.»

«In questo momento mi è passato il sonno, è piacevole parlare con te; però, se tu vuoi andare, vengo con te.» Nel momento in cui pronunciai queste parole, mi maledissi mentalmente per l'ennesima figura di merda fatta davanti a lui e cercai di rimediare. «Sono pessima, non intendevo quello; vengo con te nel senso che non voglio tornare da sola e quindi verrei con te in hotel.» Stephan scoppiò a ridere, facendomi capire di avere peggiorato solo la situazione. «Lascia perdere, ho peggiorato la situazione.»

«Stai tranquilla, in realtà avevo capito già la prima volta.» Mi sorrise e capii che il mio cervello era già andato a dormire nel momento in cui mi fermai a fissare le sue labbra; era la prima volta che mi capitava di essere così attratta fisicamente da un ragazzo e il fatto che il suo sorriso sia così perfetto non aiuta. Ma evidentemente non ero l'unica a provare questa attrazione perché lo ritrovai a fissarmi le labbra; i nostri visi si avvicinarono fino a quando le nostre labbra non si trovarono a distanza di pochi centimetri. Era il momento giusto per allontanarsi, ma non era quello che volevano i nostri corpi; l'attrazione fisica era evidente e lo capii nel momento in cui i nostri nasi si toccarono e le labbra si sfiorarono, poco prima che Stephan si facesse coraggio e annullasse le distanze, iniziando a baciarmi lentamente. Appoggiò una mano sul mio viso, mentre io ero immobile, ma mi lasciai andare in poco tempo; fu lui il primo a staccarsi e lo vidi abbastanza agitato.

«Non volevo staccarmi, ma ho dovuto; non credo che stasera riuscirei a mantenere il mio autocontrollo.» Ero visibilmente in imbarazzo e capii che era il momento giusto per tornare in hotel. «Credo che sia arrivato il momento di tornare in hotel.» Stephan annuì e, dopo esserci scrollati la sabbia dai vestiti, ci incamminammo in silenzio verso l'hotel.

Quando realizzai che avremmo dovuto prendere l'ascensore insieme, un senso di agitazione mi assalì perché ero consapevole che, se si fosse avvicinato ancora una volta, non sarei riuscita a mantenere l'autocontrollo; e non volevo assolutamente che si facesse un'idea sbagliata di me. «Non avrei dovuto, scusa; e so che mi pentirò per quello che ti sto per dire, ma voglio essere sincero. Sono terribilmente attratto da te, solo che non vorrei che pensassi che mi sono avvicinato solo perché voglio portarti a letto; mi piacerebbe davvero conoscerti, con te mi trovo bene.»

«Credo che si sia capito che vale la stessa cosa per me, solo che non vorrei che tu pensassi che mi piacerebbe conoscere El Shaarawy; perché tu con me sei sempre stato Stephan, non il calciatore famoso. E sicuramente non cerco fama, non è questo che mi attira di te.»

«Senti, io sono in camera da solo; se hai voglia di continuare a parlare, possiamo andare da me. Se non te la senti per quello che è successo poco fa, capisco.»

«Io ho solo paura di non riuscire a resisterti; e sono sobria adesso, l'effetto dell'alcool è passato. E non sai quanto odio sentirmi così, perché non sono per niente una ragazza che va con il primo che capita.»

«Mi hai detto che sei stata per tre anni con lo stesso ragazzo, direi che nessuno può mettere in dubbio la tua fedeltà o che sei una facile.»

Ero lì per divertirmi, per staccare la testa dalla quotidianità di Roma e, pur non sapendo come avrei reagito stando nella stessa stanza del calciatore, non volevo perdermi l'occasione di passare del tempo con lui; quindi accettai la sua offerta, mandando un messaggio alle mie compagne di stanza per avvisarle che sarei rientrata tardi.

«Scusa il disordine, ma non avevo previsto di invitare qualcuno qui.» Si passò una mano tra i capelli visibilmente imbarazzato, ma non feci caso al disordine; mi avvicinai alla finestra dalla quale si accedeva al balcone e, ignorando le sue scuse per il disordine, aprii la finestra e uscii fuori. Il balcone dava sul mare e mi fermai a fissare il riflesso della luna sulla distesa d'acqua di fronte a me; il calciatore mi raggiunse e si fermò di fianco a me. Sentii il suo sguardo su di me e, quando alzai il viso verso di lui, mi accorsi che effettivamente era così; mi stava fissando sorridendo e, se possibile, i raggi lunari che illuminavano il suo viso lo rendevano ancora più bello. Capii di aver fatto una pessima scelta nel momento in cui i nostri visi si avvicinarono ancora; questa volta non sarei riuscita a fermarmi.

«Se inizio, questa volta non riuscirò a fermarmi.» Senza rispondere, presi l'iniziativa io e mi avvicinai al suo viso, annullando per la seconda volta le distanze tra noi due e dando vita a un bacio molto più passionale rispetto al precedente; mi prese in braccio posando le mani sotto le mie cosce e, senza interrompere il bacio, rientrò in camera e mi posò delicatamente sul letto.

«Sei sicura?» Annuii, riprendendo a baciarlo; probabilmente si sarebbe rivelata una cazzata, ma ero sicura che non mi sarei pentita di nulla perché in quel momento sentivo che era la cosa giusta.

I vestiti finirono a terra in modo disordinato e scacciai dalla testa tutti i pensieri, concentrandomi solo sul ragazzo davanti ai miei occhi; in quel momento, la mia concentrazione era rivolta solo ed esclusivamente a Stephan, alle sue labbra sulle mie, alle sue mani lungo il mio corpo, alle mie mani aggrappate alla sua schiena muscolosa. Mi dedicai completamente al calciatore, lasciandomi andare come mai avrei creduto potessi fare con un ragazzo che era la seconda volta che vedevo; e, anche se la mia testa mi gridava che si sarebbe rilevata una cazzata, non riuscii a fermarmi e a fermarlo.

***
Il mattino seguente mi svegliai a causa dei raggi di sole che filtravano attraverso le tapparelle della portafinestra; il suo braccio era ancora intorno alla mia vita, la mia schiena appoggiata al suo petto e le gambe incrociate. Dovetti fare appello a tutta la mia buona volontà per staccarmi dal suo corpo e, anche se avrei preferito rimanere tra le sue braccia, ero consapevole che mi sarei dovuta staccare a tutti i costi dal suo corpo; non era quello che volevo fare perché non mi ero pentita di quello che era successo la notte precedente, ma dovetti farlo perché sarebbe stato molto più difficile staccarmi da lui se lo avessi visto. Al suo risveglio non avrebbe trovato me, ma semplicemente un foglio di carta con delle scuse da parte mia.

La tua vicinanza mi fa paura, non avrei voluto lasciarti solo, ma dovevo farlo; mi sono trovata benissimo con te e questo mi spaventa a morte perché sei il primo che mi attrae così tanto fin da subito. Potrebbe sembrare un controsenso visto che me ne sono andata, ma mi piacerebbe conoscerti meglio. In caso volessi contattarmi, ti lascio qui sotto il numero; altrimenti sai il mio nome su instagram. Scusami ancora, ma non potevo rimanere
A.

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Direi che le vacanze sono iniziate con il botto😂 e adesso cosa succederà?🤷‍♀️

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