Epilogo
Stava piovendo a dirotto da alcune ore ormai. Il terriccio del bosco era umido e cedevole sotto alle sue scarpe da ginnastica estive. Nonostante il cattivo tempo si rifiutava ancora di lasciarle nell'armadio in favore di qualcosa di più pesante, ma in fondo era nella sua natura essere tanto testardo anche sui dettagli più futili.
Non sapeva cosa stesse facendo là fuori a un'ora così tarda. Era buio, in quel luogo soprattutto, e lui non stava ancora abbastanza bene da sopportare un simile tempaccio. Quindi, perché era uscito dal proprio letto? Non ne aveva idea, davvero. Almeno, non consciamente. Dentro di sé, invece, aveva accettato già da ore il motivo per cui aveva infilato un giaccone impermeabile nel pieno della notte, coprendosi fino al naso col cappuccio, ed era sgattaiolato fuori casa senza dire nulla a nessuno.
Si guardò intorno, mentre le grosse gocce di pioggia gli bagnavano il naso e le ciglia scure, attaccandole fra loro. Non sapeva perché fosse lì, ma sapeva che quello era il punto accordato per il loro incontro. La vecchia radura si stagliava piana davanti a lui, una grossa zona spoglia in mezzo a un groviglio di rami e foglie. Gli risvegliava così tante emozioni contrastanti, quel posto, che nemmeno lui era in grado di identificare quale di esse provasse in quel preciso momento. Forse, tutte o nessuna. Si sentiva lo stomaco chiuso in un nodo stretto, mentre il cervello gli diceva di star commettendo un errore, un grave, gravissimo errore. Ma il cuore, oh, il cuore gli diceva che quella era l'unica soluzione. Era giusto che si sacrificasse per il bene dei propri cari, no? "Sì, è giusto", era la risposta che sentiva risuonare nelle orecchie a ogni battito.
Certo, sapeva di star correndo un rischio, questo era ovvio. Probabilmente gli altri non ne sarebbero stati felici, sulle prime, ma lui aveva bisogno di farlo. Per se stesso e per loro. Era giusto, sì.
Sentì dei passi bagnati raggiungerlo alle spalle. Degli schizzi di fango gli sporcarono il tessuto inferiore dei jeans, donandogli dei brividi fin dentro le ossa per l'ulteriore, freddo contatto.
«Mi prendevano per pazzo, ma ero sicuro che alla fine saresti venuto.»
Il ragazzo sorrise piano, per poi voltarsi verso il suo interlocutore. «Non sono prevedibile come pensi. Semplicemente, non avevo altra scelta.»
«Abbiamo sempre un'altra scelta, dicono.»
Scosse la testa. «Non io. Io non l'ho mai avuta. Quella che sembra una scelta in realtà non è mai tale.»
Il biondo sorrise, le labbra unite e tese ai lati. «Insieme a me potrai fare qualsiasi cosa vorrai. Non avrai limiti: una volta vinta la guerra, io avrò il mondo ai miei piedi e tu sarai al mio fianco. Ho sempre avuto fiducia in te. Ti ho parlato nella mente per anni, consigliandoti e aiutandoti nel momento del bisogno. Ti ho dimostrato sempre la mia ammirazione.»
«Per colpa tua ho ucciso l'Archiviatore. Avrei potuto fare la sua stessa fine.»
«No, ti sbagli. Io ti ho solo reso libero. Libero di usare il tuo dono.»
«È una maledizione, non un dono.»
Quello rise ironico. «Questo è ciò che vogliono farti credere. Vogliono tenerti buono e il terrore psicologico è il metodo più semplice. Non lo vedi? Io sono nel giusto.»
Il moro digrignò i denti. «Tu sei dalla loro parte, credi non l'abbia visto? Non fingere di pensarla diversamente da loro.»
«Oh, ma io sono soltanto dalla parte del potere, ragazzino. Io sono dalla parte del vincitore. E tu potresti fare altrettanto. I tuoi genitori l'hanno già fatto.»
Chiuse gli occhi, riflettendo velocemente sul da farsi. La sua convinzione era diminuita drasticamente da quando era uscito di casa. Ora, in piedi sotto alla pioggia, le scarpe zuppe d'acqua e il cuore palpitante nel petto ferito, si sentiva sull'orlo di un baratro. Poteva tornare indietro o buttarsi. Scoprire cosa ci fosse sul fondo. Non l'avrebbe fatto per il potere, no, ma per il bene di chi amava. Poteva farcela, sì. Poteva sopravvivere al salto. Poi, una volta analizzata la situazione, avrebbe trovato un modo per risalire. Sembrava fattibile posta in questo modo.
Sospirò. Sai anche tu che devi farlo. Lo sai da quando hai letto quella lettera. Lo sai da quando hai rifiutato di buttarla all'istante. È l'unico modo per porre fine a tutto il dolore che hai arrecato al mondo si disse con decisione, più di quanta ne avesse davvero. Guardò dritto negli occhi grigi di Miles, scintillanti di follia e sete di potere. Si domandò come avesse fatto a non notarlo fin da subito.
Un passo avanti, poi un altro. Si fermò a pochi metri da lui. Gli porse la mano. «Ciò che mi hai scritto sarà il nostro patto. Nessuna condizione in più o in meno.»
Il biondo sorrise vittorioso, stringendogli la mano nella sua, simile a quella di una scheletro. «Quindi è vero. Accetti?»
Ewan annuì, sebbene il suo cuore minacciasse di bucargli il petto. Ma, ancora una volta, si disse che era giusto così. «Accetto.»
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