Capitolo 10
Giovedì 2 febbraio
«Come scusa?»
Ewan mi sorrise ancora, come se avesse un piano in mente. E io non ero sicura di volerlo sapere.
«Non preoccuparti, non sarà doloroso. Credo. Di solito le persone non gridano, quindi non penso che soffrano...»
«Oh, grazie, ora mi sento molto meglio» commentai sarcastica.
«Di nulla. Ora, dato che non riesco ad entrare nei tuoi sogni mentre sei incosciente, vorrei provare ad esaminarli con te da sveglia. Quindi, prova a ripensare ad ogni particolare del sogno, anche a quelli più insignificanti... io li guarderò con te.»
Mi stavo tormentando le mani l'una con l'altra, nervosa. Sapevo che aveva letto i miei pensieri molte volte prima di allora, ma dargli il permesso era... diverso. Non lo conoscevo abbastanza. Non volevo che vedesse la mia paura di quei momenti. Non volevo...
«Dobbiamo farlo, May. Te lo assicuro, c'è gente che... beh, ha metodi peggiori dei miei. Non so se troverò effettivamente qualcosa, ma tentare non costa niente.»
«È facile per te dirlo, la testa è la mia!» borbottai, incrociando le braccia sulla scollatura dell'abito. Lui era altissimo, il che continuava a darmi l'impressione che mi fissasse dall'alto in basso. "Come se potesse evitarlo, nana..."
Fortunatamente ignorò il mio pensiero, concentrandosi sul problema principale. «Sei davvero pesante! Ti dispiacerebbe lasciarmi fare il mio lavoro o devi continuare a rompere le...»
«Ci sono metodi migliori per convincere una persona a collaborare, sai? Hai mai sentito parlare della parola 'cortesia' o dell'espressione 'per favore'?»
«Certo» annuì. «Credo esistano entrambe sul vocabolario, come molte altre. Ma dal mio dizionario personale sono bandite. Quindi stai zitta e fa' quello che ti dico.»
Serrai la bocca e strinsi le braccia sul petto, mentre pensavo ai peggiori epiteti che conoscessi, inviandoglieli per messaggio mentale. Lui rimase impassibile e mi si sedette accanto, sul letto. Chiuse gli occhi e rimase fermo, la testa dritta e i capelli che gli ricadevano disordinati sulla fronte. Aveva delle ciglia lunghe e nere come quelle della sorella.
"Cosa stai facendo?" pensai confusa, dopo un lungo momento di silenzio.
«Sono in attesa che tu ti decida a smettere di fissarmi e a eseguire le mie indicazioni. Sono solo le tre del mattino, ma avrei un po' fretta, quindi se non ti dispiace...»
"Ok, ok!" sbuffai. Cercai di concentrarmi, ma con la sua presenza al mio fianco era piuttosto complicato... strinsi gli occhi e cominciai a scandagliare i recessi più profondi della mia memoria.
Rivissi la prima versione del mio incubo, per poi passare ai successivi cambiamenti, in una attenta analisi.
Il fuoco. Quell'elemento dominava ogni cosa, era il fulcro di ogni mio sogno. Il fuoco, il pericolo. Sembrava minacciarmi, avvertirmi. Notai che le fiamme crescevano in altezza col tempo, delineando un cerchio sempre più definito intorno a me. Anzi, non diventavano più alte... si avvicinavano. Come mostri nascosti nell'ombra che a poco a poco raggiungono la loro vittima.
Naturalmente, erano sempre contenute al di sotto della cupola, quella che teneva fuori le persone come Ewan che avrebbero potuto aiutarmi. Intrappolate in quella prigione di vetro, invece di salire al cielo disegnavano il contorno della loro gabbia, dandomi l'impressione di galleggiare nel bel mezzo di una sfera infuocata, immersa nel fumo.
Il calore aumentava di giorno in giorno, con l'approssimarsi dell'incendio, e mi faceva sentire in trappola, come se mi trovassi chiusa in un forno.
Concentrandomi, feci caso per la prima volta a quanto le fiamme, nel loro movimento, tendessero ad assumere la forma di un enorme garofano incandescente...
Presi un respiro, scossa da quel dettaglio, e cercai di andare avanti nell'indagine. Rividi il viso di Ewan che bucava l'oscurità, la sua mano tesa verso di me. La sensazione di sollievo che la sua presenza mi procurava. E poi ricordai Juliette e il suo sguardo sprezzante che cercavano di allontanarlo da me.
Paura, avevo paura, questo era il filo conduttore di tutti i sogni, ma lui riusciva sempre ed inspiegabilmente ad alleviarla con le sue apparizioni.
Il particolare che tuttavia mi colpì di più fu l'improvvisa scomparsa del letto nell'ultimo sogno... quello che avevo fatto sdraiata a terra, dopo essere svenuta. Forse dipendeva dalla sensazione del duro pavimento sotto la schiena, poteva aver influenzato il mio incubo...
Riaprii gli occhi. «Non ricordo altro, mi dispiace» annunciai. Mi sentivo stranamente debole, come se quel salto fra i ricordi mi avesse risucchiato tutte le energie...
«No, sono stato io. Ho dovuto scavare a fondo da solo per trovare qualcosa di utile. Ma dovresti riprenderti presto, non temere.»
Mi girai verso Ewan, ma per un capogiro dovetti appoggiare la fronte alla sua spalla. Lo sentii irrigidirsi, ma non mi spinse via come avrei immaginato, forse per pena. Dopo una nottata trascorsa a piangere dovevo avere un aspetto pietoso. Cercai di non pensare al mio trucco sbavato in stile panda selvatico. «Quindi cosa hai scoperto?»
Fece una pausa, prima di rispondermi, come se non fosse certo nemmeno lui di cosa ciò che aveva visto potesse significare. «Il garofano...» iniziò, per poi scuotere la testa. Ricominciò da capo, lasciandomi con un grande punto interrogativo. Avrei voluto sapere cosa quel fiore potesse rappresentare, ma evidentemente non voleva dirmelo, ed io ero troppo stremata per insistere. «Hai presente il sogno di questa sera?» mi chiese invece.
Feci un cenno d'assenso e lui continuò. «Tu hai visto me e Juliette litigare.»
Annuii ancora, mentre la sua maglietta mi graffiava la guancia.
Si morse un labbro. «Beh, il problema è che stavamo litigando... ma in giardino. Quella volta nessuno di noi due era entrato nel tuo sogno.» Scosse la testa, sovrappensiero. «Noi non eravamo lì. Ma tu ci hai visti.»
Avete mai costruito un castello di sabbia sulla spiaggia, da piccoli? Avete presente quella spiacevole sensazione di vuoto che vi prendeva il cuore quando esso, dopo tanta fatica, cadeva al primo alito di vento? Ecco, fu quella la sensazione che provai nell'udire le parole di Ewan. Mi sembrava finalmente di aver capito tutto, di essere riuscita a trovare un senso ai miei sogni e ora il castello di sabbia che avevo tanto faticato a mettere in piedi crollava senza pietà, lasciandomi senza nessun appiglio a cui aggrapparmi. Era ingiusto.
«La vita è sempre ingiusta May» commentò Ewan. Mi scostai da lui per guardarlo interrogativa, ma il ragazzo si alzò, andando a piantarsi davanti alla finestra. Vedevo il profilo del suo viso rischiarato dalla luce dell'alba: le ciglia scure che gli adombravano gli occhi, il naso dritto, gli zigomi alti e le labbra...
100, 99, 98, 97... cominciai a contare per non pensare a qualcosa di compromettente. Il sonno mi stava giocando brutti scherzi.
«Forse dovresti provare a dormire» mi interruppe lui.
Mi bloccai mentre pronunciavo mentalmente il numero 66 e lo guardai scettica. «Se riuscissi a dormire l'avrei già fatto da un pezzo.» ribattei.
«Prima non riuscivi, è vero. Ma adesso... potrebbe essere cambiato qualcosa.» Si morse un labbro. Sembrava un tic nervoso, lo faceva spesso.
«Tu sai qualcosa che io non so, non è così?»
«So molte più cose di te in quasi ogni campo del sapere, ma se ti stai chiedendo se io ti stia tenendo un segreto sui tuoi strani sogni, beh... sì, è così.»
Mi alzai per tirargli uno schiaffo, ma lui mi prese il polso prima che potessi anche solo sfiorargli una guancia. In un attimo, senza volerlo, mi ritrovavo col viso a pochi centimetri dal suo.
«Non fare mosse azzardate. L'autodifesa mi viene spontanea e non vorrei dover cercare una scusa per delle inopportune macchie di sangue sul tappeto.»
Spalancai gli occhi scioccata. Speravo fortemente che stesse scherzando. Lui mi rispose con un mezzo sorriso e mi lasciò andare. «Comunque, se ti nascondo qualcosa un motivo c'è, quindi è inutile arrabbiarsi come una bambina viziata. Con un po' di pazienza risolveremo la questione. Ora sdraiati e prova a dormire. E non è un consiglio: mi serve che tu lo faccia per dimostrare la mia ipotesi. Buonanotte.» E detto ciò uscì dalla stanza, spegnendo le luci e lasciandomi al buio.
Angolo autrice:
Poco nervoso, mi dicono...
Okaaaay, comunque, voi cosa credete significhi questo tanto nominato garofano? E i sogni di May? Chi vuole un muffin in omaggio?
A presto,
Mi🌙
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